venerdì 29 marzo 2019

DEGUSTATORE INCOMPETENTE


fotomiafattadame

Prometto: non ne sono competente ma la pizza 🍕 mi piace: bassa, altra, secca, molle e a spicchi, col bordo alto o piatta come il tavoliere delle Puglie mi piace tutta. Basta non sia quella porcheria pallida per turisti che giace in agonia su teglie circolari nelle vetrine di sedicenti pizzaioli. Quella no! La mia preferita? Salamino 🌶 piccante. Poi è arrivato il reflusso gastrico-esofageo a costringermi a sperimentare altro. Sorprendentemente ne sono restato incantato: il gusto non aggressivo degli altri ingredienti mi ha costretto a constatare che pizza poteva voler dire parecchie cose e molte ottime. Poi è arrivato quel genio di mio cugino che col figlio è uno dei migliori pizzaioli d'Italia (non lo dico io ma gli esperti) a farmi capire le enormi differenze tra qualità e miseria.

Perché in fondo la pizza sembra una cosa semplice e forse, di base, lo è.
Il complicato non credo sia la copertura sulla pasta: lì basta agire con intelligenza e esperienza e poi i tuoi gusti, le tue specialità te le trovi. Che sia pecorino o pere, che sia speck o bresaola, che sia aggiunto a freddo o caldo, ci studi e sperimenti, fai una cernita della qualità del prodotti, cerchi il cotechino insaccato nel budello di stambecco (a proposito una pizza al cotechino la fa nessuno?), il pomodoro igp piuttosto che la passata del discount, né misuri quantità a contrasto o in accoppiata con gli altri ingredienti, e se sei bravo e fantasioso, ed hai le papille addestrate al buono, allora immagino che tu ce la possa fare. Ditemi se sbaglio.

Il dramma è l'impasto di farina 🌾.
Lì cascano gli asini.
Lì si capisce che cosa hai sul piatto. Le farine, ricercate, nuove o antiche, le infinite combinazioni di una con l'altra, le acque usate per impastare, le paste lievitanti, le ore lievitate, il massaggio olistico durante la lievitaIone, la musica classica ad emettere vibrazioni benevole, questo fa la differenza tra la pizza da asporto che poi passi la notte a bere a canna davanti alla porta del frigorifero aperta come un cammello 🐫 mongolo, quella che quando sei costretto ad alzarti la terza volta di seguito realizzi di aver pestato una merda, e quella di superba qualità che ti fa mugolare di piacere.

Cosa diversa sono invece quelle che prima di mangiartele devi studiare come per sostenere l'esame di maturità. E se non rispondi esatto ti mandano a cena da Mc Donald. Il testo di studio si acquatta generalmente dietro l'aspetto di una banale tovaglietta di carta e si rivela in tutta la sua difficoltà nello scorrere le infinite righe di descrizione, paragone ed esaltazione del prodotto che andrai a degustare. Che alla fine mi crea un'ansia...

Ieri sera in una superba pizzeria di Catania (superba nell'accezione positiva) ho avuto di che leggere per mezz'ora, tanto che per non perdere delle righe che avevano l'aria di essere importanti, ho pure dovuto far scivolare il piatto sul nudo tavolo. Potevo esercitare il sacro diritto del lettore riconosciuto da Pennac e mandare a stendere il testo pomposo. Invece, da bravo perfettino, ho letto tutto, compulsivamente fino in fondo. Che palle. Scusate ma davvero che enormi palle! Me li ha fatti quasi diventare antipatici i bravissimi creatori della creatura che stavo addentando. Li ho trovati prolissi è un po' troppo pieni di sé.
Se è pur vero che bisogna avere coscienza delle proprie qualità, forse è meglio che siamo gli altri a dirci quanto siamo bravi. È meno irritante e più elegante.

Tutto il rispetto per chi lavora e soprattutto per chi lavora bene e con passione. La riconoscenza che gli deve il mio stomaco e le mie papille gustative tutte, è infinita. Mentre non si risparmiano fanno anche del bene a me. Lo riconosco e lo so.
Ma vi prego: basta una descrizione garbata di quanto andrò a degustare, non un capitolo di Cent'anni di Solitudine con tutta la genia di Macondo. Perché sono lì per gustarmela la pizza 🍕, non per portarla ad analizzare al R.O.S. ed uscire non ignorante è sufficiente, istruito non è necessario.
Grazie.


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