giovedì 27 settembre 2012

IL SI'


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C'è un'amica che si sposa e contravvenendo al principio che postula: "Mai più un matrimonio etero, fino a che non mi sarà consentito di sposare Tiziano Ferro", ci vado.

L'ho detto ormai decine di volte che non volevo più mettere piede in un municipio, o peggio ancora una chiesa, fino a che non fosse stato riconosciuto il diritto pieno e paritario a tutti i tipi di coppie maggiorenni e consenzienti, di sposarsi.
E invece per l'ennesima volta non ce l'ho fatta dire di no.

Un po' per affetto, un po' perché queste cose mi prendono sempre in contropiede - mi son sempre visto come quello invisibile e immagino, anzi ne ho la certezza, che nessuno mai abbia in mente di invitarmi a nessuna ricorrenza - alla fine non oppongo nessuna resistenza e cedo.

Non è sempre vero. A volte ho declinato e resistito alle insistenze fino alla fine. Però son più le volte che ho ceduto.

E non perché io sia un altruista che goda selvaggiamente nel vedere la felicità stampata nel viso e nelle vite degli altri. No, no! E' che non ce la faccio a dire di no.
Qualcuno potrebbe obiettare che dicendo questo mi schedo ai limiti dell'A.N.S.M. - archivio nazionale statistico delle mignotte - ma anche se vero, non è proprio così...
In me manca quel quid genetico, quella bazzecola pre-configurata che impedisca al soggetto in questione di difendere a spada tratta il principio che di per sé non fa una piega. Ma finisco per andare non per un'assenza, ma soprattutto per la presenza di un contatto con la realtà, che mi fa capire che andare o non andare, non cambierebbe in niente il destino delle mie nozze con Tiziano Ferro.

Quindi vado. Faccio tutto per bene: acquisto il biglietto per gli auguri, scrivo cose assennate e consone allo stile - non è difficile, basta evitare di far riferimento alle mutande della sposa se si partecipa ad una cerimonia dichiaratamente elegante e non scordarsi di nominare anche quelle sporche dello sposo, se la cerimonia sarà più casereccia, condire il tutto con bella calligrafia e finire con gli auguri di eterna felicità -, mi informo per il regalo che è sempre una tragedia, mi rado e lavo a dovere e m'imbusto in un abito che ormai non metto più, se non per queste occasioni.

Stamani ho finalmente deciso di provare il vestito portato appositamente su dalla Toscana ed ho scoperto con soddisfazione che le corse alle quali obbligo le mie gambe, mi hanno consentito di rientrare in un abito di qualche anno fa a cui a suo tempo avevo fatto saltare i bottoni del pantalone... Avevo paura di aver fatto casino, di aver, cioè, preso la prima cosa appesa nella cabina armadio, senza rendermi conto che gli anni passano per tutti, girovita compresi.

Ecco, adesso son pronto. Buon pomeriggio e buona festa agli sposi.


1 commento:

titina ha detto...

Chiedo umilmente perdono per il commento che sto per fare:
mi sa tanto del morettiano "mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo?"
(Nanni Moretti, Ecce Bombo, 1978)

Guarda che scherzo, eh?