venerdì 15 dicembre 2017

NATALE A BANGKOK.




Effettivamente la Thailandia non me la ricordavo così moderna.
Sarà che i miei ricordi risalgono a venti e più anni fa; sarà che messa a confronto con l'Australia, che allora era per me l'agognata meta successiva, qualunque paese del sud est asiatico poteva apparire poco civilizzato; oppure che proprio vent'anni fa muovevo i primi passi verso la scoperta del mondo e dilatavo le mie prospettive da quelle allargate nel continente europeo, verso un mondo ancora destinato a prendere la rincorsa e a superarci di misura. Ma allora non lo sapevo ed io vedevo questo Paese con l'occhio dell'occidentale che si vede superiore per principio e conferma in ogni valutazione l'arretratezza altrui.

A Bangkok ho trovato modernità ed avanguardia stilistica. E pure quell'aria solita, vagamente erotica e lasciva che pare confermarsi ad ogni passo: la ricordavo e non è scomparsa affatto neppure nell'era di internet.

Ma la città è esteticamente irriconoscibile: è una selva sterminata di grattacieli che circondano le zone di costruzioni più basse e le minacciano con demolizioni; lussuosissimi centri commerciali che alloggiano i marchi più prestigiosi (tutti, o quasi, europei...) e vicini al 25 dicembre azzardano decorazioni, pur bellissime e ricercate, diventano ridicole quando le colleghi agli oltre trenta gradi che ti fanno schiumare appena metti fuori il naso dai tornadi di aria condizionata che perseguitano la cervicale dei senescenti come me. Ieri mattina ho scattato una foto surreale: ragazze in t-shirt, mini pantaloncini e infradito perniciose che si scattavano foto abbracciate ad un orsacchiotto gigantesco su un tappeto di neve di plastica: ho così però capito appieno la necessità di creare i una canzone come "White Christmas".

Invariato è il solito traffico ingorgato di allora che ti fa benedire ogni singolo chilometro che percorri in metrò o sui battelli fluviali.
Invariato è anche il mercato del falso e del sesso di Patpong: attivo, presente mai evanescente, con la sua schiera di avventori e affezionati che imperterriti aspettano il calare della sera per mettere a rischio relazioni sentimentali, salute e portafogli. Non è difficile riconoscere già in aereo coloro che non vanno lì per la visita di gallerie d'arte. E spesso mi è capitato di veder salire ai piani dell'hotel di lusso dove alloggiavo, signorine e signorini che dall'abbigliamento e dall'accompagnatore non sembravano che ospiti a ore delle camere dei nobiluomini che li tenevano per mano.
È inutile indignarsi? Lo si deve fare per principio? Non lo so. Anche perché non conosco esattamente la natura del fenomeno e non conosco il singolo caso. La banalità di dire che "l'importante è che siano maggiorenni e consenzienti", si infrange davanti ad un fenomeno così vasto e capillare che ha inevitabilmente dentro di sé delle storture che tendono al criminale.

Coloro che invece sono cambiati qui nel mercato sono invece i venditori e gli imbonitori, meno aggressivi e come meno invogliati a tirarti dentro nell'affare: dopo anni di battaglie all'ultimo spicciolo contrattato hanno finalmente capito che dopo di te è sempre in arrivo qualcun altro che finirà per comprare quello che tu rifiuti. Tu sei arrivato lì pronto a dichiarare la guerra termo nucleare per portare a casa il falso d'autore e loro non ti inseguono più se fai per andartene e, quando te ne vai davvero, non ti stramaledicono neppure. Come dicono alle casse in America: "Next!!".

Altra novità sono gli addetti ai centri massaggi: davanti a tutti quelli un po' equivoci - ce ne sono in abbondanza - la selva di massaggiatori ha messo a disposizione "dell'utente massaggiando" un nugolo di operatori che raccolgono e soddisfano le necessità di ogni tipo di teoria di genere. Per toglierti dall'imbarazzo di chiedere sono loro stessi ad individuare le tue "preferenze" e non sbagliano una volta che sia una.

Ma a guardare bene Bangkok non è comunque più quella di una volta, il suo posto è stato preso da una città inquinata e polverosa, sfarzosa e opulenta, compiaciuta di essere il centro del Siam moderno che non sta al passo col Siam tradizionale e rurale che si incontra dopo chilometri di autostrada passati a percorrere periferie infinite. Ricchi ce ne devono essere tanti. Bangkok ha linee della metropolitana abbastanza estese e un servizio Uber presente ed insistente: i Tuc-tuc pensano di poter chiedere prezzi da taxi, i taxi attaccano il tassametro solo in partenza dagli hotel, li mando tutti a stendere evitando la fatica delle contrattazioni e prendo UBER. Fanculo, ve la siete voluta.

E mentre cammino negli inevitati centri commerciali incontro un intero piano occupato da venditori di auto di lusso: Rolls, Bentley, Lamborghini e visti i prezzi mi viene da domandarmi se gli airbag non siano di Vuitton...


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

venerdì 1 dicembre 2017

VOLARE 1





Ok,👍🏻, siamo partiti.
Contrariamente alle mie previsioni catastrofiche, coerentemente a quelle di chi il lavoro di traveller lo prende seriamente e mi tranquillizzava al riguardo, siamo partiti da Milano. Destinazione un Emirato Arabo poi l'Oriente.
Nessuna incertezza al check in, nessuna sorpresa a bordo, tutte le sensazioni disturbanti avvertite nei viaggi precedenti lasciate a casa. Unico punto da segnalare: la goduria nel provare l'imbarazzante gentilezza da parte delle colleghe del volo.

È pur vero che la gentilezza l'ho scatenata io arrivando a bordo con un panettone perché l'equipaggio che mi ospitava potesse avere un momento di relax con qualcosa di dolce e di buono e magari italiano, ma davvero le coccole a cui siamo stati sottoposti sono tante e tutte speciali. Forse bisogna essere dell'ambiente per capire la preziosità di uno spazzolino da denti usa e getta inaspettato, o di un a mascherina da riposo durante un volo di lungo raggio, lì dove normalmente non vengono distribuiti; ed altro ancora. Ma è certo che noi le apprezziamo appieno e sappiamo quanto possano fare la differenza durante un volo così lungo.

Tante sono state le attenzioni che alla fine, meglio già all'inizio del volo, abbiamo pensato che valesse la pena programmare un qualche altro volo di lungo raggio per l'anno prossimo.

Perché volare è una predisporsi alla scoperta ed alle sensazioni diverse, positive o negative, qualunque esse siano. Può capitare di tutto: dal posto scomodo a bordo alla più meravigliosa delle cene nel più esotico tramonto della tua vita quando decidi di andare in viaggio.
Ecco perché volare presuppone la capacità acquisita all'adattamento - certo moooolto più facile se al bello. Quindi se vi girano i maroni statevene a casa e non rompete le palle al resto del mondo: la vostra presenza a zonzo non è né richiesta, né tantomeno indispensabile. Godere con amore delle pareti blindate di casa vostra e sfogate, please, il vostro odio per la vita è per il resto del genere umano in una santa solitudine.

Non essendo partito predisposto a questo viaggio a causa dei numerosissimi segni che mi indicavano cortesemente e ripetutamente di restare dove fossi, mi sorprendo per la morbidezza di questo spostamento.
E se questo è possibile, lo è diventato solo grazie alle colleghe che si sono prodigate a far sì che tutto fosse il più comodo possibile.
Non me ne voglia chi, leggendomi, colga del lavoro delle assistenti di volo solo il lato che riguarda la sicurezza del viaggio e resti infastidito dall'aspetto che concerne l'ospitalità: c'è spazio per tutto in questo caleidoscopio di sfumature che è il nostro lavoro e nessuno dei due punti deve inficiare la rilevanza dell'altro.
Ma adesso sto come un Papa a vedere l'aeroplanino che scorre sullo schermo verso sud-est. Poi si vedrà. E mi domando come abbia potuto avere dei dubbi al riguardo.

Tra un po' atterriamo in medio oriente ed io che odio violentemente volare da passeggero, mi sento piacevolmente ben disposto verso questo viaggio.
Il resto più avanti. Si vedrà.


Inviato da iPhone di Melinda