giovedì 28 gennaio 2010

MAIALATA




Mi intimano di scrivere della maialata, quindi lo faccio. Se poi Igno vuole aggiungere qualche foto, faccia pure, le mie fanno schifo.

AVVERTENZA: questa sezione del blog non è per vegetariani. Se volete lanciarvi in commenti su quanto l'uomo sia crudele con gli animali fatelo pure, sfonderete una porta aperta. Solo chequesta porta aperta mangia carne - è stata vegetariana e poi si è pentita -, quindi non si fa illusioni sulla provenienza di quel tipo di proteine. Perdonatemi se dovete o potete, ma io son fatto così.





Dunque. nel freddo e nel gelo di una mattina di metà gennaio io e Igno, più Mr. Stritolatore, ci siamo avviati su per gli Appennini Casentinesi per replicare e portare stavolta a buon fine, una maialata finita troppo tardi alla fine dell'anno scorso.
Ora, perché si va a sezionare il maiale, per poi preparare prosciutti e insaccati di tutti i tipi, costolette e bistecche, se non per godere della gioia di stare insieme facendo qualcosa d'antico, che riporta al passato e a tradizioni che molti di noi hanno vissuto nell'infanzia? La risposta è: sì. Ma si va anche perché attratti dalla mangiata finale!
L'altra volta il freddo, la stanchezza, un impegno familiare del norcino e la poca organizzazione, avevano tirato così per le lunghe la preparazione che noi tre, gli stessi, rinsecchiti dal freddo avevamo volentieri rinunciato alla cena per rientrare nelle rispettive case per infilarci sotto le coperte dopo una doccia calda. Siamo scappati prima di insaccare le soppressate (teste fredde, soprassate, chiamatele come volete), esalando l'ultimo respiro e l'ultimo granello di energia per fare le scale di casa.

Stavolta siamo restati fino alla pantagruelica cena. Sempre rinsecchiti dal freddo, ma satolli come dopo un pranzo di Natale.



Ma partiamo dall'inizio. Arrivo nel luogo del massacro alle nove del mattino. Sembriamo tre omini Michelin per quanto siamo imbottiti contro il freddo. La volta precedente mi aveva fregato, stavolta conto cinque strati di abbigliamento sul torso, due sulle gambe. Il maiale ha già avuto la peggio, ma poi ce la fa pagare abbondantemente costringendoci a lavorarne le carni nel freddo delle finestre aperte di un locale non riscaldato, in montagna, a gennaio. Se ci fosse caldo la carne si deteriorerebbe con troppa rapidità. Meno male che c'è il vino...
La disposizione attorno ai banchi di lavoro segue un rigido protocollo sessista.
Il norcino è il capo e lui dispone e comanda, disossa i prosciutti, squadra con il righello i rigatini, decide le percentuali d'impasti e spezie, insomma fa lui i lavori di mano e di precisione.
Il vice norcino fa anche lui i lavori di fiducia, ma serve in questo caso specifico a spingere il lavoro avanti, perché il norcino come tutti gli artisti, manca di senso pratico appena si distacca dal coltellaccio: per lui il tempo è infinito e la fatica degli altri non si prende neppure in considerazione. Allora questo essenziale personaggio di vice-capo sta con la testa sempre un passo avanti e evita che i lavori finiscano a mezzanotte, con la gente stremata dalle inutili attese, e con tutti che se la danno a gambe. Se insomma si riesce a cenare alle 20:30 lo si deve a lui.
In più questo vice-norcino è stato quello che ha stabilito i tempi per la colazione, le pause pranzo e cena, versato vino e richiesto bevande alla casa madre e, non ultimo, allietato la giornata con scherzi e lazzi che sollevavano il morale - nessuno è in lutto per la povera bestia che ha offerto non volontariamente le sue carni, ma tutte le scomodità che ho prima elencato possono ricadere sul gruppo con una potenza micidiale.
Gli uomini di supporto fanno i lavori di selezione carne, taglio della stessa, cubettatura dei pezzetti di grasso sulla quale c'è tutta una teoria e una centimetrazione da manuale, inserimento degli insaccati nelle macchine che li sparano nei budelli, srotolamento e lavaggio dei budelli per gli insaccati (CHE SCHIFO!!!!!!! Mi è toccato due volte), pesatura di carni e spezie, impasto di salsicce e salami.
Le donne invece, sono addette alla sbucciatura aglio, legamenti di condimenti, lavamenti di pezzi orrendi della bestia che finiranno nella capaccia-soprassata-testa fredda, giramenti paioli,lavaggi vari. Poi non fanno solo quello, ma non si capisce se il grande capo apprezzi lo sforzo.
La moglie del norcino infine, è un personaggio così nascosto da risultare a prima vista secondario. Ma non è così essendo essa la vivandiera del branco di affamati - e che vivandiera!!! Oltre a questo interpreta un ruolo variabile che comprende quello di richiedentepiù e più volte al giorno la carne per il ragù - e per questo litigatrice col norcino -,vezzeggiatrice della bassa manovalanza, procacciatrice di aromi da orti propri e altrui, baristaa richiesta e apparecchiatrice di tavolate innumerevoli.



Così definiti i ruoli il lavoro va avanti spedito fino alla fine. Sorprendentemente erotici e sensuali sono i massaggi che il norcino fa alle carni, quasi da film porno. La scusa è quella di eliminare l'aria dalle budella che contengono i salami, le salsicce, le finocchione, i sanguinacci, le soprassate, la verità è che in quei massaggi ripetuti c'è tutto l'amore per quella carne che vista sul tavolaccio fa quasi impressione, ma che si trasformerà nel tempo, in salumi prelibati, antipasti squisiti, companatici stellari... fino a depositarsi a imperitura memoria del misfatto, in parti del corpo da dove neppure le diete più ferree riusciranno a staccarle. Fatto da quelle mani ho assaggiato uno dei migliori prosciutti mai mangiati. Quindi il apprezzo e comprendo la manualità di quest'opera d'arte non industriale.

Per concludere la giornata l'allegra brigata si riunisce intorno al tavolo, e tra partecipanti alla mattanza e invitati non lavoranti si arriva al numero di 10. La casa è riscaldata da un'enorme camino e, credetemi, ci vuole proprio. Faccio fatica a muovermi tra gli strati di vestiti, ma i piedi sono quasi congelati e non si riscalderanno ben bene solo a letto. Alla tavola imbandita vengono serviti:
tagliatelle al ragù bianco - da orgasmo - ;
rosticciana di costolette cotte nel camino;
arista sott'olio;
fagioli in umido - da urlo - ;
fegatelli con finocchio;
polenta fritta;
frittelline di farina salate;
carciofi fritti;
panettone;
pandoro;
torrone;
frutta fresca e secca;
caffé;
ammazzacaffé in vari gusti e dosi;
Se ho dimenticato qualcosa non ve la prendete con me: la mente era annientata dalla fatica della digestione.

mercoledì 27 gennaio 2010

OGGI




Vorrei scrivere come richiesto della maialata, e in verità l'ho fatto.
In un giorno di ricordi così tristi non me la sento di pubblicare altre cose di questo genere: con i calendari sono stato già abbastanza irrispettoso.
Quindi rimando a domani.

Lascio il giorno di oggi a memoria di chi - ebreo, pentecostale, zingaro, omosessuale, testimone di geova, portatore di handicap, etc.etc. - è stato trucidato dalle congiunte follie che si fregiavano dei nomi nazismo e fascismo, tutto lo spazio interiore e il mio raccoglimento. E unisco al loro, il ricordo di tutti quanti siano morti in tutte le stragi, di qualunque tipo di follia, nome o colore.
PERCHE' NON SI PUO' DIMENTICARE. Sarebbe troppo semplice.

COLLEZIONI


L'unico buon proposito che mi sono fatto - da solo - per l'anno nuovo è quello di scrivere un po' di più. Non so se è cosa buona e giusta, ma è l'unica cosa che mi è saltata in mente, quindi è l'unica che ricordo. Non so se serva e a chi serva se si esclude il sottoscritto, ma siccome credo non disturbi più di tanto continuerò a credere che l'idea sia buona.

Mi hanno regalato un calendario: Pompieri di New York City 2010. Un gruppo di manzi dai colori e forme variegate che si fanno fotografare per beneficenza, tutti rigorosamente a torso nudo. Doppia beneficenza. Una parte dei soldi va allo Staten Island University Hospital Burn Center; il buonumore va a chi lo ha appeso in casa. Si sono dimenticati di forare le pagine per farci passare il chiodo, ma questo è un particolare trascurabile se il fine è di appenderlo... Procederò con cautela per non rovinare gli sfondi dei manzi al pascolo. Il buon Dio, se trova tempo tra tutte le emergenze che deve affontare, trovi il tempo di benedire gli amici di buon cuore.

Mi sono regalato un calendario... Anzi due. Il primo arriva per posta ancora a nome di mia madre mancata quasi un decennio fa e non c'è verso di farlo capire all'organizzazione di Frate Indovino. Ma lo prendo perché pure se non lo appendo, mi piace avere sotto mano il calendario che ho avuto sotto gli occhi durante tutta l'adolescenza e parte dell'età adulta. Ci si segnavano sopra gli appuntamenti, le piante da travasare, le vecchie da trasportare, i gatti da vaccinare... Un'agenda familiare assolutamente non privata. Brutto ma colorato; conservatore ma simpatico.
Il secondo è il calendario di Men in the Alps. Un altro gruppo di manzi sud tirolesi, chi più in forma chi meno, che si fa fotografare sulle Alpi facendo finta di far musica, a volte con le pubende coperte solo da una fisarmonica. Scopo del calendario: farsi fotografare svestiti e fare beneficenza: tutti i guadagni vanno a due associazioni che si occupano una di assistenza ai malati di aids, l'altra all'assistenza dei bambini farfalla, un'altra strana patologia che da quello che capisco non conta un numero così consistente di sofferenti, da impegnare a pieno ritmo la ricerca scientifica.

Ho la mania dei calendari. Come se poi li consultassi: a malapena mi ricordo di stampare ed appendere al frigo quello che sta nel computer... Eppure tutti gli anni ne compro qualcuno e altri, fortunatamente me li regalano. E se Frate Indovino finisce nel cassetto, gli altri fanno sfoggio di sé appesi al muro Un tempo ne avevo uno a cui strappare le pagine giorno per giorno, che acquistavo in America: su ogni foglietto c'era un pensiero positivo per il giorno, per il mese addirittura una pagina intera di buoni propositi. Poi hanno smesso di venderlo da Border's, poi me lo sono dimenticato, adesso non lo cerco più.

Così, con la casa tappezzata di calendari mi inoltro nel secondo mese di quest'anno.

venerdì 15 gennaio 2010

POSTSCRIPT

Come faccio a non acquistare frutta e ortaggi provenienti da zone della mia Patria dove ancora si pratica lo schiavismo? Esistono liste di produttori da punire con il NON ACQUISTO?
Se le conoscete fatemi sapere.
Un consumatore che vuole sapere chi finanzia.

CONSUMATORE-UTENTE





Deve trentacinque milioni di euro allo Stato, si toglie un orecchino per riguadagnare la libertà, e altri - chi? - fanno la lotta per accaparrarsi il cimelio: aggiudicato per venticinquemila! Lo stesso toglitore di bigiotteria veniva accolto fino a qualche tempo fa in trasmissioni popolari come un eroe...
Mah!

Con la pubblicità cercano di appiopparmi una scheda per vedere a casa films, serie TV, canali per bambini e soprattutto IL CALCIO. Se la voglio, oltre alla scheda da applicare al decoder del digitale terrestre e quindi il servizio, devo pagare la telefonata che serve ad averla: il numero NON è un 800, bensì un 190. Stessa cosa se voglio la linea telefonica del campione motociclista (anche lui un tempo bacchettato dal fisco...), o per i cellulari dal nome numerale. E ancora: stessa cosa se voglio assistenza perché ho un problema con il servizio. Cioè: se ho un problema a continuare a far fluire soldi dalle mie tasche alle loro, devo pagare il servizio per il funzionamento del servizio?
Mah!

In questo Paese in cui i fornitori di un servizio - già esageratamente caro di suo: un amico in Germania spende almeno 10 euro in meno rispetto all'offerta più conveniente qui da noi, per avere telefonate nazionali ed europee gratis e ADSL super veloce h24 -... In una Nazione, dicevo dove alcuni Signori pensano a noi come dei babbaloni, pare diventi sempre più importante scegliere, senza lasciarsi trascinare dall'emozione del momento. Per non essere solo un consumatore che paga, ma almeno un consumatore che sceglie ciò che paga. Perché i soldi non ce li regala nessuno. Tranne il Superenalotto. Forse. Io intanto ho giocato.
Mah!

sabato 9 gennaio 2010

ALE ALE VIRTUALE






Cos'è cambiato dall'anno scorso ad oggi?Russo: è ufficiale. Rompo abbondantemente le scatole durante la notte: è ufficiale.
Se avevo in mente di essere una persona carina, elegante, non invasiva pure a letto, è bene che con i dati che ho a disposizione adesso cambi idea definitivamente su di me.
L'argomento è venuto fuori dopo una mia battuta rivolta al mio compagno con la quale affermavo di volergli regalare un materasso anti-decupito, visto che al mattino non risorge mai dalle coperte prima delle dieci e mezzo. Il mio sghignazzo si è spento alle sue parole che dicevano più o meno così: "Resto a letto la mattina, perché appena ti alzi tu, io riesco a prendere sonno". LOL.
Sapevo di russare, ma mica così forte! E pensare che l'emissione di rumori suini, rantoli orribili, espiri fischianti durante il sonno fu uno dei primi argomenti di discussione tra me e lui: i suoi mi impedivano di dormire appena ci conoscemmo. Rimediai con i tappi auricolari e cercando di andare a dormire a casa sua, dove il fenomeno si amplificava per via di un armadio a ponte sopra il letto, il meno possibile.
Ora il testimone di scassa sonno è passato a me.
Un altro muro da demolire, un altro premio inatteso da dover accettare da chi per tutta la vita ha cercato di rendersi invisibile.

Altra novità: la piazza virtuale di Faccialibro riserva sempre delle sorprese. A ben guardare si scopre molto delle persone che la frequentano: frasi, gruppi a cui ci si unisce, immagini e canzoni pubblicate, amici e fan club rivelano senza dubbio caratteri più o meno nascosti degli esseri umani rappresentati dalle "fotine". Così mentre scopro con un brivido che un cugino di secondo grado se la ride all'immagine dei sette nani disneyani che marciano nel bosco al ritmo di "Faccetta nera", in altri casi si possono intendere autentiche auto assoluzioni da parte delle persone che un tempo ti hanno snobbato o ferito, ed adesso ti chiedono amicizia. Capita, per esempio, che quello che è stato il più grande amico dell'adolescenza, lo chiamerò Silvan, magicamente scomparso una ventina di anni fa in concomitanza con il suo primo matrimonio, adesso mi faccia arrivare una richiesta di amicizia, sottintendendo che tutto è dimenticato. Soprattutto le voci villane e calunniose che si preoccupò di spargere su di me al momento del barbatrucco. Forse le ha dimenticate lui. Io no. Come non ho dimenticato che Silvan mi deve ancora dei libri presi in prestito dalla mia libreria... (a dire il vero Silvan ha provato in qualche modo a riallacciare i rapporti anche con metodi tradizionali almeno un paio di volte in vent'anni, ma quello che mi ha sempre lasciato di sasso è stata la capacitò di dimenticare la cosa che invece doveva arrivare per prima, cioè: "LE SUE SCUSE").

Allora la frequentazione di una piazza virtuale va intesa come qualcosa di MOLTO più volatile rispetto alla frequentazione delle persone in carne ed ossa. Cioè: un'amicizia lì sopra, se non supportata da un'amicizia reale alle spalle, vale meno di un'amicizia in carne ed ossa basata su di un minimo di frequentazione. Se così fosse potrei cliccare sul pulsante "accetta amicizia" e aggiungere la fotina di Silvan alle altre. Ma se così fosse sarebbe opportuno cambiare, sminuire certi termini usati che diventano roboanti nel mondo virtuale: gli "amici" diventerebbero conoscenti, i "fan" cambierebbero nome in spettatori attenti. Per colmare poi il gap di definizione degli amici-amici si potrebbero creare gli "amici a cinque stelle", o i "super amici" o gli "amicixdaVero".

O forse, e poi chiudo, si dovrebbe dare al virtuale il valore che gli viene dato dalla definizione del Dizionario della lingua Italiana Devoto-Oli, ed. 1990: "Virtuale: agg. 1-Che è in potenza e non in atto".
Ecco, la possibilità e non la realtà.

martedì 5 gennaio 2010

FESTE 1


Fino a qualche anno fa si poteva pensare di dividere un Paese come il Nostro - notare le maiuscole - in zone geografiche tenendo conto della quantità di botti sparati a fine anno: mano a mano che si scendeva a sud la quantità di esplosivi esplosi durante la notte dell'ultimo giorno dell'anno aumentava in maniera esponenziale ai chilometri percorsi.
E quando il primo dell'anno, dopo il concerto da Vienna che serviva solo da accompagnamento per la preparazione dei tortellini, ma era comunque tradizione lasciarlo scorrere in TV, si ascoltava il telegiornale, le nostre nonne finivano regolarmente per domandarsi: "Ma possibile che laggiù si divertano tanto a sparare?". Quel laggiù stava ad indicare il Sud, posto mitologico dal quale arrivavano le notizie più raccapriccianti, non c'erano altri termini per definire una zona per molti sconosciuta del Paese.
Che poi, tornando ai botti, non si trattava di soli spari, ma di petardi, fontane, fuochi d'artificio, bombe calcistiche, mani amputate, occhi cecati, dita volate via, bambini portati di corsa in infermeria, barelle insanguinate in un tam tam televisivo che ammorbava e abbrutiva il primo giorno delle della nuova era annuale. Che se pensavi agli stitici bastoncini scintillanti che ti eri acceso la notte precedente ti sentivi anche un po' scemo. E che ti veniva voglia di offrire un caffè ai poveri barellieri con la faccia stanca che scaricavano l'ennesimo ferito al Pronto Soccorso per le telecamere del TG.

Ora, siccome che qui sotto casa mia la notte di questo Capodanno ci sembrava la guerra, credo di poter smentire l'assioma sud uguale botti, centro-nord uguale misura. Pochi loschi individui cenanti in una pizzeria sotto casa, poco prima dello scoccare della mezzanotte, hanno dato il via ad uno spettacolo pirotecnico degno di Bagdad sotto attacco: con fuochi e botti hanno illuminato a giorno il cielo sopra casa mia, fatto esplodere la cassetta rossa delle Poste Italiane - che si è staccata dal muro dove era appoggiata ed ha sparso a terra tutta la corrispondenza contenuta - triturato un vaso decorativo in coccio che stava davanti ad un bar di fronte, divelto vari cestini per l'immondizia posizionati lungo il marciapiedi sparpagliandone il contenuto, probabilmente ucciso un paio di piante decorative posizionate dal Comune, ed altro che non ho notato. Perché io mi son barricato in casa, intimando a tutti i presenti di fare altrettanto, per non rischiare di prendersi qualcosa in un occhio.
Occhio che ad un certo punto, al culmine dell'esasperazione - ma come era possibile vendere a dei cretini fuochi che salivano in aria a più di 20 metri? Come era possibile pensare di spararli tra i palazzi? - ho pure sperato si mettessero knock-out da soli. Se non un occhio, organo importante, almeno un dito se lo potevano pur ferire leggermente... Almeno avrebbero smesso!
Invece niente: belli, sani, ubriachi, scemi, ebbri del rumore prodotto hanno dato fondo alle loro costosissime scorte, guidati da una mano invisibile - la sorte? La vita? Dio? - che a parte danni materiali non ha ferito nessuno.
Caduta la cassetta delle poste ho pure chiamato la Polizia, non so se e quando siano intervenuti, ammesso che abbiano sentito le mie parole nel bombardamento in corso.

Conclusione: gli stronzi sono dappertutto. Non si tratta più di zone geografiche, di divisioni culturali: la deficienza di neuroni imperversa sul Paese, speriamo che non chiedano tutti la pensione d'invalidità.

lunedì 4 gennaio 2010

BILANCI





In queste giornate dopo le feste, dove la panza si sposta a destra e a manca alla disperata ricerca di un luogo dove stazionare comodamente senza imbarazzare il portatore sano della stessa, mi sono giunte incitazioni all'azione, strigliate e qualche sfida. come quelle lanciate in mattinata da Ignomina, blog che seguo, è riportato sulla pagina iniziale, dateci un occhio, la quale, bella-bella, in una sola mattinata pubblica non uno, ma ben due post(s).
Io invece me ne stavo stravaccato sul divano, spostando la panza qua e là, e le gambe del mio uomo che essendo più appitonato di me, lascia la movimentazione degli atri inferiori alla mia cura, anche per ricavarmi un po' di spazio tra i cuscini.
Deficienza di movimento, surplus di ozio.
Che poi l'ozio dovrebbe essere stabilito per legge da chi regola le festività.
Invece le feste si rivelano sempre una corsa - per lo meno le mie. Corri a prendere la pasta fresca che finisce regolarmente ad attaccarsi al vassoio di carta durante la notte della vigilia; finisci di fare i regali; 1-apparecchia, sparecchia, lava, 2-apparecchia, sparecchia, lava, 3-apparecchia, sparecchia, lava... che quando ti telefonano o ti mandano un SMS di auguri finisci per sclerare perché interrompe il ritmo serrato delle tue iniziative.
Posso dire che poi quando postano su Faccialibro cose come: "E anche questo Natale ce lo siamo tolti dal cazzo", non posso non essere d'accordo.
Non voglio dire che non sia stato bene: ANZI! L'ho passato come volevo io e lo rifarei, ma l'appitonamento alla fine ci sta. Tutto.

Il bottino delle feste è stato notevole: regali a go go da tutti e per tutti, che i miei amici venuti dalla Germania si sono anche un po' stupiti: pare che su al nord ci si scambino meno cose... Bugiardi: a vederli arrivare non sembrava, perché avevano le braccia e le valigie piene: dolci, caffè al cioccolato e regali a più non posso. Addirittura una casetta fatta di panpepato con personaggi e cioccolatini attaccati che alla fine ho dovuto togliere dalle grinfie del mio uomo, sennò si mangiava anche i personaggi in plastica. Ha già fatto secco il camino e stasera si butta sui muri portanti. Poi ci credo che si appitono sul divano.
Anche gli altri mi hanno fatto regali, non lo listo per decenza, perché sono stati tanti.

Ps: sempre riguardo alle valigie. Non le perde solo l'ex compagnia di bandiera, ma anche la teutonica supernominata per puntualità ed efficienza. Ed arriva pure un po' in ritardo.