venerdì 18 dicembre 2009

TITOLI E TITOLI



Il cantante Pupo e il principe Emanuele Filiberto, ed il tenore Luca Canonici, canteranno insieme a Sanremo la canzone: "Italia amore mio". Bene. Visto che S.A.Reale ha ritirato la richiesta di risarcimento danni verso lo Stato Italiano, per non essere potuto crescere in Italia, probabilmente vorrà rifarsi attraverso lo spettacolo. Del resto ha già vinto come ballerino "sotto le stelle". Il nonno si rigirerà nella tomba? Le zie spegneranno il televisore?
Faccia lui, basta che poi non se la tiri troppo per i titoli. Anche per quelli che potrebbero, dico potrebbero, apparire sui giornali dopo l'esibizione. Il 4,4% di votanti un sondaggio del Corriere Della Sera, al momento li danno per vincenti. Bella percentuale!

Povia-senza-pudore, dopo le vicende di Luca che un tempo era gay ed adesso sta con lei - povera lei! Avrà più corna delle renne di Babbo Natale - torna a cavalcare le vicende della più bassa civiltà di questo Paese con una canzone dal titolo: "La verità". Tema: "La vicenda di Eluana Englaro". MA SI PUO'? Pare di sì. Dopo tutte le sofferenze inutili che l'umana stoltezza ha potuto imporre a quella donna e alla sua famiglia, ci mancava la moralità buonista di quel figuro che è partito dai bambini che fanno oh, è passato dai piccioni che stanno insieme per tutta la vita, per sbarcare a sindacare su un tema come l'omosessualità che riguarda milioni di sensibilità e del quale, dice lui, di non sapere nulla. Non ci fa sapere nulla del testo perché dichiara di non voler essere strumentalizzato... LUI!?!?! SENZA PUDORE.
Signora? Se mi sente da lassù nell'alto dei Cieli, dove sicuramente si è guadagnata un posto per averci sopportato, non potrebbe prendere la mira con un fulmine mentre attacca la prima nota e liberarci per un po' del suddetto cantautore? Giusto il tempo della settimana si Sanremo. Non lo voglio mica martire, no no, solo un po' sbruciacchiato, ma neppure tanto, basta che capisca che c'è un limite alla decenza mentre si spalma la crema contro le ustioni lievi.

Per il resto nevica neve siberiana a il paesaggio è bianco, silenzioso e luminoso.

mercoledì 2 dicembre 2009

MENTRE



Mentre ANCORA si discute sul tormentone: "Omosessuali, trans etc etc andranno nel regno dei cieli?", eleganti signori in porpora continuano a dire di no, perché loro lo sanno, glielo ha detto LUI, è arrivato il freddo.

Freddo = riscaldamento acceso. Crescono le emissioni di Co2, si denuncia chi non fa nulla per proteggere la salute dei cittadini che li hanno eletti dai micidiali gas di scarico, ma io al freddo sto meglio. Mi spiace per la Muratti. Ovvero: se potessi stare tutto il giorno in spiaggia al sole allora preferirei l'estate, ma visto che così non è, preferisco il maglione alla sudarella e alle giornate d'afa trascinate senza energia per casa.

E mentre si discute se era giusto o no denunciare gli amministratori considerati incapaci, le dighe Mose che dovrebbero proteggere Venezia dall'acqua alta, inaugurate più volte, visitate più volte, strombazzate come un capolavoro di questo o quell'altro governo, non devono essere ancora pronte, perché a Venezia l'acqua alta, due giorni fa, ha superato abbondantemente il livello di metri 1!! Allora tutti quei vari, tagli di nasti, conferenze stampa erano solo per dare il via ai lavori!? Che sciocco che sono. La percezione avuta era un'altra però. E pensare che io pensavo che le feste si facessero solo quando il problema, GRAVE, fosse stato risolto...

E mentre l'acqua alta invade Venezia - che cavolo avranno da ridere i turisti mentre si fanno fotografare con i piedi a bagno in tardo novembre? - ho finito un altro Austen e iniziato un altro Benni. Meno male che c'è la lettura a riportarmi al centro. E gli amici.


lunedì 30 novembre 2009

BONACCIA




Oggi non girano le pale.

Ferme. Calma piatta sui monti Sicani. Qui dove ho visto un accumulo esaltante - per me - di pale eoliche per la produzione di energia elettrica, pare scesa la binaccia.

Strano.

Si fa fatica a distinguere un impianto dall'altro, tanto è continuo il merlettare del crinale dei monti con mulini bianchi dalle dimensioni epiche. Ancora le dimensioni... L'argomento centimetri riscuote in me un interesse ossessivo. devo parlarne con la terapeuta.

Insomma mentre fuori un po' di brezza la si percepisce, le pale stanno ferme. Che strano. Devo capire di più di questi sistemi maestosi che mi incanto a seguire con gli occhi ogni qualvolta me li ritrovo davanti. Provo un infantile soddisfazione a vedere il movimento lento di quei rotori all'orizzonte. Qualcosa di ipnotico. Nella giornate di nuvole basse, vedere il movimento che emerge solo in parte dalle nubi mi incanta. Mi immagino la forza sovrumana della natura che incessante spinge e ci regala energia per le nostre esigenze di umani. M'immagino e ringrazio le manti geniali che convertono il dono del vento in lampadine accese, computer efficaci, calore per le case.

Non resto immune neppure alla forza della natura che prima faceva girare le macine dei mulini e vedere l'acqua di un piccolo fiume imbrigliata per creare movimento mi elettrizza. Trovo questa possibilità un premio all'intelletto umano. In un momento in cui l'intelligenza dell'uomo è così nascosta alla massa, come potrei non essere felice di scoprirla in queste piccole e grandi cose?


Mattinata poetica mentre percorro in autobus la strada che mi riporta a Palermo e al suo aeroporto. Tempo di tornare a casa. Non è facile allontanarsi da questo clima frizzante con una luce sfolgorante, cristallina. Come se fosse ancora primavera. Il mare è una tavola piatta, blu, blu blu. Il mare. Meno male che c'è.

Mi concedo l'arancina d'addio prima del controllo di sicurezza e poi m'imbarco.



domenica 29 novembre 2009

DELLA DIFFICOLTA' DEL CAMMINARE






Marciapiedi... Oppure: è nato prima l'uovo o la gallina?

In questo paese si cammina poco perché ci sono pochi marciapiedi, oppure ci sono pochi marciapiedi perché la gente ha sempre il culo sul sedile della macchina?

Dilemma. Quello che posso constatate è che: 1- le macchine in giro rapportate alle dimensioni della cittadina sono un numero esorbitante; 2 - se mi metto a camminare come faccio a casa mia in Toscana, qui devo prestare particolare attenzione a dove metto i piedi, mentre su posso andare quasi tranquillo. E non parlo dell'emergenza rifiuti che ha colpito la provincia di Palermo esattamente al mio arrivo - si sa: sono quello che ha un'emissione Co2 potenzialmente distruttiva per l'intero pianeta, un po' di "monnezza" me la merito - ma delle dimensioni, manutenzione e arredo dei marciapiedi locali.


Tutte le mattine mi faccio camminando un paio di chilometri e più per andare a fare il manovale nella villetta in campagna. In alcuni punti cammino direttamente sulla strada: spazio riservato ai pedoni non ce n'è! Dove c'è ho circa un 30 cm. di spazio per camminare, e dove invece ce ne sarebbe addirittura un metro e più, in mezzo allo spazio calpestabile, ma scientificamente al centro, hanno piantato alberi comunali da evitare, con tanto di buca terrosa quadrata; oppure trovo enormi vasi d'arredamento, delle dimensioni esatte del calpestabile, piazzati lì da chi crede di rendere più bella la propria casa che sta alle spalle... Nel corso, dove lo spazio ci sarebbe per tutti, se le macchine non sono buttate al parcheggio selvaggio, ad un certo punto della camminata si debbono per forza scalare le scale dell'ingresso di una delle molteplici chiese: non c'è verso, il primo gradino corrisponde al cordolo del marciapiedi. Ma non basta. Per non togliere spazio al parcheggio delle auto sovrane, i bidoni della spazzatura, traboccanti, sono appoggiati SOPRA il marciapiedi. Un delirio. Una follia. Un'assoluta disattenzione alle esigenze di chi cammina, o peggio si arrischia ad avere un passeggino col bebè o una malattia invalidante ed ha bisogno di un ausilio alla deambulazione.

Non capisco.


Ma capisco allora il bisogno di chi si pianta con la macchina in mezzo alla strada per fare rigogliose conversazioni al finestrino con guida in senso opposto. Scusate, ma se non ho dove fermarmi in piedi a far due chiacchiere, io lo faccio con il deretano appoggiato all'alcantara della MIA auto. Se per fare la spesa rischio di rompermi un piede nelle fosse delle marianne degli alberi, oppure rischio di fare la corrazzata potionkin con il mio passeggino e il bebè a bordo, io lo metto sul sedile davanti, senza cintura o seggiolino magari, e procedo a passo d'uomo a nel traffico ingorgato della via principale del paese. Anzi a velocità mulo.


Ripeto: non so quale sia la causa e quale l'effetto. Ma un po' di attenzione per godere di più di questo clima stupendo, forse, e ripeto FORSE, gli organi competenti potrebbero porcela. Senza guardare troppo al culo della gallina, si potrebbe vedere se rendendo più confortevole la passeggiata gli abitanti potrebbero essere interessati ad inquinare di meno ed a stringersi la mano uno di fronte all'altro, senza la distanza degli specchietti retrovisori a dividerli.


sabato 28 novembre 2009

SICILIA 2 - IN VOLO CON VOLO



Manovale manovale, demolisci i muri manovale!

Libera interpretazione di un vecchi successo di Jovanotti. Spero no s'inalberi. In effetti lui parlava di muratori che costruivano i muri, ma che poi si potevano dipingere, colorare, fare crollare, buttarci la palla di là, butta la palla di là etc. etc.

E mentre il muratore ricostruisce i muri che ho smantellato, mi rendo conto che la vita è tutto un fare e disfare, senza senso. Viene il giorno in cui anche le cose che avevamo scelto con tutto l'amore, la coscienza e la convinzione, divengono obsolete e e non se ne capisce neppure la ragione che ne sta alla radice. Le ringraziamo per averci accompagnato in un tratto della vita e... ADDIO.


Di queste incertezze non deve soffrire il signor Volo di cui ho letto un libro, "Il giorno in più", terminato proprio durante il viaggio. Al protagonista - posso osare dire anche all'autore? - piacciono le donne, e fin qui non c'è nulla da ridire. Milioni di pagine sono state scritte sulle donne da chi le ama e le vorrebbe possedere e magari riesce pure a farlo creandosi un personale campionario di conquiste. Quando è scritto col garbo necessario nessuno ha mai avuto da ridire: non ho mai saltato una pagina solo perché non condividevo l'argomento. Ho letto e se era il caso, ho apprezzato. Ma qui, OH MY GOD! Niente, nient'altro che PATATA, PATATA, PATATA per il paio di centinaia di pagine di cui è composto il romanzo. Tutto parte da lì. Tutto ritorna lì. Tutto sta dentro e intorno a quella. Ogni altro argomento introdotto, scompare nella profonda vagina delle donne nominate solo perché possedute. Anche il rapporto con la madre, che pure ci pare intuire abbia creato discreti danni al protagonista, diventa marginale. Il padre sparisce in tenera età e non ne comprendiamo il perché. A malapena si riesce ad intuire il lavoro del protagonista che pure, deve lasciargli molto tempo libero per consentirgli di girare il mondo. Poi s'innamora in maniera travolgente, ma non riesce a non fermare i ricordi delle altre mentre saltella da una riva all'altra dell'Atlantico.

Insomma: brutto.

Un libro che non regalerei, volgare nelle sue parti comiche che tanto vedo decantate dagli altri lettori nei siti di settore. Alcuni esempi? Come fare la cacca in aereo senza farsi crescere a dismisura i peli del deretano. Come congelare i profilattici. Come scoreggiare in casa d'altri senza essere uditi. Come classificare le scoregge.

Che meraviglia, che delizia, che tomo profondo!

Peccato.


venerdì 27 novembre 2009

SICILIA 1 - ODORI



Il signore cinese che sta dietro aromatizza la carrozza con la puzza dei suoi piedi. E' un odore particolare, tra il marcio e il tè verde, impossibile che non venga da lui. Siamo io e lui in questo scompartimento, e io non sono di certo. Giro leggermente la testa a controllare ma le scarpe non le ha tolte. Accidenti, averlo in casa dev'essere come allevare delle puzzole. Forse bisognerebbe solo cambiargli i calzini o le scarpe e consigliargli un modello in vero cuoio, e non quella fraudolenta imitazione di Nike che gli friggono i piedi.

Più tardi. Davanti a me sta seduta una coppia elegante: lei franco-italiana alterna frasi in italiano e in francese, lui capisce lei ma le risponde in italiano. Entrati nello scompartimento si sono accomodati: lei-"E' in orario"; lui-"Già"; lei- "Meglio". Poi quando la comunicazione sembrava terminata e lui aveva già aperto il quotidiano, lei è partita in una caziata in francese sul di lui vizio di fumare. Lei profuma di lilium e lui legge. Un profumo di un'eleganza con una marcia in più. Non credo neppure che potrebbe stare bene a tutti, ma a lei calza a pennello. Godo di ogni refolo l'aria che mi porta l'aroma, perché è buonissimo. Peccato che dopo il primo attimo di piacere non possa non ricordarmi l'odore della camera mortuaria della Misericordia. Povero lilium: indissolubilmente legato alla morte.

Termine corsa: abbandono i miei anonimi compagni di viaggio. Salgo sul treno che mi porta in aeroporto e lì sto per stramazzare al suolo. Meno male che ho i manici delle valigie a sorreggermi: dopo i piedi cinesi, il lilium mortifero ci mancava la puzza umana del vagone lercio chiuso sotto il sole. Come se fosse stato abitato negli ultimi vent'anni da un raggruppamento armato di barboni in inverno. Grazie alle Regie Ferrovie dello Stato in meno di tre ore ho fatto un tour olfattivo degno di una visita al museo dei profumi. Ma da vomito.

PS: per lo stesso tempo di percorrenza tra città e aeroporto, in Germania ho pagato la metà del biglietto pagato qui ed ho pure viaggiato in un vagone PULITO.


Sempre parlando di naso: di ritorno dal mio lavoro di manovale in cantiere di casa Sicilia - manovale perché mi fanno solo demolire, smurare, trasportare i calcinacci, passare gli attrezzi, spalare la rena per l'impasto o portare le calrarelle del cemento, ma non osano farmi incollare un mattone all'altro - e fanno bene - di ritorno, dicevo, avevo le narici incollate dalla polvere. Sì è vero, abbattere pareti crea un leggero alone di polvere. Mi sentivo il naso così intasato che se avessi aspirato tutti i detriti per spostarli da un posto all'altro, avrei ottenuto lo stesso effetto mortifero.

Allora mi sono sciacquato le frogie in profondità, aspirando acqua. Magia della pulizia: quando sono uscito per andare a fare la spesa gli odori erano intensi e bellissimi: sotto il vento di scirocco, potevo avvertire l'odore del mare.



lunedì 9 novembre 2009

RONFARE


Eccolo qui, cappottato come la spider della Magnani



Passata domenica in casa,
Fuori piove a tratti.
Come se il tempo metereologico avesse deciso di riprendere il controllo sulle nostre vite: basta pretendere che sia sempre bello, sempre tiepido, le montagne sempre innevate. Ora faccio come mi pare.
Mi pare di sentirla questa voce che tuona dall'alto. Del resto d'immagini bibliche di voci tonanti che nell'antichità sbaragliano le nuvole è piena la nostra cultura. Non è detto che non le risentiremo quando oseremo, laicamente, staccare il primo crocifisso dalle laiche aule scolastiche. O forse no.

Non ispirato all'uscita di casa, ho passato la serata in compagnia del gatto che si è sorbito la duecentocinquantunesima visione di "Pomodori verdi fritti" - etc. etc. - e poi anche la puntata di "Criminal Minds", una delle poche cose che aspetto in TV. E mentre sullo schermo passavano i volti dei personaggi che ragionano come robots e non hanno nulla di umano, neppure nelle espressioni, ma mi piacciono proprio perché sono TOTALMENTE FASULLI e non falsamente veri e intensi come nelle nostre fictions, dicevo che mentre guardavo la TV il gatto si è accoccolato sulle mie ginocchia, preferendomi alla stufa.
Devo essere un tipo caldo. Che dire?
Mi ha fatto comunque tenerezza il suo totale abbandono mentre russava sulle mie gambe - perché Pallino russa davvero - la totale fiducia che ha riposto in me mentre si faceva addirittura massaggiare la pancia, la testa, le orecchie.
Basta poco a commuoversi. Basta poco per sentirsi importanti.
Chi non ama i gatti potrebbe obiettare che gli sono servito da scaldino e da pedana vibrante, e forse non avrebbe tutti i torti. Ma io che lo amo e so quanto i gatti siano tutt'altro animali senza riconoscenza e memoria delle persone, so che stasera mi ha fatto un regalo: mi ha fatto sentire utile a lui nell'incerta sfera che va a toccare gli affetti felini. Non nella nutrizione e nello smerdare la lettiera, compiti che eseguo con diligenza e precisione. A suo modo ha dimostrato di fidarsi, ha aperto una porticina che spesso gli umani chiudono per la solita paura della delusione. Mi ha riconosciuto.

Grazie mille grandissimo rompipalle di un Pallino.

P.S.:Che poi quando sono sceso per mettere la macchina in garage abbia tentato la fuga verso il suo parcheggio preferito è un'altra storia...

venerdì 6 novembre 2009

301 PER ORA





Pronto, sono pronto per alzarmi dal computer e abbandonarmi alla schiavitù ossea dello yoga.
Devo staccarmi dallo schermo ma... che fatica!

Grazie ad Igno ho scoperto http://www.anobii.com e mi sono creato un altro lavoro, quello del catalogatore di libri: i miei. Caspiterina, sono a quota 301 ed ancora non ho finito.
Oggi sono riuscito a inserire "Vita di Pi", che stava nel terzo gruppo degli stranieri e che proprio Igno mi aveva regalato, e sempre lei mi faceva notare che ancora non c'era sullo scaffale elettronico. Fatto! Adesso se apri, i libri sono posizionati nella biblioteca in noce virtuale dall'ultimo finito, lo vedi lì.
Prendo la cosa con disincanto e come la possibilità di crearmi un catalogo completo delle cose che ho, da trasferire magari in Exel... Così che non mi compro due volte lo stesso libro, come oggi ho fatto oggi con un DVD, ma quella è un'altra storia. Comunque un paio di moccoli li ho tirati...

E poi c'è la possibilità di spolverare i volumi che giacciono non toccati dall'anno scorso. Con D. che mi fa le pulizie avevamo deciso che questo era il momento di farlo, chiuse le finestre, passata l'estate. Ma le basterà aspettare ancora un po' e il lavoro sarà fatto da me. Con più amore. Estraggo il libro dallo scaffale, inserisco il codice nella macchina, spolvero il tomo in attesa che appaia la copertina, cerco date di riferimento nella prima pagina - un tempo mi divertivo a segnare dove e quando lo avevo preso - chi me lo ha regalato, se si tratta di un regalo, aggiungo un commento e vai al prossimo. Non prima di aver dato una seconda passata di straccio ed aver controllato le condizioni di conservazione del volume.
Inutile dire che i ricordi scorrono a fiumi, perché per me i libri sono anche questo. Più delle fotografie. Rivedo, a volte, addirittura il momento in cui li ho acquistati, rivedo le persone con cui ero. Oppure i volti ansiosi di chi porgeva il pacco dono e aspettava una reazione positiva.
piccoli flash, istanti congelati. Anche nell'affetto. In alcuni ritrovo con sorpresa foto di me usate come segnalibro. Evito il confronto, ma il libro oltre alle sue fa scaturire altre immagini. C'è una foto di me a Parigi, alle spalle un cantiere per strada, ancora più indietro Montmartre. Indosso un cappello da marinaio, è la mia prima visita all'estero da solo. oppure una campagna toscana un po' sfocata, ma d'autunno e bella. Il fatto che le foto un tempo avessero la data, aiuta nella catalogazione.

Ma il lavoro è lavoro. Prendo seriamente anche questo. Insomma mi trasformo in...? Un certosino? Un amanuense? Un investigatore privato?
Un bibliotecario di casa propria.
Ho pure trovato varianti inaccettabili tra le vecchie cose: romanzi di Judit Krantz, Colleen Mc. Cullough, Tracy Quan... Stavo per non metterli. poi mi son detto che se non volevo fare lo splendido, dovevo cacciar fuori anche quelli e confessare i peccati di gioventù. Sarà una biblioteca sincera questa mia on line. Se volete farvi qualche risata, non avete che da sfogliare. Ho tutta la roba di Richard Bach in un bel numero. Ne do giudizi basandomi sui ricordi, quanto il libro mi abbia emozionato, quante volte lo abbia riletto. Oppure cose che non ricordavo neppure di avere e tanto meno aver letto. Che fare? O li si rileggono o li si potrebbe addirittura regalare o cestinare. Ma evito questa forma di selezione nazista per amore delle pagine stampate. Dell'odore della carta che invecchia, della polvere.
Tanta. Troppa.
Ciao, devo assolutamente andare.

martedì 3 novembre 2009

GETTING READY





La vita assomiglia ad un cartone animato o è il cartone animato che assomiglia alla vita?
Non sto parlando di tipi buffi che si incontrano per caso per strada o dell'amico che ha movenze da fumetto. Parlo dell'albero che vedo dal balcone, uno dei pochi ancora in piedi dopo l'attacco estivo dell'afide Segae Circularis, perché di un altro proprietario, un albero alto, rigoglioso e pieno di foglie. Dopo la pioggia violenta di oggi pomeriggio mi è apparso improvvisamente nudo, con tutto il vestito verde e giallo ai suoi piedi, come un albero di un film di Harry Potter, che arrivato l'inverno, si libera in un sol colpo di tutte le foglie. Rumore di cascata. La prova che l'inverno è ormai alle porte.

Come personaggi dei fumetti, o meglio come i topolini delle gabbie che ruotano istericamente nelle loro ruote da passeggio, girano girano e restano sempre lì, sento i commenti ed gli sbuffi sulle temperature che sono irrimediabilmente calate. Forse dimentichi dell'estate appena passata, una delle più lunghe e calde che il mio cervello ristretto ricordi. Più di una volta in agosto mi sono immaginato come Paperino che suda sulla sdraio in giardino, cercando refrigerio in una bevanda con cannuccia.
Ma a quanto sembra il ricordo è passato e memori solo di noi stessi, inveiamo contro il clima scomodo che ci costringe ad abbigliamento pesante e parapioggia. Come se quest'estate non avremmo tutti volentieri fatto la danza della neve mentre invocavamo un po' di fresco e la fine della calura

Ma nel frattempo si è creata una nuova emergenza: quella dell'influenza suina, che svolazzando da un continente all'altro è arrivata pure qui. Vittime ce ne sono e fa impressione vedere quanto le tv ed i giornali ne parlino. Il popolo come una migrazione biblica, sposta l'attenzione da un fatto all'altro, basta che sia reale: cioè che la tv ne parli. Ne parla anche il Vice Ministro della Sanità che raccomanda di non precipitarsi nei "Pronti Soccorsi" in caso di febbre. A farsi curare c'è certamente finito, ma dal ridere, qualche esperto Signore dell'Accademia della Crusca. Nei giornali francesi hanno cominciato a insegnare la prevenzione già dall'estate, qui Topo Gigio ci ha messo un po' di più per arrivare sugli schermi. Salvati da un topo. Di gommapiuma per giunta. Grazie Gigio.

venerdì 30 ottobre 2009

TERRA vs Co2





Ieri mi sono avvicinata all'internet con la voglia di perdere l'intera giornata davanti allo schermo: fuori il tempo non invitava a fare altrimenti, la mia giornata era sgombra d'impegni fino alla sera, quindi il computer serviva a cazzeggiare e soprattutto, ad allontanarmi dall'asse da stiro che chiedeva vendetta.
Piazzata l'asse da stiro proprio davanti alla scrivania - così che i sensi di colpa della casalinga perfettina si sono
scatenati acquietati quel tanto che basta per non irrigidirmi tutta - mentre si scaldava il ferro- seeeee - ho fatto una rapida incursione sulle prime pagine dei giornali on line e vi ho trovato un test promosso dal WWF, che servirebbe per calcolare il nostro impatto di emissione di Co2, sull'ambiente circostante. Che figata!
Certa di risultare da primina della classe, la coccola della maestra,l' antipatica di turno, mi son messa lì, incurante della Luisa che dentro gridava che era tempo di fare le cose, non di perdersi alla ricerca di domande che hanno già risposte conosciute. Sorda come non mai al richiamo al dovere ho cominciato.

Il test parte con la ferale domanda: "Quanti siete in casa?". La risposta secca è uno, visto che non credo che il gatto conti e non posso inserire nessun decimale per quel mezzo che ci starebbe proprio bene: un uomo, purché latitante ce l'ho...
Poi si passa ai ragguagli sulle bollette - luce, gas - e consumi sul riscaldamento. Scopro che il pallets non è compreso e metto il tonnellaggio dei consumi sotto la voce "legna".
Poi le abitudini di guida. la potenza della macchina, i chilometri percorsi e quanti gli occupanti del veicolo: efficiente, che significa che non faccio rally e Igno mi prende in giro dicendo che ho una guida da pensionato, media, circa 4000 annui messi giù senza aver dati certi in mano, e infine, miseramente uno. Anche qui i decimali non sono previsti, ma almeno uno 0,4 me lo meritavo, perché se è vero che sono sola, a volte viaggio con amici a cui non piace la mia guida, raramente con l'omo, più spesso con mia sorella.
Viaggi aerei espressi in ore di volo: metto tutti quelli che mi servono per raggiungere l'uomo a 1000 km di distanza e aggiungo un'intercontinentale all'anno per visitare mia sorella. Scordo - di proposito - i voli interni del mio ultimo viaggio in Canada: quella era un'occasione speciale, mica vado in giro per il Canada tutti gli anni, no?!
Col treno me la cavo un po' peggio: metto una cifra tot, tanto per dire che il treno lo prendo, ma non tanto spesso.
Reparto cibi: "Sono vegetariano?"... MA DDE CHE!!!! Avanti ancora per scoprire che mangio carne di mucca due volte a settimana - mai calcolato prima - e che la carne di mucca prima di arrivare al bancone della macelleria produce Co2 in quantità impressionante; qualche volta sbrano animali da cortile e maiale che invece ne producono meno, stessa cosa per insaccati. Alla voce formaggi e latticini mi lancio sulle decine: se devo contare tutte le tazze di latte che mi prendo prima di andare a dormire, quelle da sole fanno almeno 7 a settimana. Poi c'è il cacio sui maccheroni - anche quello conta? - e ce lo metto, la crescenza bio che non manca mai in frigo e la feta per l'insalata. Orrore: la produzione di formaggi riscalda il pianeta più o meno come la carne di vitella... Il computer mi fa sentire una merda... Ma che devo fare? E' vero!
Alla fine le verdure e la frutta: "Compro solo verdura di stagione?": più o meno sì. "Solo prodotti locali?": ci sto attento e mi rifornisco dal produttore. "Sto attento agli imballaggi?": certo!
E così avanti fino alla fine del test.

Quando arrivo in fondo ho la certezza di essere molto bravo nei riguardi dell'ambiente, totalmente biologico/ecocompatibile, quindi quando vedo il risultato che supera i

16

mi viene da ruzzolare per terra dallo sconforto. La media nazionale supera di poco i

9

quindi io sono una DEBOSCIATA/INQUINATRICEDIMERDA/PAZZAEINCONSAPEVOLE!!!!!


Ma non finisce qui!!! La schermata mi spiega anche con un tono falsamente istruttivo, che se tutti inquinassero come me, ci vorrebbero 13, dico TREDICI Italie per poter smaltire la massa del mio Co2. La stessa stronza mi spiega che sarebbe meglio confrontare questi dati con i miei amici, così da renderli edotti che sono amici di una bastarda che io consumo parecchio e loro potrebbero insultarmi a morte indicarmi la strada per consumare più consapevolmente. MANCO MORTA!!!!! Questo è un segreto che morirà con me. Puoi giurarci, carina!

Meglio se stiravo e stavo lontana dallo schermo maledetto.
Mi piazzo dietro l'asse e sento dentro di me la voce della Luisa che sghignazza. Passo e ripasso un lenzuolo, che se non la smetto cuoce a puntino, pensando che ci dev'essere un errore di fondo.
Ma non sono io quella che ha isolato tutta la casa per evitare le fughe di calore col sughero naturale? Non sono io quella che ha cambiato tre finestre per metterci i vetri isolatissimissimissimi? Non sono io quella che ha riempito le intercapedini dei muri esterni con l'argilla espansa? Non sono io quella che ha preteso il pannello solare per avere l'acqua calda a impatto zero? Non sono io quella che usa una stufa a pallets perché il pallets è fatto con gli scarti del legno e non con le foreste equatoriali? Non sono io quella che ha scelto un parquet proveniente da foreste ecologicamente sostenibile? Non sono io quella che ha voluto che tutti i materiali per la ristrutturazione venissero dall'Italia
anche se con quello del bagno mi hanno fregato alla grande, per non inquinare troppo con i trasporti? Non sono io quella che ha messo la cassetta per recuperare l'acqua piovana e innaffiarci i fiori, senza sprecare quella potabile? Non sono io che come Igno, recupero l'acqua fredda della doccia per farci i lavaggi in lavatrice?
IO, quella che si è comprata la pallina di ceramica per usare meno detersivo! IO, quella che ricicla da quando ci sono i bidoni e tutti la prendevano per le mele! IO, che spengo il motore della macchina quando mi becco i rossi che so essere troppo lunghi! IO, che rompo le scatole al supermercato se trovo i limoni argentini e le frutta spagnole! IO, che se devo scegliere tra un prodotto e un altro valuto provenienza, imballaggio prima degli ingredienti e del prezzo!

Incazzata come una biscia ho finito di stirare. Fancù, crepassi qui se faccio un altro test!
Firmato: Melinda, la Vs amica che rilascia... Co2

martedì 27 ottobre 2009

IL RENO NON ESONDA

Secondo P. saper parlare e scrivere correntemente tre lingue diverse significa essere "di lingua facile". Secondo R. destreggiarsi solo con una significa essere "di lingua difficile".
Io sto nel mezzo e non mi lamento.

Comunque. Le due lacrime previste fin da prima della partenza ci sono state. Ma sono state calde di commozione e di gioia per un momento importante nella vita di due cari amici. Sono state silenziose e piene, senza singulti. Son colate sul colletto della camicia senza che nessuno, tranne P. se ne accorgesse, poi si sono dissolte nel freddo della mattina tedesca, quando mi hanno portato fuori dalla sala del Comune dove si era celebrato il MATRIMONIO, per fumare ed attendere gli sposi. Il vento freddo asciuga come il caldo di una giornata d'agosto.


La mattina era fredda e brillante all'inizio e ci eravamo svegliati con un buon anticipo per tutte le operazioni di accurata toilettatura canina che si addicevano a due che si erano portati dietro un'intera valigia di abiti. Fuori c'era il sole e dalle finestre della camera i tetti bassi di Colonia erano bagnati dall'umidità della notte. Dalle finestre delle case vicine non protette da nessuna tenda, nessun movimento percettibile. Le cucine sono ancora vuote. Il profumo del caffè nella sala colazione mi ha rimesso in piedi: pane-burro-marmellata e poi di corsa a lavarsi i denti.
Le strade che percorriamo in tre - io, P. e la cugina di uno degli sposi - erano ancora vuote il sabato mattina alle otto e trenta. Aperte le panetterie che accumulano tonnellate di bomboloni in banchini esterni e sfilze di pane con tutti i cereali possibili e immaginabili. Il profumo del pane da voglia di fermarsi e veder cadere i pezzetti di crosta da quelle forme colorate, mentre ci affondo i denti.
Le strade già pulite. Le panchine vuote e le vetrine serrate a chiusura mattutina. Guido il gruppetto tra le strade pedonali, unico possessore di piantina cittadina e di un vago senso dell'orientamento. Camminiamo veloci. Le chiacchiere son poche e vertono sul freddo che ci fa stare rinchiusi in noi stessi in pose rigidissime, mentre l'argomento matrimonio non viene sfiorato: scaramantici forse, di fronte all'immensità della promessa alla quale andavamo ad assistere.


Gli sposi arrivano subito dopo di noi, in netto anticipo rispetto all'orario comunicato per l'appuntamento, così entriamo nell'accaldata sala del Comune - Rathaus - senza aver avuto neppure il tempo di una sigaretta con calma. Ma da quel gelo bisogna scappare. Seguiamo i bouquets che entrambi gli sposi hanno in mano ed i oro abiti grigi ed eleganti, le loro facce eccitate, gli occhi brillanti e un po' stanchi. I parenti e gli amici subito dietro. C'è posto per i cappotti e mi libero del mio come di uno scafandro.
Strette di mano, incontri e re-incontri, chiacchiere, affidi di amici ad altri amici, lingue diverse che si incrociano - spagnolo, olandese, italiano, inglese, israeliano - su di tutto il tedesco, la lingua ospite. E foto, foto, flash.
E sorrisi ancora di più dei flash. Non ho pensieri particolari in quello stanzone con file di sedie allineate in forma di convegno che ci trattiene dalla sala vera e propria dove si celebrerà in matrimonio. Mi sembra lontana anni luce la frase. "Farà di te
una donna un uomo onesto con questo matrimonio". Sbriciolata nell'esplosione dei luoghi comuni, delle convenzioni che QUI non servono più. E ci lasciano liberi di respirare e a me e P., di camminare mano nella mano, forse per la prima volta nei primi otto anni della nostra storia. Nella mia testa di forma a tratti il pensiero di essere finito nel paese del Bengodi. Non è così. Ma almeno ci rassomiglia e fa di tutto per non perdere quest'immagine. Altre immagini non ci sono: non penso all'Italia, da lì non mi appartiene con tutto il suo repertorio di cazzate clericali.


Attraverso un bel chiostro veniamo introdotti nella medievale sala delle cerimonie. Siamo alla base di una torre. C'è un tavolo dove si accomoderanno l'Ufficiale del Comune da un lato, gli sposi, i testimoni, la traduttrice per coloro di lingua difficile, che sono arrivati da fuori.
C'è un pieno di volti sorridenti tra le persone che assistono. Essendomi accomodato a ridosso del muro per poter vedere i volti degli sposi non ho accesso alle espressioni di coloro che sono seduti davanti a me, ma quelli che stanno in piedi e di G. che farà da traduttrice per tutto il tempo, e ad un certo punto mi prenderà come punto fisso da osservare per sopperire alla mancanza di spavelderia e non soccombere alla timidezza, degli altri dicevo, vedo la serenità e la gioia.
Primo attacco di lacrime quando G. traduce una poesia che la Delegata del Sindaco legge agli sposi una breve poesia che parla di frazioni di tempo da dedicare all'altro. Di quelle schegge di attenzione lanciate là nel corso della giornata che alla fine della settimana fanno dire: "Sì, sono importante per questa persona". G. mi guarda negli occhi mentre traduce: è come se lo dicesse solo a me. E mentre lei si fa forza con me, io mi faccio forza per non far crollare lei dopo di me. Mi trattengo mentre cancello dalla memoria della macchina fotografica tutta una parte del discorso appena ascoltato, per aver abbastanza spazio per tutte le altre foto.
Stringo la mano di P. e si arriva all'internazionale: "Vuoi tu etc. etc.".

Stringo la mano di P. con forza e lui ricambia. E tra un semplice "Ja" e un "Ja, lo voglio", detto dallo sposo tedesco, come a farci sapere a noi lenti di lingua che le sue intenzioni sono serie e si prenderà cura di R., alla fine scoppia l'applauso liberatorio. Al quale non partecipo perché con una mano stringo la mano di P. come a sorreggermi, con l'altra la macchina fotografica che continua a filmare il momento. Solo dopo saprò che il film è venuto decentemente, perché non so voi, ma io attraverso lacrime ed occhiali non vedo bene.


Mi ricompongo, abbraccio gli sposi e vengo trascinato fuori a fumare e a non dare spettacolo di me stesso.
E' finita? No. Prima ci sono il lancio del riso, il lancio dei petali di rosa, il dono di un bimbo che consegna una deliziosa tavoletta di compensato colorato su cui ha attaccato due sposi LEGO che si tengono per mano. E tanto altro ancora.
C'è il suonatore di organetto che gira la ruota per riprodurre il suono della marcia nunziale.
Ci sono le altre coppie che escono dallo stesso comune ma da cerimonie altrui.
C'è il nostro prossimo rifugio: la casa le caffè del Museo di fronte ad offrirci rifugio e rinfresco.


Restano i ricordi nella testa e quelli in formato elettronico con le immagini.
E la certezza di aver vissuto il matrimonio più emozionante a cui abbia mai assistito.
A mezzogiorno, dopo una colazione, ci separiamo sotto un cielo che promette pioggia.
I soliti tre si avviano verso le stanze d'albergo prima di una incontro pomeridiano con gli sposi, una passeggiata, un aperitivo e a finire, una cena tipica.


Ha piovuto, ma né la pioggia, né le mie lacrime hanno gustato la giornata o fatto esondare il Reno. Risalito dalle sue chiatte, il fiume non ha assistito alla rovina di nessuna famiglia perché due uomini si sono sposati. Nessuno è rimasto ferito, nessuno è corso a presentare istanza di divorzio, l'ira divina non si è scatenata. LOL. Tutti hanno invece gioito. Ho un ricordo di gioia dentro di me. Quello che voglio conservare. Mentre il fiume continua indifferente a scorrere.

domenica 18 ottobre 2009

RIENTRO


La sora Lella che cerca disperatamente
di mettere sottovuoto il mio piumino.
Non le riuscirà.



Il giardino dietro casa, quello deforestato è ancora incolto, brutto, abbandonato ma un po' più verde. Bramo di sapere quando inizieranno i lavori della piscina, ma ancora nessuna ruspa in primo piano. Che poi non è detto che ci facciano davvero una piscina. E' solo che me lo immagino io, quindi una piscina ce la dovranno fare.
Mentre l'autunno cala su di me con i suoi pomeriggi accorciati, mi viene da sorseggiare un FERNET BRANCA, magari miscelato con Coca Cola, come lo bevevo un tempo in Argentina. Quando annuncio il tipo di bevanda vedo la gente che ha i conati di vomito, ma non è poi così male. Mannaggia, mi sono dimenticato della Coca Cola!
Le mezze stagioni mi deprimono un po', come i film d'amore. Ma mentre i secondi mi fanno versare un po' di lacrime, le prime mi si piazzano sull'umore come ippopotami paralitici. Ci vorrebbe un imbalsamatore di buon umore, per levarmi il peso della bestia da sopra. Così insieme alla cacciagione alle pareti si potrebbero attaccare risate scroscianti per i mesi di passaggio.
L'anno non è finito, gridano le temperature che si sono abbassate. Se questo è vero, come è vero, ora che mi affaccio alla finestra vedo i lampioni accesi e mi sento strano, come se fossi capitato all'interno del film di Shrek senza abito di scena. Mi sento fuori contesto.


Questo scrivevo qualche giorno fa prima di involarmi per la Sicilia poi per Roma.
Ora il gelo si è piazzato sopra casa mia e dopo un'assenza di 10 giorni, ho trovato la temperatura interna a 13,7°. I pinguini avevano il raffreddore, le renne strappavano le pellicce agli orsi polari. Babbo Natale se la prendeva con gli elfi. Per riscaldare la casa ci ho messo tutta la sera a forza di un lavoro di squadra tra pallets e termosifoni, altrimenti ancora congelavo. Mi sono arrampicato su in cima all'armadio ed ho prelevato il meraviglioso piumino di seta comperato a Zhouzhuang. Bardato il letto ho rivisto la mia vita in prospettiva: il freddo non mi avrebbe vinto.
Ma le prime cose che ho notato rimettendo piede a casa sono state:
1- il gatto mi ha riconosciuto dal rumore della valigia sul marciapiede e quando sono arrivato era già lì che si massaggiava la pelliccia al cancello. E poi dicono dei gatti... ;
2- (questo solo per chi ha seguito da quest'estate) la sospetta piscina è.... UNA PISCINA!!! Una colata di cemento sotto il livello del giardino, lievemente angolata, fa bella mostra di se nello sterrato incolto. Se tutto va bene una radice dell'albero centenario è rimasta sotto il cemento e risalendo naturalmente verso la luce spaccherà il piano artificiale. Formerò per la prossima estate un comitato di accoglienza per le famiglie delle zanzare profughe, che qui otterranno asilo. Potrei usare quello che avevo messo in piedi per salutare gli alberi abbattuti.

Non ce l'ho con le piscine in sé e per sé: è solo che preferisco la frescura degli alberi rispetto a quella delle vasche clorose: profumano di più e consumano di meno. E l'aver visto e previsto fin dal primo momento lo scempio di quel giardino non può rendermi assolutamente felice.
Adesso mi faccio una torta e mi butto sul dolce... Meglio di no: l'abito per la cerimonia di sabato prossimo è già stato allargato al limite delle sue possibilità: DIETA!!!!!

sabato 17 ottobre 2009

CHE LUSSO...


Serata a teatro a Roma.
Che chic mon cheri!
In un minuscolo teatro vicino al Teatro Marcello, dopo una fetta di pizza in quello che un tempo era il Ghetto, ci avviamo verso la serata prenotata mesi prima per esser certi di avere i posti.
In scena: "Oddio, mamma!", atto unico a due voci epistolari, mamma e figlio, con Franca Valeri e Urbano Barberini.
Ci riuniamo, io e Ros, alla mia amica Elena in un bar prima di entrare in teatro.
Dopo aver lottato col cameriere cingalese che voleva servirle amica un bitter bianco anche se era stato chiesto rosso, perché lui lo aveva già versato, prendiamo posto in sala.
Si spengono le luci e si accendono le mie risate. Il testo è fulminante, crudele. La veridicità della poca azione scenica è pacchiana e esasperata, ma vera fino al dolore. Dolori di frasi, giudizi che chiunque ha sentito da uno dei propri genitori. Loro le dicevano senza pensarci, noi ci facciamo i conti anche dopo trent'anni.
Finisce tra gli applausi e ci precipitiamo in camerino. Io e Ros ci siamo forniti di un supporto particolare per farci fare l'autografo dalla signora Valeri, mega icona di quello snobbismo crudele che mi fa tanto ridere: ci siamo quindi procurati dal giorno prima due copie del DVD "Piccola Posta", un film di Steno del 1955 che ci fa morire del ridere. Lei ne è la protagonista insieme a Sordi.
Ci mettiamo in coda davanti alla porta della signora Valeri e dopo una breve attesa siamo introdotti.
Complimenti di rito, strette di mano, richiesta di Ros di poter fare una foto con la protagonista femminile: "Come a Luordes...", dice per acconsentire.
Ros afferma di essere venuto giù dalla Germania per vedere lo spettacolo, ed è vero. Ma non provoca reazioni.
Richiesta di autografi sul supporto Versatile: "Che lusso...", spara inforcano la penna.

Colpiti e affondati dall'ironia che siamo andati a cercare.

giovedì 1 ottobre 2009

CON CALMA, PLEASE



Stamani mi sono presentato al mio non lavoro di raccoglitore con tutte le energie, la volontà e l'adrenalina che la forzata inattività infilano nel corpo di un essere umano. Più che Melinda sembravo LUISA, quella che comincia presto, finisce presto e di solito... Avevo tutto: zaino con borraccia d'acqua, altrimenti Igno m'infama, forbici da potatura quasi nuove e certamente affilate ed abiti campestri: pantaloni vecchi che appena si chiudono in vita e quindi si sono fatti un po' cortini sulle scarpe, maglietta bucata in varie parti. Sembravo Scarpantibus.
Mi aspettavo del lavoro duro, pesante, anche se veloce, ero l' action man de noartri. La versione milanese del contadino precisino.
Ma c'è sempre un MA che può sorprendere.

La vita va vissuta con lentezza e ne ho avuto una dimostrazione.
Arrivo alle 8,30, mi presento praticamente con le forbici in mano e mi fanno parcheggiare con garbo. Un nugolo di cinque cani mi abbaia tutta l'indignazione per l'intrusione. Magari li ho pure svegliati.
Poi ci si siede a prendere il caffè, visto che colazione l'avevo fatta e non necessitavo di carboidrati. I cani entrano in casa e mi odiano profondamente.
Poi, con calma, molta, magari aspettando che la giornata cominci ad asciugare i grappoli dalla brina, si fa un giro d'ispezione per il terreno, con spiegazione di coltura e beghe varie col vicinato. Visita al pony, pollaio, orto, serra. assaggio di un frutto legnoso, forse una giuggiola, che mi fa schifo.
Solo molto più tardi si inizia a cogliere. Senza pause.
Ma a mezzogiorno abbiamo finito.
Pausa sigaretta.
Chiacchierata sulla sedia, io che cerco di rendermi utile alla padrona di casa che sta di pignatta, portandole la legna per il forno. Rilassati Mel!
Altra chiacchierata, visita della casa e altro orto con pomodori e ficaie.
Altra chiacchierata con i cani che finalmente si fidano di me e si precipitano in tre su di me.
Pranzo dall'una alle due, primo, secondo, contorno, frutta, caffè finale e sigarettina con calma.
Verso le due e mezza si passa alla frangola per mettere il mosto nei tini d'acciaio.
Alle quattro è tutto finito, persino un accenno di pulizia ai macchinari e alla cantina è stato fatto: i padroni di casa provvederanno al resto... domani. I graspi sono nella carriola e non sono stati allontanati dalla cantina, le cassette sono tutte da passare con l'acqua. Qui il fantasma perfettino di mio padre avrebbe già avuto un ictus non potendo ripetere l'infarto che l'ha creato: ancora lo ricordo che sbraita mentre dirige le operazioni di pulizia dei materiali usati, dei macchinari usati, delle forbici usate che vanno contate come in sala operatoria, del carrello del trattore usato e intima a coloro che si occupano dei graspi, di portarli il più lontano possibile nel perimetro del campo, altrimenti il vino inacidisce, i moscerini raggiungono il mosto. Ci mancava solo che ci chiedesse di dare la cera alla carrozzeria del trattore alla fine della vendemmia. E se non lo faceva era solo perché non aveva la cera per trattori.

Ma torniamo ad oggi. Altra seduta in giardino, altra chiacchiera pacifica sui massimi sistemi: gli infissi.
Alle cinque, dopo aver ringraziato - IO, sì io ho ringraziato per questa giornata - risalgo in macchina e mi avvio a ritornare in città: ho uova fresche nel paniere, un bottiglione di vino tra l'atro buono, e dei pomodori cuore di bue che ho affettato stasera sulla schiacciata con crudo che mi sono imbandito per cena.
Un sogno.
Vivere con lentezza.

martedì 29 settembre 2009

VARIE ED EVENTUALI


Post post delle mie brame, chi è il più salame del reame?
Colui che non impara mai come fare le cose al computer o colui che le fa, le fa male e le deve fare due volte - quando va bene - ? Colui che tenta di inserire indirizzi e.mail di persone a cui vuole far arrivare le proprie parole, e che scopre poi di aver cancellato tutto quando ha salvato, o colui che, graziato dalla tecnologia, ce la fa al primo colpo?
Ai posteri l'ardua sentenza, si diceva un tempo quando le frasi fatte non erano quelle dei poeti cantanti attuali - a me quando citano
ragli versi di Vasco Rossi ancora si accappona la pelle - ma io tra i posteri a difendere il mio operato non potrò esserci. Posso solo aggiungere che ci ho messo un bel po' a fare qualche operazione non richiesta se non dal mio ego... no così non rende... EGO, così va meglio, ed ora sperimenterò se l'operazione stessa è riuscita. Per uno che non riesce a spedire dal proprio programma di posta elettronica...
Ah, comunque il salame c'est moi.

Ho prenotato per andare a teatro a Roma con l'immancabile Ros, che da quando ci siamo ritrovati come amici, anche grazie al mio aver smesso di correre qua e là, passa un bel po' di tempo in Italia. Non per merito mio, ma per colpa mia. Spero che chi di dovere non me ne voglia troppo e non mi avveleni il calice del brindisi prossimo venturo: EVVIVA GLI SPOSI!!! Andremo a vedere una commedia con Franca Valeri e passeremo un paio di giorni insieme a Roma. Seguendo l'ultima e più attuale moda, dovremmo prenderci qualche giorno nella città eterna SOLO per fare shopping, ma si sa che sono così naif che alla fine rischierò, rischieremo di venir fagocitati da librerie e addirittura nei buchi neri di un qualche mostra o museo. Orrore! Ma che perdita di tempo! Deprecabile! Antiestetico!...

Bene, la parte becera è stata atterrata con un bel destro, riprendiamo con la parte cretina:

Dicevo andremo a teatro: L'idea iniziale era quella di fare una corsa fino a New York per vedere qualche play on stage al momento, ma confesso che non me la sono sentita ed ho escluso la mia presenza alla cosa. Lui andrà comunque, e fa bene, ma con chi di dovere. La prossima volta, se riuscirò a spolverare dall'armadio la mia parte avventurosa, magari mi lascio trascinare. Per ora compio il piccolo passo di andare fino nella Capitale, per le miglia di chilometri c'è tempo. Pare ieri che mi facevo l'Atlantico quattro, sei volte al mese...

Notte.

sabato 26 settembre 2009

NO FROST




Che dire...
Il libretto delle istruzioni recita che il congelatore non necessita di sbrinamento. Infatti nel pannello di controllo elettronico non esiste nessuna figurina con omino immerso fino alle caviglie nell'acqua alta casalinga e nessun tasto per attivarla o disattivare il solo congelatore. Realizzo quindi che sbrinare è divenuto un verbo obsoleto, inutile, sorpassato dalla nuova tecnologia che blocca il formarsi del ghiaccio, mentre nel contempo non riesce a bloccare lo scioglimento degli iceberg. Come il libretto delle istruzioni della mia bilancia pesa persone elettronica recita che la stessa è in grado di memorizzare per me il peso, la percentuale di grasso corporeo e quella dell'acqua nei tessuti, registrato all'ultimo utilizzo, ma non riesco a farglielo fare... Allora ho ovviato tenendo un blocchetto notes in bagno: lo chiamo il NOTES DELLA DEPRESSIONE.
Ma torniamo al frigo. Allora signori tecnici compilatori di manuali per l'utente, voi che dite che il suddetto coso è un NO FROST, cosa sono questi blocchi gelidi e compatti che si sono formati nei miei cassetti e rendono impossibile il loro scorrimento? Tanto per dire ho già rotto una maniglia del cassetto centrale mentre cercavo, povero illuso, di arrivare a carpire la busta del minestrone surgelato Coop. E' panna montata debordata dalla vaschetta del gelato? Un improvviso fiorire di muffe vetrificate? La vostra coglioneria che si rapprende davanti al freddo dei vostri errori?

Conscio di non avere una risposta, stamani armato di phon, pezze, bacinella e tanta pazienza ho tolto
la panna il ghiaccio dalla superficie delle guide e ci ho messo un paio d'ore. Organizzato come solo un organizzatore si può organizzare, avevo congelato un po' di bottigliette d'acqua da mezzo litro che si sono rivelate essenziali messe tutte attorno al ragù, hai piselli e ai funghi surgelati, per non sfarli scongelare mentre erano stati trasferiti nel vano alto del frigorifero anch'esso spento...

Dopo un po' di tempo ho avuto ragione dell'era glaciale che si era formata e adesso il bimbo marcia a tutto regime. Anzi, marcia molto di meno!
Solo che la tecnologia, anche questa volta, ha disatteso le nostre aspettative: i tempi della mia infanzia, quando ci si preparava allo scongelamento del frigo mangiandoci tutto quello che vi era conservato durante le settimane precedenti, non si sono allontanati affatto.
Unica differenza: l'operazione allora richiedeva molto più tempo perché mia madre non voleva che si usasse il Phon per abbreviare i tempi d'attesa: le avevano detto che rovinava il frigo. E forse non aveva tutti i torti. Ora che non c'è faccio che mi pare.

giovedì 24 settembre 2009

VENDEMMIA







E' curiosa la sensazione di utilità e soddisfazione che si prova dopo un giorno, anche solo mezza giornata di lavoro.
Ormai è quasi un anno che passo con le mani in mano e la depressione è arrivata a duemila. Così in cambio della soperchiatura del pannello solare che adesso marcia a temperature acqua di 70 gradi, grazie all'insolazione di questi giorni, ho fornito manodopera qualificata per la vendemmia. Ho pure mollato una bottiglia di Brunello, ma il favore è stato troppo grande per fare solo scambio di mano d'opera: con me e le mie capacità ridotte da equilibrista-tettista, il suddetto pannello sarebbe rimasto coperto per l'eternità. O almeno fino allo smantellamento. Diciamo che l'alcool fornito in vetro, sostituisce quello che avrei dovuto controllare nel fiato di un professionista del Casentino che mi è stato suggerito, ma che alla fine non ho chiamato: e se mi si presentava alticcio, dopo tutto quel viaggio che facevo, lo rimandavo a casa?

Ho parlato di mano d'opera qualificata perché l'operazione veniva svolta ogni anno anche a casa mia in campagna, tra lo scorno di una gioventù non goduta che reclamava evasione e tempo libero al di fuori degli impegni familiari. Però ci andavo. Arrivavo col muso lungo ma ci andavo, e alla fine la cosa mi ha dato esperienza sul campo - appunto - e tanta allegria.
Le pance piene per i luculliani pranzi che interrompevano l'attività lavorativa sono dettagli marginali... Ora starebbero sul margine dei miei fianchi. Colesterolo e carboidrati a go go. Ah, bei tempi.
Insomma è stato bello e ne sono contento. La giornata è bellissima, peccato si sia risolto tutto in mattinata per mancanza di metratura del vigneto. Per mettermi in pari con la coscienza mi sono proposto anche con un'altra famiglia che ha della terra coltivata e spero davvero che mi chiamino.


L'animo appagato e la depressione latente lasciata da parte mi stanno facendo riconsiderare decisioni prese e sofferte che dal verde della campagna mostrano lati inaspettati. Devo pensare ma con distacco, quindi credo che andare a Firenze dopo il tuo taglio di capelli, mercoledì, cara Igno, sia cosa buona e giusta. Sentiamoci e partiamo all'avventura.


Visto che l'autunno si avvicina a il freddo arriverà comunque mi sono portato avanti con i controlli annuali dei mezzi di riscaldamento. Prosciugherò le finanze? No..... Ma che posso fare? Quindi lo spazzacamino, col quale ho un rapporto strano che passa dal LEI, al TU, per finire al LEI, per poi riscivolare nella confidenza, viene tra due venerdì, mentre per il tecnico - detto tennico - della caldaia murale ci vanno non una ma due settimane di attesa. Meraviglie della modernità e dell'artigianato che non conosce crisi, a quanto pare.

Ora pubblico un ciliegio giapponese e me ne vado ad inglese. A bientot - gli accenti non li ho sulla tastiera e me ne mancano due, lo so! -. Dio come siete precisi!

martedì 22 settembre 2009

SCOPERCHIARE






Arrovellato e anche un po' risentito per l'ultima bravata di Faletti: "Io Sono Dio", mi sono lanciato su un libriccino trovato in super offerta sconto maxi al supermercato, del quale mi incuriosiva il titolo: "Ultime Notizie Dal Letamaio", di tale Ikonnikov.
Preso al volo per: a-prezzo; b-edizione Guanda CUCITA!!!!! ; c-titolo fulminante. Il Russo si lancia in brevi racconti dal sapore sarcastico e crudele, piccoli specchi di un potere ottuso che fino a poco tempo fa pensavamo relegato nelle grandi dittature, ma che, purtroppo, non ci è sconosciuto.
I casi sono due:
1- il potere ottuso non è solo delle grandi dittature;
2- ................. .
Se ho ben capito gli scritti sono ambientati in Siberia... Ricordi Igno quell'idea che avevamo?

Dicevo di Faletti che stavolta mi ha pure irritato. Scrive bene e questo si sa. Scorre, e non è cosa da poco tra i presuntuosi che ci circondano negli scaffali delle librerie. Ma la trama.... Mio Dio la TRAMA! Sembra che ne manchino un po' di pezzi! O i tagli sono stati imposti mal calcolati... O c'era fretta di finirlo. Vorrei rileggerlo ancora per vedere se è meglio di quello che mi è parso al primo impatto; ma posso dargli tale importanza? Ho una vita di volumi da leggere davanti, meglio che mi organizzi, perché ne ho già superato la metà con la lucidità garantita. L'altra metà potrei passarla con la testa ovattata da qualche strano morbo.

Quindi sotto col sovietico e poi si passa a Wallace su consiglio di Titina.

Oggi sono riuscito a farmi scoperchiare il pannello... Eh eh! Ho trovato un gentiluomo che mi è salito sulle tegole e mi ha tolto il telo. Acqua calda a volontà ancora per un mese, grazie alla tecnologia australiana. Ogni estate devo far mettere un telo per limitare l'accesso di luce solare sul collettore, altrimenti il deposito diventa una bomba, colpa del sovradimenzionamento dell'impianto - imposto dalle necessità del momento e che non sono le stesse di adesso -. Ma quando l'irradiazione diminuisce il telo va tolto altrimenti il pannello diventa inutile. Quindi ogni anno mi devo raccomandare, soprattutto da quando il mio muratore personale è partito per altri lidi e ha perso la strada del ritorno. Pare che abbia intrapreso il Cammino di Santiago verso l'eterizzazione passando per la Sicilia continentale, e di quest'indirizzo non ne vuol sapere. L'altr'anno mi ha scoperchiato l'antennista, quest'anno un gentiluomo che si è imbracato a dovere, dimostrando che si può lavorare anche in sicurezza. Grazie Signore.

Maaaaa..... Se è già arrivato il momento di togliersi le drappe, non saremo troppo vicini all'autunno? Oddio, non è che è oggi?

NOOOOOOOOOOOO!!!!!!

Ecco perché ero così depressa! Devo assolutamente fare una lista di buoni proposito per la stagione del magone! E scappare di casa velocemente. Anzi EVACUARLA SUBITO, se non voglio appendermi in serata.
Per i buoni propositi vi faccio sapere.

domenica 20 settembre 2009

VITA DA CITTADINO





Odio il rumore inutile.
E sono anche un po' isterico.
Anzi, sono più isterico di quanto odii il rumore.
No, odio il rumore e mi fa diventare isterico.
Mi spiego.

Oggi pomeriggio, domenica.
Mi siedo comodo comodo sul divano per guardarmi un dvd affittato che mi ero perso al cinema: "Due Partite". Fuori piove ma non fa freddo. Ho le finestre aperte a bascula: mi piace l'aria fresca e non viziata in casa. Non ci fumo, ma gli odori della casa e delle persone che la frequentano a volte mi danno fastidio.
Comunque non è questo il problema. Mi piazzo e do il via alla visione. La commedia pare interessante, le attrici brave, il copione ha dei guizzi interessanti.
Prima interruzione: sale mio nipote a farsi i pop corn al microonde. Suona, entra e si mette a chiacchierare. Lo blocco con un'occhiata assassina e riprendo la visione.
Nel film noto che la Cortellesi è fantastica: disegna il personaggio della donna sposata con un numero di amanti fuori controllo con capacità superbe di caratterista. La Massironi non è da meno. La Ferrari fa la svampita incinta da manuale. La Buy è brava e basta. Le adoro, mi lascio immergere nelle loro chiacchiere sul matrimonio tra mazzi di carte.
Seconda interruzione: sotto casa cominciano a suonare un clacson a ripetizione. Biiip, biiip, biiiip!
Non smettono. Dopo un paio di minuti guardo giù dalla finestra, nessuna scena di emergenza intorno alla macchina ferma, cerco di farmi vedere sbracciandomi. Macché. il tripudio orchestrale va avanti. Tanto sono in piedi chiudo tutte le finestre per vedere di recuperare il silenzio. Macché, manco i doppi vetri... Biiip, biiip, biiip. biiiiiiiiiiiip.
Respiro forte e mi rimetto a vedere il film. La concentrazione è nel paese dei campanelli ormai. Mi scorrono davanti le immagini di un funerale ma non riesco a seguire.
I suoni continuano, sempre gli stessi, sempre la stessa macchina.
Lascio passare altri minuti e alla fine m'incazzo. Infilo ai piedi le infradito e mi faccio quattro piani in discesa a passo di carica. Apro il portone e esco. Apro il cancello e esco. Busso al finestrino e mi rispondono facendo ciao ciao con la manina. Una madre con infante al posto di guida, porc. putt.!
Ribusso e con un gesto chiedo di abbassare il vetro.
La signora apre lo sportello e mi chiede: "Oui?"
Lì m'incazzo.
Se la stronza crede che rispondendomi in francese, è evidentemente magrebina, mi possa scoraggiare a dirle quello che penso ha sbagliato persona. Lo so il francese. E benino. T'è andata male tesorino. Ognuno si difende come può, alzando le barriere linguistiche se può... Bene, lei oggi NON PUO'.
In quattro e quattr'otto le spiattello con padronanza e il garbo rimasto che questa è una città e non è l'aperta campagna. Che il clacson non è un gioco e che sta disturbando gli abitanti di questa strada - me soprattutto. Tenta un balzo d'orgoglio dicendomi tutta incazzata, sempre in francese, che non era lei a suonare ma il bambino. Ma dai! Non l'avevo capito!
Non la faccio neppure finire e le ribatto che quello non è un mio problema, ma SUO: lei è la madre e facesse il suo lavoro di madre.
Volto il deretano e me ne vado.
Non si è udito nessun altro rumore o suono di clacson. Quindici minuti d'orchestra interrotti di colpo. Una carriera da trombettista stroncata sul nascere.


A volte bisogna reagire. Ci si sente meglio.

PS: i fiori primaverili sono per Titina.

sabato 19 settembre 2009

ORMONI E





Mentre dal sito di gay.it viene sparata la notizia che l'atleta Caster Semeya, vincitrice a Berlino di una qualche corsa - scusatemi sono sportivamente ignorante e impreciso - non è solo donna ma ermafrodito, mi domando quanto gli ormoni e i genitali influiscano nella vita pubblica di una persona. Oddio, se questa signorina si ritrova armata di qualche grammo di testosterone in circolo in più rispetto alle avversarie, forse parte con una marcia in più a livello muscolare. O forse sbaglio tutto perché non ne capisco niente di ormoni e potenza muscolare. Fatto sta che tutti i sospetti su questa atleta piallata come un'asse da stiro non sono stati fugati dal servizio fotografico che la ritraevano in pose e abiti femminili, che immagino lei configuri e indossi normalmente. Così, grazie a qualche attributo nascosto in più, la poveretta si trova sbattuta in prima pagina non per merito sportivo... Ma solo grazie a quello. Perché se avesse intrapreso la carriera di parrucchiera, avvocato, chirurgo, nessuno si sarebbe messo a scavare così a fondo nelle sue parti intime. Un errore di valutazione e lo stravolgimento di una vita. Non si sa chi e se ne fosse al corrente, certo che il tutto si rivela una bella batosta.

Ormoni e poco ossigeno al cervello della solita banda di stronzi che stanotte ha nuovamente tentato di dar fuoco alla porta d'ingresso della discoteca romana Qube, mal frequentata da strani individui che cercano di rimorchiarsi e baciarsi tra di loro senza distinzione di sesso, razza e religione, i gay appunto, ma non per questo da tirar giù a colpa di attacchi incendiari. Le pulizie di Pasqua, cari miei, devono aspettare ancora un po': siamo a settembre, vi è sfuggito? O forse volevate spargere nell'aria della Capitale un aromatico profumo di finocchio, come ai tempi dell'inquisizione? Sempre ammesso e non concesso che sappiate che cosa sia l'Inquisizione... Non credo, ma sono pronto a ricredermi. Comunque non è la raffica di domande a cui Carlo Conti sottopone i concorrenti nella fase finale de "L'Eredità". Tanto per fare un nome a caso...

Ormoni in subbuglio quelli dei miei nipoti che si ritrovano due piani sotto il mio, con mamma assente alla ricerca dell'equilibrio: un via vai di tacchi è andato avanti fino alle due di stanotte. Ci sono passato anche io vent'anni fa, spero che loro si divertano di più: i miei non si schiodavano mai di casa. E quando schiodavano lasciavano un mastino a forma di nonna a guardia delle stanze.

Ormoni e politica: quando la smetteremo di sbattere il mostro in prima pagina con la sola faccia del sig. T. , che si è fatto strada a colpi di droga, mazzette e mignotte? In fondo se la droga se la consumava per se, le mazzette e le mignotte dovevano pur essere ricevute da qualcuno. O no? Solo che adesso ogni sia azione viene mostrata nei TG come fine a se stessa: nessun collegamento con facce e nomi altisonanti. Tutto finito. Cancellato. Che strano quest'uomo, ma non s'intristiva a mandare in giro ragazze che ricevevano continuamente porte in faccia? E' il rischio di chi gioca coi potenti: prima o poi la paghi, ma da solo.

Ormoni e il mio gatto: lui ne è a corto, ma si rivela comunque un esserino con le palle. Disturbato dalla presenza della piccola Victoria che lo svegliava con pugni in testa o tirate di coda, ha fatto la Vuitton e se l'è data a gambe fino alla partenza del piccolo Adolf. Due notti in campeggio. Partita la bimba, ha rifatto le scale e si è già piazzato nella cesta. Lo sento da qui che russa. Questo è un esempio di Buddismo applicato alla vita di tutti i giorni: se il nemico è più forte di te, vedi se spostandoti riesci a non vederlo più.

giovedì 17 settembre 2009

DICI 9 E 30





Accudisco la piccola Victoria che dorme, per dare un po' di svago a mamma e papà che sono corsi a fare compere in libertà. Spero che arrivino prima del suo risveglio perché non vorrei trovarmi con un esserino dueenne urlante, che non riesco a prosciugare con baci e coccole.
E' strano: uno passa una vita ad evitare paternità e maternità, poi pare sempre quello di cui fidarsi se c'è da consegnate il figlio. Sarà la faccia. Sarà che alla fine non sono Giro Limoni o la Cianciulli, nessuna saponetta in più al loro arrivo, grazie... Quindi hanno visto giusto.
E mentre la lavastoviglie finisce il suo giro quotidiano, io posto.

Comunico che mi è appena giunto l'ultimo modellino d'aereo acquistato su eBay. Un coro unanime accolse la notizia: "E chi se ne frega?"
Sono grandicello per queste cose, ma me ne frego e vado a vado avanti per la mia strada.
La scoperta delle funzionalità di eBay ha cambiato il mio approccio con questa passione collettoria: prima era riservata ai miei rari spostamenti su Roma, Firenze e Milano. Poi hanno chiuso i negozi che conoscevo a Roma e Milano, dove tra l'altro non vado più, e la mia scelta si doveva limitare all'offerta del negozio di via Cavour. L'internet ha aperto nuovi paesaggi verdi e colline rigogliose alla mia vista e ora ho comprato due volte dall'Inghilterra e una da Trieste. Qui in città non si è mai trovato nulla e forse mai si troverà.
Colleziono principalmente modellini di mezzi dove ho volato lavorando o come passeggero. Vanno bene anche macchine con livree strane come i Jumbo giapponesi coperti di figure di Walt Disney, o quelli New Zeland con le facce dei protagonisti del "Signore degli anelli". Ma principalmente preferisco aerei dove sia entrato almeno una volta all'interno. Stavolta ho preso un DC9-30 su cui ho lavorato solo una volta in tutta la mia passata carriera, ma fu un giro giornaliero così buffo, tra Roma-Trieste-Roma-Tirana-Roma, che ancora me lo ricordo. Era un aereo che dopo pochi giorni sarebbe andato in pensione, soppiantato dai più moderni MD80 da poco in flotta, che differivano dal precedente modello per una maggiore lunghezza, autonomia, confort e una minore rumorosità. Abituato al lusso del lungo raggio quel vecchio mulo mi sembrava l'aereo di Moira Orfei, con delle cappelliere bombatissime e segnali luminosi sparsi in maniera assurda. I vani dei carrelli e box con i viveri per il servizio erano diversi in dimensioni da quelli che conoscevo e tutto quello che portavamo con noi sballottava da una parte all'altra. Nessun intralcio alla sicurezza, ma la comica certezza che tutto era fuori moda. Fu un viaggio nel passato, volato con una collega esperta che mi guidava laddove mi perdevo.
Lo so che il servizio non differisce di molto da un mezzo all'altro - carichi un carrello di cibi e bevande e poi lo servi lungo il corridoio - e che per quanto tu lo possa disegnare strano, un galley ha sempre i soliti spazi da utilizzare; ma lo strano era riuscire a trovare lo cose che non stavano da nessuna parte conosciuta, e cercarlo in una struttura che sembrava disegnata all'inizio dell'aviazione commerciale. Cioè quando gli assistenti di volo facevano la spesa prima di salire a bordo, delle cose da servire ai passeggeri. Mi aspettavo quasi che da uno stipo uscisse fuori un fornellino a gas.
Naturalmente non c'erano fornelli, non c'era il gas e il cibo era arrivato bello e confezionato dal caterer. Il Comandante non fumava la pipa e il Capo Cabina non sedeva su un trono. Ma considerai quell'esperienza quasi un battesimo con quella che era stata l'aviazione commerciale degli albori. Una legittimazione del mio indossare una divisa.
E sì che la produzione di DC9 vide volare il suo primo esemplare nel 1965 e prima di arrivare alla versione 30, che seguì la 10 e la 20, bisogna arrivare agli anni 70. Quindi non sto parlando dello Zeppelin o del Savoia Marchetti - tutta roba sulla quale non ho volato - LOL!!! - però parlo del pezzo più vetusto che volava in compagnia quando ho cominciato io a fare la "trolley dolly" - LOL!!! - e che per me assumeva un sapore di misterioso e mitico.
Dopo quel volo non rividi più quell'aereo: i pochi velivoli che erano rimasti in compagnia vennero venduti e adieu mon ami.
Oggi me ne è arrivato a casa un modellino scala 1:500, il che vuol dire che è più corto del mio mignolo. Pensare che lì dentro stavano fino a 110 passeggeri...

CARTELLO DI MAGGIO


Bel cartello, il prossimo maggio ci organizziamo e dopo aver scelto una categoria, ci andiamo a questa festa in collina, ok?

lunedì 14 settembre 2009

PIOVE




Piove, finalmente, anche in città.

Si lavano i marciapiedi lerci di un'estate e l'aria frizza sulla pelle come a ricordare che la sola stagione dell'anno non è quella del luglio e dell'agosto: lunga, faticosa, screanzata e umidiccia.

Piove e guardo piovere con il gusto di un bambino di fronte ai fenomeni incontrollabili. Mi piace la pioggia. Il suo rumore sulla terra e sull'asfalto, il suo odore che cambia da terreno a terreno, il rumore della mia cisterna di acqua piovana ridotta alla siccità, che pare quello di un lavandino che si svuota. E invece si riempie e garantisce acqua GRATIS alle piante d'appartamento per altri mesi, o forse solo giorni, non so. E mentre in Svizzera si commercializzano con successo cisterne sotterranee per la raccolta della pioggia per tutti gli usi in cui non serve l'acqua potabile - primo lavaggio della lavatrice, annaffiatura prati, scarichi delle toilettes - mio nipote sgrana gli occhi quando gli spiego a che serve quello strano cassone in terrazza. Ha una figlia meravigliosa a cui lascerà il suo futuro, ma profondamente non capisce. O forse è troppo disilluso: lottare così tanto contro il flagello umano che forse l'avrà comunque vinta deve sembrargli uno spreco di energia.

Punti di vista.

Intanto seguendo i consigli del popolare comico, appena finisco le pastiglie di detersivo per la lavastoviglie, il sapone me lo farò da me: vi farò poi sapere se funziona o no. Ma credo di sì, come posso affermare che la pallina piena di ceramica che si ricarica al sole, che sostituisce quasi per intero il detersivo nella lavatrice funziona eccome, contrariamente alle indicazioni degli esperti nostrani. Pagati da chi? Anzi, funziona così tanto che non si riesce più a trovarne in commercio: troppa richiesta di fronte alla produzione. provate nei negozi equo-solidali per credere.

Punti di vista.

Sono ancora qui a chiedermi che fare della mia vita. Le risposte non sono arrivate, e forse arriveranno a breve. "Di necessità, virtù" si diceva un tempo in casa mia. Ora c'è il silenzio e meno male che ho la memoria. Anche se non riesco a ricordare se la biscottiera che ho trovato nello sportello in alto del mobile alto, è una biscottiera che mi è stata regalata durante la ristrutturazione dell'appartamento e appoggiata lì in attesa della fine dei lavori, oppure un regalo che io avevo comprato per qualcuno e mi sono dimenticato di aver fatto... L'età. La distrazione. Le cose fatte senza sentimento.

Punti di vista.

Intanto pubblico una foto con un fiore che ho preso durante una passeggiata sull'Arno, come ricerca per un racconto che dovevo scrivere e che ha preso un'altra piega. Non ci riporterà la primavera ma almeno ce la ricorderà. Se a qualcuno non piace la primavera... pace. Un saluto anche alla formica che è stata immortalata tutta nuda, suo malgrado.


mercoledì 9 settembre 2009

DALLA TERRAZZA




Sulla terrazza del b&b c'è vento fresco e forte. Il cielo si è un po' incupito al tramonto, è la luce che va a riposare. Davanti a me il picco che copre il testro greco, a destra lo Ionio aperto con qualche nave di passaggio che sbuffa di nero, a sinistra le coste della Calabria visibilissime. Stanotte ne vedremo le luci. Dicono che questo tratto di mare sia uno dei più trafficati al mondo. A vederlo così non sembra, anzi, pare spesso quasi deserto. Sarà che nel conto ci mettono pure i traghetti da e per il continente che da qui non si vedono. Domanda: si vedrà da qui lo scempio del ponte prossimo futuro? La promessa di una mente alterata dalla necessità di affari, rovinerà ancor di più questa vista? Avremo, oltre al mare azzurro, campate di cavi e cemeto a distoglierci lo sguardo e il cuore da questa poesia di tetti? Non so dire quello che ci darà il futuro, ma Taormina ormai, è anche troppo raggiungibile. Così raggiungibile durante il giorno da mandrie brutte e vocianti, che la sera mi pare abbastanza deserta. Peccato.

Osservo i volti di chi la vive come un'altra Disney World, che arriva, scatta foto incontrollate, applaude all'uscita dalla chiesa dell'immancabile sposa pomeridiana, e poi risale in enormi autobus che bloccano la circolazione in queste strade strettissime, e se ne va a dormire chissà dove, forse in qualche nave attraccata nella rada di Giardini Naxos. Ma non sta qui. Perdendosi la parte più bella del giorno offerto da questo magnifico gioiello: la notte.

Il giorno con la sua luce forte, a picco, i colori sono quelli della Sicilia tradizionale e la ricerca dell'ombra nasconde alla vista piccoli capolavori archiettonici. La sera invece, messa da parte la fretta di raggiungere la funivia e le sue code per scendere al mare, la passeggiata rallenta e l'aria rilascia i profumi. Tutti quelli immaginabili: i fiori, le cucine dei ristoranti, i sigari fumati ai tavolini all'aperto, le scie di persone indegnamente profumate, e sopra tutti, nelle terrazze che guardano al maere quasi 200 metri più in basso, quello del mare. Azzurro e trasparente durante il giorno, una lastra nera e oleosa di notte di cui non mi è dato sentire i rumori.

Dalla terrazza di piazza IX aprile, nelle notti di eruzione, il vulcano attrae l'attenzione per lo show annuale. Quest'anno se ne sta tranquillo e spento, almeno da qui sembra così.

Non c'è il vulcano in vista ma riesco a scorgere il peduncolo esagerato di un fiore di agave. Non ho mai accettano che rappresentasse l'anteprima spettacolare della sua morte. M'intristisce. La pianta, arrivato il suo momento, spara più in alto che può il bozzolo dei suoi semi, come a spedire il suo splendore carnoso e rigido alla ricerca di terreni diversi. E mentre lei marcisce, lì vicino, ma non troppo, rinasceranno altri piccoli germogli a coprire la terra dal sole e dal caldo.

Nessuna terra come questa mi richiama la durezza della vita e la sua capacità di rigenerarsi altre l'uomo e le sue sciocchezze. E mi tocca il cuore in profondità, anche se come per Tiziano Terzani il Giappone, credo che non la capirò mai, pur avendone sposato un germoglio spinoso. Rimarrà sempre un po' non detta, autocelebrandosi nell'orgoglio del suo segreto. E per chi vuole ad ogni costo capire, resta la consolazione dell'omaggio della sua bellezza ruvida e scontrosa. E della sua gente assolutamente inadatta all'ospitalità del viandante, perfetta per accogliere chi appartiene al gruppo, anche se non nato qui. Te ne rendi conto anche prendendo un caffè nel bar vicino casa: sei accolto da chi il mondo lo vede passare forse sperando che si tolga dalle scatole il prima possibile. L'orgoglio di essere una città indipendentemente dal turista di passaggio pervade gli sguardi sfuggenti. Il palcoscenico che ci regalano ripaga però ogni gesto distaccato. E' un posto magico, mi auguro che riescano a conservarlo tale. Per questo rimpiango la mia vecchia pensione che me l'ha fatta scoprire che adesso non c'è più, rimpiangerò il "mio" ristorante "U lantirnaru" che a fine anno lascerà il posto ad un grande albergo, i caffè che chiudono per le vetrine delle grandi firme frequentate da russi brutti e danarosi - le lei secche e bionde, i lui panzuti e in infradito - i negozi di ceramiche sempre più vuoti e sforniti. Tutto cambia. Anche la presenza omosessuale mi pare meno numerosa: poche le coppie individuabili, nessuna che si tiene per meno come un tempo. L'isola felice sta cambiando la fauna centenaria.

Nel frattempo che pesto sui tasti sta scendendo la sera. Non è poesia spicciola, ma vedo un'ultima vela bianca che si dirige verso la osta e la prima luce che si è accesa in Calabria. Anzi due.Tre. Ceneremo in terrazza, poi passeggeremo per il corso.