sabato 12 settembre 2015

NORD 2



Fotomiafattadame Palanga-Lithuania


Mettetevi l'animo in pace, le zanzare ci sopravviveranno. Quando questa razza di bipedi incapaci di intendere ma capacissimi di volere verrà estinta per nostra stessa mano, loro continueranno a svolazzare tranquille. E la sera davanti al fuoco, le femmine, racconteranno alle uova in schiusa di un epoca in cui fu inventato il DDT, il Raid, lo zampirone, la friggitrice da parete che richiamava solo le grasse e lente falene... E tra roboanti risate converranno che l'evoluzione in zanzara tigre è stata una figata e che l'aver cambiato dieta, non ha segnato affatto la sopravvivenza della specie.

Questo è quello che si evince visitando il museo dell'ambra a Palanga, Lithuania. L'ambra di questi parti del Baltico risale all'Eocene, tra 55 e 40 milioni da anni fa. Ed è piena di inclusioni: lucertole, mosche, ragni, ma soprattutto zanzare, tanto che al negozio del museo una goccia di ambra contenente una zanzara viene quotata 100€, mentre per un ragnetto incollato o una farfallina ci vanno 190€. Il che vuol dire che di zanzare ce n'erano già un surplus.

Ho scoperto che c'è pure un tipo d'ambra che è detta "bastarda". Me ne sono subito innamorato per simpatia tra simili. È quella che presenta inclusioni chiare, quasi marmoree tra il trasparente giallastro. Bella davvero. Conserva tutta la leggerezza della resina prendendo l'aspetto della pietra.
Tra i veri gioielli creati ed esposti un meraviglioso anello che al posto della pietra ha una formica millenaria. Basta trovare l'estimatrice...

Poi fuori dal Museo, collocato in un bel parco verde e fiorito, sono stato sopraffatto dalla malinconia di un autunno anticipato. Un vento freddo e costante, una luce pura, di taglio ma col cielo grigio di nubi alte, i bambini imbacuccati fino alla testa e i roseti ormai potati.
Questo è un luogo, un Paese silenzioso. Se si esclude il rombo delle auto di grossa cilindrata che transitano per strada, e sono la maggior parte, tutto intorno si svolge in un silenzio ristoratore. Ma troppo fitto per essere al mare, alla fine della stagione. Perché tra i negozio chiusi ed i ristoranti aperti c'è ancora un mucchio di gente che va verso il mare a sedere, per raccogliere i raggi del sole, ordinatamente seduti su una panchina, a guardare il Baltico e coloro che tra le alghe del bagnasciuga cercano conchiglie o, chissà, qualche goccia d'ambra portata da questo mare che sommerse foreste.

È tempo di scendere più a sud per scrollarsi di dosso questa sensazione non turistica. Bastano duecento chilometri per lasciarsi alle spalle le atmosfere marine.
È meglio andare.

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