mercoledì 25 ottobre 2017

PIAZZE VIRTUALI




Forse fanno meglio i miei amici che hanno scelto il silenzio. Oddio, non è che io poi sia così prolifico; non ricordavo neppure la password per accedere a questa pagina. Meno male che la lunga e potente mano della memoria della macchina mi è venuta in aiuto. Quindi anche io mi sono nutrito a lungo e con voracità alla tavola del silenzio. Non c'era nulla da dire o le cose da dire non erano interessanti che per me? O una forma di tirchieria mi portava a voler tenere stretti pensieri e parole che poi gli altri avrebbero soppesato, giudicato e certamente frainteso?

Frainteso. Più che altro.
Della personale e più che legittima interpretazione delle parole altrui è pieno il web. Ma se non si è in grado, non dico di vedere le frase e le azioni altrui a 360 gradi, per avere un punto di vista solo un po' più obiettivo, ma almeno di sforzarsi di guardare un intero quarto della mela altrui e non soltanto il boccone che ne abbiamo preso, bene allora diventa difficile aver voglia di scrivere e condividere pensieri che poi devi giustificare e rendere digeribili a tutti.

Perché fondamentalmente io non ho voglia di star lì a giustificare. E se non a giustificare a spiegare. Ecco: spiegare non mi va più.
Allora sto in silenzio.
E penso che continuerò a farlo anche in quella piazza un po' isterica che è Facebook dove passo la vita a togliere post che finiscono per far sempre saltare i nervi a qualcuno.
Scrivo di percentuali di voto, oppure di ricette di mozzarella in carrozza, oppure di autori letterari e dai primi commenti vedo i prodromi del Merdone Intergalattico che sta partendo da Cape Canaveral per atterrare sulla mia vita. O meglio sulla mia bacheca.
Vedo i volti delusi, gli animi offesi e grondanti di sangue, le lunghe serate di digiuno e smarrimenti. E soprattutto l'imbarazzo dell'incontro prossimo venturo, l'incontro vero che ti metterà di fronte alla persona che ha certamente interpretato alla CaxxO il tuo post e vorrà spiegazioni al riguardo o la tua immediata esecuzione sulla sedia elettrica, non prima dell'iniezione letale di fenobarbiturici, non senza passare per la decapitazione del cadavere per lo straordinario attrezzo del Monsieur Guillotine. Per i giustizieri meno abbienti basta la garrota.

Ecco perché il silenzio.
Per non perdere tempo a giustificare rinuncio al piacere di conoscere l'altrui opinione.

Poi mi passa.
Spero.



2 commenti:

titina ha detto...

Condivido il sentimento, il merdone intergalattico è potentissimo, e sopratutto difficile sfuggirgli. Se sei in un salotto, o condividi la tavola e il cibo con altri puoi parlare, esprimere, si può discutere, guardare in faccia e cercare di capire, interpretare. Se sei nella piazza virtuale tutt'altra faccenda. Insomma quello che all'inizio sembrava tanto divertente è diventata un'insopportabile rimestamento di fastidio, insofferenza, malessere, frustrazione, aggressività generalizzata. Mi chiedo, forse usiamo male il giochino? Gli abbiamo dato noi stessi troppo potere? leggi: inutile avere un miliardo di "amici" che poco ti conoscono e capiscono; e poi forse la regola aurea è non approfondire troppo? rimanere in superficie? Buttare lì un commento e poi sparire senza dare seguito e senza rispondere a chi a sua volta fa commenti? Così però diventa poco divertente e poco piacevole, soprattutto inutile se non nocivo...Sicuramente noto una certa stanchezza nei miei coetanei su fb e lunghe assenze. Forse fb ci ha rotto....

Melinda ha detto...

Per me usiamo male il giochino, perché attraverso la distanza data dallo schermo diamo sfogo alla nostra aggressività che faccia a faccia sarebbe maleducato mostrare.
In più: da lontano non si sentono né toni di voce, né espressione facciale, che sono parecchio di più significative delle parole dette o scritte.
Mi piace la tua analisi.
E aggiungo: si Fb ci ha parecchio rotto.