lunedì 28 maggio 2012

MORT..CCI

Mi sveglio con l'orribile sensazione che sia troppo tardi. Senza infilarmi gli occhiali lo schermo del telefonino non può che confermarlo: è MOLTO tardi, ma non TROPPO tardi. Che vuol dire che non sono proprio FOTTUTO in questo nuovo inizio di lavoro tanto aspettato, ma che TANTO BENE non sto.

Quando lo scopro ho la sensazione di una qualche massa solida che si sposta dalla periferia al centro per istallarsi nello stomaco, per scendere poi, colare, fino alla pancia. Sono le 06:58, cinquanta minuti dopo la sveglia prenotata sul telefonino: devo averla spenta ed essermi girato altrove. Nella pancia adesso ho il muro di Berlino.

Scendere dal letto è un attimo. Mentre corro in bagno comincio a disegnare tutti gli scenari possibili per la mia mattinata: ritardo per traffico in autostrada, ritardo per parcheggio non trovato, ritardo per macchina con le ganasce - contando su una sveglia pre-alba ho parcheggiato piuttosto male ieri sera - ritardo per indegnità, RITARDO!!!

Entro in bagno programmando il ciclo di lavaggio basico, quello per cui non puzzo e acquisto un aspetto che ad un esame mediamente superficiale potrebbe essere scambiato per post-doccia. Benedico l'idea che mi ha fatto sbarbare la sera prima: sono almeno 5 minuti guadagnati! E dopo appena 10 minuti son fuori, in camera, sulla valigia a vestirmi. Fatto: avevo sistemato tutto prima di addormentarmi. Una benedizione all'abitudine presa in anni di sveglie all'alba al lavoro, grazie. Quando lo avevo...

Vestito faccio un'ispezione in bagno ed in cucina, con l'ansia che ormai ha raggiunto l'acme - mi verrà un herpes labiale da stress, li so che la pagherò :-( - vedo la macchinetta del caffè pronta da ieri sera e decido che non l'accenderò, non farò colazione così imparo a riaddormentarmi quando dovrei essere in piedi! E pensare che avevo portato per tutti quei biscotti così buoni...
Penso piuttosto che sia meglio inforcare gli occhiali prima di andarmene, raccogliere tutto per bene e decidermi ad uscire.

In quel mentre la sveglia si mette a suonare. Mi precipito in camera e la blocco per non svegliare padroni di casa e condominio.
Suona? Ma perché adesso?
Metto finalmente gli occhiali per tentare di capirci qualcosa:
le 06:10. Esattamente l'ora prevista perché suonasse.

Mi alzo dal letto con le gambe di burro, vado in cucina, addento un biscotto e faccio partire il caffè. Di biscotti ne prendo uno solo, due non ci entrerebbero: prima che si allenti la tensione allo stomaco ce ne vorrà. Sarò arrivato in aula. Inca@@ato con me stesso ma puntuale.
Anzi in anticipo.

Buon secondo giorno.




Inviato da iPhone di Melinda

mercoledì 23 maggio 2012

DATTILO


evelinasantangelo.it


"Due caffè. Uno ristretto, grazie".
Se non ci fosse Pipps mi verrebbe da dirlo al bar, per il solo gusto di rompere i coglioni al prossimo. Ma poi un "ristretto" serve davvero, a Pipps, quindi perché impegnarsi tanto e finire per non disturbare anche quando hai solo voglia di provare il gusto di disturbare?

Anche in quel posto lì, in quel bar intendo, tra un po' non rimetterò più piede. Due giorni fa una delle commesse aveva la faccia più sfavata del mondo e per principio ha fatto attendere due signore davanti al banco delle brioches solo perché due minuti prima, queste avevano osato chiedergliele senza aver fatto lo scontrino in anticipo. Ma lei aveva da asciugare le tazzine... perché affrettarsi? Del resto avevamo già stabilito che lei non era lì per dare un servizio ai clienti, no no!

Oggi era la volta dei clienti: uno mi sale in braccio mentre prendo il caffè e neppure registra le mie proteste... Mi resta in braccio. Non ci potevo credere.
Poi alla cassa, sono in coda da tempo, vedo una bella signora dall'acconciatura cotonata che facendo slalom mi passa bellamente avanti. Glielo faccio notare e dice di non avermi visto...
Però mi ha evitato. Quando pago la trovo un paio di persone dietro di me. Non deve aver visto neppure loro durante la manovra di aggiramento.

Ringhio, sbuffo, mi contorco ma alla fine ingoio il rospo. Esco da quel bar e ancora non ci metto il crocione del "mai più qui dentro". Ho abbastanza di cui gioire in questo momento.
E' vero davvero che con un po' di azzurro sopra la testa il mondo si tinge di rosa.

L'azzurro è una bella doppia festa anticipata che fa sì che il fatidico giorno del compleanno passi senza dolore.
Infatti deve ancora passare.
E a meno che non mi ricattino per le foto con cappello a forma di torta, gonna e collana hawaiiana, ballo discinto lo strappo dei cinquanta rischia di essere indolore.
Mia sorella collabora mandandomi a rincuorare da una lettera che gira in internet nella quale si tessono le lodi delle donne ultra quarantenni: apprezzo lo sforzo ed il contenuto e non dubito che la maturità e la saggezza imputate a quelle femmine sia un valore assoluto, trasferibile agli uomini. E' solo quel mucchietto di dieci anni in più istallatisi sulla gobba che mi lascia perplesso...

A questo aggiungo l'imminenza del rientro al lavoro anche se solo per una veloce pausa estiva dalla CIGS: altro color rosa. Un piccolo cammeo per tirare il fiato.

Sì, alla fine della giornata mi sento meno vecchio, specialmente adesso che sono riuscito a fare passi da gigante nell'organizzazione del trasloco imminente verso Milano.

Poi faccio l'errore di accendere la TV mentre ceno e al gioco dell' eredità sul primo canale, scopro che un ventenne, massimo venticinquenne, non sa cosa sia la dattilografia. Non ha mai avuto bisogno di saperlo: è nato e cresciuto nell'epoca in cui tutto si stampa nel computer con Word o Block Notes o qualunque altro programma di scrittura.
Ha sempre visto stampe e mai dattiloscritti, o se li ha visti li ha sentiti così estranei da non aver neppure voglia di sapere come si chiamano.

Allora scopro che ho davvero cinquant'anni.
Non perché non sono più paziente come un tempo mentre sto tra la gente, ed un tempo lo ero.
E neppure perché so che cos'è un dattiloscritto mentre lui non lo sa: non serve una gran cultura o un grande impegno per scoprirlo. Ma perché fino a trent'anni fa i fogli battuti a macchina, la carta carbone per le copie, le veline - quelle di carta e non quelle in TV - facevano parte della quotidianità di ognuno. O peggio, ne ho prodotti io stesso.



giovedì 17 maggio 2012

THE BITCH IS BACK


Dal profilo Facebook di Pam Ann copio e incollo:



Prossimamente sui vostri voli.
Biondo.

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sabato 12 maggio 2012

PRE-PAPA-RAZIONE



Prepariamo le nostre migliori vetrine per l'arrivo di Cotanto Ospite.


 Loro Ciuffenna


Arezzo

mercoledì 9 maggio 2012

PLURALE



pointnewnet.com


A pranzo non si siedono lontano da noi. Il locale è piccolo, del resto. Fuori c'è scritto a penna: "PRANZI LENTI", per contrapporsi alla selva di cartelli esposti nei bar che offrono "pranzi veloci".
Ma non sono di parola e dopo poco ci hanno già servito gli antipasti ed i primi.


Ma mentre la signora che si era rifiutata di spostare la sedia per permettermi di sedere comodamente - è rimasta imperterrita lì a guardarmi muovere il tavolo e contorcermi per scivolare seduto, meno male che ieri sera ho fatto yoga - mentre la signora stronza se ne va, loro entrano tutti belli incravattati e si siedono non lontano da noi.
Ordinano e parlano di politica: il risultato di lunedì sera va commentato. Colgo un lieve rimpianto per la discesa di Silvio.


Ma Boundio, diamoci dentro con la forchetta che il dolore si dimentica anche a tavola! Mangiano. Anzi MAGNANO un bel po'.


E dopo il caffè, per mandar giù l'accumulo, chiedono due digestivi al cameriere: 
"Sì, portaci due amari... Due Averne col ghiaccio". 
Plurale.

martedì 8 maggio 2012

IL TERREMOTO NEGATO


puccio pucci

Le elezioni amministrative ed il terremoto negato. La solita bagarre di parole che dicono tutto ed il contrario di tutto senza, al fine, dire nulla.
Le guardo, quindi, perplesso. Perché l'importante è esserci, apparire, parlare, dire cose sconclusionate ma dirle.

I fatti: perde il centro, il centro destra, la destra.
Stabile, forse un po' in salita la sinistra che però dovrebbe prendersi la briga di spiegarci il caso "Leoluca Orlando" .
La Lega perde ma vince ugualmente al primo turno a Verona: radicato odio per l'estraneo, chiunque esso sia oppure superba amministrazione della cosa pubblica in città?
Fa il botto il Movimento 5 Stelle.

E tutti giù a negare. Per primo il Presidente della Repubblica.
Quest'impegno mi ricorda da vicino la negazione del fenomeno "Forza Italia" alle prime elezioni a cui partecipò, quando tutti i partiti tradizionali ne negavano non solo la possibilità di vincere, ma addirittura di esistere.

Non so come andrà a finire. Non sono un'analista politico. So quello che vedo, che sento dai commenti della stampa televisiva che, nei due giorni appena trascorsi, ha avuto un minimo di accesso in casa mia; e cioè che non è cambiato nulla.
O meglio: qualcosa è cambiato, che i movimenti di base riacquistano forza e potrebbero diventare movimenti con i quali i nostri monolitici politici dovranno prima o poi confrontarsi. Ma sono proprio questi professionisti che continuano a negare l'esistenza di un'esigenza di fare politica al di fuori di quei centri di potere autoreferenziale, paternalistico, edonistico, distaccato in cui si sono trasformati i partiti.
A forza di negare ci credono solo loro.




venerdì 4 maggio 2012

MELANCHOLIA



fotomiafattadame



Guardo Melancholia di Lars Von Trier. 
E mi chiedo quante volte, come chiunque altro, mi sia sentito come Justine davanti alla vasca da bagno in porcellana bianca. Incapace di muovere un qualsiasi muscolo ed interagire con l'elemento "vasca", l'elemento "acqua", l'elemento-stimolo "sorella".

Lei però ha Claire a sorreggerla: ammaliata da Melancholia ha rifiutato Michael lo stesso giorno delle nozze, ma ha Claire. Claire ha a sua volta John. 
Il piccolo Lio ha John, Claire e Justine - che chiama "zietta spezzacciaio".

Un qualcuno per ognuno. Mentre i cavalli muoiono di paura. Mentre le mani irradiano scariche elettrostatiche.  Mentre si costruisce un'inutile grotta magica per salvarsi dalla fine del mondo. 

"Si felice ti prego. Se oso esserlo io puoi esserlo anche tu", dice Claire.