sabato 31 dicembre 2011

ULTIMO POST DELL'ANNO



coserosse.org

Buone notizie: E' NATA una nuova isola nel Mar Rosso.
Non ha ancora un nome, alcuni dicono che non lo avrà mai, e non si sa per quanto rimarrà a fare bella mostra di sé prima di scomparire tra i flutti. Ma intanto è nata. Il lieto evento è stato annunciato dalla NASA grazie ai satelliti sguinzagliati nello spazio a guardare giù: loro sanno tutto!!!

Mi fa star bene, mi dice di un pianeta giovane, vitale, ancora in movimento e forse è quello che ci vuole per arrivare alla fine dell'anno con un briciolo di ottimismo.


Altra buona notizia: ad ora posso affermare che quest'anno c'è stata una drastica diminuzione degli SMS a catena di Sant'Antonio - quelli impersonali, tutti uguali, che venivano spediti a raffica subito prima della notte Santa o la fine dell'anno - e che tanto mi avevano fatto inveire il Natale scorso, per la loro sciocca inutilità e certa capacità di far perdere tempo. Più che la potenza del Blog e tutte le mie invettive al riguardo, poté il fiato corto della crisi economica? O forse non ho più tanti amici dopo quel post natalizio?

Il mio lato B. dichiara che gli va bene anche così. SAVASANSDIRE.


Ultima buona notizia: siamo finalmente arrivati a mostrare il luogo a cui sono destinate le supposte nelle pubblicità TV.
Ci mancava, mi mancava, è un atto di civiltà che ci tocca tutti. Certamente uno degli ultimi interventi legislativi di un qualche Ministro delle Pari Opportunità
.
E che è! Abbiamo visto per anni dove s'inseriscono le pillole, dove sciacquavano i collutori, dove lucidavano gli spazzolini, dove s'intrufolavano i cotton fioc, dove andavano spruzzate le acque marine, dove si versavano le gocce di collirio;
potevamo NON mostrare che lato del corpo si arrende alla supposta?
Sì.
Invece ci hanno voluto deliziare con quell'immagine trasparente del fondoschiena, con il medicinale ben evidenziato che s'infila dritto, verticale come un razzo, sù per le vie ombrose giammai avant'ieri mostrate.

Ed ora che sono davvero più contento, mi accingo ad auguravi un felice 2012. Per quel che mi riguarda... impossibile che non sia meglio di questo agli sgoccioli.



venerdì 30 dicembre 2011

CARLO ALBERTO


coopserena.org


Il papà orgoglioso, ma anche un po' stizzito, incita il figlioletto a sbrigarsi attraversando la strada: "Dai muoviti, CARLO ALBERTO!"....

Dal dentista in sala d'attesa mi sorbisco le chiacchiere di saggezza basica della receptionist. La giovane cliente - idiota - dice che per una telefonata ricevuta dallo stesso studio dentistico durante un compito di mat., ha avuto una nota dal professore. Mannaggia... Tutti al bancone risultano concordi nel condannare chi ha fatto la chiamata in un momento inadeguato.
E non l'idiota che non aveva spento il cellulare in classe.

Sempre dalla receptionist alcuni consigli per superare la crisi, che è mondiale e quindi poco imputabile alla conduzione dell'amministrazione pubblica fin qui.
Non pagare le tasse.

Poi sono passato dalla banca che non da mutui a chi ne ha bisogno e da quella che te li da solo dopo averti fatto fare un discreto scoperto di conto di pari importo...

Insomma, mi ripeto: ma in che mondo vivo?
Meno male che tra un po' finisce.


lunedì 26 dicembre 2011

RICHIESTA VATICINI


blog.libero.it


Forse chi è esperto in lettura di significati reconditi mi può aiutare a risolvere il mistero. O a capire, FINALMENTE e più o meno PRONTAMENTE, qual'è il significato, quale messaggio vuole comunicare l'Universo quando tutto quello che riguarda l'elettricità va a puttane.
Va bene anche chi sa leggere i fondi delle tazzine, vaticinare il volo delle rondini o interpretare i capezzoli come Solange.

Perché non può essere un caso che sotto Natale manchi la... LUCE...

Vado a prendere l'auto e la batteria.... MORTA. Senza motivo apparente: luci spente, luci di lettura spente, sportelli chiusi. La batteria ha pochi mesi di vita e la macchina sta al coperto, quindi non ci sono fattori atmosferici ad aumentare lo sculo. Risultato: appiedato per tre giorni, ammesso che domani trovi un elettrauto disponibile.

Stasera salta il tappo di una bottiglia di vino posta sulla rastrelliera con le altre bottiglie di vino chiuse: il fiume rosso sommerge una ciabatta a cui è attaccato l'unico televisore nuovo di casa e fa saltare la corrente, che riesco a ripristinare solo dopo un'ora di straccio e bestemmie... A proposito: non fatevi venire in mente una qualsiasi emergenza tecnica nei giorni di festa che potete morire in attesa che qualche tecnico vi risponda al telefono. Fancù!

Ora. Siccome credo che nulla avvenga per caso, chiedo: che mi vuole dire l'Universo? Cosa devo staccare? Quali contatti non funzionano più?

Si accettano tutte le ipotesi.
Grazie.

sabato 24 dicembre 2011

HER NAME IS MELINDA





BUON NATALE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


MI PIACCIO COSI' COME SONO


risposte.guidaconsumatore.com

Mi guardo in giro all'edicola:
trovo che l'offerta ormai sia debordante.
Tra le varie copertine cartonate di DVD/BLU RAY, i cumuli di volumi di enciclopedie, libri illeggibili con copertine che opporranno una fiera resistenza all'apertura, i CD di classica o new age, fuoriesce la faccia dell'edicolante, che immagino debba avere una laurea in logistica dei materiali inerti. Se esiste. La laurea...
Cerca di sorridere e ci riesce.
Chiedo "La Settimana Enigmistica" e mi consolo vedendo che continuano a pubblicarla e non è cambiata di molto dall'ultima volta che l'ho acquistata.
Quel pezzo di immutabile storia dell'editoria tra le mani trasmette sicurezza.

Ma sono curioso e continuo a guardare in giro: con tutto 'sta roba appesa l'edicola sembra una cosa gonfia, ballonzolante, poderosamente stracarica. I materiali amorfi fanno ormai parte della struttura metallica del casotto.
E se lo sguardo distratto sorvola, si coglie il tecnicolor di tutte queste ALTRE COSE appese, ma i giornali sembrano mancare. Eppure E' un'edicola!

Invece a cercarli ci sono. Coperti dal resto, ma ci sono.
Alcuni vengono pubblicizzati da locandine in bianco e nero, altre riviste hanno pubblicità a colori.
Mi soffermo su una di queste ultime, pare vecchia di un mese. Dallo sfondo bianco della prima pagina che parla di benessere egoistico - Myself - emerge la faccia sorridente di Julia Roberts. E' bellissima, radiosa; la bocca, i denti, la pelle perfetti: una vera diva. Sotto di lei uno dei titoli che troveremo trattati più squisitamente nell'interno del mensile: "Io mi piaccio così"...

Sottolineo i miei tre puntini di sospensione...
...

Mi sfugge un " 'Sti cazzi!", poco elegante. Ma ci sta tutto.
"Mi piaccio così come sono"... E vorrei vedere! Sei Julia Roberts mica Mariangela Fantozzi, amorevolmente detta dal padre, ragionier Ugo, "la babbuina"!

Ci starebbe anche un "vaffa", ma mi contengo, in fondo si tratta solo di un titolo di richiamo appoggiato sopra un'immagine, e magari la diva di Hollywood non l'ha mai dichiarato.
Perché, in fondo, dev'essere davvero difficile piacersi così come si è quando ci si guarda allo specchio e ci si trova riflessa l'immagine di Julia Roberts...

E allora, noi persone normali? Noi sì che abbiamo il diritto di gridarlo ai quattro venti se ce l'abbiamo fatta! Noi sì che meritiamo i titoli di un giornale se riusciamo a dirlo dopo aver scovato l'ennesimo rotolino di ciccia che deborda dai pantaloni a vita... alta!
Noi che non abbiamo restauratori prima del set e c'imbarchiamo in incontri decisivi per la nostra vita, magari sotto le luci farlocche dei supermercati. Noi sì che per continuare a sopravvivere dobbiamo farci forza e dirci continuamente che ci piacciamo così come siamo... Fatti male.
O forse fatti solo "normale". Come i miliardi di persone che girano per le strade del mondo e non sono divi di Hollywood.

Non compro i giornale per accertarmi da dove giunge la ferale dichiarazione, che se poi le mettono in bocca a lei mi parte l'embolo.

Torno a casa e mi guardo "Pretty Woman", giusto per girare il coltello nella piaga.


giovedì 22 dicembre 2011

AVULSIONE


cgi.ebay.it


Guardo la fattura del dentista che dice: "AVULSIONE DENTALE". Guardo nel Devoto-Oli 1990 e per AVULSIONE sostantivo femminile, trovo 1. Asportazione, estrazione per lo più chirurgica: l'a. di un molare....
Al di là dell'italiano bizzarro ma calzante usato come gergo fiscale, sorrido al significato terra terra del sostantivo: vuol dire che mi hanno cavato un dente.

E che dente! Uno misero che una volta fuori mi ha fatto pensare se ne era valsa la pena di farla tanto lunga. Niente radici chilometriche conficcate nella mascella immaginate nei miei incubi peggiori, niente tracce ematiche vampiresche. Solo un'enorme carie nascosta tra dente e dente che mostra l'orrenda faccia solo dopo l'estrazione. Anzi: dopo l'avulsione.

A dirla a voi non stavo niente bene mentre mi sdraiavo sulla poltrona: me la stavo facendo sotto dalla paura. Così, tanto per non saper come reagire, avevo programmato un pianterello e qualche mugolio senza riguardo alcuno per la mia dignità che stava per essere ferita più della mia mascella.
Ho dichiarata immediatamente la scomoda presenza della fifa nera e mi è stato chiesto di specificare di che cosa in effetti avessi paura. "Del dolore", la risposta non ha colto di sorpresa nessuno. Mi è stato solo detto: "Non ne sentirà". La paura non è passata ma la sudorazione è tornata a livelli compatibili con quelli della razza umana.

E così in effetti è stato, non ho sentito niente. Tanto che ho realizzato che tutto era finito solo quando ho visto che i lavori tra le mie fauci spalancate si interrompevano.
In giornata non ho amato nessuno come il mio dentista in mattinata.
Poi basta, perché l'amore mio è volubile ed è tornato lì dove deve stazionare.


mercoledì 21 dicembre 2011

GIUDIZIOSO DENTE


studiodentisticomanenti.it


Ci siamo, ci siamo! Si avvicina, serpeggia e alla fine colpirà.
A colpi di tortellini e bolliti, cotechini, lenticchie e purè, che lasceranno vittime nello stomaco e sui fianchi... Se scende fino al culo è la fine...
Lì, ha diritto di alloggio solo la Nutella e le sue superfici traslucide, spalmate sulle fette di pane toscano, con i buchi di lievitazione ENORMI.

Bisogna impegnarsi a contenere i danni. Magari con un digiuno preventivo. Ma non è detto che riesca. E soprattutto che serva.
Potrei ritrovarmi ugualmente sfasciato e provato dalle sedute al parlamento familiare.

Mah! Ma alla fine perché opporsi? Solo per il gusto di mostrare il lato B? Quello ribelle?
C'è chi lo ha fatto e lo conosco, ma non mi pare che si sia liberato delle nostalgie tipiche dei giorni della tradizione. Anzi. Quelle arrivano e ti tagliano le gambe anche se hai affermato di aver polpacci allenati alla corsa. Ti minano l'umore anche se prometti di spanciarti di risate ad agnostiche battute. Perché non c'è verso: nel sogno di questa vita che stiamo vivendo ad occhi aperti, c'è posto anche per il Natale.
A volte basta sedersi sulla riva e non opporre resistenza al passaggio dei giorni e delle ore delle allegrie calendariali.

A riportarmi alla familiarità con i giorni consacrati alla famiglia un BENEFICO MAL DI DENTI, esploso inatteso e senza preavviso.
Ecco perché programmo il brodo, il cotechino e il purè per il giorno di Natale: posso buttarmi sul morbido senza paura di fitte e dolori lancinanti, al posto delle carole cantate da Mariah Carey. (se guardate il video saltate la pubblicità!)
Ma anche senza cotechino andrà bene perché il dentista sarà domani al mio fianco. E siccome ha già previsto che si tratterà di un intervento DEFINITIVO per il dente in questione, il cotechino lo potrò condire con le noci. E pure i gusci.

Mi dicono che la carie al dente del giudizio è un segno, che devo ricercare il suo significato profondo, che si tratta di un nuovo messaggio dell'Universo che mi deve essere svelato. E questa lieve malattia - in francese maladie (le mal a dit) - deve essere accettata come un dono... Trattengo un benefico "vaffa" e mugolo di dolore.
Per ora mi ha solo insegnato ad accettare di assumere antidolorifici ed antinfiammatori che fin'ora ho fieramente rifiutato...

Ma se sbircio in un famoso libro di Louse H. Hay trovo che il dente del giudizio, ultimo dente a fuoriuscire ed a prendere posto nella bocca, è direttamente collegato nel pensiero new age alla crescita, all'autonomia dell'adulto, al distacco dalla famiglia. Senza andare fino in America da me si dice "quella persona ha messo giudizio" anche per significare una raggiunta maturità dopo le intemperanze della giovinezza.
In più. La sua carie deve portare ad analizzare oltre a questo anche il fatto che i denti rappresentano le decisioni.

Una mia insegnate m'invita a meditare sul significato della parola giudizio, che da il nome al dente che in realtà sarebbe il terzo molare, e che non sempre fuoriesce, e che pur non fuoriuscito può dare un bel po' di problemi.
Ma quale giudizio? Quello che uso come un'arma letale verso me e gli altri? Quello che ho paura di avere negativo dal resto del mondo?

Quindi? BOH!
Di certo c'è che domani, uno strappo e via, il giudizio col suo dente verrà sradicato.

E da qui alla vigilia del sabato sera, alla domenica pantagruelica, posso pensare di aver messo pace tra le ganasce.
Per le rivelazioni divine conto sui sogni. O sugli incubi alcolici post pasto.


venerdì 16 dicembre 2011

RIFLESSIONI AL VETRO

È probabile che un giorno troverò il bandolo della matassa e capirò perché certe immagini, certa musica, certe voci cantanti mi colpiscano fino alle lacrime ed altre no. Così da evitarli o andar loro incontro conoscendone gli effetti in anticipo.

Forse è colpa delle urla di questi bimbi in questa sala d'imbarco di un aeroporto deserto che mi hanno costretto ad accendere la musica.

O forse è questione di stimoli elettrici, aree sensibili nella calotta cranica.

Perché essere iper accessibili da alcune onde sonore, luminose può indubbiamente mettere in imbarazzo.

Ascolto il tema principale e dei titoli di coda della colonna sonora del film "Piccolo Buddha" e l'emozione è così forte che devo chiudere il libro che mi fa trascorrere il tempo in attesa di un aereo che tarda ad arrivare.

Se vedo le immagini che formano un'intera pellicola e mi lascio catturare da una qualche tenerezza che m'ispirano, m'impegno poi a rivederle per altre due sere di seguito. Naturale che così rimando tutte le telefonate al mittente ed i pochi impegni che l'amministrazione della casa m'impone.

Una voce in particolare qualche giorno fa cantava così tanto per me da bloccarmi nell'atto di versare il caffè per i miei ospiti.
Se poi m'impedisse per distrazione indotta di arrivare a bordo dell'aereo per l'Isola Grande sarebbe il colmo.

Ecco perché gli efficienti capitani d'industria, quelli che incassano in Italia e pagano le tasse in Svizzera per intenderci, non mostrano sentimenti. Non che non li abbiamo... Almeno credo. Li hanno solo relegati altrove per evitar loro una qualsiasi interferenza con quelle vite lavorative improbabili.

Perché una cosa è distrarsi da Jane Austen, un'altra ledere all'efficienza isterica del mercato odierno.

Ma la domanda iniziale resta non risposta: nell'arroganza umana che spinge a domandare piuttosto che accettare, non ho ancora una volta colto l'occasione di lasciar da parte i perché e di godere appieno di questa musica, poi del suono che nasce dalle parole di questo libro.
Decido ora che mi metto d'impegno per godere entrambi appieno.

Solo dopo aver fatto una strage di bimbi galoppanti e nitrenti in sala d'imbarco.


Inviato da iPhone di Melinda

sabato 10 dicembre 2011

SABATO


altromercato.it


Notizia di servizio: stasera mi manca Boston. Vorrei essere lì, sperando nella sua neve e nel suo freddo d'inverno. Ieri sera invece era Miami, le finestre fumé dell'hotel, e le notti insonni a veder sorgere un'alba scura. Domani non so, magari scoprono che i ricordi sono molecole chimiche intrappolate nel corpo, come tossine nel grasso corporeo. E' quindi meglio fare un'attività fisica garbata, altrimenti 'ste molecole si rimettono in circolo e non stai al massimo.
Fine.

Ora che ho raggiunto una lieve maturità, con la caduta dei sogni di bimbo, capisco meglio le parole di mia nonna che quarant'anni fa diceva: "Il Natale? E' solo un modo per far fare più soldi ai commercianti".
E lei era una commerciante. Aveva il polso della situazione.

Come dicevo qualche post fa per il prossimo NON benvenuto Natale, vorrei regalare a tutti quelli che mi hanno sempre creduto una brava persona il mio lato B...
Ma con l'aria che tira è meglio specificare che il lato B che intendevo io è il mio lato oscuro....
No, forse detto così va addirittura peggio.
Voglio far uscire da me, cioè, tutti il peggio che mi sta dentro. E ci sta, ci sta!

Così, oltre a dire: "Di nuovo qui, 'sta palla di festa?", voglio una patente di caccia per andare ad impallinare i babbi natale fuori dai balconi che non son pochi come si potrebbe invece immaginare in questa fine anno di new austerity.
E' pur vero che ognuno alla ringhiera sua ci attacca ciò che vuole!
Ma oggi, andando a far la spesa, un pelo caccio un urlo: alzando gli occhi ho visto uno vestito come il nonno di casa, camicia a quadri, pantaloni rossi sformati, a penzoloni fuori dal balcone... Oddio il nonno non ce la fa più con la minima!
Invece era il babbo natale versione country.
Povero Santa Claus: neppure più il diritto al giaccone rosso fuoco vogliono lasciargli 'sti cinesi produttori di tutte e chincaglierie del pianeta.
Già i piccoli presepi Inti Illimani non mi piacciono per niente: si tratta del presepe, mica di una rappresentazione teatrale del Piccolo dove le regole vengono stravolte a piacere del regista! Fare il Bambinello con il cappuccio d'alpaca mi pare davvero troppo!

Per quanto mi riguarda sarà Festa rigorosa in linea con la manovra Monti e non con la sfacciataggine di certi sfigati figuri eletti dal popolo che non voglio mollare un penny bucato. Alcuni strepitano offesi per il reato di lesa maestà, altri dicono che toccare i diritti acquisiti è pericoloso. Parlano con cognizione di causa? Perché a noi li hanno tolti quasi tutti, i diritti acquisiti, e non è successo nulla. Vergogna.


Breve incontro con Donato Carrisi, autore di thriller di successo, venuto a presentare anche in provincia, la sua ultima fatica letteraria sulla Penitenzieria Apostolica ed altro. Penitenzieria sconosciuta a me prima della lettura del romanzo ma che non ha nulla di misterioso, avendo anche un proprio sito internet.
Lo scopro alla conferenzina e mi fiondo in internet per scoprire che l'internet Vaticano non fa punto com, né ponti it, ma punto va. Sì, proprio: VA.

Oltre che un autore Carrisi risulta un simpatico show man. Intrattiene il pubblico con la proprietà di un uomo di spettacolo dosando parole comiche e d'effetto. Tiene la scena e lo ringrazio perché toglie la parola ad una conduttrice televisiva locale che urla e strepita fuori misura, convinta forse che con l'urlo il digitale terrestre lo si sintonizzi meglio.
E che come il grande capo 'StiCazzi, ordina applausi e invita gli astanti a comperare i libri del Carrisi durante le pause pubblicitarie. Fortunatamente Carrisi pare non averne bisogno e si ferma con garbo ad autografare le copie dei fans.

Prima di lui la scena è delle donne dell'associazione "Donne Di Carta" che: "non leggono non recitano, ma 'dicono' capolavori della letteratura, pagine, ... , mandate giù a memoria, come i personaggi raccontati da Bradbury in 'Fahrenheit 451' ".
Si presentano come il libro che hanno dentro e ce ne recitano a memoria qualche pagina. "Io sono 'Oceanomare' ", "Io sono 'La Recherche' ", "Io sono 'Il Sergente nella Neve' ".

Ho un brivido d'emozione. Come m'emozionano tutti quelli che amano la letteratura e lo dimostrano nei modi più personali.
Queste donne di più, perché si fanno libro esse stesse. Perché questi corpi/parola trasmettono col loro impegno un'urgenza, quasi una sensazione di pericolo, disperazione, protezione per uno dei capitali sommi della civiltà mondiale.
E' bellissimo sentirle dire quelle pagine. Anche quando la memoria o l'emozione fa perdere il filo.

Sono loro che danno il la perfetto per l'inizio dell'incontro che segue.


mercoledì 7 dicembre 2011

FINE AUTUNNO



Altre immagini delle passeggiate di fine autunno.

Grato, ancora una volta, alla terra che mi calma con colori sfumati da impietrire.
Verrebbe da dire: "Sembrano finti". Se non fosse che il finto è, come sempre, preso ad immagine, o forse solo da spunto dalla nuda e cruda realtà.

martedì 6 dicembre 2011

NO GRAZIE, DIGIUNO




Passeggi per le strade del centro e ti trovi quest'immagine piazzata nel centro dell'isola pedonale...
Pubblicizza un ristorante.
La guardo e mi chiedo: "Ma voi, ci andreste a mangiare lì dove rischi di trovare un'esaltata vestita da "porca natale", che urla mentre prende a colpi di machete un panettone?".

venerdì 2 dicembre 2011

CAPITA

waatp.it

Capita che quando porti fuori il cane tu debba raccogliere le cacche del suddetto. Soprattutto se prima di "uscirlo" non lo hai sottoposto ad una cura preventiva in pillole, per indurgli una stipsi monumentale.

E non essendo il tuo cane, capita che tu ti possa stupire della quantità di materiale fecale che quell'esserino grazioso e minuscolo riesce ad espellere. Le guardi con tanto d'occhi e non ti capaciti. Tutto è nuovo per te. E capisci che chi s'immagina di spalettare poco o niente dietro al cane di taglia toy... S'immagina male. E parecchio.

Ma soprattutto.
Quando ti chini a raccogliere, e lo fai con un certo schifo, non essendo uso al contato con le feci di chicchessia, anche se tra te e loro c'è un salvifico sacchetto di plastica, ti chini e raccogli con la diffidenza del neofita e con tutti i sensi allarmati.
Anche quello del tatto, che ti fa percepire all'istante se la merdina raccolta è appena fatta o no...

Così oggi ho capito subito di non aver raccolto le merdine di mia proprietà/prestito. Ma, allontanato lo sguardo per dare un po' di privacy al cane, ho raccolto a fianco qualcosa di freddo e di abbandonato da tempo. Cioè quelle di qualche cane col padrone parecchio stronzo, passato prima di me dalla stessa aiuola.

Ed ho quindi raccolto due volte, per non lasciare al fine in giro quelle di mia proprietà/prestito.
E posso garantire che non l'ho fatto perché sono uno parecchio meticoloso.
Trattandosi di raccogliere la cacca non può trattarsi che di un errore...
Lo giuro.

La foto ritrae una dalle opere di "Mondo Babonzo", a cura di Altan, S. Benni, P. Perotti: il Topo Cagone.


giovedì 1 dicembre 2011

BOLLE DI SAPONE


men-in-the-alps.com


L'antico gioco di credere deliberatamente l'incredibile come reale ha sempre un suo perché e una sua ragione di esistere. Lo faccio personalmente allontanando la stagioni vere, la data di oggi, le realtà collettive create dai media e molto altro.
Perché mi succeda non lo so. E invece ormai dovrei saperlo, non fosse che per il sacchetto di anni che mi porto appresso come una befana ubriaca, in giro per il mondo.
Mi consola scoprire che il fenomeno è collettivo. E come dice il proverbio, un po' mi discolpa.

Il countdown dice ventitre giorni a Natale e la sensazione che mi arriva al riguardo è... nessuna sensazione. A guardarmi bene dentro al momento non ho pronta tutta la gioia richiesta dal... momento - appunto! - per apprestarmi a godere dello scintillio del Natale.
Ed infatti è già deciso che l'albero non lo farò. Del presepe neppure a parlarne. Poi magari ci ripenso all'ultimo momento, non si sa mai. Magari faccio uno sforzo perché questo Natale è l'ultimo prima della "mostruosa sfiga Maya", quindi l'ultimo di questo mondo se il popolo di sanguinari ci azzecca.
Ma per ora, più o meno come l'anno scorso, voglia di festeggiare: "PUNTA".
Accapo, quindi.

In più oggi è il primo giorno di colori e luci che transitano l'autunno nell'inverno e non è che mettano proprio allegria: sfido chiunque a trovare il grigio un colore allegro.
Mi ero abituato alla meravigliosa bolla di bel tempo che fino ad oggi ha avvolto questa parte della regione e che prolungava senza fine l'estate indiana.
Litrate di sole e metrate di temperature tiepide fuori stagione... Zac! Sparite nel giro di una notte.

C'è voluto il cambio del mese, lo slittamento verso il dicembre per vedere il grigio, la pioggerellina, le temperature che obbligano ad accendere la stufa molto presto nel pomeriggio. Ma è il suo momento e la pioggia serve: il periodo di siccità che ha subito la zona è ormai lungo mesi, non giorni o settimane.
Quindi che piova pure. Solo se potessi scegliere, mi farebbe piacere lo facesse con un minimo di garbo, ecco.
Se penso che a pochi chilometri da qui la pioggia ha scatenato l'inferno mi viene da chiedere se anche tra le nuvole si sia perso il metro del giusto mezzo. Tanto da ritirare su due piedi la richiesta d'acqua.

Per consolarmi del cambio del mese e del precipitarsi verso il Natale e dell'avere a disposizione un tempo metereologico che inviterebbe agli acquisti che non voglio fare, mi sono guardato anche oggi la solita "puntata": termine con il quale mia nonna definiva le soap opera, o "telediarree", che era solita seguire in TV.

Confesso di seguire con interesse le vicende della famiglia che possiede la fabbrica di ceramiche "Falkental" e di ammirare profondamente la mente malata che si ostina a scrivere e proporre le solite storie viste e riviste, e riuscire nel contempo ad appassionarmi ugualmente. Sarà che alla fine uno le storie le segue anche per rabbia, per vedere fino a che punto di bassezza ci si riesca a spingere per appassionare il pubblico.
Questo particolare congresso di cervelli malati di sceneggiatori ha trovato comunque qualcosa d'interessante: è il modo tutto suo di rinfrescare le trame appassite e ripetitive. Non avendo la faccia tosta americana di far risorgere i morti, tornare i dispersi, miracolare i ciechi, fermare i terremoti qui si cambiano i protagonisti principali più o meno ogni cento puntate.
Che vuol dire: i comprimari, i luoghi, le famiglie restano gli stessi ed hanno così la carriera assicurata a vita; cambiano solo i protagonisti principali della storia d'amore contrastata che fa da fulcro. Protagonisti che non appena raggiunta la felicità di coppia vengono spediti a vivere in Sud Africa, a fare il giro del mondo in barca a vela, e sotto a chi tocca, arriva un'altra coppia che avrà almeno cento puntate prima di convolare a giuste nozze.
Si cambiano le facce delle sigla principale e si riparte.

In tutto questo poco sesso, pochi bei maschi e poche belle donne. La normalità, ecco. Come del resto è normale possedere una rinomata fabbrica di porcellane, una bella villa-castello, Porche e Mercedes a gogo...

Sì sì... Mal che vada mi metto sul divano, accavallo le gambe sotto la coperta di pile, chiamo il gatto che viene anche senza essere chiamato, porto un barattolo di marmellata e biscotti su cui spalmarla. Così da avere il carburante per seguire e scoprire gli inganni di qualche altra "telediarrea " che dovesse appassionarmi.
Ecco così risolto l'inverno.

P.S.: riguardo alle soap opera mi permetto di consigliare il divertentiassimo film "Bolle Di Sapone" (Soapdish) di Michael Hoffman del 1991: Sally Field e Woopy Goldberg sono grandiose!
P.P.S.: il mio calendario Men In The Alps 2012 è già arrivato.