venerdì 22 luglio 2011

MENNONITI




Conosco poco dei Mormoni, dei Mennoniti o dei Quaccheri. Nella mia ignoranza si assimilano tutti sotto l'egida di pochi film o documentari di Piero Angela e di quel vestire severo, delle cuffiette candide o del rifiutare tutto quello che è modernità.

Di loro mi ha sempre colpito l'integrità che diventa intransigenza. Non come quella di altri credenti che inseguono e pretendono di cambiare il prossimo, a volte con un apostolato violento fino alla morte.

La loro mi è sembrata da sempre una chiusura senza proselitismo. Un distaccarsi dal mondo esterno che non accettano nella sua complessa rapidità e che lasciano scorrere fuori, o meglio a fianco, della loro vita. Vita che pare garbata. E che è certamente silenziosa. In disparte. Ma non troppo.

Ho fatto un piccolo tour giornaliero dalle parti di St. Jacob, Elora, West Montrose, Ontario - cittadine e dintorni abitate da una fitta comunità di Mennoniti. E per la prima volta ho potuto vedere che molte delle cose descritte sulle pellicole corrispondono a verità. Altre invece danno adito a ripensamenti.

Il primo contatto c'è stato nei pressi del ponte coperto di West Montrose dove due graziose ragazzine ci hanno superato guidando un calesse, sole solette mentre noi scattavamo le foto di rito: tranne a Bassano, dove l'avevo mai visto un ponte in legno, coperto? Ed in più verniciato di rosso? Eravamo già contenti del paesaggio rigoglioso d'agricoltura e loro, coi loro abiti severi, i cavalli ci hanno riportato indietro di qualche secolo nel trascorrere di un attimo.

Poi siamo entrati nei loro negozi, alla ricerca di uova di fattoria e bevande per combattere la disidratazione. Ci abbiamo trovato sempre e solo le donne. Di qua e di là dal bancone. Sorridono. Sono cortesi. Lo sguardo modestamente abbassato. La cuffia candida sulla crocchia.

Gli uomini? Scomparsi forse, al lavoro nei campi. Le donne che si vedono non corrispondono all'immagine dei film, dei documentari. Sono loro che fieramente mandano avanti i commerci. Loro che lavorano alle casse, rispondono al telefono o riforniscono i scaffali. Loro che danno indicazioni precise verso quale fattoria indirizzare la mostra ricerca di uova bio.

Fiere, decise, magari con i talloni scorticati dal camminare scalze e pelurie a vista a cui non siamo più abituati da anni di canoni di cerette.

Le uova le troviamo dopo altri calessi guidati dalle donne, campi coltivati in maniera non aggressiva, fattorie linde, carri parcheggiati al posto dei trattori. Vuoti e silenzi immobili.
Penetriamo in un vialetto e chiediamo di acquistare. Una giovane lascia il lavoro in casa. Ci accompagna in un'asettica stanza sul retro: sugli scaffali uova, miele, sacchetti con fiocchi d'avena, marmellate.
Ci porge le uova ( 12 per poco più di un Euro) e ci dice che la prossima volta dobbiamo servirci da soli e mettere i soldi di ciò che prendiamo in una fessura scavata sul bancone e prelevare il resto dal barattolo con gli spiccioli.

Ecco anche in queste comunità sono le donne che mandano avanti il mondo. E se così non fosse, anche qui sono le donne che fanno il lavoro sporco a contatto con chi non fa parte del loro mondo.

E dopo averle viste il senso di tenerezza che m'ispirano al primo sguardo, la stupida voglia di salvarle dal loro destino sconosciuto che prende me e chiunque si senta di vivere in una società più evoluta, giusta, moderna della loro, scompaiono. E lasciano spazio al rispetto.
Non ci sono catene visibili da spezzare. Le porte sono aperte. La fuga appare possibile. Quindi...

C'è solo da accettare che esistano i diversi. Quelli che mettono il frigo fuori cada con le bevande fresche e ti fanno pagare un dollaro la bottiglia: il tutto self service a partire dal pagamento. E rispettarli.
Magari evitando di far loro foto come se fossimo al giardino zoologico.


Inviato da iPhone di Giampiero

7 commenti:

Melinda ha detto...

Continuo a leggere sui Mennoniti e sulla condizione femminile.
Certo se è vero quello che ho visto e quello che ho scritto, altre cose che ho letto in altri blog mi fanno un po' pensare: istruzione minima per le donne, pochissimo tempo libero e anch'esso sorvegliato, etc. Etc. Tanto per riavvicinarci alla filmografia...
Se dappertutto è così, le cose cambiano parecchio. E l'impressione potrebbe essere falsata dall'entusiasmo.
Se è vero che barriere alla fuga non se ne vedono, quelle invisibili saranno altrettanto percettibili agli estranei?

titina ha detto...

Bel reportage Meli, con la sensibilità e lo spirito di osservazione a cui ci hai abituato. Per il resto non saprei esprimermi, mi viene in mente che quando si sceglie un modo (per cultura, religione o altro)giocoforza a qualche cosa si rinuncia (emancipazione femminile?)e la domanda è, senza voler mitizzare, siamo sicuri che il nostro è il migliore dei mondi possibili? Opterei per una via di mezzo.
p.s. quei ponti li ho visti nel film I ponti di Madison County, strappalacrime ma con un Clint in gran forma

Melinda ha detto...

Ho amato quel film. Quella mano sulla maniglia della porta della macchina mi ha perseguitato per notti.
Devo procurarmene una copia per piangerci sopra ancora un po'. E pensare che il libro non mi era piaciuto per niente.

ignominia ha detto...

Ma ce l'hai lasciato Pippo dai Quaccheri? GLi farebbe bene un po' di quella vita per torgliersi la voglia di far shopping (o farsela venire ancora di più!)

ovvia quanta roba che ci hai dato a cui pensare... lo sai che i mormoni sono diversi però, vero? Che non rinnegano le cose moderne come Quaccheri e Mennoniti... però anche loro hanno strutture molto rigide...
La cosa più sconvolgente trovo è che si fidino che la gente paghi e prenda il resto corretto...
poi seppure penso sia magico il calesse col cavallo, mi pare che sia un po' come Disneyland, che siano abituati ad essere attrazioni per i turisti, il che è triste. Se devono isolarsi che lo facciano sul serio, altrimenti è una farsa, una realtà stravolta e surreale credo... per loro ovviamente, per noi è una semplice curiosità.
i Ponti libor non mi era dispiaciuto, il film era troppo spelenso anche se mi ha senzaltro coinvolto emotivamente. Ma la mia mente lo sai non mi abbandona mai e quindi il senso critico mi ha rimesso in riga...
Io credo che si idealizzi molto le realtà che ci affascinano, la nostra mente è troppo capace di "dimenticarsi" dei dettagli brutti del passato, e troppo propensa a voler sperare che quella che vediamo sia una realtà idilliaca. D'altor canto Ignorance is bliss dicono, l'ignoranza è un paradiso e ciò che non consosci non ti può mancare. In certe strutture dove si è costretti ad accettare delle regole si può vivere contenti se non felici. E della felicità non c'è garanzia, la puoi cercare una vita non trovandola mai. Mentre i matrimoni organizzati dai genitori come una volta, hanno dato spesso buone vite familiari, affetti profondi nati dall'accettazione di un bene più largo...meno egoista insomma. Chissà come avremmo reagito noi, con sturtture differenti, se non ci fosse stato il 68 per esempio. Forse saremmo comunque felici...forse lo saremmo di più? chissà.
Infine tempo addietro abbiamo visto un documentario sul periodo di libertà dei ragazzi Amish, dove sono liberi di vivere nel 21esimo secolo prima di scegliere se abbracciare la vita della comunità o uscirne. Come per tutto c'è chi è stato felice di essere libero di provare droghe, sesso e rock &roll e chi si è sentito solo e ha saputo apprezzare la protezione e familiarità della comunità. chi è rimasto fuori e chi è tornato alla disciplina. Dipende dalla persona ma non credo che sia così costrittivo come può sembrare, sennò perchè tante persone si ritirano in monasteri e contemplazione dopo una vita normale? Troppe scelte sono costrittive come poche...
e ora basta: Oggi andati da Berneschi, grazie della raccomandazione, sono grandi, siamo molto contenti di loro e del preventivo. Ti fischiavano le orecchie?
igoickwe

Melinda ha detto...

Quanta energia!!!
Se dovessi lasciare qualcuno in qualche posto per disintossicassi dallo shopping ( da uova in questo caso) forse dovrei lasciarci anche il sottoscritto. Ma tu sai che alcune cose qui sono molto più convenienti quindi ci si assolve in partenza. E le uova non sono trasportabili...
Prima di partire per il giro avevo fatto un veloce passaggio sul web per capire cosa andassi a vedere e quindi alcune differenze tra i vasi anabattisti mi erano saltate all'occhio. Anche se per semplificare si potrebbe trattare di una scala di rigidità nel prendere la Bibbia alla lettera.
Per fortuna la gita del giorno successivo era sul S. Lorenzo e alla Price Edward County. Tutt'altra faccenda.

Melinda ha detto...

Ps: e se il 68 fosse stato solo un momento di passaggio? Un valore assoluto a cui tutti attingiamo come metro di paragone? Ognuno potrebbe aver avuto il suo indipendentemente dall'anno di nascita. Un valore personale che cambia la vita e la trasforma.
Certo è che che del mio '92 a Roma nessuno parla perché nulla ha cambiato per gli altri, mentre dal '68 tutti hanno avuto qualcosa.

ignominia ha detto...

Beh si capisco che ogniuno ha il suo 68 personale, anch'io ne ho avuti vari diciamo, ma quello storico non si può negare abbia cambiato il mondo in cui viviamo in maniera radicale. Come la Rivoluzione Francese che ha ribaltato il potere delle case reali e reso i re e la loro sarabanda dei comuni mortali fallaci e ghigliottinabili. Non si possono negare i movimenti sociali di massa. Come quello recente nei paesi del MEdio Oriente. Boom! Che è successo? Una maturazione graduale di posti e persone e momenti storici che convergono in un punto e danno adito a grandi mutamenti.
scoli (la pasta?)