venerdì 21 settembre 2012

SE (CONDIZIONALE)


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Tutto è soggetto a condizione. "Tutto, tutto, tutto", diceva Filippo Timi in versione di Mrs. Fairytale.
Proprio tutto, anche l'aria, che d'estate in macchina, in ufficio è "condizionata" a nostro piacimento/godimento.
Il latte è condizionato in ambiente sterile. La marmellata sarà condizionata nella cucina della nonna o solo rimestata?
Mettiamo condizioni su tutto. Alcune sensate, altre di sola autodifesa, talune perfide e meschine.
Se paghi ti do la merce che richiedi; se mi servi con garbo ti lascio la mancia; se mi abbracci mi sento meglio; se la vicina non la pianta di passare l'aspirapolvere alle 23, mi trasformo in Olindo e Rosa Bazzi...

Oppure: se sto bene ti vengo a trovare, se trovo il tempo ci prendiamo un caffè...
E via col tango ballato ed il valzer danzato.
Tanto che ormai, quando pongo condizioni è come se la condizione base che consentirà all'avvenimento ipotizzato di avvenire, fosse già di per sé impossibile da realizzarsi. Trasformando il possibile in improbabile, lo sperato in disatteso. E il modo condizionale in un mezzo per esprimere una decisa negazione, che dovrei essere capace di opporre direttamente e invece non lo sono. 

Contorto. Ma reale. 

Perché in fondo porre condizioni mi piace, mi garantisce. Mi fa sentire più sicuro. E se ometto quella lieve vena di stronzaggine che funziona alla perfezione quando dico il meraviglioso "se", porre condizioni può diventare anche una bella via di fuga. L'emergency exit da qualunque relazione, sia essa di amicizia, sentimento o convenienza. 


Ed eccone quindi un elenco: la condizione "sine qua non". La condizione secondo la quale. La condizione posta perché... Tutto torna lì: alle condizioni per cui ci è consentito qualcos'altro. Persino amare, dunque. Non lo facevano già le nostre mamme cercando di educarci da adulti civili? "Se non fai il bravo mamma si dispiace".

Allora è abbastanza naturale che non sia più: "ti amo comunque, quantunque, sebbene"; ma "ti amo se". E questo è l'amore che circola adesso, poche storie! E meno sommi ideali. Può sembrare squallido? Perché?! E' naturale che per amare ci debbano essere delle condizioni favorevoli, dei parametri soddisfatti. Solo un figlio o un Dio si possono amare comunque, gli altri no. Perché non si può amare chi ci ferisce. Si può credere di farlo, ma che sia vero amore, poi è un altro discorso.

Così, in questo mondo di alti ideali solo dicharati, dove "tutti-tutti-tutti "siam pronti a fare la morale la parola magica "se" ci toglierà da ogni impiccio. 

1 commento:

ignominia ha detto...

mmmm..... siamo densi oggi, eh? :-)
Post molto interessante, autoanalitico, confessionale ed onesto. L'amore a tutti i costi si trova spesso solo nei libri e nei film, dove la purezza dei sentimenti è esaltata dall'autore creando personaggi che evidenzino uno specifico obiettivo. Esiste nella realtà? Ma soprattutto: tollereremmo avere uno che ci sbava dietro nonostante che gli diciamo di no? Nonostante che gli chiudiamo la porta in faccia, gli gridiamo che non ci interessa, che vada via che ci ripugna? NO perchè è questo tipo di amore che non guarda in faccia a nessuno che aneliamo scatenare salvo poi rinnegarlo quando si dovesse presentare. Ammettiamolo, vorremmo che fosse Raul Bova a sbavare così, ma nel momento in cui ci sBovasse dietro non sarebbe più attraente. Perchè l'amore che vogliamo è un'ideale. Un'ideale a cui aneliamo sin da piccoli quando ci hanno detto dell'amore di Dio che è eterno e immutabile nonostante le nostre peggiori bassezze, sarà li per noi, sempre. Ed ecco che si crea un bisogno che va colmato in qualche modo, alla ricerca dell'uomo rotondo, l'altra metà, l'anima gemella.
Mah... cosa ha stimolato le tue osservazioni sul "se" sarei curiosa di saperlo...