venerdì 31 dicembre 2010

TUTTO GIU' DALLA FINESTRA


Gentile Sig. Anno Nuovo
via 1 gennaio-31 dicembre, 365
00599 OVUNQUE IT

Carissimo Anno Nuovo,
non essendo tu Babbo Natale ma quasi, indirizzo a te le mie richieste di doni e i miei buoni propositi per il tuo srotolamento lungo il corso di tutto l'anno prossimo.

Non so quante e che tipo di richieste ti vengono inoltrate e non so neppure alla fine di questo post che cosa ti avrò richiesto io, ma se posso osare porre le mie condizioni, vorrei dirti due o tre cose. Le mie cose.
Tu arrivi regolare-regolare ad ogni anno nuovo, ma quello che di solito mi intontisce non è tanto l'alcool mandato giù nella festa obbligatoria che ti si fa tra botti e petardi, tacchini e capponi, lenticchie e scoregge. E neppure il cappellini di carta con l'elastico che finisco per indossare come un demente per tutta la sera, mentre l'elastico i ferma l'afflusso sanguigno al cervello. E neppure il concerto di Capodanno da Vienna che se quest'anno lo trasmettono, me lo guardo di nuovo, non fosse altro che per dare un'occhiata alle toilettes delle signore in sala e sentire l'ennesima, quanto amata versione della Marcia di Radetzky...

Ecco, quello che sento è che ogni anno nuovo scivola via senza novità. Che nessun anno nuovo ha mai portato un taglio netto con il passato. E trascinarsi questo passato vecchio, nell'anno nuovo, non ha molto senso.
Si potrebbe quindi, ad ogni tuo arrivo, resettare tutto quanto e ripartire solo da un paio, forse tre, punti fermi che abbiamo stabilito in precedenza?
Per esempio: io non voglio che all'arrivo dell'anno nuovo mi sparisca il gatto o gli amici cari o il fidanza, per ripartire da zero. Qualcun altro potrebbe invece volere conservare i canarini, e buttare i vicini, tenere l'apparecchio televisivo e far sparire la suocera, indossare ancora le sue ciabatte comode e fare a meno del microonde. Altri ancora si destreggeranno tra la borsa di Prada, i genitori, il metano per il riscaldamento, l'auto appena pagata e l'ultimo libro di Federico Moccia.
E siccome tutti noi non vorremmo salvare la stessa cosa, non si correrebbe il rischio estinzione delle varietà della specie e dell'ingegno: uno salva gli spinaci, un altro i trenini elettrici. E siamo apposto.
Quindi dopo ogni notte dell'ultimo dell'anno non si dovrebbe ricorrere a nuove creazioni o invenzioni di cose già una volta create o inventate. Il dispendio d'energia sarebbe minimo...

Ma io credo che la gente sarebbe più felice con meno bagaglio con cui ripartire. Meno preoccupata, ecco.
Si potrebbe quindi predefinire un questionario per la scelta delle cose da portare dietro di anno in anno, modificabile ogni 6 mesi, e conservato da un notaio o da apposito ufficio comunale. E a quello far riferimento per far esplodere, brillare, carbonizzare nella pubblica piazza, tutte le cose rifiutate, così che ne rimanga memoria ma non conseguenze. Un lodo Alfano anche per noi comuni mortali, ecco.
Certo, al contrario dello suddetto, io escluderei dal reset tutti i reati di qualunque natura essa siano, e se qualcuno cerca di fare il furbo inserendo di soppiatto nella lista cose illegali, raddoppierei la quantità a suo carico degli stessi, e gli impedirei l'accesso alla purga annuale per almeno un paio d'anni.

O se questo diventa troppo complicato, si sa bene che i Comuni sono in crisi da sempre, ora senza l'I.C.I. di più, allora stabiliamo il peso massimo della valigia da traghettare nell'anno nuovo, come si fa quando si fonda una compagnia aerea. Un allowance medio calcolato tra: il reggiseno sintetico senza spalline che ti consentono di spedire in stiva le low cost, e il mammut che si possono portare dietro i passeggeri di prima-super-strafiga class.
Così ad ogni nuova partenza, ognuno con la sua valigina si mette in fila e transita dal cancello del primo gennaio. Leggero, arzillo, volitivo.
Pronto alle nuove avventure che sono davvero nuove, non infangate o più semplicemente ingrigite, da tutto il carico del passato che siamo soliti trascinarci dietro.

Chiedo troppo?
Mi si oppone che non tutto quello che abbiamo vissuto nel passato in qualche modo ha un senso e va mantenuto?
E poi regolare questo traffico per legge è complicato? La Corte Costituzionale, lei dice che si mette di traverso?
E neppure un referendum si può fare perché tanto dopo un po' le consultazioni referendarie scadono? Ecco, io la scadenza dei referendum la vorrei VERAMENTE lasciare indietro da qualche parte. Anche perché non ho capito da dove sia saltata fuori.

Ma insomma, possibile che non ci sia neppure una cosa, mica mille, ma una SOLA SINGOLAcosa di cui ognuno di noi non voglia liberarsi?

Allora facciano così: io faccio da solo. Non vado nel penale e non mi libero di nessuno in particolare. Ma per almeno provarci, quest'anno sceglierò qualcosa, uno o più oggetti, a cui attribuirò simbolicamente tutto il peso che non voglio portarmi dietro e li toglierò di casa così vediamo se alla fine dell'anno prossimo il mio viaggio è stato più leggero.

Dica lei signor Anno Nuovo: ma non si faceva già così anni addietro, e in qualche posto lo si continua a fare, gettando fuori dalla finestra, neppure tanto simbolicamente, oggetti vecchi e inutili?
Io questo chiedevo, niente di assolutamente nuovo. Solo applicato a situazioni che non si possono materialmente gettare dal quarto piano. E soprattutto volevo venire incontro a quelli che stanno al primo piano.

Insomma, da quello che capisco non mi vuole venire incontro. Quindi la saluto e le auguro di godersela per tutto l'anno nuovo. Anche lei se lo merita.
Le faccio solo notare che lei si chiama "Anno Nuovo", e qui di nuovo, a parte i calendari, non vedo nulla.

Cari saluti, almeno ci ho provato.
Suo Mel.

PS: il mio oroscopo di quest'anno fa scintille! Questo almeno è cambiato...

domenica 26 dicembre 2010

E' QUASI FATTA


Torno su di un argomento già trattato.
Perché vedo i Signori TELECOMWINDINFOSTRADATIMOMNITELTRE chiusi nei loro uffici a contare le mazzette di soldi guadagnati concedendoci la grazia di spedirci sms e farci parlare a distanza. Sono loro gli unici ad aver ricevuto "IL REGALO" di Natale. Altro che bimbi affamati, coperti di mosche delle foto delle agenzie umanitarie. "Si tenne" come dice il mitico personaggio della Guzzanti. Guardate.
Perché, ne sono certo, ognuno di noi ha certamente spedito un sms o fatto una telefonata che non si sentiva di spedire o fare. Ma siccome a Natale siamo tutti più buoni, si fa anche quello che non ci va.
Solo una cosa pregherei: PIANTATELADIMANDARMISCHIFOSIMESSAGGID'AUGURIRICICLATIETUTTIUGUALIPERTUTTI!!!

Va bene anche niente, piuttosto!
E che cazzo!

Già sei tartassato dalle richieste di attenzione da parte del cellulare che pare diventato un vecchietto inabile, a cui ogni tre per due devi cambiare il catetere o la busta di contenimento delle urine perché la badante ti ha mollato proprio per le feste per tornarsene in Romania;
e fino a quel momento non hai mai immaginato che quel mucchietto di pelle e ossa, potesse produrre quello tzunami di pipì, la badante invece se l'è data a gambe apposta, e in più devi mollare tutto quello che fai - nel mi caso cucinare - per silenziare la macchinetta infernale per leggere: "infiniti auguri di buon natale da - e lì parte la sfilza dei nome dei loschi figuri che compongono la famigliola monomandataria, monomessaggio"...
Manco lo sforzo di posizionare le maiuscole a dovere.

E vaffan@@@@o. Ho mollato il lavoro ai fornelli, ho inzaccherato un'intera salvietta per ripulire in fretta le mani, sono corso qui per leggere 'sta schifezza che è stata certamente inviata a tutta la rubrica del cellulare?
Al primo arrivo di questo tipo di "catrame" ho ingoiato il rospo ed ho risposto; al secondo, praticamente una fotocopia del precedente, solo un po' più poetico, ho risposto solo "altrettanto", ringraziando per la poca originalità e personalizzazione del messaggio.
E' arrivata subito la telefonata di protesta del mittente che non ha potuto non darmi del "rompicazzo"...

Allora, fatemi il favore. Basta SMS. Se proprio non sapete che dirmi, se solo non volete fare la brutta figura di non farvi vivi per Natale e feste correlate, - idea solo vostra e non mia, sia inteso - bene, scendete in tabaccheria ed acquistate un francobollo. Poi, magari al negozio che vende articoli "equosolidali", fate lo sforzo di acquistare un biglietto augurale. Va bene anche quello prodotto dalla cacca di elefante: ESISTE, lo giuro, l'ho visto e lo comprerò. Va bene anche quello, non farò commenti. Mettete lì a penna due righe, anche solo "Buone Feste", e speditelo.
Con pochi gesti avrete fatto parecchio:
1- del bene agli elefanti che grazie alla produzione di questi biglietti che escono quasi direttamente dal loro sfintère, non saranno sterminati;
2- del bene alle poste e ai loro impiegati - anche se vi stanno antipatici ricordatevi che anche loro uno stipendio lo devono ricevere, perché ci mantengono una famiglia - ;
3- del bene al tabaccaio - anche lui magari vi sta sul culo, ma oltre alle corna che gli attribuite, forse tiene famiglia - ;
4- del bene all'erario: sui francobolli non si possono evadere tasse e sul biglietto pretendete lo scontrino fiscale;
5- del bene all'arredamento di casa mia che espongo i biglietti augurali che ricevo;
6- E SOPRATTUTTO, NON MI AVRETE FRANTUMATO I CO@@@ONI CON QUEI CAVOLI DI SMS CRETINI!

Buone feste!!!!!!



mercoledì 22 dicembre 2010

COMMERCIO SFRANTO


Se proprio non sapete cosa fare per l'ultimo dell'anno;
se nessuno si è preoccupato di invitarvi e state meditando la corda insaponata;
se avete un rigurgito religioso/bigotto che vi torna su dalla più tetra infanzia;
se pensate che la vita è tutta un film, e ne siete gli attori inconsapevoli...
Ecco la vacanza di capodanno per voi.
Vi garantiscono pasti, trasporti e pure l'APPARIZIONE!!!! E non è affatto quella di Carmelo Bene, che un tempo scrisse: "Sono apparso alla Madonna"...

Leggete.



Se non credete che l'APPARIZIONE possa essere garantita dall'agente di viaggio - comunque mai sottovalutare gli agganci dei commercianti -, se trovate per lo meno imbarazzante una proposta di viaggio di questo tipo, potete sempre andare ai Caraibi!




NO TELETRASPORTO



Prima di tutto tramonto su Ustica.


Due notine:

1 - che viaggiare in nave dalla Toscana alla Sicilia è più lungo di quanto non pensassi: 6 ore in più rispetto ad una partenza da Civitavecchia - manco a far l'Aurelia a due all'ora - ; aggiungo che avevo chiesto informazioni e me le hanno date sbagliate, così le ho comunicate sbagliate e quando arriverò mi diranno che sono in MEGA ritardo. Ma non è vero;

1 - che ho benedetto ogni minuto passato su questa nave, il suo rollare lento e aggraziato, il vento che suonava uno strumento tra i cavi che sorreggono le scialuppe, la sua ridotta capienza e quindi il ridotto casino prodotto dai passeggeri, l'enorme porzione di lasagne mangiata al self service e il totale isolamento dal resto del mondo. Qui in mezzo al mere né internet, né cellulari si fanno raggiungere. Cosa di cui avevo bisogno.

Così ho dormito, letto, guardato film e riposato la testa.

Un dono.

Una vera crociera.

Certo l'aereo è più veloce, ma non è un viaggio: è uno scomodo teletrasporto. Questo è un viaggio. E poi, ditemi voi dove potreste far una doccia appena svegli durante un rapido volo aereo verso chissà dove. A meno che non voliate prima classe Emirates o executive.

Qui stamani cappuccio, brioche, e mega doccia bollente!!!!

In più ho avuto modo di vedere nonne in pigiama, sconvolte dal rollio della nave - in verità quasi inavvertibile - spingere passeggini trasportanti bimbi dormienti, domandare a chiunque passasse per i corridoi, se anche soffrissero il mare come lei. Se anche loro avessero figlie che gli avevavo ammollato il bebè per andare a riprendersi con un po' d'aria fresca. Se anche loro non vedessero l'ora di scendere da quella "fottuta nave".


Adesso siamo vicini a Palermo, la connessione è tornata, quindi pubblico.


martedì 21 dicembre 2010

MOSTRI MARINI

Lascio in alto il ricordo della mostruosa nevicata che abbiamo aspettato di veder sciolta dal disgelo piuttosto che dagli spazzaneve. Il semaforino disperso tra i binari faceva tenerezza. Pensavo di poter morire di freddo mentre lo fotografavo.

Ora sono incolonnato.
Schiacciato tra le altre auto. Spenti i motori per fortuna. Ma soprattutto immobile.
Il mare del porto sta a sinistra, il culo della nave anche e cala ora le braghe per sbarcare altri mezzi o accogliere noi. La sensazione di piccolezza di fronte a questi mostri galleggianti - ma come fanno a non colare a picco per quanto pesano? - e' enorme. Fumo, rumore di sirene, ruggiti di camion mentre gli altri passeggeri fuori dalle auto stanno in silenzio.
Non sono il solo ad essere impressionato dal gigantismo di tali operazioni.
Il nome della nave, Tenacia, rassicura e da idea di potercela fare. Ma davvero?

Mi ricorda la prima volta che volai: dalla sala d'attesa dell'aeroporto sembrava impossibile che quel cilindrico ammasso di ferraglia con ali e tre motori parcheggiato li' davanti, potesse sorvolare un oceano: troppo pesante, grosso, immoto.
Era un DC10 Alitalia. Che ironia!
La fifa era blu, i colori tendenti al verde. Da li' a qualche anno avrei trascorso li' dentro buona parte della mia esistenza. Non proprio in quello, perché quel modello fu pensionato per il gemello più nuovo, prima che io entrassi. Ma comunque di aria vitale ne ho respirata in quei tubi affollati.
La fifa nera passo' non appena accomodatomi a sedere e nacque una passione. Anche se la vera voglia di "incontrarmi tra le nuvole" venne stimolata molto di più dalla fredda professionalità degli equipaggi KLM, che dai loschi figuri che mi servirono i pasti. Lo sapete bene tutti: sono sempre stato un precisino...

Ora come allora subisco il fascino e il mistero delle meccaniche gigantesche per dimensioni e capienze. Quindi sto qui buono buono e aspetto il mio turno per entrare come una supposta... - l'uscita sara' inevitabilmente più fluida. Aspetto il comando dato da altri per proseguire nel viaggio. Un bimbo all'asilo intimorito da suore Abelarde.
A voler ribadire che sono sempre i cattivi, i mostri i personaggi più affascinanti nelle storie si ripete una banalità. Ma tant'è: si intitolano romanzi a stronze di nome Emma, mica al marito medico e abusato.
L'eroe e' Dracula, mica chi cerca di impalarlo.
Ti ricordi la pescetta cretina mica il pesciolino alla ricerca del padre.
E Igor piuttosto che il professor Frankenstin.
E Berlusconi, invece di Prodi.

Troppo banale. Ma sufficientemente reale da inspirare un intero mondo letterario.
Domani l'immensa isola. E il suo scellerato Natale. Glorg!

Bon voyage Melinda.


Inviato da iPhone di Melinda

domenica 19 dicembre 2010

BREVE


Sto leggendo questo e mi gusta assai. Chissà che ne penserò alla fine...More about Una cosa da nulla
Certo è che serve a far passare le ore chiuso in casa in attesa che il Polo Nord ritrovi un equilibrato nord magnetico.

venerdì 17 dicembre 2010

RAGIONE E RAGIONAMENTI = CA@@ATE


"The future ain't what it used to be."
Recita Yogi Berra nel quadratino a random qui a fianco. E forse è meglio così. Ma è meglio che non mi perda nel labirinto della ragione e dei ragionamenti per districare il neurone impazzito del cervello di questo grande saggio involontario, altrimenti... scintille da corto circuito.
Certo è che mi avvicino a questa fine d'anno, il futuro appunto, con la certezza che molte cose non le voglio più come nel passato. Acqua sotto i monti ne passa, il cielo cambia colore con le stagioni e il carico sulle spalle si appesantisce come quegli zaini che si intridono d'acqua e vai nel sentiero con sempre maggior fatica. Ma non doveva essere il contrario? Nel contratto che mi è stato fatto firmare prima di fiondarmi fuori dall'utero tra stritolamenti e dolore, non poterono evitare neppure di rompermi una spalla pur di tirarmi fuori alla svelta e se avessero utilizzato un'altra maniglia forse adesso sarei una porno star, in quel contratto dicevo, non c'era scritto che giorno dopo giorno sarebbe andata meglio?
Forse ho letto male.

Invece di perdere qualche pezzo per strada, ogni giorno che passa accumula una pesantezza che toglie il fiato: come quelle case dove non ci si disfa mai di niente e alla fine diventano claustrofobiche, polverose, senza agili passaggi.
Certo l'abilità sta anche nel saper evitare qualche peso, e quella, non c'è verso, la si guadagna. Allora, in quei certi rari momenti, mi sento orgoglioso del cammino fatto.
Ma negli altri - momenti - la pesantezza è così assoluta che mi viene da dire: "Ma che ca.... . Ma non finisce mai, qua?".
Esempio: la terapeuta mi fa i complimenti per il lavoro fatto negli ultimi tempi. Mi prospetta pure una fine per il nostro ciclo di sedute: "Hai fatto ordine dove dovevi farlo, quindi...".
A me prende repentinamente un colpo: il senso di deprivazione è immediato. Poi, prima di uscire, come a dire: "C'hai creduto, testa di velluto!", spara lì, e non a salve sia inteso, che comunque prima di mollare la nostra terapeutica frequentazione c'è da risolvere quello scoglio - non vi dico quale trincerandomi dietro al segreto professionale di svitato -scoglio che se par non faccia mai capolino, per il solo suo esistere, anche sommerso, fa capire che proprio proprio tutto apposto non è. SGRUNT!

So che ha ragione. La ragione mi dice che ha ragione lei. E la stessa ragione mi fa ragionare sul fatto che nulla è obbligatorio, quindi potrei avanzare per LO MONDO anche senza dover addomesticare la bestia nera. Ma se alla fine, anzi all'inizio del post, mi sono lamentato della PESANTEZZA, perché adesso dovrei tirarmi indietro? Perché dovrei pensare di NON sbarazzarmi di un po' di pesante ciarpame?
A dirla a voi piuttosto di non affrontare sarei pure disposto a non lamentarmi più. Ma se di una cosa non mi si può accusare, è quella di essere un gran vigliacco. Solo uno piccolino. Ma proprio vigliaccovigliacco, cacasotto matricolato no. E se questo non bastasse c'è pure il vago sapore della fida che emerge da quelle parole: e se si tratta di sfida, sorry, non sono mai stato capace di tirarmi indietro. Perché, morire piuttosto, le devo vincere. Le sfide intendo.
Quindi se la sfida è vedere e affrontare la bestia nera, va bene. Son pronto. Hi Hi Hi !

Per ora vi giunga solo il mio profondo grido di gioia:
AIUTOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!

Vita pratica:
Per diminuire la pesantezza della vita si potrebbe per esempio dimenticare che il Natale porta i regali. Uno stresssssss senza limiti. La gente è pazza per Natale, e pur di accaparrarsi un dono tira fuori il peggio di sé.
Possiamo quindi rimandare 'sta Cavalcata delle Valchirie? Magari basta tornare a farsi i regali per l'Epifania, quando i poveri Re Magi, percorso mezzo mondo sulle tracce di una stella, giungono davanti ad una capanna e consegnano oro, incenso e mirra. I doni, capito? I DONI. PER L'EPIFANIA! Non per Natale. Chiara la simbologia? Mica cambierebbe molto, ma per lo meno si avrebbe più tempo per organizzarsi, 'n'è vero?
Perché la prossima Valchiria che mi passa avanti in coda alla cassa, carica come un mulo di pacchetti da pagare e far confezionare, giuro, mi leggete in cronaca nera!
Buone feste!!!!

PS: E quei due lavativi che cosa fanno? Perché non pubblicano? Vogliamo lanciare una sfida di parole? Loro sanno che sono.

mercoledì 15 dicembre 2010

PROVA DI EDIZIONE

La tecnologia ci da anche questa opportunità? Bene sfruttiamola. Anche se scrivere su queste mini tastiere virtuali, per chi ha dita solo più che normali, risulta opera incredibilmente ardua.
Ma si sa: a qualcuno potrebbe scappagli un post incontenibile, potrebbe salirgli una voglia incontrollabile di condividere una foto di cui il resto del mondo farebbe volentieri a meno, lanciare appelli da NON ascoltare.... Ed allora e' doveroso adeguassi e sfruttare tutte le possibilità che ci vengono porte.
Che poi questo qualcuno che si sente graziato fa cotanta tecnologia - io, me medesimo - non riesca a inserire uno straccio di profilo o tasto di funzione nella pagina principale del blog stesso poco importa: esulterà per la pochezza invece che per la sostanza.
Ma tant'è. Per ora ci accontentiamo.

Per i più golosi e i più lontani una notizia da leccarsi le baffe: io e Igno abbiamo prodotto i nostri primi tartufi al fondente. Dopo l'esperienza riuscita delle scorzette di arancia al fondente ci voleva un salto di qualità. Ci abbiamo messo cosi' tanto tempo che alla fine, esasperata, Igno se n'è andata da casa mia senza aver prodotto i suoi...
Che dire? Sono anche buoni. Prego astenersi da commenti gli amanti del cioccolato al latte. E le persone a dieta prima del Natale. Io ci penso e mi pento a gennaio.

Inviato da iPhone di Melinda

martedì 14 dicembre 2010

RADIOATTIVO




Non potendo vendere il mio voto dai 250 ai 500 mila euri - e Dio sa che mi avrebbero fatto proprio comodo; e a chi non lo farebbero? Anche a quelli che prendono 20.000 euri al mese fanno comodo, a quanto pare...-, o per un vice ministero, o per la promessa di un futuro più gaio - LOL - oggi ho esercitato la mia fantasia, anzi la mia creatività, con la pasticceria. E sono venute fuori più di un centinaio di scorzette rivestite al fondente che in qualche modo risentono del mio umore trasferito alla mia anima dalle cronache politiche della giornata. "Je la fa? N'un je la fa? J'ha fatta!", diceva Guzzanti-Funari.
C'è di buono che almeno adesso il Parlamento riaprirà, ma per chiudere subito per le vacanze natalizie. Quindi di legiferare non se ne parla.
Totò diceva: "E io pago!".
E mentre al parlamento accennavano a menarsi, mentre per le strade della capitale si scatenava il finimondo, io immergevo nel cioccolato e
bestemmiavo con la grazia di un camallo. Quindi qualche bastoncino d'arancio non è proprio venuto perfetto, dritto o come in fotografia. Ma poi dentro lo stomaco nessuno se ne accorge.
E poi son venuti buoni.

Stamani ho avuto l'ardire di comunicare ad un amico che stavo facendo quest'operazione. Naturalmente mi ha chiesto all'istante se avevo utilizzato scorze di arance bio, non trattate. Sapendo con chi avevo a che fare, è uno che controlla la scadenza anche nel bicarbonato di sodio, prima gli ho chiesto se mi prendeva per cretino. Poi, visto che insisteva, gli ho chiesto se pensava che le stessi facendo solo per avvelenare il prossimo e non per mangiarmele per me. Poi gli ho detto che non era ASSOLUTAMENTE tenuto a mangiarle. Infine, sfinito e un po' offeso, ho confermato che si trattava di arance bio non trattate. C'ho il testimone!
Vendetta: domani compero una busta di arance al discount più pezzente e rimetto in piedi la produzione unicamente per lui...
Oppure gli do quelle buone con un adesivo: radioattivo!

Bene, e con la considerazione finale che i soldi vanno sempre nelle tasche di chi ne ha già, che il cetriolo vola sempre alla stessa altezza, che non ti puoi più fidare neppure dei nemici... passo e chiudo.
Domani tartufi al cioccolato! Mi dispiace per chi è a dieta.

sabato 11 dicembre 2010

PUNTO



Pensare meditare decidere:
i verbi che ho messo in fila nell'ultimo post.
Poi basta un attimo, una telefonata prevedibile ma non attesa, e le decisioni vengono da sole portate a maturazione da mere considerazioni economiche. L'I.C.I. si paga, e basta!
Quelle tristesse.

A volte si spreca una vita per cercare di entrare in contatto con qualcuno, qualcuno con cui si da per scontato tu sia in contatto, sia inteso, e la soluzione, la porticina di accesso non si trova mai. E se si trova la porta, come fare per ottenere la chiave? Così, dopo anni di tentativi, ricerca di tecniche e di metodi - bussare, scampanellare, chiamare, gridare sotto le finestre - mi accorgo che, per motivi che restano ignoti, l'ingresso continua ad essere negato.
Lo sconforto regna sovrano. La familiarità non si crea, la comunicazione resta a senso unico. o come a Babilonia ognuno parla la propria lingua e non riesce a comprendere quella dell'altro: ne avverte solo il silenzio.
Aguzzare le orecchie non basta più. Trincerarsi dietro un'indifferenza che non trovo nell'anima, pare l'unica soluzione, ma non quella che vorrei.
Lasciare gli altri alla propria vita e distruggere un mito nel quale trovano spazio le mie radici: la soluzione è semplice, spietata, inammissibile.
Ripenso ad un passato che si vela col passare degli anni di alone di mito, di figure sfuggenti e imponenti. Possibile che l'odio sia stato il motore di troppe relazioni? Possibile che nulla si salvi e nulla "valga la pena"? Possibile non riuscire a mostrare la propria anima per quella che è, con dolore e accoglienza, aspettativa e romanzo? Possibile non essere amati, sfiduciati, esclusi con così ferrea certosina perseveranza?
E' possibile accettarlo?
E' un cammino diverso da oggi: l'abbandono di una certezza che era solo per uno, col vuoto che lascia lo spazio non più occupato. Ed i segni sul muro.

giovedì 9 dicembre 2010

MIXITUDINE


Ok, è ora di andare a nanna.
Sono distrutto senza aver fatto molto. Ho solo accompagnato Pips in stazione per la partenza, fatto mezz'ora di fila in banca per finire di pagare le nuove finestre che ancora non mi hanno montato, fatto la spesa, passato un'altra mezz'ora alla posta a spedire un pacco, circumnavigato la città dal lato più ripido per andare a prendere il cibo al gatto, caricato la stufa... Quindi non molto. Ma l'età non perdona, caro mio.
Mi addormenterò pensando che le decisioni ancora da prendere, e in fretta, sono fondamentalmente due:
1- come scendere in Sicilia per il Natale (nave con auto al seguito, aereo + affitto auto o auto + Salerno-Reggio Calabria e basta?)?
2- andare o non andare anche se per pochissimi giorni in Germania e spostare quindi tutta una serie di impegni già presi per farci entrare quei quattro giorni?

UFFA! Pensare, meditare, decidere! UFFA!

Oggi il gatto è rientrato dalle scorrerie senili con una gamba un po' zoppa. Niente di grave visto che riesce a saltare sul divano per condividere con me le poche ore di TV, e quindi ad essere molesto ed appiccicoso come al solito. Ma che non camminava come sempre l'ho visto non appena rientrato, quando si è messo sulla ciotola a svuotarla senza pietà. Dopo essere stato fuori tutto il pomeriggio aveva fame la creatura... Motivo dell'abbandono del tetto coniugale? L'uso dell'aspirapolvere che lo fa diventare pazzo. Ma i pavimenti vanno aspirati ogni tanto, o no? Soprattutto se sono coperti dei suoi peli... E se la signora che viene ad aiutarmi questa settimana salta perché è a letto ammalata.
Per un po' ha guardato lo strano oggetto che girava autonomamente per casa con aria - fintamente - indifferente. Ha pure azzardato un sonno vigile con le orecchie ritte che sembravano due ripetitori del digitale terrestre. Ma ad un certo punto non ce l'ha fatta più: si è alzato dalla cesta, si è stirato, mi ha dato lo sguardo solito con cui mi ordina di aprirgli la porta ed è sparito giù per le scale, fino al parcheggio dove impazza la vita felina.
Come quei mariti che si alzano dal divano dopo che la moglie con le sue faccende gli impedisce di vedere la finale di Champions league, e se ne vanno al bar a mescolare il loro col "di altri" testosterone. Uguale!
Che sia il suo servo lo ho già scritto, ma che torni pure zoppo, no carino!
Che poi tocca a me subire soffi e graffi per infilarlo nel trasportino e caricarmelo tra miagolii lamentosi e ritmici, lui che è sempre un po' sovrappeso, fino dal veterinario.
Vedrò domani quando si alza, verso mezzogiorno, se è il caso di portarlo a controllare. Mah!

Partecipato al matrimonio italo-nipponico. Emozionante. Io poi piango sempre ai matrimoni che non transitano per le chiese.
E se sono di persone care.
Ma soprattutto non devono passare per l'altare, altrimenti mi irrito a morte e non vedo l'ora di andarmene. Del resto, all'ultimo in chiesa il celebrante mi ha dato della cocorita, quindi ne ho motivo. E non si riferiva al mio abbigliamento.
Ma torniamo alle lacrime di gioia. L'anno scorso in Germania Pips mi dovette trascinare fuori dalla sala del Comune di Colonia, alla fine sella cerimonia, dicendo lì dentro davo spettacolo di me. O forse lui voleva fumarsi una sigaretta in santa pace, chi lo sa?
Anche questa volta non mi sono smentito: per distrarmi ho dovuto alzarmi e fare foto.
Loro deliziosi e innamorati. Ed emozionati. Come molti di noi. Sempre per mano, sempre sorridenti, loro. Noi spettatori dell'evento che ha visto precipitare in un paesino di poche centinaia d'anime un esercito di giapponesi, un paio dei quali in kimono. Un'invasione dell'ex alleato nipponico che sono certo non si era mai verificata. Neppure quando eravamo alleati, appunto.
La frase più bella è dallo sposo. All'incirca: "Non avevo paura di sposare una straniera: A. è la persona più familiare che ho".
Il ricordo che mi rimarrà è senza dubbio la naturalezza con cui tutto si è svolto, l'ineluttabilità percepita che quelle due persone si sposassero.
Bravi!
Bravi A&G.

lunedì 6 dicembre 2010

PILLOLE DI SETTIMANA


Fatti salienti della settimana appena trascorsa prima di attaccare alla saracinesca un bel cartello con su scritto "Chiuso per brevissimo ricongiungimento familiare":

1- Lasciano un pollo morto davanti al cancello della villa del bipolare On. Mastella accompagnato da una lettera di minacce. E' un avvertimento mafioso? Se lo è la mafia è davvero in crisi: dalla testa di cavallo sul letto del film "Il Padrino", al pollo davanti al cancello del politico trasformista italiano. Era disossato, spennato, ripieno, cotto? Non ci è dato saperlo.
2- Lady Gaga va a fare shopping per le strade della moda di Milano. Ha indosso un abito semplice semplice che la fa passare assolutamente inosservata: viaggia coperta da un velo nero-vedova che la avvolge completamente, un po' come un presepe riposto, uno specchio oscurato per il lutto. Scoperchiatela, grazie.
3- Altro velo, altra diva. Carlà è in visita ufficiale in India con il marito. La première immagine la ritrae con un decoroso velo che le copre il capo. Bisogna dire che sa stare al mondo e sa comportarsi. Peccato che si sia portata dietro la madre che, a meno di promozioni improvvise, non credo che faccia parte dello staff presidenziale. Devono fare incetta di pashmine per risolvere l'annuale sfida dei regali di Natale?
4- Ormai quasi smontato l'effetto catastrofico delle rivelazioni di Wekyleaks, " l'11 settembre della diplomazia" dicevano, che ha costretto il nostro Ministro degli Esteri a farsi ancora più mogio, l'incarnato più terreo del solito. Possono rilassarsi: non ci hanno detto molto di nuovo. Ho già scritto che sapevamo tutto, sapevamo già. Intristisce che lo sappiano anche gli altri, piuttosto... Vi prego, prima di essere oscurati, arrestati, hackerati diteci qualcosa di diverso, dateci una vera bomba: non vogliamo conferme, ma fatti nuovi.
5- Un mio vicino ha organizzato un movimento di quartiere per rilanciare l'immagine, la sicurezza, l'italianità e la vitalità dello stesso. Avete già capito di che tipo di movimento si tratta... Sorprende vedere che chi si lancia alla difesa del decoro della zona abbia avuto bisogno di riceve un esposto ai vigili urbani ed il sollevamento popolare dei condomini, per ritirare dal balcone il suo proprio cane, abbandonato lì per ore intere ad abbaiare come un disco incantato e rompendo i coglioni ad almeno due isolati di quel quartiere che ora vuole rilanciare.


domenica 5 dicembre 2010

PASSEGGIATA MATTUTINA

Caldo afoso






sabato 4 dicembre 2010

X Y Z


La stufa macina legna.
Il pomeriggio è volato e fa già scuro.
Il gatto resta indifferente nella cesta: si riattiverà come una cellula fotoelettrica, stasera, solo al mio passaggio verso il televisore. E' in letargo. Di già.
Perché è già inverno, anche se davvero non lo sarebbe.

Macino un po' di noia quotidiana, questa è l'ora giusta, con visite a caso nei blog altrui. A volte va molto bene, a volte uno schifo. Come ora che ho appena mandato affa... la scelta random di "Blog successivo", essendo finito nel giro dei blog di stampo cattolico. Ma di quello duro. E puro. Lo spero per loro.
Questa è la lista che senza soluzione di continuità mi è apparsa partendo dal mio personale spazio, fino a che non mi sono fermato. Non c'era verso di uscirne...
Esistono tutti, li ho visti con i miei occhi.

- Messaggi da Mejugorie;
- Beati certe, inquit, amnes esse uolumus (primi articoli intitolati: "Diocesi di Algheri", "Chesa e pedofilia").
- Parrocchia di San Marciano, l'Aquila;
- Message in a bottle (sottotitolo:

DEDICO QUESTO BLOG A MARIA, LA THEOTOKOS, STELLA DEL MARE E FARO LUMINOSO NELLE FOSCHIE DELL'ANIMA. "NEL CIELO APPARVE POI UN SEGNO GRANDIOSO: UNA DONNA VESTITA DI SOLE, CON LA LUNA SOTTO I SUOI PIEDI E SUL SUO CAPO UNA CORONA DI DODICI STELLE. ESSA PARTORÌ UN FIGLIO MASCHIO DESTINATO A GOVERNARE TUTTE LE NAZIONI CON SCETTRO DI FERRO, E IL FIGLIO FU SUBITO RAPITO PRESSO DIO E VERSO IL SUO TRONO". (AP 12, 1.5) );

- Il paradiso non può attendere (Blog di riflessioni con uno sguardo alla spiritualità carmelitana);
- Rimini in Dies (sottotitolo tratto dalle "Confessioni" di Sant'Agostino);
- Message in a bottle;
- Rimini in Dies;
- L'angolo di Maria Teresa (primo pezzo dal titolo "Gesummaria!" sul sesso prima del matrimonio);
- Beati certe, inquit....;
- Amici di Santa Lucia (vergine e martire Siracusa, fine III secolo- 13 dicembre 304);
- Rimini in Dies;
- L'angolo di Maria Teresa;
- Beati...;
- Message...;
- Beati...;
- Rimini....;
- Sudditi di Gesù Cristo (un blog di amore e testimonianza con tanto di lagnosa musica cantata in sottofondo);
- L'angolo di...;
- La carezza della vita (primo post con titolo "Nulla è impossibile a Dio");
- Parrocchia di Santa Maria in Selva;
- Beati...;
- Maria Teresa e il suo angolo;
- Parrocchia di San Marciano l'Aquila;
- Beati...
- Cantuale Antonianum.

E qui il percorso del curioso si è interrotto perché da quest'ultimo è stato tolto il bottone "Bolg successivo". Grazie al cielo perché premere su quel bottone era diventato quasi ipnotico.

Dopo tutto ciò, se uno si alza e accende la TV per cercare la cosa più volgare e riequilibrante disponibile, e trova "Uomini e Donne" della De Filippi, e se lo guarda, non è giustificato?
Dopo tutto ciò, quando hai fatto il pieno di tutta la spiritualità con cui di solito interagisci nell'arco di 2 interi anni, 365+365 fa 730 giorni di 24 ore each, se scelgo di non fare né il Presepe, né l'albero per il Santo Natale P.V., sono giustificato?
Dopo tutto ciò, posso usare Pallino (gatto) per un rito satanista? No!

venerdì 3 dicembre 2010

CRAZY IN THE SKY WITH DIAMONDS





- Assistente di volo! Steward venga subito qui!
- Mi dica signore.
- Questo finestrino è rotto, non sente che aria fredda che entra?
- (allungando la mano verso il finestrino "rotto") Si tratta dell'aria condizionata, signore. Se davvero fosse rotto l'aria uscirebbe e non entrerebbe.
- Certo! Avete sempre una scusa pronta, voi! Ne vuole sapere più di me che volo più di lei? Questo finestrino E' rotto! Lo faccia controllare.
- Certo signore.

mercoledì 1 dicembre 2010

GRUPPO DI AUTO-AIUTO


Piove ancora, con lunghi periodi di quiete. Un tempo uggioso che limita nei movimenti.
In una di queste pause mi sono infilato in macchina e sono partito per il mio sentiero deambulo/terapeutico: il mio gruppo di auto-aiuto costituito da me, le canne - intese come arbusti - il vento e il canale che scorre. Le lumache fanno da spettatrici perché già devono concentrarsi nel non essere pestate dal camminatore, dal ciclista, dal taglialegna mentre lente attraversano la ghiaia. Ancora la testa che frullava a manetta che doveva essere pacificata. Lì ci riesco. Che la meditazione camminata sia il mio forte, come quella dei fraticelli nel chiostro? Sprovvisto di tonaca ma provvisto di iPod ho preso a marciare con foga, a ritmo di musica, evitando le poche pozzanghere e cantando a squarciagola, con un numero tranquillizzante di stecche, così che la Mara Maionchi non mi chiamasse a "X Factor".
Ce l'ho già l'X Factor e mi basta il mio.

Sorvolati i miei casini il tempo grigio mi ha rimandato alla lettura che sto portando a termine, per via del tempo meravigliosamente cupo che ho sempre trovato in quella città fatata che è Ferrara. Per forza! Se ci vado sempre d'inverno che mi aspetto, i Tropici?!
Dopo la partenza di Ros che si era addentrato ne "Il giardino dei Finzi-Contini" mi è ripresa voglia del "Romanzo di F." e mi sono rimesso a leggere il primo dei libri: "Dentro le mura", che è un libro di per sé bellissimo, ma che con le sue storie tende sempre e comunque a tracciare un profilo della città. Come quando si andasse a teatro e si prestasse attenzione solo alle musiche e alle scenografie, mi trovo distaccato dall'azione dei protagonisti. Il fraseggio costituito da periodi lunghissimi, gli scarni dialoghi, le storie drammatiche ma non patetiche degli Ebrei che vivevano in città servono a mio avviso, solo a far diventare la città protagonista assoluta delle storie stesse, a metterla in risalto, a farcela respirare. Le strade, i vicoli, l'ex ghetto, le piazze, la nebbia e la neve che la rendono immobile ci sono molto di più dei protagonisti: la sartina, il giovane alla ricerca di un'identità politica, il reduce dai campi di sterminio. Su tutto incombe l'ignobile ventennio fascista, che cristallizza l'azione più della meteorologia.

Non so se rileggerò anche tutti gli altri cinque libri, certo sarebbero una bella lettura per accompagnare l'inverno. Però qui si aprirebbe un dibattito sull'utilità della rilettura dei libri già passati in giudicato, visto l'enorme panorama di carta stampata che con la vita breve a disposizione non potrò mai assorbire del tutto.
Ma questa è un'altra storia.

martedì 30 novembre 2010

WHAT A SHAME



SHAME

di Robbie Williams


Well there’s three versions of this story mine, yours and then the truth

And we can put it down to circumstance, our childhood, then our youth

Out of some sentimental gain I wanted you to feel my pain, but it came back return to sender

I read your mind and tried to call, my tears could fill the Albert Hall, is this the sound of sweet surrender?


What a shame we never listened

I told you through the television

And all that went away was the price we paid

People spend a lifetime this way

Oh what a shame...


So I got busy throwing everybody underneath the bus

And with your poster 30 foot at the back of Toys-R-Us

I wrote a letter in my mind, but the words were so unkind, about a man I can’t remember

I don’t recall the reasons why, I must have meant them at the time, is this the sound of sweet surrender?


What a shame we never listened

I told you through the television

And all that went away was the price we paid

People spend a lifetime this way

And that’s how they stay

Oh what a shame.


Words come easy, when they’re true

Words come easy, when they’re true


So I got busy throwing everybody underneath the bus

And with your poster 30 foot high at the back of Toys-R-Us

Now we can put it down to circumstance, our childhood then our youth.


What a shame we never listened

I told you through the television

And all that went away was the price we paid

People spend a lifetime this way

And that’s how they stay

Oh what a shame.


People spend a lifetime this way

Oh what a shame

Such a shame, what a shame


ADIEU


Leggo di Mario Monicelli proprio ora che sto per andare a dormire.
Ha scelto un modo arcaico di andarsene, un modo romantico e drammatico insieme. Non voglio neppure disquisire se si tratti di disperazione o disprezzo o ineluttabilità: le scelte vanno rispettate. Chi non è d'accordo lo dica.
Di lui non ricordo le grandi cose..., a parte le decine di volte che ho visto e riso con "La ragazza con la pistola" e "Speriamo che sia femmina", lo sgomento provato alla fine di "Parenti serpenti". In quest'ultimo film una delle battute più fulminanti l'ha riservata ad Alessandro Haber che interrogato su quando si fosse accorto di essere gay, risponde "Da quando mi sono accorto che mi piace il ca@@o"!
Ricordo invece e soprattutto i suoi occhi, uno sguardo duro e intenso, mai disperso.
E ricordo le sue partecipazioni da innamorato del cinema: silenzioso in "Sotto il sole della Toscana", la sua sola voce ne "Il ciclone".

Non capisco perché di fronte al tripudio di notizie che circola in questi giorni, che poi alla fine sono "non-notizie", sapevamo tutto, sapevamo già, l'abbandono del regista mi intristisca così.
Forse perché chi entra in casa tua con il cinema e ti fa sorridere, ridere o riflettere diventa, più di tanti altri, uno di casa.

sabato 27 novembre 2010

RATTO-RATTO




Come spiegare l'impressione che ho da tempo di avere la testa tra le nuvole?

Con l'esempio.

Ieri sera, avendo bisogno dell'auto onde evitare il congelamento agli arti inferiori, per arrivare alla lezione di yoga ho cominciato a svuotare la scatola delle chiavi, per trovare il telecomando del cancello del garage. Non c'era. Strano, ma non troppo.
"L'avrò lasciato in macchina", mi son detto.
Arrivo al garage e non solo il cancello era sbarrato, ma dalla saracinesca aperta potevo ben vedere che la macchina non c'era.
Furto? Non mi è neppure passato per l'anticamera del cervello: la Patty, la macchina, soffre ormai di età avanzata senza essere una macchina d'epoca, ha la carrozzeria tutta bombata senza essere stata disegnata così, non offre allettanti strumenti di alta precisione tranne quelli che vennero forniti di serie. E il Tom Tom lo tengo in casa.
Allora DOVE poteva essere?

Rapido riepilogo dei giorni di uso della stessa:
l'avevo usata il giorno prima per andare dal meccanico e a fare la spesa.
Ora, siccome ero certo di essere ripartito dal meccanico e di essere tornato a casa - era lì che avevo dormito anche la notte prima - ho immaginato di averla lasciata fuori per scaricare la spesa. Ma dove?
Rapido giro dell'isolato, intorno ai parcheggi che a volte uso perché troppo pigro per agire su telecomandi e saracinesche, ma della Patty nessuna traccia.
Il vuoto della memoria più assoluto. La testa ovattata che non riusciva a visualizzare un'immagine di parcheggio altrove. Diciamo che era colpa del freddo, va!

Tra le varie ipotesi... E se l'avessi lasciata al parcheggio del supermercato?
Potevo benissimo essere arrivato in macchina e tornato a casa a piedi.
E se fosse stato così, come fare con lo scontrino d'ingresso all'interrato che a quel punto non avrei avuto più?

Prima di tutto urgeva un'ispezione al possibile luogo di abbandono veicolo. Mi avvio con passo rapido mentre, all'altro capo della città, ormai la mia lezione di yoga stava per cominciare.
Scendo la scala di servizio senza passare per il supermercato e nel deserto dello spazio vuoto occupato da colonne e file di carrelli solitari solo lei, Patty, l'unica auto parcheggiata, aspettava paziente dal giorno avanti di poter tornare a casa.
Gelo. Ma ormai che son lì devo portarla via. Magari senza sfondare la sbarra o dare imbarazzanti spiegazioni al banco di assistenza clienti. Che poteva essere ormai chiuso, vista l'ora.
Guardo intorno e non c'è anima viva, solo le telecamere di sorveglianza. In lontananza la sbarra d'uscita è aperta.
Mi calo il berretto sulla fronte, mi avvicino ratto ratto alla portiera, faccio scattare la serratura e mi infilo dentro, metto in moto e con una sgommata mi precipito all'uscita eccezionalmente non controllata per lanciarmi nella fuga.
Una volta fuori, libero, mi rilasso e guido fino alla mia destinazione finale, con la sensazione di aver commesso un atto illecito.

Nei nastri delle telecamere di sorveglianza, ho lasciato l'indelebile immagine di un omino imbottito nel piumino, le spalle un po' curve, il berretto calato, una coperta in mano, che con fare sospetto porta via dal parcheggio una macchina che non oppone nessuna resistenza all'apertura: un genio del furto d'auto! Spero non mi abbia riconosciuto nessuno. Difficile da sperare visto che tutti i giorno son lì a far la spesa...
A piedi.

mercoledì 24 novembre 2010

LA MARCIA DI RADETZKY





Giornatone di natura. Immerso. A volte nel silenzio, altre con la compagnia di poche ma valevoli parole.

Iniziamo dal silenzio. Quando ti arriva un meteorite addosso, oltre che a scansarti, puoi provare a limitare i danni con l'uso del casco. Non integrale altrimenti ti arrestano per tentata rapina al tabaccaio da cui stai acquistando un pacchetto di sigarette.
Il mio casco è stato il cercare di fare ordine ai pensieri che galoppavano al ritmo della marcia di Radetzky facendo quello che da sempre mi riesce meglio: camminare. Nel sentiero scelto, sempre quello, ho incontrato nell'ordine:
1- nessuno;
2- nessuno;
3- un camminatore come me accompagnato da due cani che non mi hanno filato di pezza;
4- un mountain biker che non poteva fare a meno di parlare al cellulare e pedalare;
5- un topolino di campagna morto;
5 bis- nessuno;
6- uno stormo di uccelli migratori che scendevano a sud nella bellissima formazione a V;
7- ed il canale, che procedeva verso il fiume con l'acqua impetuosa delle piogge ed un rumore sublime, regolare, sedante.
Il verde, il sole ed i colori autunnali hanno fatto il resto. E se non ho le idee più chiare, almeno ho stimolato la digestione.

Ed ecco le parole: raccolta di quel magico frutto che sono le olive, che più dell'uva soddisfa la mania dell'ordine di un povero control freack quale sono. Una passata e il ramo resta netto, il lavoro fatto e le mani quasi non si imbrattano. I frutti multicolori - neri, verdi scuro, gialli, verde brillante - cadono nella rete ed uno ad uno vengono raccolti: senza sprechi, senza sbavature. Le mani non restano impiastricciate dal succo degli acini dell'uva, appiccicose, macchiate; restano invece pervase da un odore di campagna che non può non richiamare ricordi d'infanzia, quando questo lavoro mi sembrava una tortura e di certo era un'imposizione. Quasi un odore di stufa nella casa dei nonni.
Poche le chiacchiere, il lavoro incombe, la stanchezza pure, ma va bene così: quel demi-silence, il verde che faceva risplendere la giornata intorno, il panorama mozzafiato dell'alto Casentino e l'anima si prende una pausa, sapendo che ricevo molto di più, ma molto di più di quanto do.

Chiusura finale: voglio andare anch'io al concerto di Capodanno a Vienna!

lunedì 22 novembre 2010

UNO QUALUNQUE


Ogni tanto curiosare qua e là fa bene.
Non solo tra i calendari e le docce.
Non che la curiosità sia il sale della vita, ma ho fatto un giro partendo da aNobii e sono arrivato ad un blogger http://unoqualunque-unoqualunque.blogspot.com/ che mi ha incantato con la semplicità della sua domanda: quanto e come accade che ad un certo punto ci si trovi completamente spettatori di se stessi narrati attraverso un libro altrui?

Non so se a me è capitato, perché la domanda presuppone tutt'altro che il mero, seppur meraviglioso rapimento estetico da parte di un'opera letteraria. La domanda va a scavare nei meandri della rappresentazione ideale di sé che tutti coviamo, di quella realtà interiore di noi che vorremmo fosse la realtà reale e che si scontra, ahimé, con la realtà che gli altri percepiscono di noi. Non credo di doverlo spiegare ma è un po' come quando finisci per giustificarti per tutte le piante grasse che riesci a far secche in piena stagione estiva, quando si sa bene che le piante grasse per farle fuori le devi mettere sotto un'incubatrice di napalm... E allora ti disperi e giustifichi e la vocina che urla da dentro e non raggiunge la bocca pare dire: "IO SONO MEGLIO DI COS!'!!!!!".

Ma forse sì, anche a me è capitato quando affrontavo, timoroso e quasi di nascosto, i romanzi minimali di David Leavitt e avrei voluto gridare al mondo che lì dentro c'era una parte di me enorme, inconfessabile: c'era una mia via d'amare.
Oppure quando molto più recentemente ritrovavo quella capacità d'amare assoluta che so appartenermi, nella storia sempre uguale dei romanzi della Austen.
Ancora: la capacità salvifica dell'ironia che non riuscivo ad esprimere e che invece leggevo nelle righe di Benni, poi di Camilleri e oltre di Moore ( Christopher ); l'amore per il volo che esprime un innato afflato verso la libertà dei libretti di Bach; la necessità di capire che spinge a viaggiare e chiedere dei contrapposti Fallaci vs Tersani.

Come un pout-pourri delle mie qualità, più che un capolavoro di rappresentazione del me stesso totale attraverso un solo volume. Un po' qua e un po' là, piccoli pezzi per la composizione del mosaico di una personalità.

Ora che questo indichi "cosa" non lo so. Potrebbe semplicemente voler dire che arrivato a quest'età non ho ancora trovato un qualcosa che mi rappresenti totalmente; o che la rappresentazione totale di me sia impossibile non avendo ancora compiutamente macinato il percorso verso il socratico "Conosci te stesso" che da millenni ci viene raccomandato; o forse che la mia è una personalità frammentata... Esplosa... O che forse non è ancora stato pubblicato QUEL volume.

O meglio ancora, che fin qui, 2010 agli sgoccioli, non ci ho capito un ca@@o.......................

lunedì 8 novembre 2010

MEMORIA BREVE


Se è vero che la casa nasconde ma non ruba, allora qualcuno sa dirmi dove sono le mie foto?
Ho cercato dappertutto, mi manca solo di salire in soffitta ed effettuare uno scavo archeologico in piena regola, ma se non sono lassù, e sono quasi certo che non ci siano, DOVE SONO LE MIE FOTO di quando avevo 25 anni? O meno?
Visti i pochi mesi passati da quell'evento dubito che la carta possa aver subito danni irreparabili o essere stata mangiata da non so quale insetto rompiscatole; del resto se dall'antico Egitto ci sono giunti i papiri con tutti i loro racconti a fumetti, non vedo perché un po' di classica carta Kodak non abbia potuto resistere a... Più o meno 276 mesi, settimana più, settimana meno? Forse qualcuno in più perché io all'epoca dello scatto guidavo ancora una Fiat 1100 giardinetta, bianca, cambio al volante, portellone posteriore ad apertura laterale e portapacchi. La prima automobile nuova sarebbe venuta MOLTO dopo. All'epoca avevo fatto solo due voli in tutta la mia vita, e tutti e due verso il Canada e lavoravo in tabaccheria.
Domani mi vaccino contro il tetano e salgo col caschetto da minatore. E se la trovo magari riesco pure a pubblicarla. Forse...

La spasmodica ricerca è iniziata oggi, quando con una mia cara amica, l'amica di più vecchia data che io abbia, abbiamo nominato un figuro di cui siamo certi avere una foto. E siccome io mi ricordo il tipo ma non la faccia ci siamo messi alla ricerca. Niente. Abbiamo trovato di tutto ma non quella che cercavamo...
Gli strano scherzi della memoria: posso ricordare l'evento, i partecipanti ma di alcune persone non la faccia. E dire che proprio quella sera il motorino del tipo in questione fu caricato sul portapacchi della mia macchina per un'impossibilità a guidare data dalle pesanti libagioni del soggetto. Fu riaccompagnato a casa, il motorino nel frattempo aveva colato tutta la miscela sul tetto della macchina e tanti saluti. Mah!
Per consolarmi la mia amica mi ha detto che se lo incontrassi lo riconoscerei di sicuro, visto che il volto pare sia stato graziato dallo scorrere del tempo. Possibile. Ma solo se ricordassi la faccia dell'epoca.

martedì 19 ottobre 2010

EN ATTENDANT GODOT


Avendo un po' di tempo da perdere, in attesa dell'idraulico che deve essersi sintonizzato su un fuso orario diverso rispetto al mio e a quello del mio orologio, ho voluto prendere visione, via internet, di quando pubblicato da uno dei miei blog preferiti: Qeerblog.it
Dopo aver sorvolato sulla bagarre sollevata dal presidente del consiglio - notare le minuscole!-, ne ho sentite troppe e tutte troppo offensive, arrivo ad una delle spettacolari gallerie fotografiche che il blog contiene a fianco di informazioni utili o meno per le persone glbt. Dal titolo: "Una gallery di uomini bagnati". Bagnati nel senso... sotto la doccia. Eccola qui: http://www.queerblog.it/galleria/una-gallery-di-uomini-bagnati

Noto, ahimé, che per farsi la doccia prima di tutto bisogna essere meticolosamente depilati. Altresì indispensabile avere un fisico da urlo, altrimenti ti meriti la vasca, forse sperando che sia caricata con l'acido e ti sciolga all'istante, oppure sia stata riempita di acque del Rio delle Amazzoni, senza ripulirle dai simpatici pirana. Il problema del fisico mediamente normale va eliminato alla radice, altro che tergiversare.
Stabilito che sei un bonazzo puoi accedere a questo tipo di termae. Da qui tutto può succedere. Per esempio: se dopo una dura giornata di lavoro sei colto dall'irrefrenabile voglia di farti la doccia con le mutande, (che so?... Hai scoperto che il porta sapone liquido Alessi "Mr Cold" è un guardone, o meglio il riflesso del te stesso statuario sul vetro imperlato di goccioline ti provoca reazioni orgasmiche multiple e prolungate, o più semplicemente hai solo voglia di lavare le mutande contemporaneamente alle chiappe), insomma, se ti lavi con gli slip, minimo questi devono essere "Calvin Klein"; se sei proprio pezzente puoi scendere fino a "Dolce & Gabbana" (che di riconoscimenti civili ai gay non vogliono sentir parlare, ma per vendergli le mutande son sempre in prima fila...), oppure utilizzare la calzamaglia con cui hai fatto yoga o lo slip Speedo con cui hai nuotato.
Poi, assolutamente indispensabile mentre fai la doccia, ogni tanto devi prenderti un momento di pausa ed appoggiarti con fare languido al vetro della cabina; guardare fuori con aria sognante-allusiva, le labbra socchiuse, un rivolo di acqua che scende dal labbro inferiore... Oppure appoggiarti con le mani aperte alla parete mattonellata, chinare la testa in avanti e piegare una delle due gambe, in modo che il fotografo che sta lì a immortalarti, possa evitare con facilità "l'imbarazzo", che altrimenti diverrebbe visibile. Anche il sederti per terra ha un suo perché, ma bisogna fare attenzione che qualcuno non pensi che sei scivolato e ti sia rotto un femore.

Ripresoti dal momento di meditazione devi sfregarti con vigore con un'enorme spugna, in modo da togliere tutti i residui di terra o olio di cui, nella quotidianità, ti aspergi a tutte le ore: perché per essere davvero sexy devi fare il meccanico, il giocatore di qualche sport duro o il muratore. Bando al cassiere melenso! L'olio più del cemento risulta comodo perché se sei unto, pare, puoi permetterti anche un po' di naturale peluria e quindi evitare una seduta dall'estetista. E ti ritrovi idratato e ricco.
Le sedute di doccia in branco non vanno tanto per la maggiore: troppi corpi da controllare tutti insieme per i voyers e l'assoluta impossibilità di poter creare "l'occasione" infilandosi a sorpresa sotto il getto di un uomo solo, per i partecipativi, ne fanno immagini poco richieste.

Ed ora passiamo agli accessori. Perché solo le persone banali come me vanno a lavarsi interamente nude e senza portarsi dietro, che so... un libro, un paio d'occhiali per leggerlo... insomma un 'qualcosa' da compagnia.
Ho già descritto e dimostrato l'indispensabilità delle mutande firmate e della spugna colorata venduta a pancali. Ma come non indossare una catena con piastrina di riconoscimento militare prima di varcare la porta a vetri; come non portarsi dietro un pallone da rugby che con noi ha condiviso le botte ed i calci della partita appena finita; come rinunziare ad un paio di stivali in gomma bianchi - a casa mia detti sciantillì -, per non bagnarsi i piedi? Come, mi domando? Come non fare un salto dal parrucchiere prima di infilarsi sotto lo scroscio, che ti acconci con un gel resistente all'acqua così da mantenere immutato l'aspetto birichino anche sotto le cascate?

Bene, tutte queste chiacchiere inutili mi hanno fatto venire voglia di aprire un negozio specializzato in articoli pre-mentre-dopo-doccia, che venda dalla paperella all'asciugamano, dall'olio per massaggi, alla macchina fotografica con autoscatto, alla mutanda firmata. Per rendere, insomma, quel fatidico momento della giornata non solo un mero momento d'igiene personale, ma anche e soprattutto, un momento per ritrovare il "figo" che è in te.
Ottima alternativa alla CIGS.

domenica 3 ottobre 2010

QUA QUA QUA




Ed ora una papera


lunedì 20 settembre 2010

FOTO-TELEFONO-CASA



Che sorpresa entrare in bagno a Tripoli e scoprire che un piccolo E.T. mi stava aspettando per darmi la buonanotte dal granito del bagno... In fondo non si è mai così soli. Anche nelle camere degli alberghi dove si è soli per antonomasia.
Dopo la sfilata degli enormi manifesti celebrativi del colonnello che mi avevano accompagnato per la strada, dopo aver emesso un mugolio per quello con l'unico leader straniero con cui è ritratto - indovinate chi -, dopo aver preso la chiave per impossessarmi della mia Bastiglia notturna ecco chi mi ritrovo in camera.
Mentre la vita normale a casa non cessa di scorre e si vive un pezzo di vita extraterrestre in qualche luogo sconosciuto ai più.
Ma basta guardarsi intorno ed ecco che uno sguardo un po' inquietante..., da foto rubata a base segreta americana, è pronto ad augurarci sogni d'oro...

Anche no, grazie.
Io per essere sicuro ho chiuso la porta del bagno a chiave.

mercoledì 15 settembre 2010

ZOPPA-S

Sono senza ruote.

La valigia, stanca di affrontare le scalette di troppi aerei e lo stivaggio in troppe stive, ha deciso di amputarsi una gamba e lasciarsi trascinare, zoppa di una ruota, come un qualunque barbone svenuto. Come un animaletto preso nella trappola, ha deciso di staccarsi a morsi la zampa piuttosto di seguirmi nel peregrinare sempre più eccitato e strambo della mia attività lavorativa.

Devo meditare su questa finta casualità.

Perché il danno si è verificato nel corso di una giornata lavorativa a dir poco infernale, dove le regole e i contratti di lavoro hanno mostralo appieno la loro inesistenza e la vicinanza con la schiavitù si è fatta palpabile. Era lì ad un passo e me la sentivo addosso.

Ritengo che la valigia si sia fatta specchio del mio non voler procedere e si sia fermata. Lei, non io che non ho saputo prenderne spunto.

Perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Da anni cerco di affidarmi al mi personale istinto e quando poi questo mi manda segnali più che chiari, io non gli do retta.

Eppure lo so che dovrei farlo. Ma io, cocciuto, tendo a dare più importanza alla ragione, al maledetto cervello sempre in funzione, memore di quando da bambino mi dicevano - per plagiarmi - : "Ma come si intelligente!".

Brutte abitudini da perdere, soprattutto da quando ho avuto riprove che l'istinto mi serve, nel senso di mi da un buon servizio, molto di più e meglio della ragione se voglio sopravvivere con serenità. Perché poi la ragione, spesso, riesce a non rendermi felice con le sue scelte non naturali.

Lo so che l'istinto a volte deve essere frenato... Altrimenti sarei in galera..., ma ogni tanto un piccolo tocco al volume di quella flebile vocina che da dentro riesco appena a percepire e che mi sospira dei NO o dei Sì, dovrei darlo.

Senti qualcosa, solo una vibrazione, che cerca di suggerire una direzione? E che cavolo, ascoltala ogni tanto, no?

Ed invece do più spesso ascolto alle convenzioni e alle belle cose che ci si aspettano da me, così da risentire gli echi di: "Ma come sei intelligente!".

Ma vaffa !!


L'amputazione mi ha lasciato senza fiato. Per il messaggio che ha provato a passare, ma anche perché adesso devo ripartire alla ricerca di un mezzo per trasporto mutande di pari capacità, dimensioni e praticità. Mica facile.

Lei, la bastarda che si è ammutinata, l'avevo trovata negli U.S.A. in uno di quei magnifici negozi dove finisce l'invenduto delle catene commerciali e ci si riesce ad accaparrare tesori di dubbio o indubbio valore, a prezzi scontatissimi. Insomma, i veri saldi. Pagata poco più di 30 euro, credo che se in questo Paese pretendo di pagare la stessa cifra debba rivolgermi ad uno di quei fantastici negozi cinesi che impazzano per le vie. Manco morto. Le valigie cinesi, fatte per i negozi cinesi, sono in genere delle SOLE senza senso: durano il tempo di un viaggio e costano un terzo, un quarto di una valigia che dura un paio d'anni. Quindi il gioco non vale la candela. Lo dico perché ne ho avute, addirittura comperate in Cina: un paio di giri e la rogna che conduceva alla morte si palesava. Senza alcuna pietà per il contribuente.


Ora ho una nuova valigia rossa brillante e prometto di darle ascolto.

Quella zoppa la porto dal dottore, dicono che possono farla camminare di nuovo nel giro di trenta giorni. Se lo merita.

lunedì 30 agosto 2010

OMBRE LUNGHE - MA PARECCHIO





Che lungo silenzio!

Ho scritto le ultime cose quando l'Italia era invasa da cattolici e Grandifratelline, mi rimetto alla tastiera mentre l'Italia ha creato la nuova figura e professione delle "Gheddafine"...

Ohibò. Meglio le Veline, le Letterine, le donne sotto le scrivanie trasparenti dei conduttori, le Professoresse e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta?

Forse? Uguale? Chissà. Nella decadenza morale di questo Sultanato la domanda sorge spontanea - almeno a me, ma sono convinto a migliaia di altri - : "Chi le paga questa manica di smandrappate bionde e sorridenti che si prestano a pagamento, appunto, a seguire le lezioni Coraniche di un dittatore?

E poi: "Che fine hanno fatto i gruppi di coscienza femminile che devono essere morti e sepolti, per non essere lì a menare le colleghe imbellettate in procinto di seguire tali mortificanti lezioni"?

Sfoglio i giornali on-line e scopro che almeno stavolta le parole di qualcuno che protesta sono state pubblicate. Sfoglio i giornali stranieri e stamani l'International Herald Tribune mette in prima pagina la visita del rais in terra Italica. Ma si sa, quel giornale è da sempre un faro di ideologia comunista, quindi...


Altro:

- mio nipote Luca si è lanciato da un ponte a nord di Biella per fare il primo tuffo di Bunjee Jumping della sua vita. Ho visto il filmato sul suo profilo di Facebook e mi si sono gelati i piedi, ritirati in profondità i gioielli di famiglia, rizzati i peli, caduti i capelli a ciuffi. Ed ho perso un paio di preziosi minuti di vita. Mai nella vita potrei farlo io! Lui ha provato, è saltato per più di 150 metri, più di 6 secondi di caduta libera, onore al merito. Credo che ci voglia un feeling speciale con la paura per potersi permettere una cosa del genere, rapporto che io non ho essendo spesso terrorizzato dalla paura stessa. Ecco perché in caso d'incendio ho sempre immaginato che prima di decidermi a saltare sul telone dei vigili del fuoco, bello teso sotto ad attendermi, avrei prima aspettato che le fiamme mi depilassero per bene gambe, ascelle e parti intime. Nell'attesa qualcuno poteva riuscire a raggiungermi via terra... O no? Ma lo farei per la fifa nera, mica perché non sappia che è necessario!

Ma lui si è gettato e ha fatto bene. Ha sfidato la paura della paura. Ha acquisito una specie di scudo di immortalità attraverso questa sfida e già progetta nuove avventure.

Soprattutto perché l'ha fatto in un posto sicuro ed è andato tutto bene. Se fosse andata diversamente... l'avrei inseguito nell'aldilà per corcarlo ben bene di legnate.

Eppure ci sono animali che a differenza dell'uomo non hanno in loro il senso dell'altezza. Ne conosco una specie: quella dei criceti. La conosco perché quando, io bambino, mi scappavano dalla gabbia e si dirigevano nel balcone, la fine diventava ineluttabile: volavano di sotto senza pentimenti, esitazioni e frenate. Come grandine pelosa cadevano giù dal quarto piano. E non restava che raccattare i corpicini esanimi, prima che arrivassero i gatti randagi.

Che pianti! Che disperazioni! Inconcepibile per me che soffrivo solo a salire in piedi su di uno sgabello che quelli non percepissero il VUOTO.

Loro niente: passavano attraverso le sbarre della ringhiera e via: volare di sotto! Se almeno prima si fossero fatti fermare un elastico alle zampette posteriori avrebbero provato l'ebbrezza del doversi tirar su al terzo rimbalzo, sorridere alla telecamera, dichiarare il proprio nome e tornare a casa per poter postare il tutto su Facebook, come ha fatto quel criceto maggiorenne sabato scorso. Ma forse allora, più di quaranta anni fa non si conosceva ancora questo modo di sfidare le paure. E chissà se c'era il velcro per fermare l'elastico?


Altro ancora:

- tenete d'occhi Ignominia ed il suo blog "Come una tigre di carta" che sta per fare il grande salto verso l'apparizione di un giornale on-line. E' tanto che ve lo consiglio. Poi dite che non ve l'avevo detto.


Baci e abbracci.


venerdì 27 agosto 2010

L'UOMO A PEZZI







IL CORPO IN ECONOMY,
LA ZAMPA IN CLUB...

e senza bisogno di upgrading!












martedì 3 agosto 2010

TG-ALTRI


No scusate, ma avete dato un'occhiata alle televisioni nazionali ALTRUI?


Stasera, sotto l'influsso di una notte insonne passata a rigirarmi sul letto dell'albergo di Genova, giacevo inerme davanti alla TV a cercare di capire che cosa contenessero i cento e più canali del baracchino del digitale terrestre che il mio coinquilino ha istallato in casa.

Oltre ai canali tradizionali scopro "La7 d", "La5", Rai 4", Rai Storia", "Rai News", "Rai Extra", altre ed inutili eventuali. Carina invece la digitale terrestre di Sky che si chiama "Cielo". Originali... Vedo un po' di telegionale di Sky Tg 24 e poi, annoiato dalle notizie sempre le stesse da mesi, mi metto a sgranare il rosario di immagini: televendite, opere di dubbia arte, calcio, calcio, calcio, automobili in vendita, sciogligrasso e tutta quella mercanzia inutile che non riesco a capire chi se la compri.

Mi fermo invece su RSI-la1, la TV svizzera Ticinese dove danno il TG che sta iniziando. Vediamo quindi che succede nel paese di Heidi.


La parte del leone la fanno le prime tre notizie con tanto di servizio video e che si capisce siano il piatto forte dell'edizione. Si parte con un servizio sulle scoperta delle direttive non propriamente appropriate date ai macchinisti della direzione della ferrovia alpina, vittima di un incidente mortale nel mese appena passato;

poi si passa alla direttiva di uno dei Cantoni di aprire la caccia ad un lupo che pare abbia attaccato due bovini e alcune pecore - lungo spazio al WWF per mostrarne l'indignazione;

poi si passa alla presentazione di un autovelox che tiene d'occhio quattro corsie e venti veicoli contemporaneamente. Sarà sperimentato a Ginevra poi esteso nel resto del Paese.


Questi grossi titoli...


Si passa all'estero e le notizie sono più o meno le stesse sentite nell'edizione di Sky TG 24 ascoltata prima: stragi, minacce di guerra, alluvioni e poco altro. Tutto breve, tutto conciso ma ben spiegato.


Si ritorna in Svizzera con le notizie flash: i dentisti del paese in leggera tensione perché stanno unificando l'aliquota di tassazione; una mostra di orchidee; la rabbia degli animali selvatici che rischia di arrivare dal confine italico e qualche altro servizio, uno dei quali dal Bel Paese, che spiega chi sono i giovani della generazione "né-né" - né studio, né lavoro.

Si chiude con: previsioni del tempo e la raccomandazione di non accendere fuochi nei boschi del Canton Ticino per l'alto pericolo d'incendi dovuto alle alte temperature.


Ok, da domani se qualcuno pretende che guardi un TG, VOGLIO QUESTO TG.


sabato 24 luglio 2010

BRUXELLES

Città dalla luce nordica, dagli abitanti giovani, vivi, quasi scatenati nel fine settimana e dalle piazze assolate, ventose, rilassanti. Una grande differenza dalle giornate lunghe dell'inverno che conoscevo.
Mi gusto un'insalata guardando la chiesa dai marmi anneriti dall'inquinamento e da quel modo insano che hanno di morire dei marmi, perdendo bellezza e particolari, ma non le forme principali. Nella brillante luce che mi circonda, anche quel nero è gradevole.
La piazzetta è dedicata alle coppie che prendono gli aperitivi e ai terzetti che festeggiano i compleanni intonando l'immancabile inno davanti ai boccali di birra. Ma sottovoce, per non rompere il ca..o a chi si gode il silenzio.
Silenzio e luce, questo mi ricorda il nord.
Il sole che arriva tra una nuvola e l'altra scalda, ma soprattutto illumina.
Godo di questi formidabili 20 gradi centigradi come un gatto delle prime giornate di sole: provo ad effettuare una ricarica di fresco dopo i giorni, le settimane di caldo immondo e zanzare. Devo portarne un po' a Palermo domani.

Finisco l'insalata, la birra e il caffè. Poi due passi in centro, cioè dietro l'angolo, fino alla magnifica piazza centrale: folle di giovani sedute per terra a sorseggiare birra, mimi impalati che ormai mi fanno solo pena, la mia Galleria della Regina che trovo ancora uno dei posti più eleganti della città, anche se stanno spuntando cioccolaterie per turisti anche qui. Spero non me la rovinino. Il palazzo della Borsa è di festeggiamenti stasera: tappeto rosso, torce sui gradini, servizio di sicurezza neppure troppo discreto. Che stia arrivando la Regina Italiana?
Aspetto un po', non arriva nessuno e me ne vado.
Ora a nanna, che domattina la sveglia è nuovamente alle quattro.
Notte.