martedì 21 aprile 2020

PAMPINO



fotomiafattadame



Viviamo in un appartamento di un palazzo definito dall’agente immobiliare “ben abitato”, con tutti i sottintesi del caso. I condomini sono per la maggior parte signori ormai in pensione che hanno acquistato quando il palazzo è stato costruito, signori e signore in maggioranza gradevoli, sorridenti e accoglienti. A parte qualcuno che stireresti quando togli la macchina dal garage, ma ci sta avendo più di 50 appartamenti. Noi, guidati dalla stella polare della fortuna, siamo finiti sotto una delle rarissime coppie ancora in grado di procreare. Il procreato non è un figlio ma l’intero Circo Togni, acrobati compresi. Interpellato Monsignor Milingo, si è ritirato a vita privata e si rifiuta di collaborare. 
Non sto qui a descrivere e a giudicare: a volte le persone, anche quelle in miniatura, necessitano di maggiore comprensione. Oltre la media. E noi comprendiamo. Tanto. Comprendiamo tanto, tanto, tanto. 
Comprendiamo anche la notte quando la madre mette su il tallone da flamenco e fa il giro della casa avanti e indietro. Ma questo lo comprendiamo un po’ meno.

Ora però quando in televisione viene reclamizzato un energizzante da usare anche in tempo di distanziamento sociale, perché chi lo ha detto che stare a casa non stanca?, e ci informano che ne esiste anche la versione per poppanti, voi capite che è normale che a me salga la carogna.
Poi mi passa, ma lì per lì sale, almeno fino al piano di sopra. 

Visto che lo spot passa in continuazione spero solo che l’educatore abbia vietato l’uso della tv a tutta la famiglia, altrimenti tocca emigrare.

Già in questo condominio sono mancati da subito cantanti, suonatori e fini dicitori ai balconi e di questo mi lamento, mi manca solo che per disperazione debba finire in cronaca nera. Nel frattempo il piccolo lo abbiamo soprannominato Pampino, come un nazista in miniatura, mentre la madre è semplicemente... Non ve lo dico. Fate voi a vostro piacimento.

Nella pagine dei quotidiani potrei finirci invece perché, riconoscendomi come un intruso, la signora del piano terra che da un anno e mezzo mi chiede sul portone: “Ma lei abita qui?”, mi ha fatto secco a badilate. Non è una questione di mascherine indossate oppure no, non mi riconosceva neppure un mese fa. Tutto bene, uno si identifica e sale al piano. Se non fosse che dopo l'interrogatorio la signora parte con lo spiegone sul numero dei figli, sul loro stato civile, professione, tempi e frequenze delle visite che le fanno e, come non dirlo a chiunque, sa io abito qui da quando hanno costruito. Pare che questo sia un trofeo da aggiungere al medagliere. Definendo noi irrimediabilmente le spine del palazzo.

Io, come tutti ormai, spero solo che l'isolamento finisca presto. Ma davvero. Per tornare in biblioteca a trascorrervi le mattine libere, nel silenzio di quelle magnifiche sale affrescate. Le corse disperate di Pampino lasciate alle tarme degli armadi, che se provano a lamentarsi le spruzzo d'insetticida o gli apro un blog.


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