fotomiafattadame
In mezzo alla campagna, tra il verde del frumento che cresce, gli ulivi e i ruscelli che scorrono.
Che su da me, lontano dall'Isola Grande, i ruscelli son secchi che più secchi non si può. Ed il rumore del loro scorrere lo puoi sentire solo se metti su un CD new age e chiudi bene le finestre.
Qui invece il centro di meditazione è all'aria aperta. Cammini col coltello in mano e raccogli il finocchietto selvatico per le prossime abbuffate di pasta con le fave e coi carciofi. C'è qualcuno che spinge per raccogliere anche verdure a foglie verdi per altri scopi culinari, ma io mi concentro su quello che so riconoscere, il resto è erba che mi distrae dallo scopo.
Mentre mi ritrovo da solo su una costa ripida ascolto il frastuoni degli uccellini e il ruscello. Mi guardo intorno sollevando la testa dalla terra ricca e umida: nessuno. Qua e là solo qualche pala di fico d'india che tende al formare un boschetto. La campagna è coltivata, gli ulivi potati, i sentieri per i trattori tracciati. Ma non c'è anima viva. Ho la strana sensazione di fare un salto indietro nel tempo.
Cosa meglio dell'aperta campagna e una splendida giornata di sole ad inizio primavera, può trascinare un'anima romantica verso sogni di vita ideale?
Immagino solitudini cercate, natura madre e matrigna, ritmi circadiani immutati.
Immagino la vita di qualche centinaio di anni fa, lontano dall'opprimente presenza umana di questi anni... La immagino sorridendo e mi dico che qualche centinaio di anni fa, a quest'età, sarei già stato terriccio per piante in fiore; se già nel 1920, l'aspettativa di vita per un maschio bianco europeo era di poco più di 50 anni figurarsi nel fantasticato 1700...
Mi crolla il sorriso dalle labbra.
Mi ripiego a tagliare finocchietto, godo il momento, respiro e mi dico che mi va bene vivere in quest'epoca. Parecchio bene.