domenica 29 aprile 2012

BOSCO


fotomiafattadame

Naturalmente si parte presto: quando mai si è sentito di una passeggiata che parte tardi? Più che un'escursione a me rimanda le partenze all'alba, col fresco, che si facevano da bambini per andare al mare. In un'epoca in cui il climatizzatore in auto era un accessorio sconosciuto, prima si partiva meglio si viaggiava. Soprattutto con meno fermate sulla strada tutta curve, per far vomitare i tre figli.

Insomma, si parte presto e si arriva in montagna per la camminata che stavolta si preannuncia impegnativa: 12 chilometri ad anello con un dislivello di cinquecento metri a scendere, cinquecento a salire... Una passeggiata. Forse per Messner Reinhold, ma non per noi. O per Armaduk... Il cane che provò ad andare al Polo, ma poi scappò a gambe levate dalla cuccia.

Certo arrivare in cima al monte e scoprire che a quella quota piove a dirotto, fa un freddo intenso, non è incoraggiante.
"Che si fa, che non si fa?", "Andiamo o non andiamo?", fatto sta che, sarà per l'ora abbondate passata in macchina per raggiungere il rifugio, sarà che tornare indietro significava passare una domenica in casa, decidiamo che...: "Si fa!", e che: "Andiamo!".

FRA DI CI !
Ecco come eravamo dopo il primo chilometro passato a pisticchiare nella melma alta, con la mota che arriva alla scarpa e il pericolo di procurarsi una frattura scomposta per caduta sulle rocce che affiorano dalla terra disciolta in vischiosa sostanza.
In più: per ripararci almeno un po' dalla pioggia che batte insistente camminiamo con l'ombrello aperto, formando il gruppo di escursionisti più comici del pianeta. E i più instabili sulle gambe: perché l'equilibrio procuratoci dall'uso dalle braccia è momentaneamente assente per sopraggiunta necessità di sorreggere l'ombrello.
Sembriamo una manica di giapponesi nel bosco, persi alla ricerca dell'outlet.

Ci sono scene di panico. Un omone grande e grosso di Viterbo dichiara di non poter procedere alla vista di una discesa coperta di fango: teme la caduta. Lo aiutano, ma alla fine l'orgoglio ormonico maschile fa in modo che l'omone si conduca da solo con insperata baldanza.

Mio caro: anche noi abbiamo paura di cadere giù da un precipizio. Ma avanziamo e stiamo attenti. E' solo una crisi di panico che passa dopo pranzo. Forse un semplice calo glicemico.

Cascate, pianure, boschi scoscesi, mulattiere lastricate di pietre. E tanto tanto fango. E tanta pioggia con tanto vento. Alla fine siamo in fondo al cammino. Ci aspetta un tè caldissimo con tanto zucchero oppure il vin brulè. Ci sembra addirittura che la stanza del rifugio sia calda ed accogliente, mentre il termometro all'interno segna sette centigradi... Ma la torta con cui accompagnamo le bevande è strepitosa. O almeno ci pare così.
Per pranzare io e la mia compagna ci troviamo un buco nel terreno riparato dal vento. Sembriamo esploratori artici.

Ma siam partiti e siamo arrivati. Alla fin ha pure smesso di piovere. Ma si è alzato un vento da Polo Nord.

giovedì 26 aprile 2012

HANNIBAL




72minuti.it


Mai, ripeto MAi nella mia infanzia ho sentito dare un nome all'anticiclone...
E brutto pure glielo hanno scelto: HANNIBAL... Forse in ricordo dell'indimenticato dottor Lecter.

Me lo immagino il garbato colonnello Bernacca che, in bianco e nero, dalle Azzorre spostava la sua attenzione sull'anticlone africano e lo chiamava col nome del vecchio zio: Ettore, piuttosto che Virgilio, sempre meglio di Egidio. Ecco, ci manca l'anticlone Egidio eppoi siamo alla frutta.

Che gli sarà venuta a fare adesso ai metereologi la mania dei nomi?! C'era bisogno di iniziare anche da noi a nominare le nubi come gli americani? Si sa, le nubi son volatili anche se possono lasciare danni permanenti; perché allora affliggerle con nomi presi a caso dalla fantasia malata di qualcuno?
Prima una bassa pressione era una bassa pressione da maledire per il cattivo tempo che portava. Adesso, dalla settimana successiva a questa Pasqua possiamo prendercela con Lucy per la pioggia ed i venti.

Se invece nei prossimi due giorni ci friggeranno le frattaglie inferiori porremo maledire Hannibal.

Impersonifichiamo il disagio con un nome di persona, così da poter dare la colpa a qualcun altro per le nostre umane, semplici, metereologiche vicissitudini e accentuarne la portata: è noto che appena una cosa assurge all'onore di un nome aumenta d'importanza. Non a caso io do un nome ad ogni cosa: automobile, stufa, aspirapolvere, lavatrice, lavastoviglie. Ma lo faccio da una vita e lo faccio in privato, non da questa Pasqua.
Come dire che sono cretino da sempre, mica da pochi giorni!

Ed i nomi renderanno ridondanti emergenze che emergenze non sono, perché si avrà finalmente "IL" colpevole. Avremo qualcuno da odiare. Fino a che non faremo entrare la politica anche nelle previsioni del tempo e a seconda del governo in carica, i fenomeni più devastanti prenderanno il nome dei membri dell'opposizione.

Io, per me, avrei qualche nome da suggerire. Li prendo tutti dalla trasmissione "Ragazzi e Ragazze" condotta il pomeriggio dalla De Filippi su Canale 5: son così brutti i nomi e insulsi i loro "portatori sani" che per qualche disastro prossimo venturo li possiamo utilizzare a ragion veduta. Eccone alcuni:

Tania (come la bambola concorrente delle Barbie);
Manolo (come il fusto arrampicatore?);
Jasmine (figurarsi come si sarebbe risentita se l'avessero chiamata con la traduzione italiana, Gelsomina);
Cipriana (?!);
Jessica (1);
Jessica (2);
Chaterine;
Labinot (ma lui è giustificato perché viene dal Kosovo);
Siria (mi pare il più umano).

E pensare che mi sono lamentato un tempo per le ondate di Simone, Michele, Luca...

Comunque attacco io con le contumelie, così poi voi siete giustificati a dare del vostro peggio: è arrivato Hannibal e in casa mia è apparsa la prima zanzara. Ed è pure arzilla e non si fa acchiappare: posso dire fancù?


martedì 24 aprile 2012

DIO ESISTE





Lo avevo visto per la prima volta attaccato al frigo di un'amica a Roma. L'avevo fotografato, desiderato e cercato ma non l'avevo trovato. Fino a che non ha aperto il "Feltrinelli Point" in città.
Però quello esposto era rigato, sciupato,"ditizzato"dagli avventori precedenti e io non ce lo volevo in casa mia. No, no! Avevo o non avevo deciso di non comprare più un magnete da frigo in vita mia? Sì. Se dovevo trasgredire, che almeno fosse un bell'oggetto!

Finalmente oggi sono entrato nel negozio ed ho trovato alla cassa la mia venditrice preferita. Il che mi ha consentito l'atto di coraggio di chiederne uno nuovo "di pacca". Non lo avrei mai fatto in presenza di altri venditori, per una forma di pavida vigliaccheria. Ma lei la conosco da anni e lei conosce me. Tra l'altro è colei che mi ha iniziato alla lettura di Fred Vargas.

La signora lo ha quindi cercato in uno scatolone tra milioni di altri magneti, tutti incartati uno per uno. Ha rovistato buoni cinque minuti fino a che, tra mugolii di gioia - miei - lo ha trovato.
Lei pensava che fosse un regalo vista la fermezza con la quale ne avevo chiesto uno "sano".
Invece era per me. Quando gliel'ho detto ha commentato: "Un po' di sana auto-ironia non fa mai male".

Ed io per quello l'ho comprato.

giovedì 19 aprile 2012

UN CHASSEUR SACHANT CHASSER LE CHAT SAUVAGE SANS SON CHIEN EST UN BON CHASSEUR.


today.it

Il presidente onorario del W.W.F. spagnolo, Sua Maestà Re Juan Carlos di Borbone, Spagna, cade e si rompe l'anca mentre si esercita a fare il cacciatore in Africa. Il reale sbuccio richiede il ricovero in ospedale, l'intervento chirurgico, la fuga di notizie e le spiegazioni del caso.

Un safari...

Il Real Ferito dichiara di essere dispiaciuto dell'accaduto, di essersi sbagliato - ... - all'uscita dell'ospedale in compagnia delle sole stampelle e nessun altro: né della moglie, né di altri componenti la Famiglia Reale. Una solitudine che da l'idea di un cordone sanitario d'isolamento.

Che molti sovrani o aspiranti tali sentissero un'attrazione fatale verso le armi prima, e verso questo gioco al massacro che ancora qualcuno si ostina a definire "sport" poi, lo sapevamo ancora meglio.

Ma così... Per reale coerenza almeno rinunciassero con garbo alla presidenza onoraria del W.W.F.
E, per favore, che il Fondo vada oltre le cariche istituzionali e capisca che ai cacciatori conclamati è meglio non concedere titoli onorifici. Perché dalla caccia di selezione, alla selezione degli amici per le battute di caccia, il passo è brevissimo.


mercoledì 18 aprile 2012

P L ADRONI


ilgiorno.it


Cosa colpisce?

Una pausa infinitesimale tra le parole "mio" e "ragazzo".
Un calare repentino di volume, veloce come un lancio a capofitto verso il silenzio, prima della seconda parola: un chiaro segno di riservatezza.
Un sorriso sicuro, una voglia di esprimere gentilezza, un quadrare il cerchio con le cose immaginate da tempo.

Fa bene sapere di aver avuto ragione, fa bene al cuore. Fa certezze mentre m'incazzo come un canguro per le scorrettezze che, da altre parti, mi vengono sbattute addosso come pareti di cemento armato.

Fa bene questo, perché tra dimissioni pilotate, espulsioni parzialissime - non riguardano mai la discendenza dinastica del capo del partito che è stata filmata con le manine nel salvadanaio - e dichiarazione d'intenti di "pulizia", alla fine la LEGA NORD uscirà dal baratro di delusione nel quale ha precipitato i propri attivisti, molto meno danneggiata di altri gruppi politici che hanno fatto della colla ATTACK il mezzo coercitivo - per noi - per continuare a vedere in giro le loro facce di m.

Chi li aspettava al varco per poter vomitare addosso la propria disistima, alla fine dovrà contenere le reazioni. Io, per esempio.

E se è anche pur vero che le prime dichiarazioni di Sua Maestà Chiarissima Re Umberto I facevano scompisciare dal ridere, nessuno ha mai potuto credere neppure per un minuto che in giro per la provincia di Varese si aggirassero gruppi di terroristi che ti ristrutturassero casa a tua insaputa, al solo scopo di farti avere guai con la giustizia, è pur vero che per far andar via il Ministro che si è trovata casa pagata da "non sapeva lui chi", c'è voluto il RAID a bomboloni.

Quindi, pur nello scoramento del cambiamento da "Padroni a casa propria" a "Ladroni a casa propria" - è bastato un solo colpo di vernice - alla fine lo sapete che stanno facendo una figura migliore di tanti altri? Non dico una "bella figura", ma migliore di altri. Di tanti, troppi altri.

Con questo lungi da me dal fare sconti utilizzando la trita logica del "meno peggio". Chi ha sbagliato ha il dovere di farsi da parte e risponderne alla giustizia.

E quindi mi prendo in sacchetta la speranza mai tenuta segreta della scomparsa del partito che ospita chiare figure morali del calibro del gentiluomo Borghezio...
E vado avanti. Tenendomi cari i buoni sentimenti confortanti.


domenica 15 aprile 2012

TURISMO


fotomiafattadame


Non di solo olfatto vive l'uomo, ma anche di vista, di colori, di percezioni cutanee.

Potrebbe essere il freddo, il vento a stimolarle, una giornata di pioggia, o semi pioggia, vissuta pericolosamente tra reperti archeologici ad Agrigento e giardini segreti. Specialmente se questa è il proseguo di un giorno annusato in montagna.

Le colonne doriche bagnate di scrosci: per la prima volta le ho viste di quel caldo colore giallo e dorato insieme, che solo la pioggia può dare. Fin'ora i miei ricordi di quell'area archeologica erano legati al caldo e al sole abbacinate che tutto appiattisce e scolora. Rendendo la bellezza solare e mozzafiato ma meno mozzafiato di adesso.
O forse solo diversa, perché quei templi sotto il sole che picchia non sono certo una stravaganza climatica.

Quindi tra un'apertura e una chiusura di ombrelli, siamo saliti fino al Tempio della Concordia, consolati dalla presenza di pochi turisti - le folle oceaniche presuppongono giornate di cielo limpido - e da una bellezza sconosciuta, rarefatta. Il panorama sugli altri reperti è stranamente autunnale. Nebbioso. Potremmo non essere qui. Ma la realtà colpisce il naso e lascia poco spazio all'equivoco. L'occhio si invaghisce di prati fioriti che stanno ai margini e sorreggono gli ulivi.

Prima ci eravamo immersi nei giardini della Kolymbetra restituiti alla visita dal FAI al quale dobbiamo dire: "Chapeau", senza reticenze.
In un canyon tra pareti di tufo a strapiombo la fioritura e i frutti degli agrumeti, le vasche dell'irrigazione, gli orticelli zappati nella terra scura e pastosa che, umida, si attacca sotto le scarpe e ti incolla eretto se non ti muovi in fretta. L'odore è persistente. E' aspro, oleoso, inebriante, complice il verde scuro e virile delle foglie, l'arancio ed il giallo lucido dei frutti che contrastano col bianco carnoso dei petali dei fiori sullo stesso albero.
E' così tanto, troppo, come suggeriva Titina, da "non saper dove sbattere il capo", o "a chi dare i resti" e più di una sosta è richiesta per riordinare le idee.


Le gite scolastiche scatenano il peggio in me, ma fortunatamente la noia delle spiegazioni, il pantano e la pioggia annientano pure in quelle mandrie la voglia di scappare e disperdersi. Restano le urla inutili da schiavi greci costretti a scavare, lo sciamare sgaNGHeRAto verso le piante da osservare, l'occupazione impunita dei ponticelli da attraversare. Sono viaggi della speranza... Speranza che si facciano un po' furbi. Ma ne dubito!

Scopro che il fico d'india non è una specie autoctona ma importata dall'America - ???!!! - le "altre indie", e che i greci non ne hanno mai viste le pale intorno ai loro templi e mi sembra impossibile...
Non mi va giù. E mi indigno.

Per non farci mancare niente passiamo anche dalla Scala dei Turchi. Non c'è bisogno del sole a picco per capirne il candore e per vederlo sparare la propria luminosità sul blu scuro del cielo in tempesta ma che cerca di aprirsi.

Con questo è troppo. E' tempo di tornare a casa. Mettere il punto e riprendere fiato fino a domani.
Potremmo provare il desiderio di scappare annientati da tanta bellezza. Da troppa bellezza.

giovedì 12 aprile 2012

PASSEGGIATA OLFATTIVA


dillinger.it


Oggi lezione di odori.
A stimolare le narici la passeggiata fatta nel boschetto che circonda l'eremo di Santa Rosalia a Quisquina - AG -.
Il prologo la mattina tra i banchi di frutta del mercato: spezie e aromi all over.

Eravamo in realtà non alla ricerca di odori, ma di un albero di quercia che dicevano gigantesco, molto probabilmente collegato al culto della Santa Sinibaldi e che non abbiamo trovato. Forse perché invece di arrivare in fondo al sentiero, ad un certo punto ci siamo arresi visto che non accennava mai a scendere. Ma continuava a salire, salire, salire.

Ora non voglio dire che una salita mi spaventi, ma visto che il mio signore e padrone già rantolava per la fatica, lui continua a fumare, abbiamo deciso di volgere gli occhi all'alto e decidere che la quercia gigantesca che scorgevamo, quella esattamente sopra di noi, era quella che cercavamo. E fine dei discorsi.

Nel percorso un mare di asparagi selvatici, ciclamini, pungitopo ancora con le bacche rosse, e l'odore pieno, vivo ed oleoso di tante altre piccole orchidee che non so nominare. L'ignoranza botanica impera.
Poi il muschio, l'odore che saliva dalle foglie marcescenti, la terra umida, l'erba fresca e un po' bagnata nelle radure.

Un mare di odori che stimolavano anche i ricordi, ma con gli odori si sa bene che è così.

A fare da complice l'ora tarda nel pomeriggio, quando il sole non batteva più e la terra comincia ad emanare aromi che altrimenti sarebbero stati annientati dal caldo. Lo stimolo ad annusare più intensamente veniva dall'affermazione del mio signore e padrone che diceva che quello che arrivava era odore di sterco...
Come sempre aveva torto, fatto confermato da Titina presente alla passeggiata. Ma non avevo dubbi: quello che sentivo non poteva essere deretano di pecora!

Inebriato. Questo è come mi sono sentito. E contento di essere lì con la possibilità di sentire tutti quegli impulsi.
Ho pure pensato che quell'altalena olfattiva mi stava accadendo in un momento in cui mi pare di avvertire poco i sapori della tavola. Quindi mi pareva un po' strana perché in qualche modo la capacità olfattiva dovrebbe essere collegata al senso del gusto.
Invece mi stava accadendo veramente: viaggiavo in questa nuvola avanti e indietro nel bosco, con la leggerezza di un hovercraft. Non avevo neppure troppa voglia di parlare pur non essendo solo, per non perdermi nulla di quella strana passeggiata.

Bella. Quando è finita e siamo risaliti in macchina il dubbio che riguardava olfatto e gusto mi ha nuovamente raggiunto da un angoletto lontano della coscienza. Per dissiparlo mi sono riproposto di catafiondarmi su un cono gelato di sicura qualità non appena arrivato a casa: dovevo in qualche modo fare un controllo alla mia capacità di percepire sapori.

Naturalmente sono stato più che contento di mettermi alla prova: l'ho fatto ed ho trovato il pistacchio sublime!


domenica 8 aprile 2012

CONSIDERAZIONI GUSTO SALSEDINE


fotomiefattedame



È indubbio, drammaticamente certo, che quando questo mio periodo di inattività troverà il suo termine naturale, certe lentezze, certi lussi romantici del navigare i mari interni, impiegando diciotto ore in un tragitto che un aereo avrebbe coperto in trentacinque minuti, non avranno modo di poter essere perseguiti.

Mi immaginavo, una volta re-indossata l'uniforma, seduto su questo ponte a leggere, il cielo grigio ma che mostra i contorni delle nubi, il vento teso che arriccia e sfrangia la punta delle onde, il cantare dei cavi d'acciaio che s'improvvisano organi, il freddo del vento che non concede riparo, il blu profondo del mare e quella, quest'immagine di rilassatezza assumeva contorni fantastici, irreali quanto quelli di una fiaba.

Che poi alla fine non è detto che sia sempre e solo così: anche lavorando esisteranno i periodi off... Sempre che la nuova legislazione Monti/Fornero li preveda ancora.
Mancherà piuttosto la spensieratezza un po' azzardata nel decidere di come impiegare il tempo libero, quella sfrontata indecisione che vivo nel disporre e decidere del come diluirlo, concentrarlo e nuovamente dilatarlo.
Dopo la parola sarà "ottimizzare". I tempi, i mezzi, gli incontri, i luoghi.

Intanto leggo, mi guardo un film, ascolto intrepidi telefonatori che non godono del liquido distacco dal mondo rimasto a terra: ed è un ripetersi di: "Mi senti? Mi senti?", all'apparecchio telefonico collegato a caro prezzo attraverso i mezzi della nave. Per le telefonate a prezzo da piano telefonico, bisognerà anche stavolta attendere di sfiorare Ustica, di farle un meno pericoloso "inchino" e attaccarci ai suoi ripetitori per il tempo breve di trenta minuti.

§

Pasqua è già qui. Con un minimo di prepotenza chiedo ed ottengo un dopopasto in giro. Ci incamminiamo per raggiungere Alia, dove spendiamo la cifra più irrisoria per due caffè e quattro bicchieri d'acqua gassata, formato bicchiere vero, non mignon. Euro 1,20... Un caffè macchiato a Milano. Scontrino emesso: lo fotograferò a perenne ricordo.



Da lì alle grotte della Gurfa, assolutamente deserte, come se non interessanti. Si tratta delle abitazioni di un insediamento rupestre, scavato nella friabile roccia di arenaria rossastra, sulla sommità di una collina. Datazione incerta, come un terno al lotto. Di sicuro c'è il ritrovamento sul luogo di una necropoli dell'età del rame, e che fu insediamento agricolo fino agli anni '90 del 1900.
Entriamo in un'abitazione al livello superiore, lasciata aperta accidentalmente.



Infine, sulla strada del ritorno finalmente riesco a raggiungere e toccare con mano... Una pala eolica. Che queste mi affascinino è ormai noto. O almeno lo sanno tutti quelli che seguono questo blog da più tempo. Ma fin'ora non mi era mai riuscito di avvicinarmi a nessuna di queste meravigliose torri moderne e toccarla con mano, sentirne il rumore, ammirarne le proporzioni gigantesche.
Bene, oggi l'ho fatto e mi sono trovato sommerso da un vento impetuoso che soffiava a prescindere, un criceto al cospetto del gigante più gigante di tutti.
Bene, un'altra cosa che volevo fare l'ho fatta.

E domani Pasquetta.

mercoledì 4 aprile 2012

BEBE' A BORDO


productos.parabebe.com

Quelli con l'etichetta triangolare col nome del pupo dietro la macchina sono i peggiori. Compiono le peggiori infrazioni e pretendono che tu presti attenzione al loro carico umano.
Più o meno come quelli che dopo la nascita del figlio dichiarano di voler crescere il pargolo con "sani valori cristiani". E intanto picchiano la moglie e si tengono l'amante.
O quelli che dicono che l'unico grande amore della loro vita, l'unico amore che non finirà mai mai mai è quello per il/la figlio/figlia.

Io a questo punto ho già i brividi. Me li immagino a guidare questi campioni di buone intenzioni.

Perché son quelli che li amano così tanto che poi li tengono in braccio sul sedile anteriore della macchina, lato suocera, mentre procedono in città: così appena tamponi sfracassi il figlioletto amatissimo contro il cruscotto col tuo stesso peso. Perché neppure loro si mettono le cinture. Naturalmente.

Oppure quelli che li portan fuori in macchina, li fanno stare dietro - bravi - ma si guardano bene dal cinturarli sul sedile o sul seggiolino. Risultato: appena tamponi vedi passare il pargolo alla velocità della luce che ti si stampa sul parabrezza stile moscerino. Però LORO li aman tanto!

E quelli che li portano in giro col passeggino e non aspettano il verde per attraversare alle strisce, non sono dei geni incompresi? "Tanto il pupo non capisce", credono loro. E giorno dopo giorno i pupi matureranno la convinzione che i Comuni sprecano soldi a comperare semafori con troppe luci colorate. Ma si sa, è troppo spesso Natale.

O anche quelli che per attraversare sporgono il passeggino sulla carreggiata e tenendolo a tiro di TIR guardano diligentemente a destra e a sinistra per vedere se passano auto. Se non hai sentito il botto, cara, puoi passare, non c'è nessuno.

Ah, ma poi ci son pure quelli che personalizzano il triangolo "Bebè a bordo" con la vera faccia da schiaffi del pargolo che li tamponeresti per principio.

Ora... Lo so che fare il genitore non è facile. Non per esperienza diretta ma per frasi sentite da mia madre e dalle mie sorelle che di esperienza, loro, ne hanno parecchia.
Però, un po' di coerenza, per cortesia. Se dite che li amate così tanto, allora proteggeteli. Anche dalle vostre negligenze.
O se volete fare come vi pare, che poi è un vostro diritto sacrosanto, evitate di mantecarci gli attributi con le frasi fatte, le dichiarazioni d'intenti populiste, le pretese di attenzione da parte dell'universo creato per la fatica che state affrontando crescendo nuovi italiani.



Questo post nasce col contributo di IGNOMINIA , alcune idee sono sue, con la quale ho sviscerato il problema mentre viaggiavamo in macchina e vedevamo alcuni di questi comportamenti.



martedì 3 aprile 2012

ASPETTANDO LA PIOGGIA

Castello di Colorno - fotomiafattadame


Piove.
Finalmente.
Non molto ma minaccia di più.
Qundi: bene.

Via un po' di polvere, via un po' di puzza. Via un po' di gente dalle strade.
Al primo che se ne lamenta l'interdizione perpetua dai pubblici bagni estivi: condanniamolo ad un'intera stagione di sudore ascellare!

C'è un grigio in cielo che non so più interpretare. Mi è quasi sconosciuto. Oltre che nuovo mi è di conforto. Lo trovo riposante, ecco.
Lo ammiro con curiosità dal vetro e mi stupisco quanta bellezza possa nascondere il grigio. Chi l'avrebbe mai detto che la nostalgia giochi di questi brutti scherzi?

A prima vista la sensazione è quella di schiacciamento, di pesantezza sulle spalle, sensazione che non cambia pur restando barricati in casa. Poi invece, con l'arrivo dell'odore della pioggia, l'aria si riapre e torna ad essere frizzante, facendomi godere la sensazione meravigliosa di... essere nella stagione giusta. E non ad agosto in marzo.

Pochi giorni fa ero in Emilia per una festa di compleanno seguita, il giorno dopo, da tour gastronomico/culturale. Che significa che con la scusa di andare a visitare il castello di Vignola, Parma, di fotografare la fioritura dei ciliegi che ahimè non era già più al culmine, si siamo cibati di tutte le porcherie e dei grassi che il territorio proponeva.
Il CIACCIO, una sorta di crepe un po' secchina, è impastato solo con un po' di lardo e cotto tra due piastre roventi. Poco lardo in verità se si esclude quello spalmato sulle piastre perché non attacchi. Peccato che il condimento tradizionale preveda una spennellata di grasso e trito di carne di maiale, buttato lì con una specie di scopetta vegetale, che prima di atterrare sul ciaccio rimesta un bel po' nel liquido.
Dire che ad un vorace come me uno solo è bastato fino a sera, da l'idea di quanto possa essere nutriente.
La magnifica scala del Vignola all'interno di Palazzo Boncompagni, la spettacolare Rocca sono state visitate senza sentirsi mai a corto di carburante.

La sera il castello di Colorno - Parma - chiuso per il nostro orario d'arrivo e con un bel giardino all'italiana, ha fatto da sfondo ad un'altra incursione culinaria iniziata col culatello e finita con i granchi di fiume catturati nel momento della muta e fritti con pastella. Una specie di rinforzino finale di monicelliana memoria. Un delirio di gusto anche per me che odio il pesce che sa di pesce...

Ora non resta che la gioia di aver assaggiato ed il pentimento di aver assimilato.
E la speranza che la pioggia che tarda a tornare spazzi via anche i sensi di colpa.