venerdì 11 settembre 2015

NORD



Fotomiafattadame Klaipeda-Lithuania


Per smettere di scrivere di sé, bisogna alzare gli occhi e guardarsi intorno. Così con la scusa di raccontare qualcos'altro, si potrà continuare a scrivere di se stessi impunemente.
Qualunque parola scritta o parlata non può che parlare da quella testa, mono o pluri-neuronica che l'ha partorita. Ecco perché se si vuole scrivere anche un banale blog bisogna prendersi delle pause. Che siano espresse in ordine di tempo o di spazio - letarghi o viaggi - diventano indispensabili per continuare in maniera garbata a postare. Altrimenti rischi la galera o le denunce a raffica perché non trovando nulla da dire con garbo, allora ti impicci in maniera arrogante ed assolutista dei ca... fatti degli altri. Giudichi come la cristiana al quarto matrimonio che non vuole concedere le nozze ai gay e magari questi "altri" s'inca.... s'inquietano per le tue considerazioni.

Ecco perché mi son preso volontariamente un lungo periodo di lontananza da questo blog.
Ecco perché stamani, sveglia alle tre e trenta, manco fossi al lavoro, sono partito per le vacanze. Un po' di sani ca.... fatti dell'estero, fan bene alla salute più di un ricostituente contro la canicola estiva. Che tra l'altro, grazie ai temporali nel sud, è definitivamente archiviata per l'anno in corso.

All'aeroporto tra personale immusonito dietro i banconi e passeggeri addormentata al di qua, tempo dieci minuti avevo spedito il bagaglio e fatti i controlli di sicurezza. Obbligando i passeggeri a fare il check-in da casa propria, pena sanzioni stratosferiche, si riducono notevolmente i tempi di attesa; attivando più o meno tutte le linee di controllo di sicurezza e non le classiche due, ci si mette un attimo a farsi perquisire dallo svogliato di turno che è pure bruttacciolo; pur con tutte le precauzioni del caso ho suonato passando sotto l'arco della Ceia®. Giuro ho tolto tutto: che si sia attivato per il livello alto del colesterolo? Farò le analisi.

A bordo tutti dormono. Meno che me, la famigliola bimbo-munita della fila dietro, e le hostess che imperterrite percorrono la cabina coi carrelli delle vendite. Il bimbo dietro viene sedato con un crostino aglio e formaggio il cui afrore sveglia il mio compagno di viaggio, che però ha così tanto sonno che in seguito non se lo ricorderà.

In auto verso il Baltico il panorama è quello delle praterie nord americane. Cieli infiniti cosparsi da nuvole bianche che galleggiano sul loro fondo piatto, mucche, cereali, poco mais molto indietro nella maturazione, presenza umana non pervenuta.
Fuori 20 gradi, sole limpido, il cereale da mietere, un autovelox ogni 10 km, il rodeo delle macchine folli di velocità tra i due punti. All'autonoleggio ci hanno consigliato un piccolo sovrapprezzo per la copertura assicurativa totale di eventuali danni alla macchina. Accettiamo titubanti ma capiamo di aver fatto bingo incontrando, in soli dieci minuti, due incidenti camion contro auto: tutti illesi tranne le auto...
Guidano con quel gusto tamarro degli pneumatici che graffiano l'asfalto, con quella velocità che già li immagini investire un gruppo di vecchiette fuori dall'ambulatorio del medico di base.

Alle quindici fuori 20 gradi, io nel ristorante con la felpa, il bimbo di due anni con su solo il pannolino: questione di tempra. Dev'essere stato svezzato dalla Rottenmeier!

Arrivato a Klaipeda mi chiedo se non ho sbagliato abbigliamento: potrei aver esagerato con le polo a mezze maniche ed essere in carenza di maniche lunghe. Ma l'aperitivo all'aperto sul terrazzo, felpa indossata, a guardare il traghetto che fa avanti e in dietro con la penisola di Neringa non me lo toglie nessuno.
Voglio immergermi in questa luce cristallina.

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