lunedì 6 aprile 2020

LIEVITATI






Stamani mi sono svegliato con in mente la parola DEPRECABILE. No, non mi pare normale. Soprattutto per uno come me che ha bisogno di qualche ora e parecchi caffè prima di capire se si trova ancora sul pianeta terra.
Deprecabile. Ma da dove è uscita fuori?
Mi sembrava di aver già pagato a sufficienza il distanziamento sociale.
Il subconscio si sarà voluto vendicare del deprecabile ghigno che mi è scappato ieri sera alla notizia del Premier inglese ricoverato dopo i proclami sull'immunità di gregge.

Comincio ad avere paura della mia mente... Domani potrei svegliarmi ossessionato da termini tipo SUPERCALIFRAGILISTICHESPIRALIDOSO, e prima di esserne venuto a capo potrei aver saltato la colazione, rasato i tulipani e avvelenato il pesce rosso.

Però c'è chi sicuramente chi condivide il mio disagio. C'è un'intera parte della popolazione che ha subito una mutazione comica del virus assassino: un esercito nuovo di zecca di pasticceri, pizzaioli e panettieri. Probabilmente infettati durante una coda davanti ad un supermercato i RACCOGLITORI DI LIEVITO si passano le informazioni su dove sia disponibile il magico ingrediente via social e la quantità che è consentito acquistarne. Dopo di che spiegano anche i trucchetti da mettere in pratica per raccoglierne anche 20 panetti per volta. Una di queste invasate spiegava orgogliosa di essere ricorsa a due cambi d'abito ed altrettanti cambi di cassa per portare a casa il bottino...
Di solito guardo queste manifestazioni con imbarazzo e supponenza, stavolta mi sono messo a ridere della pochezza di certe menti: siamo tutti fratelli nel disagio.

Non ghigno di coloro che pasticciano, pizzano e panificano ma dei millantatori: di coloro che in vita loro non hanno mai acceso il forno se non per riscaldare delle lasagne surgelate ed adesso aspettano che la massa lieviti con lo stesso amore di una madre che vede crescere un figlio. Io faccio parte del gruppo perché l’unica cosa che mi lievita bene sono le torte della Benedetta Parodi ed ho ucciso il mio barattolo di lievito madre anni fa.
Mentre il mio compagno, bravo da sempre, ha sformato torte, pizza e pane senza incertezze. E ieri si è trovato a dover condividere con me la delusione di trovare gli scaffali della farina completamente vuoti. L'ho consolato perché son traumi importanti. Soprattutto per me che potrei dover rinunciare al rito della pizza del sabato sera.

Oltre all’effetto emulativo, alla serrata delle pizzerie, alla ahimè vera esigenza di risparmio dovuta dalla mancanza di lavoro, ci si mettono pure i cuochi televisivi, belli, eleganti e soprattutto magri, che decantano le proprietà antistress dell’impastare il pane. Così non ne usciamo dalla DEPRECABILE mancanza di farina e lievito di birra.

Almeno non subito. Alla prossima uscita per andare a procacciare del cibo pianificata per giovedì, noi siamo ligi alla regola di uscire il meno possibile, dovrò sperare di trovare anche quelle cose lì se vorrò la pizza il sabato successivo. Per il pane mi accontenterò di quello che il fornaio vicino a casa continua a produrre senza soluzione di continuità. Che è pure molto più buono di quello che riuscirei a fare io.
Sarà una buona battuta di caccia? Incrocio le dita.




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