venerdì 19 giugno 2009

BANFF

Dunque. Ieri non ho scritto perché ero cotto come una scarpa nel deserto. Oggi vedo di recuperare perché le cose viste sono troppe e non voglio perderle.

Ieri mattina di buon ora abbiamo lasciato ED-MIO-TUO diretti a nord, nella zona petrolifera che gravita intorno ad un minuscolo paese che si chiama Fort McMurrey. Quattro ore e mezzo di macchina ad andare, altrettante per tornare. Destinazione un borgo che sorge in una vallata verdissima, alla conflueza di due fiumi, il cui centro si sviluppa lungo un'unica strada principale e solo per carità Cristina si potrebbe definire una città. Eppure, nello squallore di costruzioni senza senso e senza gusto estetico alcuno, con un infinità di plazas commerciali a destra e a sinistra della stessa strada, dove non mancano i marchi della grossa distribuzione nazionale e statunitense, questa è una delle città più ricche e produttive del Paese. Il petrolio muove tutto, compreso il benessere della popolazione, che vive in funzione delle corse al rialzo dell'oro nero. Su questo basa il suo benessere. Il petrolio di questa zona non si trova in forma liquida, ma in una poltiglia dove the oil si mischia con la sabbia. I costi di estrazione hanno costi altissimi, sia in termini economici che in termini di impatto ambientale, quindi si estrae solo quando il prezzo del barile è abbastanza alto da compensare i costi. Per estrarre bisogna riscaldare con il gas il sottosuolo, rendere morbida la poltiglia preziosa così da poterla risucchiare su, poi riscaldare di nuovo per separare la sabbia dal petrolio. Costi impensabili nei pozzi arabi, dove il petrolio sgorga in maniera naturale da trivellazioni umane. Quindi per avere l'epifania, bisogna che il petrolio costi tanto.
Prevedendo un nuovo rialzo del prezzo del greggio, verso la fine dell'anno circa trentamila persone saranno riassunte e la cittadina riprenderà un ciclo di vita prospero.

Ma la cosa interessante non è Fort McMurrey con la quale sono stato anche troppo generoso per non averla definita come l'ho vista io. Il bello è il viaggio che porta fino a lì: nelle prime due ore nella solitudine della campagna verdissima, poi le coltivazioni si fondono ai boschi e questi accompagnano la macchina per tutti gli ultimi 200 chilometri. La vista spazia grazie all'orizzonte che non ha fine. Le fattorie rarissime, hanno campi coltivati di estensioni ciclopiche. In lontananza le macchine agricole al lavoro. E fienili - ah, i fienili!, sono state loro le prime costruzioni di cui mi sono innamorato non appena messo piede in America! - con i loro tetti a spiovente, sono bianchi e rossi e hanno accanto una casetta linda e curata, nella maggior parte dei casi con un giardinetto fiorito all'imbocco della sterrata. Nei giardini sono parcheggiati solo enormi pick-up, e non sorprende la presenza di paletti di segnalazione di arresto degli scuola bus, per trascinare i piccoli rurali in scuole che non si scorgono mai dalla provinciale.
Ho avuto modo di vederla bene questa strada... Alla fine della nona ora di viaggio eravamo nuovamente a Edmonton.

Stamani invece mi sono fatto prelevare con la valigia nella hall dell'albergo: destinazione Calgary. Questa sì che si può definire "una citta".
Andando verso sud il panorama si apre su colline morbide e gigantesche. Anche qui agricoltura, ma anche tante mucche al pascolo, che assistono indifferenti al passaggio degli esseri umani inscatolati e velocizzati, sulla Queen Elisabeth II freeway.
Calgary è una bella città moderna che sorge in una collina alta e ripida, elegante e sorridente. Nella parte in alto la zona cinese, la città finanziaria e pure tanti condomini pieni di terrazze, indice che il freddo inverno canadese qui non colpisce in maniera drammatica. Mentre mia sorella lavorava ho fatto un giro per la 17th Ave, centro nevralgico della vita notturna e mangereccia della città, con tanti locali con tavoli all'aperto e tanta gente che approfittava del clima incredibilmente caldo e soleggiato.
Nel pomeriggio di nuovo in macchina, direzione ovest: in un'ora e mezzo si arriva ai primi contrafforti delle Montagne Rocciose. E qui mi si ferma il cuore. Dalla pianura lievemente ondeggiata si ergono d'improvviso, maestosi, questi picchi che hanno ancora su si se i residui della neve del passato inverno. Non voglio togliere nulla alle mie Alpi, ma queste sono un'altra cosa. Solo la repentinità con cui si staccano dalla pianura sottostante mozza il fiato. I racconti della conquista del selvaggio west, la corsa all'oro, l'immaginario dell'America di me bambino è tutta qui: attraversa questi picchi. So bene che molto probabilmente non sono esattamente questi, ma non posso fare a meno di ricordare immagini di capanne sommerse dalla neve, carovane di carri che d'estate si arrampicano sui passi ugualmente proibitivi; coperture di tela, bambini sballotati dall'ondeggiare dei carri, donne titaniche a tenere le redini del tiro.
Ci addentriamo in una valle che punta dritta verso la British Columbia e ci ritroviamo in un paesino alpino non appena tocchiamo Canmore: dopo Edmonton e Calgary si torna in una dimensione umana, quasi europea. La birra sorseggiata al tavolino con vista sui picchi delle "Three Sisters" non ha bisogno di commenti verbali: io e mia sorella ascoltiamo silenziosi con gli occhi fissi alle cime montuose. Non c'è altro da dire. Io sogno in grande passeggiate e scalate che non farò mai.
Poi altri pochi minuti di macchina per entrare nel Parco Nazionale che racchiude Banff, Lake Luoise, Jasper. Banff come Canmore è un paradiso terrestre, solo ancora più bello. L'aria è fresca ma confortevole, lo stile delle costruzione impeccabile, le salite non sono ripide. Sembra tutto più silenzioso. Invita alla meditazione a al trasferimento. Una visita di lavoro al gigantesco Banff Springs Hotel (costruito negli anni '20, a ferrovia Canadian Pacific ultimata, e che divenne subito un punto di riferimento per i modaioli dell'epoca), mi lascia intravedere la terrazza del bar che da sulle cime più belle. Lo stile è quello della fiaba, sembra il castello della Bella Addormentata nel Bosco, ma molto, molto più grande. La Guida Touring dichiara 825 camere e 68 suites unite nella struttura robusta di pietre scure e pinnacoli. Un sogno romantico nel mezzo delle Montagne Rocciose.
Sospiro e ripartiamo con la nostalgia stampata nel cuore per quello che ho avuto la fortuna di vedere e di stampare nella sim della macchina fotografica. Di nuovo in direzione di Calgary. Domani sud, poi il rientro a Ed-mio-tuo.
Buona notte. Qui è notte.

1 commento:

ignominia ha detto...

sigh....

fratello, dobbiamo farci un viaggio insieme.