sabato 30 marzo 2013

ENIGMISTA


centrorsi.it


Ci provano con "La Settimana Enigmistica" e già questo è da ammirare.
I giovani sull'autobus per l'aeroporto sfogliano e decidono di iniziare dal primo cruciverba: scelta logica nell'ordine dell'impaginazione ma soprattutto in quello della facilità delle definizioni.

Le affrontano in gruppo: i due fidanzatini, lei sulle ginocchia di lui e l'amica, dietro, che riesce a concentrasi poco, tra un messaggio di Whatsapp e l'altro: il suo telefono squilla alla velocità acustica di un luna park. Non credo che ne conosca il profilo "silenzioso".
Si scambiano definizioni e risposte a voce alta. Certi della loro conoscenza e dell'ignoranza dei circostanti e non del contrario.

Sentiamo:
- La regina delle carte.
Risposta : "Rossa", dice lei. Non "Donna". Lui dubita, ma lei insiste. Lui scrive.
- Litigio verbale.
Risposta : "Litigio" suggerito da lui non ci sta e "Alterco" non sovviene.
- Il nome della Bignardi.
Risposta : "Maria" dice lei. Non ci sta la prima... Strano! Chiede conferma alla whatsappata che non conosce la Bignardi. Cancella la definizione precedente per far spazio alla "M".
E via col tango.


Mi alzo e mi allontano, la sofferenza è troppa. Vorrei intervenire suggerendo qualcosa o tutto, ma con l'interruzione di quello scempio non otterrei altro che l'interruzione dello stridore che sento nelle mie orecchie.
Peggio: intervenendo potrei disinnamorarli a questo gioco che appare nuovo, ma che hanno voluto provare comunque. e

Loro vanno avanti e a salvarmi finalmente arriva l'aeroporto. Scendo. Ma non mi procuro nessuna copia della rivista. Un cruciverba l'ho già fatto.

venerdì 29 marzo 2013

ALLA BISOGNA


fotomiafattadame


È davvero sorprendente scoprire quanto le persone credano di potermi esasperare prima che perda la pazienza e mi lasci andare ad un sonoro, liberatorio, elegiaco "vaffanculo".
Ancora più sorprendente è la faccia del ricevente l'invito che si tinge di stupore, quasi di offesa ritrosia: come ho mai osato invitarlo ad intraprendere un tal viaggio?

Una mia collega intelligente dice: "Sono così fessa che mi puoi passare sopra ingranando la prima, poi ripassi con la retromarcia, e poi ingrani nuovamente la prima. Ma se riesco a rialzarmi non mi vedi più". È più o meno così anche nel mio caso.

Difficile allora spiegare che se mi frantumi le gonadi con reiterate azioni di miniper, il sonoro viatico lo ricevi perché te lo sei cercato.
Difficile spiegare...
Più che difficile direi totalmente inutile.

Del resto il solo suono del "vaffa" ricorda una lacerazione, lo strappato di un tessuto relazionale che crea una divisione definitiva, risarcibile solo da abili mani di rammendatrici. Altrimenti il lavoro della macchina da cucire lascerà sempre traccia di sé.
Quindi l'invito è definitivo, senza appello: non sia mai che sulla strada della penetrazione si incontrino addetti lenti all'esecuzione dell'atto.


Il dopo come lo gestisco? Come mi pongo, cioè, di fronte allo "sfanculato.com"? Devo ancora insistere nella speranza che si possa ravvedere e ponga rimedio agli errori?

L'inutilità del perder tempo a pensare ancora a chi si è mandato a stendere è palese. Prima di arrivare allo strappo ho spiegato, parlato, ho pure fatto disegni e schemi - ricordate: ingrani la prima, poi la retro, poi ancora la prima... - è quindi improbabile che si trovino gli spazi o i motivi per rimarginare la ferita. Di per sé l'invito, l'ho già detto, assume qualcosa di definitivo. Ogni pensiero riguardo al ravvedimento diventa quindi sciocco buonismo. E come tale risulta inutile.

Allora conviene pensarci bene prima di usare il "gran" termine. O prima di provare la gioia di sentirselo sibilare in faccia. Non se me torna indietro.

Questa è la sua specificità. Da usare alla bisogna. E riconoscerla come utile in quanto tale.

Da tenerne sempre uno in tasca pronto. Non sia mai possa tornare utile.




Inviato da iPhone di Melinda

lunedì 18 marzo 2013

MAGNUM



ecoblog.it


Eccolo, ce l'abbiamo!
Lo ABEMUS!
Sì, gioiamo e rallegriamoci, facciamo la ola - the Mexican Wave - e battiamo le mani, preghiamo e benediciamoci a vicenda. Stanotte portiamo le suorine a ballare, i fraticelli a sfogliare le riviste di moda. Insomma... GAUDIUM MAGNUM!!!!!!
Il web esulta con la folla per quest'elezione che pare metta d'accordo tutti, perché anch'esso È "folla", ed un momento dopo spara dossier su un suo presunto, connivente passato.
Un attimo prima è un Santo che viaggia in aereo in classe economica e un attimo dopo lo vuole colluso col regime dei generali.
Paga di persona l'hotel dove ha alloggiato, sì, però ce l'ha con l'aborto....

In questa fase schizofrenica mi viene da dire che:
1 - che tipo di Papa sarà veramente lo vedremo solo col tempo, perché da Papa non può usare gli stessi toni e gesti del Cardinale che si occupava di una città, seppur immensa, un micro continente come Buenos Aires;
2 - non dimentichiamoci che comunque si tratta di un Papa Cattolico, quindi se si pensava che potesse essere più sensibile verso giustissime ed attualissime istanze sociali, io ci penserei un po' e me ne farei da subito una ragione della certa delusione in itinere.

Di sicuro non pare una mammoletta. E in un Paese che nulla ha di laico, l'Italia intendo, una figura forte, carismatica, culturalmente simpatica come quella, rischia di essere un punto di riferimento non indifferente nelle scelte di laicità che uno Stato dovrebbe avere. E che fin'ora non ha avuto.

Vabbè. Il nome poi è uno schianto! Un colpo al cuore anche per chi non crede e non è vicino alla Chiesa. Un colpo di mano che deve preoccupare non poco chi, a corte, sta arroccato su certi princìpi di regalità. Scrissi sul web parole ironiche sulle dimissioni del Papa precedente e sulla crisi del settore calzaturiero e delle concerie con la sua rinuncia al potere. Ecco, non credo che ci mancherà la sobrietà da ora in poi. Mi è sembrato sobrio prima di ogni altra cosa. Nei gesti, nelle parole, nell'educazione che ha mostrato. E mentre lui stava al balcone a mostrarci chi era questo Cardinale dai modi piemontesi, in Curia devono esser corsi a nascondere le chiavi di casseforti e forzieri e armadi d'argenteria: che a Sua Santità non venissero in mente strane idee di donazione e soccorso dei poveri...

Staremo a vedere, mentre la politica - quella con la P minuscola che non si occupa più della gente - non riesce a darci un governo, la star incontrastata delle nostre notizie resta Papa Francesco. Pensate, cammina tra la gente! Ola. Viaggia in macchina! Ola. Dice messa e riempie piazza San Pietro per l'Angelus! Ola. Parla a favore di un uso più consapevole delle risorse del pianeta! Ultima ola.
Per il resto, quello che non ci aspetteremmo da un Santo Padre, restiamo in attesa.



lunedì 11 marzo 2013

PORPORE AL VENTO


stamptoscana.it


Ieri la Capitale era invasa da cardinali in porpora per celebrare le Sante Messe. Latino e latinorum rimbomberanno nelle nostre teste nelle prossime settimane. Così ci riportano servizi fotografici dei maggiori quotidiani on line. Che per pudore o sovrana paura di fare previsioni sbagliate, non si pronunciano sulle probabilità di vittoria di uno rispetto all'altro. Ma è certo che a poche ore dall'apertura del Conclave, l'insistenza su alcuni volti rispetto ad altri fa pensare.

Se il numero di foto pubblicate di questo o quel Cardinale rispetta il parere dei bookmakers sui probabili eletti, per l'Italia corre solo il Cardinale Scola, da Milano. Da tener d'occhio un paio di statunitensi, dove il volto sorridente del bostoniano spicca sulla tetraggine generale. Soprattuto su quella del suddetto Scola... Ma non credo che sorridere sia l'arma vincente: "Ci vuol rigore!", sembrano pronunciare le facce austere, le ginocchia piegate in preghiera. E la tradizione in generale.


Ma in fondo per me che non credo e non frequento la Chiesa, tranne per le poche incursioni nella mia personale vita privata attraverso gli schermi TV, per Pasqua, Natale o Festività varie, oppure per le pesanti ingerenze sulla vita politica del Paese, che vinca... Perdon, sia ELETTO l'uno o l'altro poco cambia: non credo che avremo mai molto da spartire.
Volevo solo preparare l'orecchio al tipo di accento che da ora in poi avrò da ricollegare alla voce del Sommo Pontefice. Dopo la lieve inflessione tedesca e quella polacca degli ultimi anni, le prediche avranno un accento più simile a quello del cantante Mal in "Furia cavallo del west", oppure un lombardo cantilenato? E se, come alcuni vaticinano, il nuovo Papa arrivasse dalle Filippine? Lì si aprirebbe un contenzioso con alcune consonanti vibrate, difficilmente risolvibile da qui alla fine del pontificato.
Del resto si parla di Chiesa universale, quindi limitarsi a pretendere le sole inflessioni dialettali italiane, mi pare restrittivo.


Deve comunque aver fatto uno strano effetto ai fedeli assistere alla Celebrazione con di fronte un futuro, possibile Papa: colui che ti impartisce l'Ostia potrebbe essere lo stesso che durante la prossima Pasqua ti benedirà URBI ET ORBI... Un po' come aver conosciuto Clooney prima di E.R.!



Blasfemo come sempre confondo la notorietà con la santità. Che farci se non sono imbottito di fede e fiducia? Ora che si avvicina il Conclave e che le vicende italiane languono nella speranza di un tiepido, improbabile "SÌ" del "Movimento 5 Stelle" al governo PD, ci si ributta sulle porpore che hanno invaso la capitale. Alcuni elegantissimi in quel rosso acceso, salgono e scendono le scalinate delle Basiliche con tessuti svolazzanti. E la stampa ce li mostra nella speranza che nell'attenzione generale rivolta alla fumata bianca, si riesca a tenere insieme il Parlamento per il tempo necessario ad eleggere un nuovo Presidente. E magari pensare un po' a questo Paese che versa in condizioni disperate.
Non mi si dica di no. Il voto lo ha confermato. È riuscito a farlo anche con questo schifo di legge elettorale. Firmata, non dimentichiamolo mai, soprattutto da Calderoli. Ed approvata dal mucchio. Ad ognuno vengano riconosciuti i propri meriti. Pro aeternitate. (1qq ti autorizzo a scatenarti sulla traduzione iPhonesca dall'italiano al latino).


giovedì 7 marzo 2013

GRIGIO



foto di SERGIO BRACHI

Mi approprio, con permesso dell'autore, di due foto che risalgono solo ad un paio di settimane fa. Scattate in Toscana, ma non sanno di ville e casali. Sanno invece di quelle nevicate di poco tempo fa che tanto hanno fatto discutere, solo per il fatto di aver osato presentarsi.

Certo qui a Bettolino, Milano, che sa tanto di Riga, Lettonia, oggi è stata una giornata senza neve, completamente immersa nella pioggerellina sottile che ti devasta nervi ed umore, ma fortunatamente mai abbastanza fitta da non consentirmi di fare una sgambata rigenerante. Così ho reagito allo squallore sovietico del panorama ingrigito dalla stagione fredda, che nulla di bello riesce a far trasparire all'abitante del quarto piano: non un fiore, non un germoglio, ma una melma umida e appiccicosa che sporca scarpe ed ingressi di casa. Ed in qualche modo prepara le narici all'attacco della concimazione che alcuni hanno già fatto, ma altri preparano come un raid sul nemico distratto. E il nemico distratto siamo noi abitanti della zona...
Allora sarà un tripudio di aromi a rinverdire l'aria!
Un gioioso smaniare di trattori detrattori della profumazione chanellica.
Ma sarà arrivata la primavera. In Giappone lo sapranno dalla mappatura nazionale della fioritura dei ciliegi. Qui il concime risveglierà i sensi degli abitanti.

Ma torniamo alle foto.
Oggi mi serve uno schermo contro questa grigiume. Magari ci fosse il candore del primo giorno di neve. Magari. Ma non c'è.

Quindi. Ho inforcato le scarpette da corsa e l'incerata arancione e, prima che calasse definitivamente la sera, mi sono azzardato a correre tra pozzanghere e marciapiedi allagati.

Quaranta minuti di una bella sensazione. Le lenti a contatto idratate da tanta abbondanza, la temperatura fresca, ma non fredda da far gelare il sudore, le strade deserte anche di macchine.

Bello, da rifare e da far seguire da una doccia bollente per ristabilire il giusto calore corporeo.

foto di SERGIO BRACHI

In attesa della primavera o della prossima corsa per ristabilire un benefico equilibrio psicofisico, mi guardo le foto del mio vecchio amico e mi immergo nella bellezza: non ne ho per panorama e la casa ancora lascia a desiderare. Meglio allora concentrarci nelle immagini.

Grazie Brachi, ma quando il sole tornerà a fare il suo dovere, carissimo, le foto non le guarderò più. A meno che tu non me ne mandi di altre.


mercoledì 6 marzo 2013

GIRO, VAGO


solosfondi.com

Giro, vago.
Per Brera, a Milano.

Osservo le vetrine di arredamento, accessori, antiquariato, design, comparo, mi lasciò trasportare dalla follia del mobile attualissimo che va dal barocco minimal, al minimale secco.

Opposti stridenti che qui convivono mediati da spazi che, uno accanto all'altro, ti mostrano quanto di più attuale offra questo settore. I negozi son però tutti vuoti, fa impressione vederli così. La merce esposta spettacolare.

Ora non so mica se esista o mai esisterà un "barocco sobrio", ma quei divani squadrati, monocromi incastrati in legni dorati e cuscini a forma di rosa non so come altro descriverli.

O l'esercito dei Puffi in plastica bianca che sorvegliano la boutique dall'alto del caminetto, anche lui finto, non sono un omaggio a tutto quello che di semplice, lineare non è?

M'innamoro non dei pupazzi e delle chaises longues, ma dei sassi in cartapesta. Coloratissimi, fanno da sfondo a tutti gli oggetti in carta nella vetrina. Proprio qui dove le cartolerie si chiamano carterie, mi vien voglia di farne da me in carta di giornale e di posizionane alcuni sul pavimento scuro di casa ad Arezzo. Un tocco d'artista, per me che artista non sono. Ma un tempo la cartapesta la facevo benino.
Non c'è che dire: torno sempre lì, alle pietre.

Prima di questo tour ho sperimentato il mio primo ingresso in una boutique Nespresso. Ricevuta da poco in regalo una bella macchinetta di quella marca, "Grazie, stragrazie", diceva Marilyn ne: Gli uomini preferiscono le bionde", una volta finite le cialde prova ho dovuto far rifornimento. Esperienza coinvolgente dove acquistare alluminio con dentro caffè macinato diventa un tour attraverso la personalizzazione del servizio. Ed il tentativo forse vano, di de-anonimizzare il miliardesimo cliente della giornata. Insomma per acquistare una cinquantina di caffè ci ho messo almeno venti minuti...

Sono stato iscritto, fornito di card personale, invitato alla prova, consigliato alla super offerta, servito, insacchettato, fatturato e fornito di pin.
Wow! Tutto in una volta!

In soli venti minuti.
Ora capisco la pubblicità col bel Clooney che vien chiamato per nome non perché Mr Clooney ma perché cliente.
Ora son registrato anche io. Magari una sera passo da li in orario di chiusura e mi fan trovare il mio sacchetto già imbandito.
"Only because is you, Mr. Melinda".
"Yes, I want ristreto, too"

Chissà se pure lui, agguantata il suo sacchetto marrone, se ne va poi a fare un giro per vetrine. A Brera.



sabato 2 marzo 2013

GIORNI DI OSSERVAZIONE




comunetreville.it


Giorni di osservazione.
L'oggetto di tanta attenzione è il sottoscritto. L'osservatore sempre io.

Io. Il bizzarro essere volante che vorrebbe volare ma ancora deve aspettare quattro lunghi giorni: poi si farà, ma per ora "calma e gesso".
"Ossevandolo" scopro cose antiche in me. Come la capacità di passare un'intera notte in bianco inseguendo un loop-pensiero che non miglioro con la frequentazione, ma solo perfeziono, adattandolo alle mie convinzioni. Come se trovato un pezzo del puzzle mancante che sembra adattarsi ma non è proprio quello, a forza di immaginarlo nella allocazione voluta, non esatta, SBAGLIATA, lo lavorassi di cesello e ce lo facessi entrare comunque.

O meglio. Come se con i soliti pezzi di Lego trovati nella scatolina non costruissi l'ambulanza prevista, ma l'elicottero. I mattoncini son quelli mica altri, ma il risultato è diverso.

Questa capacità di vergare la realtà... O meglio: di dare ragione, alle prove raccolte per adattarle alla propria forma pensiero, è una capacità antica, sviluppata per salvarsi le penne quando la vecchia signora con la crocchia mi aspettava al varco per punire le mie mancanze, e la giovane signora con la permanente mi aspettava al varco... Per allontanarmi: troppa fatica, troppo peso inaspettato, troppe responsabilità non volute.

Mai facile parare i colpi. Sempre all'erta bisognava stare e tenere la testa allenata, pronta, fulminea.
In entrambi i casi si doveva trovare una ragionevole convinzione in sé per sopravvivere, rispondere alle domande dell'interrogatorio di una e all'allontanamento dell'altra.
Il lavoro di cesello per non soccombere era necessario e certosino. E giustificato, oltre che giustificabile. Si amavano entrambe le signore, con amori diversi ma sempre con intensità. Si prendevano i pezzi e si montava lo scudo che permetteva di scampare nuovamente dal disastro emotivo.
Si impiegavano ore: la scusa per allontanarsi dal castigo o avvicinarsi all'amore doveva essere plausibile, credibile. Accettata, altrimenti erano guai.

Ero bravo. Alla fine ce la facevo a sopravvivere agli incontri e descrivevo a me una realtà di favola, mia, solo mia, perfettamente felice e soddisfacente. Era una realtà falsa, bugiarda, ma serviva a me. Era funzionale alla sopravvivenza e alla formazione di quest'uomo.

Mi è rimasta, quindi, questa capacità che risulta perfetta a farmi passare lunghe ore di veglia. Perché proprio quando una bella dormita avrebbe lavorato da distanziatore ad una giornata bella ma che già nasceva per parare i colpi della precedente quasi finita in vacca, la mente inizia a fare i suoi bei giri di giostra, ed il "calcinculo" gira velocissimo per far sorvolare coi suoi sedili a catene, tutto il territorio sottostante. Un territorio smisurato, dove gli alberi son le parole, le siepi i ricordi ed i dolci, bei campi... Le strade senza uscita che mi costruisco da solo.

È diverso da un mero convincersi di aver ragione. Non di tratta ti questo, in questo caso. Si tratta di fare l'investigatore che mette insieme le prove per leggere nella maniera sbagliata. Pericolosissimo!!!!
Solo che tutto questo può diventare un percorso inarrestabile. E non c'è latte caldo che riesca a fermare il cervello per farmi dormire.

Un po' come Al Capone finito in carcere per evasione fiscale. Mica era innocente! Però è andato dentro per tutt'altro capo d'accusa rispetto a quanto potevano addebitargli.

Si sbaglia... Anzi: sbaglio. Serve a capire. E siccome non è detto che l'errore non venga ripetuto, capire serve a rimediare all'errore con maggior velocità.

E a ferire di meno, spero, l'uomo che cerca di dar ragione alle proprie ragioni. Perché poi una semplice telefonata basta a chiarire tutto e riportare la quiete.