martedì 3 dicembre 2013

IO AL MARE E L'ADUA



agriporky.it


Anche al mare, d'estate, ero un bambino noioso.
Solitario, taciturno, per lo più impegnato a leggere i miei libretti per bambini che ancora conservo, incavato sotto lo schienale della sdraio di mia madre o seguendo l'ombra dell'ombrellone, piuttosto che intento a far combriccola con gli altri teppisti della spiaggia.

Del resto appena mi avvicinavo al gruppetto più prossimo, immancabilmente mi prendevano per il culo con tutti i nomignoli, di cui "brutto frocetto" era il più garbato. Allora perché andate a cercarsela?
Me ne restavo rintanato a far guadagnare l' Arnoldo Mondadori Editore con i suoi pocket Stella d'Oro, lontano da quegli stronzetti che non capivano che seppur frocio lo fossi davvero, ma ancora non lo sapevo, certo brutto non lo ero proprio.

Le volte che mi mettevo in spiaggia a giocare, facevo sghembi castelli di sabbia che non assomigliavano neppure lontanamente alle splendenti e colossali costruzioni stampate sulle confezioni delle palette e dei secchielli, che si acquistavano nei bazar lungo i viali. Il gioco dell'edificazione e pure le rifiniture alla Gaudi fatte colla sabbia liquida lasciata scolare tra le dita riunite a becco, erano rigorosamente riservate a me: nessuno aveva accesso al cantiere senza autorizzazione; naturalmente ne concedevo poche o punte.

Oppure costruivo piste per farci gare con le sfere di plastica che avevano all'interno le facce abbrustolite dal sole dei ciclisti del momento, Merx, Gimondi le più preziose, e qui non potevo non far partecipare altri al gioco. Eliminata la possibilità teatrale di scavare il circuito trascinandoci a vicenda fino a comporre il percorso perfetto, dopo averci rimesso qualche fetta di culo causa conchiglie taglienti, si ricorse all'uso di un attrezzo scavatore appositamente creato: un manico alla cui fine era un cerchio che scavava la pista, a cui era attaccato un sacchetto che raccoglieva la sabbia di troppo. Tutti i possessori di biglie avevano un de ces trucs là.

Così, mentre come ingegnere/costruttore mi rivelai subito una pippa, producendo ammassi stitici di sabbia disallineata, più simili ad accumuli fecali che a costruzioni vere e proprie, come giocatore nei circuiti di "bollini" ero decisamente bravino: vincevo spesso, le altre volte arrivavo secondo.
Gaudio magno, vittoria celebrata con la coppa gelato cioccolato/vaniglia, sguardi di sfida ai bulletti battuti.

Ma in fondo, a guardar davvero bene, mentre lo scopo del gareggiare in pista era conclamato, quello nascosto dell'edificare con la sabbia era tutt'altro che aspirare al titolo di "Dott. Piano in erba". Ergevo muri alla bell'e meglio solo per attendere che le ondate della marea che cresceva ne provocassero la distruzione.
Nulla sapevo all'epoca di tzunami e poco di maremoti, mente mia madre considerava quest'ultima categoria di disastri abbastanza interessante da intavolare lapidarie e spaventevoli conversazioni sull'argomento: "Dalle fiamme di un incendio forse ti salvi, dalla furia delle acque non hai scampo; perché l'acqua è cattiva!". Poi ci si stupisce che strepitassi come un pollo al macello ogni volta che provavano a mettermi in acqua...

Fatto sta che solo quando almeno la metà della costruzione sul bagnasciuga, difesa strenuamente, fisicamente dai piedi dei camminatori della spiaggia, era andata in pappa, mi ritenevo soddisfatto.
Il cento per cento non me lo aspettavo mai, o perché la marea non aveva portate atlantiche ed io non lo avevo calcolato, o perché arrivava al culmine dopo che io ero stato costretto ad abbandonare l'arenile per raggiunti limiti di tempo.



Scrivo queste cose come un saluto ed in ricordo della mia vicina/amica/parente Adua che da ieri non mi consolerà più con la sua presenza durata l'intera mia vita. Non mi ha mai giudicato per quello che ero e se l'ha fatto ha avuto il buongusto di tenertelo per sé.
Mi ha invece aiutato con consigli, abbracci e ricette, che per sempre saranno "la pasta frolla dell'Adua", "i fiocchi dell'Adua", "la crema dell'Adua".

Con lei ho condiviso l'amore per l'Adriatico e pochi giorni, pomeriggi in quei luoghi. Ma la sua voglia di vivere, la sua chiassosità, la sua generosità si adattava a meraviglia a quei luoghi romagnoli.
Grazie.


💐

3 commenti:

titina ha detto...

Grande, grandissimo. Grande cuore, grandissima capacità di ricordare/raccontare. I like (ma il linguaggio alla feisbuc e così povero, non rende...) Un abbraccio.

Melinda ha detto...

Grazie Titina. Spero di meritare tutti questi complimenti.

ignominia ha detto...

Sì, bella davvero questa rimembranza, specie nei dettagli ma anche nel modo in cui riveli di te cose personali. Ti vedo con occhio diverso, più conscio. Poi ovviamente la doccia fredda finale, ma su quello ci siamo già sentiti. Ti sono vicina. E' un ennesimo giro di pagina, per te arrivato prima che per altri. UN abbraccio forte,ci sentiamo a fine settimana se vuoi.