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E' finito il torneo europeo di calcio, chiunque mi conosce sa bene che l'evento era fuori dalla mia portata d'interesse, anche se un paio di partite me le sono viste, e leggo nel silenzio degli eteri-fruitori-tifosi che la delusione in chi fino alla fine aveva creduto che "fosse possibile" è grande, dolorosa come la seduta sbadata su un cactus.
Certo è che, incontestabilmente, la squadra è arrivata in finale, così da costringere qualche altro centinaio di encefalopiatti italici ad imparare alla meglio l'Inno Nazionale, con la scusa di cantarlo, in piedi, insieme a Buffon, dall'altre parte dello schermo.
E' stato un tripudio di stecche qui nel cortile del condominio della periferia di Milano: sembrava Castrocaro Terme aperto ai disadattati. Spero che le mie risate non si siano sentite oltre il terzo piano...
La squadra non ce l'ha fatta a vincere, ed onestamente non ci ho perso neppure un minuto di sonno ma quando alcuni passeggeri algerini hanno provato a fare dell'ironia sulle quattro reti subite, li ho squadrati ed ho chiesto loro se il loro team avesse partecipato al torneo. No? Vero, erano gli Europei! Quindi non vi eravate qualificati neppure per la tribuna? E allora? Che parlate a fare?
Perché se sei furbo, stai muto. Ma furbo non sei e allora parli.
Il caldo ha dato un solo secondo di tregua ieri sera con un meraviglioso evento pluvio che ha riempito le strade di acqua piovana: erano mesi che la notte non tiravo su il lenzuolo a coprirmi.
Oggi sembra che il tutto si sia rimesso al peggio, ma intanto ho sospeso le acquisizioni in quantità industriale di tè freddo Coop: la mia attuale droga personale. Spero che a causa di questo calo di consumi mi riconoscano ugualmente almeno la proprietà di un carrello per la spesa compreso di moneta di sgancio, con quanto ne ho consumato fin'ora. Va giù che è un piacere.
Chissà se a Londra si beve pure lì il tè freddo? Magari non quello Coop.
Non sapendo in quali impicci andare a ficcarmi ho pensato bene di mettermi alla ricerca di una nuova Patty. Lei, la storica, la valorosa, sta ancora navigando al top delle sue possibilità, ma siccome che la strada che le ho imposto è davvero lunga, forse un modellino nuovo di pacca andrebbe preso in considerazione.
Ho scoperto che se ti muovi attraverso le concessionarie alla ricerca di un modello della stessa categoria - ora detto segmento -, più o meno i prezzi sono uguali per i modelli base - ora detti d'ingresso perché "base" mette in evidenza tutto il poco che ci trovi oltre la carrozzeria ed il motore.
Questione di vocaboli e non di significati.
Solo i giapponesi se la tirano da grandi e regalano a più non posso: ma non è detto che alla fine ce la facciano a venderti la macchinetta.
Ho pure visitato la rivendita di auto usate di una nota casa di autonoleggio su consiglio dell'impareggiabile Liz: l'ambiente è spartano, all'aria aperta, senza aria condizionata e musica di sottofondo; e i soldi li voglio tutti e subito, altro che credito al consumo! Solo che non so, forse non mi fido troppo del mio intuito a scegliere il modello giusto e senza difetti... Se non sei un meccanico ci va occhio e pure un po' di culo a prendere una macchina così.
Oggi faccio un altro paio di visite poi mi fermo a riflettere, come il giorno prima delle elezioni. Poi dovrò farmi misurare la porta del garage di Arezzo, se voglio sperare di metterci dentro la possibile macchina nuova.
Che proprio non è l'ultima delle cose da fare...