mercoledì 29 agosto 2012

COPRIAMOCI


hotolsturkyge.com

Qualcuno rinfocola la mia passione per la polemica inviandomi tutti nomi dei fenomeni di calore estremo, anticicloni africani li chiamavano, che si sono susseguiti quest'estate, istigandomi al post. E nell'elenco dei nomi, manca solo il nome dei sette nani, tutti e sette, che la tradizione vuole impossibili da ricordare tutti in fila e tutti insieme.

Ma a questo penserò: ci va di fare qualche ricerca per riuscire a capire che cavolo avevano a che fare i sunnominati personaggi con l'Africa e l'afa. Perché non oso pensare che non avessero nulla a che fare con tutto questo. Perché se così non fosse... Vabbè, allora date al caldo il nome... Che so, dei calciatori, ma solo dei più fessi e più pagati, dei Ministri incapaci e delle nipoti incinte dei leaders mediorientali ora caduti in disgrazia: hanno fatto più danni loro della siccità di quest'estate. Perché l'anticiclone "Ruby brucia-cuori", non suona abbastanza bene?!

Che ora si sta un po' meglio è indubbio, ma ancora il capitolo caldo non sembra concluso... E con la probabile fine della siccità si avvicina la ripresa del campionato, con tutto quello che riporterà in auge. Tutto quello per cui non provo attrattiva alcuna, ma che sento continuamente trasmesso in casa via TV: il mio coinquilino non riesce a seguire nessun programma in maniera continuativa - la scusa è sempre che "non c'è un cazzo da vedere" - ma i programmi di logorrea calcistica, li segue con attenzione. In questo momento svariati esseri parlanti stanno disquisendo di calcio-mercato, su tre trasmissioni distinte di tre canali TV diversi. Machemenefotteammé?

Ma sono qui per altro, non per parlare di calcio e Scipioni Africani.
Vorrei aggiungere solo un altro motivo, forse il definitivo, per cui vorrei che tornasse il fresco: la gente comincerebbe FINALMENTE  a ricoprirsi.
Ne ho abbastanza di panze, panzette, lardi e culi esposti. Soprattutto di quelli brutti-brutti-brutti che dovrebbero essere coperti per la dignità del portatore insano. Quei culo grossi e pelosi che debordano dalle mutande a vita bassa di uomini inchinati ritornano su nei miei pensieri, come rutti da peperonata.

Ma ne ho abbastanza anche di fisici scolpiti ed esibiti, ignudi o fasciati da magliette tre taglie sotto.. Fisici che paiono fotoshoppati tanto sono perfetti. Portati in giro da altri figuri che sono l'esposizione vivente della propria opera d'arte, che viaggiano impettiti e rigidi come moci Vileda sennò l'addominale può dar adito a qualche dubbio, il bicipite non si nota, lo stinco troppo magro finisce per richiamare l'occhio.

Ma basta soprattutto alla sagra del tattoo. Basta basta basta, please. Oggi, mentre facevo al fila ad un bar tabacchi per rimediare dei francobolli, c'era un tipo insignificante e mal vestito che aveva sollevato una sola zampa del pantalone lungo per far vedere il polpaccio dipinto e si era rasato completamente il cranio per far vedere i disegni tra la forfora...

Basta bimbi. Basta, non siamo un popolo di marinai! Non siamo tutti pirati e carcerati. Lo so che pure quella è una forma d'arte, una scelta. Ma poi? Nell'intimità ormonale, che gusto ci sarà a leccare frasi del tenore "Amo solo la mia mammina" o "Cetty forever", se tu non sei Cetty e ti sta sul culo la suocera?

E poi: io non so mica come comportarmi di fronte a queste mostre deambulanti di segni neri o colorati. Quelli che espongono tutti 'sto po' po' d'inchiostro, saranno contenti se ti metti a fissare la mappa della loro imbecillità o la ritengono cosa personale e intima da non guardare con insistenza?

Va bene, va bene, sono un tradizionalista. Io non amo i tattoos. O meglio, io non amo l'esagerazione.
Ma... Ognuno è libero di fare quel che vuole; solo che abitando io in una zona dove tutti, ma proprio TUTTI, anche le vecchie con le pelli cadenti, hanno almeno un tatuaggio, la sensazione di essere circondato, di vivere in una colonia penale è palpabile.
E poi, fatemelo dire, qualcuno di questi tatuaggi è proprio brutto.

Allora, per mettere tutti d'accordo basta che calino le temperature. Così loro metteranno a dormire i loro segni, io coprirò la mia testa che non è detto che sia vista da loro di buon occhio. Così saremo pari e patta.

Viva l'inverno quindi, e le sue coltri!



venerdì 24 agosto 2012

CALORE

comefare.com

Come ha scritto un'elegante amica mia sul profilo Facebook, non appena arriva il fresco, "il primo che si lamenta gli spacco il culo".
Si è espressa con genuinità, ecco, ma l'angoscia di dover vivere tappati in casa in attesa che l'ondata, l'ennesima con un nome coglione, passasse, non la sopporto un minuto di più. Quindi mi sono offerto per tener fermo costui...

Devo dormire con le finestre spalancate e abito un primo piano. E' vero che vista l'età non mi rapisce nessuno, peccato!, ma una scarica di legnate per portar via il niente che sta in questa casa - un paio di laptop anteguerra, una pentola a pressione, un'asse da stiro con le istruzioni di apertura... -  le rischio ogni minuto mentre dormo.
Poi la mattina mi sveglia la prima luce dell'alba. Mi alzo, abbasso la serranda, c'è il buio ma ricomincia il caldo. Allora mi alzo e vado a correre smadonnando. Non dietro ai pompieri parigini stavolta, ma lontano dalle mie grassitudini. Sarò in forma all'arrivo dell'autunno, ma mi sarò scavato il baratro verso l'inferno. Ammesso che ci sia un inferno peggiore di quello di questa terra.
E non ditemi di dormire con la mascherina che pure quella fa caldo!

Anni di amore dichiarato per la bella stagione sono periti con l'arrivo del mezzo secolo: è proprio vero che gli anziani stanno bene in collina.
Meno male che almeno ci sono gli alberghi del lavoro dove c'è l'aria condizionata a crepapelle. Guarda, non mi lamento neppure più di quella: mi ci schianto sotto e aspetto la morte per assideramento. Morto senza sentire più il caldo, liberato!

Albergo che arriva dopo aver trascorso la giornata a passare da un aereo all'altro percorrendo piste dal chiarore baluginante, sudando come una trota appena messo piede sull'aereo che è stato parcheggiato al sole, chiuso/serrato che non passava un filo d'aria, manco a morire. E tu lì con la cravatta e pretenderebbero anche la giacca... Sè...
Ah ma poi se l'aria condizionata funziona, l'interno si rinfresca. Notare che ho aggiunto un "se", perché non è automatico. Ma "se" funziona, dicevo, l'interno si rinfresca. L'interno sì. La porta aperta dove sto fisso io ad accogliere i passeggeri no.
Così ri-sudo, doppia trota, poi partiamo e mi prende un colpo quando in due minuti la temperatura scende a ventiquattro gradi.

Insomma, oltre alla collina, la mezza montagna o come vi pare, l'avanzamento dell'età impone anche la mezza stagione. Che per detto popolare non esiste più. Allora meglio l'inverno. Farò gli imbarchi con eleganti Moon-booths, ma sarò vivo, non VISCIDO.

Ultima considerazione: chi è che ha tolto l'apostrofo tra "qual" ed "è".
Mi son svegliato una mattina e qual è era diventato un duo singolo e separato. Per anni ci ho messo l'apostrofo e non capivo perchè il correttore automatico s'intestardisse a sottolineare in rosso... Pensavo:  "'sta roba della Windows è sempre un po' fallata".
Invece il fallato ero io.
Un po' come con... cos'era? Ah, ecco, rammarico invece che rammanico... Se ne scopre sempre una.

Evviva l'estate!

lunedì 13 agosto 2012

DOVE E PERCHÉ

Il problema non è mai stato "dove", è sempre stato "perché".

Ieri sera a cena il "dove" ristabilire la propria vita, farla riemergere dal caos attuale, dall'incertezza, il disgusto e la disfatta, ha preso le redini della conversazione per portarla in un binario di luoghi del cuore, della brama, che potevano essere, tutti, condivisibili.

Eppure nel vaneggiamento della fuga da qui per ritrovar se stessi, alla fine a me il "dove" è sembrato importante, certo, ma fino ad un certo punto.

Perché. Come non condividere la voglia di infilarsi in un dammuso e non farsi trovare dal resto del mondo? Come non sognare i tetti tondeggianti di ardesia di Parigi? La pragmaticità e la follia di Berlino? Il provincialismo di Budapest o la vera solitudine delle praterie nord americane?

Eppure. Anche laggiù lontano, a "Farawaydown", Baz Luhrmann insegna, davanti allo specchio troverei sempre la mia faccia. E dietro la mia faccia la mia testa e i miei pensieri.
Io i miei pensieri "balordi" me li son portati fin qui a Torino. Ci ho portato i miei ricordi. La mia faccia con attaccata la mia testa.
E pur se da un'altra prospettiva, mi hanno fatto male/bene come sempre. Mi hanno fatto trattenere il respiro come fitte di dolore di giorno e tenuto sveglio, di notte. Dal loro spazio limitato dalla novità dei posti, hanno fatto tutti quanti, dal primo all'ultimo, bene-bene il loro dovere.

Allora non mi resta che domandarmi "perché".
E lavorare su quello piuttosto. Magari programmandomi le ferie x dovunque, il più lontano e nel posto più recondito e spopolato possibile. Per limitare li spazio di questa nausea.




Inviato da iPhone di Melinda

martedì 7 agosto 2012

L'ONDA VERDE




arredissima.com



Chi ha la s-fortuna di frequentare gli alberghi di un certo livello in questo periodo estivo, avrà notato come la schizofrenia stia imperversando nella mentre dei manager o negli interiors designers di questi luoghi dell'accoglienza. 

Tutti presi dal voler dimostrare di possedere quell'anima verde che tanto sembra gradita agli ospiti del terzo millennio, chi di dovere, organizza imprese macchinose, poster di benvenuto e azzardi pubblicitari degni di chi di risparmio energetico non ha capito una mazza. O almeno ha capito solo metà mazza. 

Per esempio: entrato in camera per avere le luci accese devi inserire subito la chiave della porta nell'apposita fessura che si rivela l'interruttore generale della camera. Questo è per risparmiare l'elettricità sprecata da chi esce senza spegnere le lampadine, lasciandole ad illuminare il niente per ore. E questo è buono. Ma... Tu infili la chiave e tutte, dico tutte le luce si accendono sanza pietà, così che tu possa passare i primi cinque minuti di soggiorno a spegnerle. Tutte, una dopo l'altra.
In più, se distrattamente non inserisci la chiave nell'apposita fessura, la luminaria a tempo si spegnerà sempre e soltanto mentre tu passerai con lo stinco nei pressi della prima sedia disponibile, sfracellandocelo. 

E se prenderai la camera quando è ancora giorno non riuscirai MAI a trovare tutte le luci accese. Così sarà solo a sera che troverai di aver passato la tua giornata con le abat-jours accese... Tutte e due.

Poi entri in bagno e qui tutta una serie di decalcomanie sullo specchio e cartoncini sul lavabo ti ricordano la preziosità dell'acqua.
Davvero non ne sapevo nulla...
Peccato che lo sciacquone perda in continuazione e le cannelle sparino l'acqua a pressione sub atomica. Così che risulti impossibile non spargerne un po', non richiesta, sul pavimento ad ogni lavata di mani. O che tu possa rischiare l'evirazione ad ogni uso del bidet. 

Gli stessi cartelli dai disegni infantili ti mettono a conoscenza di un complicato metodo per non far portar via dalla cameriera l'asciugamano o l'accappatoio che hai usato solo una volta così da non inquinare troppo con detersivi ed ammorbidenti: ogni hotel ha il suo metodo così che ogni volta devi studiare la nuova lezioncina. Ma che lo faccio a fare? Tanto domani parto comunque e voglio sperare che i teli li cambino tutti ad ogni cambio di occupante. 

Poi la chicca delle chicche. Il nonsense dei nonsenses. La madre di tutte le imbecillità.
Bisogna risparmiare, bisogna essere coscienti degli sprechi elettrici, bisogna essere coscienti dell'impatto che abbiamo sull'ecosistema con i detersivi, ma soprattutto bisogna mettere un bel piumino sopra il letto... Meglio di quelli doppi, sopra e sotto, molto adatti alle baite del Trentino in pieno inverno.
Così che non si muoia di freddo con l'aria condizionata sparata al massimo e in molti casi non regolabile, ma sempre e immancabilmente puntata sopra la testa di chi dorme. La mattina ti svegli con un'erezione alla tonsille che manco un impacco col Viagra, la festa danzante delle adenoidi, la riunione degli ex alunni delle medie col cerchio alla testa. Ma soprattutto dolori in tutto il corpo per aver dormito rannicchiato come una volpe sotto gli strati di sintetico.

Ora se è vero che l'aria condizionata è irrinunciabile in ogni albergo degno di voler puntare ad un qualche numero di stelle, come negarla ai vacanzieri o al manager che deve riposare tra una riunione e l'altra, forse una piccola manciata di gradi in più non farebbe male. Tutti, d'estate, sognamo di dormire al fresco di una radura ombreggiata, mica infilarti col culo nel ghiacciai della Groenlandia!

Ho una proposta: togliete i piumini e sostituiteli con fresche lenzuola di cotone egiziano. Qualche grado in più dal soffione dell'aria e la possibilità di spegnerla, non farla strisciare sopra la nostra testa se non la vogliamo. Anche questo è ecologico. Basta spiegarlo agli ospiti. Come sono certo che gli stessi ospiti sarebbero contenti si sapere che la loro acqua calda è in gran parte riscaldata dal sole. Che la corrente che consumano viene da impianti eolici o fotovoltaici piantati nei parcheggi - Autogril docet. Che i detersivi usati per lavare le cose sono a basso impatto, che si segue un rigido metodo di separazione dei rifiuti - come del resto si fa quasi dovunque a casa propria - che il riscaldamento viene da impianti geotermici, che le lampade in camera non sono più ad incandescenza, che l'acqua usata per spedire nelle fogne le cacche e le pisce è piovana e non presa dall'impianto dell'acqua potabile.
Lo so che la strada comincia con le piccole cose, con la responsabilizzazione del fruitore finale e che tutte queste cose costano e che ci vuole tempo. Lo so.
Ma bisogna cominciare ad andare oltre i semplici cartelli e le semplici pubblicità.
Bisogna agire. Ed agendo dimostrare di avere davvero un'anima verde.

E di non voler uccidere per congelamento i graditi ospiti.


sabato 4 agosto 2012

IL MURO DI GOMMA



ilpapiroweb.it


Interrompo la visione della parte finale de: "I Ponti Di Madison County", perché nella parte finale io piango, il mio coinquilino si è svegliato dalla maschia pennichella - che noia che barba che barba che noia! - ciabatta per casa come è legittimo che faccia, ed io voglio lacrimare in privato. Posso condividere questa mia abitudine ad aspergere fazzoletti in rete, ma in privato chi mi vede piangere è davvero INTIMO! 


Del resto le lacrime sono affare privato. O almeno lo erano fino all'avvento della scatola televisiva che ce ne ha fatto partecipare a fiumi, vere o di fictions, più vere quelle delle fictions a volte, di quelle proposte per vere.


Mi ritiro in camera mia e posto su un argomento a cui ho pensato più volte in questi giorni. Con il quale mi sono scontrato spesso in questi giorni. 
E lasciatemi un po' al mio delirio!... 
Cioè: la capacità della gente di opporre una barriera sconsiderata non solo alla presenza fisica dell'altro, ma a voler intendere le sue idee, le sue azioni e le sue intenzioni.


Certo è che se mi viene quest'idea in testa devo essere stato io per primo ad aver messo in atto questo strumento di opposizione: 
come tutte le cose che riconosciamo negli altri, questa deve far parte prima di noi.


Devono, più o meno, essersi sentiti così i magistrati che indagavano sulle stragi di Stato, i Magistrati che indagavano nello specifico della strage di Ustica. Tanto che alla fine ci hanno fatto pure un film con lo stesso titolo: il muro di gomma.

Il muro è quel muro che senti che è stato eretto contro di te, a difesa di qualcosa che non si vuole discutere, e che non si deve arrivare ad interpretare nella sua verità.
Non è un muro di Velcro, neppure un muro di carta moschicida o di gelatina: a questi in qualche modo troveresti un appiglio. E' qualcosa di inattaccabile, imprendibile che ti respinge e ti guarda dall'alto della sua inviolabilità, certo che nessun attacco potrà mai essere vincente contro di lui. Ci vai contro e BOING! Schizzato indietro!

Per alcuni costruire il muro di gomma è una difesa naturale: non si hanno argomenti oppure non si vuole argomentare il proprio ragionamento, quindi si rimbalzano le domande. Si sorride e non si fa nulla. Si prendono impegni che non si rispettano. Non si risponde alle domande fatte con la sincerità che certe domande richiedono. Si fa in modo che il tempo passi e compia il suo dovere. Oppure si fa in modo che sia lo sfinimento a lavorare per la propria causa. Perché il procrastinare è altrettanto efficace di un'azione. E' essa stessa un'azione.

E pensare che pure la costruzione dell' "inattaccabile difesa" deve richiedere energie. Energie e insensibilità. Insensibilità e mancanza di senso di responsabilità verso il prossimo. Mancanza di responsabilità e superbo egoismo.
Un cumulo di energie pari a quelle del nocciolo di un reattore nucleare. La capacità energetica di smuovere il mondo verso una destinazione migliore.

Già: ma se le mete sono diverse, che parlo a fare? Se la destinazione comune non è condivisa? Se l'energia impiegata non è centripeta ma centrifuga? Ognuno mira verso il proprio obiettivo e lo persegue come può... Con le energie e le tecniche che ha disposizione. Anche col muro di gomma.

Ma allora, se è vero che anche il mantenere il muro è faticoso - ma non lo credo veramente mentre lo scrivo, perché per far rimanere su il muro bisogna soprattutto omettere, e "non fare" non può essere altrettanto faticoso del "fare", anche del far male - se è vero che è faticoso, perché non si sceglie il confronto diretto? Non è più facile e liberatorio e veloce dire: "Vaffanculo, non la penso come te! Lasciami in pace"?.

L'unica cosa che accomuna questi due tipi di lotta sono le macerie che si trovano in fondo a quel percorso. Sono le stesse dolorose, inevitabili macerie, che a nessuno fanno bene, a tutti provocano dolore.

La domanda che sorge spontanea è: "Ne valeva la pena?". 

No.


venerdì 3 agosto 2012

PAURE



fotomiafattadame

Quando sei solo in casa ogni rumore assume una forza, una valenza diversa da quella che avrebbe se avessi qualcuno accanto che condivide lo stesso spazio con te.
Perfino il segnatempo del forno che scatta ed emette un suono metallico può sembrare uno scassinatore che col grimaldello armeggia sulla porta.
E la porta dell'appartamento vicino che sbatte, in pieno giorno, rimbomba come quella della camera a fianco alla mia, che naturalmente so disabitata.
Una vibrazione del pavimento dovuta alla qualunque sembra il terremoto di Messina del 1908. E quando batte davvero il terremoto... Muoio da vivo!

Insomma siamo animali che hanno bisogno di compagnia. Io per primo. Godo come un matto per i giorni di solitudine che riesco a ricavarmi, poi, all'improvviso, senza avvisare, questa sensazione di libertà si tramuta in una paura strisciante dell'ignoto. E io non la voglio questa cosa appiccicosa che mi si attacca addosso senza essere invitata. La sento un limite alla mia libertà.
Però siccome spesso arriva, e io lo so, ho imparato ad accettarla.

Io mangio per consolarmi di questo che potrei definire un assalto alla diligenza. Dolci soprattutto. E la notte se mi sveglio con un incubo tengo accesa una lampadina con la forma di Hello Kitty che in origine avevo preso per regalarla a qualcuno, da uno di quei venditori ambulanti sordomuti che t'importunano al ristorante. Ora serve a me. E poche storie.

Manco le olimpiadi mi distraggono e la vittoria della Vezzali non mi riempie di giubilo. Brava atleta, certo la Vale - come ci ricorda di chiamarla in una pubblicità, quando sta a casa sua e mangia il Kinder - ma non riesco a distaccarla dalla figura negletta che fece ad un "Porta a Porta" in cui si lanciò verso l'allora Presidente del Consiglio - indovinate chi era - e in puro stile da Massaia Fascista dichiarò che da Cotanto Premier si sarebbe pure fatta toccare. Con l'arma da combattimento? E se sì, quale?
Ecco, io per una stupida così non riesco a gioire.
La prova di quanto ho affermato è qui

Mi appresto ad andare a letto mentre Londra riposa, sperando che pure domani il medagliere Nazionale si arricchisca, soprattutto di medaglie in quegli sport che restano fuori dalla pubblicità televisiva, di quegli sportivi che non vanno in tutte le trasmissioni e non incassano milioni dall'Enel Energia.
Sono quelli che mi stanno più simpatici. E son certo che se pure loro la notte fanno incubi, da eroi veri quali sono, accendono la luce e dormono abbracciando il cuscino.
Avere fifa eleva.