lunedì 22 novembre 2010

UNO QUALUNQUE


Ogni tanto curiosare qua e là fa bene.
Non solo tra i calendari e le docce.
Non che la curiosità sia il sale della vita, ma ho fatto un giro partendo da aNobii e sono arrivato ad un blogger http://unoqualunque-unoqualunque.blogspot.com/ che mi ha incantato con la semplicità della sua domanda: quanto e come accade che ad un certo punto ci si trovi completamente spettatori di se stessi narrati attraverso un libro altrui?

Non so se a me è capitato, perché la domanda presuppone tutt'altro che il mero, seppur meraviglioso rapimento estetico da parte di un'opera letteraria. La domanda va a scavare nei meandri della rappresentazione ideale di sé che tutti coviamo, di quella realtà interiore di noi che vorremmo fosse la realtà reale e che si scontra, ahimé, con la realtà che gli altri percepiscono di noi. Non credo di doverlo spiegare ma è un po' come quando finisci per giustificarti per tutte le piante grasse che riesci a far secche in piena stagione estiva, quando si sa bene che le piante grasse per farle fuori le devi mettere sotto un'incubatrice di napalm... E allora ti disperi e giustifichi e la vocina che urla da dentro e non raggiunge la bocca pare dire: "IO SONO MEGLIO DI COS!'!!!!!".

Ma forse sì, anche a me è capitato quando affrontavo, timoroso e quasi di nascosto, i romanzi minimali di David Leavitt e avrei voluto gridare al mondo che lì dentro c'era una parte di me enorme, inconfessabile: c'era una mia via d'amare.
Oppure quando molto più recentemente ritrovavo quella capacità d'amare assoluta che so appartenermi, nella storia sempre uguale dei romanzi della Austen.
Ancora: la capacità salvifica dell'ironia che non riuscivo ad esprimere e che invece leggevo nelle righe di Benni, poi di Camilleri e oltre di Moore ( Christopher ); l'amore per il volo che esprime un innato afflato verso la libertà dei libretti di Bach; la necessità di capire che spinge a viaggiare e chiedere dei contrapposti Fallaci vs Tersani.

Come un pout-pourri delle mie qualità, più che un capolavoro di rappresentazione del me stesso totale attraverso un solo volume. Un po' qua e un po' là, piccoli pezzi per la composizione del mosaico di una personalità.

Ora che questo indichi "cosa" non lo so. Potrebbe semplicemente voler dire che arrivato a quest'età non ho ancora trovato un qualcosa che mi rappresenti totalmente; o che la rappresentazione totale di me sia impossibile non avendo ancora compiutamente macinato il percorso verso il socratico "Conosci te stesso" che da millenni ci viene raccomandato; o forse che la mia è una personalità frammentata... Esplosa... O che forse non è ancora stato pubblicato QUEL volume.

O meglio ancora, che fin qui, 2010 agli sgoccioli, non ci ho capito un ca@@o.......................

3 commenti:

ignominia ha detto...

ho letto il blog di unoqualunque, e ho capito cosa intendevi...buffo perchè mentre leggevo il post mi è venuta in mente la sensazione precisa di aver avuto un incontro con un libro così, dove c'ero io, tutta ma come mai allora non mi ricordo qual'è? forse perchè era solo l'inizio, o la promessa, o un fragile capitolo che si è subito sputtanato con il resto del libro che era illeggibile? E quindi l'ho rinnegato? Cosa significa allora? e che fine ha fatto Ros?... !
flushe - sounds so German, don't you think?

Melinda ha detto...

Partito sabato, ti saluta e spera che ci si possa rivedere. Un caro abbraccio da me

ignominia ha detto...

lo sapevo che era partito, era una domanda retorica, per fare casino e coinvolgerlo! quando ti vedo te bellezza!?