sabato 4 febbraio 2012

VOYAGER

Sotto l'apparenza da pavido sono un temerario.
Sfidando qualsiasi elementare forma di buonsenso ho preso un treno per raggiungere Roma innevata e catastroficamente bloccata.
Quindi non sono un temerario ma un incosciente...

Ancora in viaggio guardi fuori il panorama innevato e mi auguro che tutto vada bene e possa essere seduto a tavola dai miei amici, stasera, per la cena di compleanno. E non in una qualche isolata/desolata/sconosciuta stazione della linea ferroviaria a mangiare gli ultimi biscotti ed i resti della tavoletta di cioccolata che mi son nascosto nella trolley.
Dove del resto sono riuscito ad infilare anche una coperta di pile: non si sa mai!

Nel frattempo ho altri dubbi nella mente: del resto il treno va ed è quasi in orario.
Mi chiedo: quando allestiranno anche nei treni regionali una di quelle meravigliose "carrozze silenziose"? Quelle dove non si parla ad alta voce? Non si telefona? Si silenziano tutti i meccanismi che emettono rumori evitabili?

Perché queste carrozze esistono, non sono solo un'invenzione di una povera mente malata desiderosa di non essere importunata dagli aspetti eccessivi della presenza umana intorno a sé.
In Europa di sicuro, ma anche in Italia ci sono. Nelle nuove versioni dei controversi nuovi Eurostar mi è sembrato di averle scorte.

Ma in una democrazia non elitaria queste possibilità di scelta dovrebbero essere a disposizione di tutti. Anche dei rilassati come me che azzardano a prendere i Regionali perché costano un terzo degli InterCiry ed un quarto degli Eurostar.

Per ora, volente o no, mi ascolto l'americana che farnetica al telefono di voli di rientro su Los Angeles, la bocca piena di un profumatissimo panino alla mortadella.
La fiorentina che indica a chi con lei all'apparecchio, la disposizione delle vivande dentro il frigo.
Il viterbese che riceve aggiornamenti ogni cinque minuti sulla percorribilità della Orte-Viterbo, da viaggiatori in loco.

Io invece vorrei solo leggere le penultime pagine del mio giallo datato, ambientato in una Torino afosa.

Silenzio, please.


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3 commenti:

ignominia ha detto...

molto creativo di rencente Meli, un posto al giorno o quasi...
Oh come ti capisco! 3 anni di commute Ar/Fi e mai uno scompartimento tranquillo. Camminavo fino a fine binario, la quasi fuori città da sembrare un molo del porto, per salire sula prima carrozza non di prima e trovarmi uno scompartimento dove non ci fossero pendolari che, conoscendosi tutti, attaccavano a parlare delle cose più noise (per me.) A volte riuscivo a rimanere sola, ma spesso c'era la solita donna che teme di sedere da sola con un uomo. che si piazzava li e tirava fuori il telefono, finalmente sicura. Così cominciai a sedermi negli scompartimenti con un uomo solo, perchè così si creava quell'atmosfera di leggero sconforto da tenere la situazione tranquilla. Per il resto delle volte mi trovavo cold packed come una sardina fra i bancari del tran tran quotidiano io col mio bel tomo di DFW Infinite Jest che mi ostinavo a cercare di leggere, magari con l'aiuto di musica rumorosa nelle orecchie per coprire le ciacole altrui... un inferno. Un vagone biblioteca ci vorrebbe, con una zitella inacidita che fa shhh a chiunque alzi la voce e disturbi.
Per il resto bravo, dai un abbraccio a Ros anche da parte mia e divertiti.
thedint

UnoQualunque ha detto...

Quando ho letto 'Voyager' mi immaginavo già disquisizioni su Maya, Sacro Graal, Templari ecc... (vd. Giacobbo) :-P

E invece è capitato tante volte anche a me, e l'ultima volta proprio ieri: salgo sul treno per Palermo e insieme a me sale una ragazza che ha - letteralmente - gridato tutto il tempo. Ma la cosa peggiore è che gridava parlando al suo ragazzo che sedeva ACCANTO a lei. La musica alle mie orecchie non bastava per coprire quel gracidare. Ho dovuto chiudere il libro e cominciare a cantare appresso alla musica.

Melinda ha detto...

Autocritica:
se è vero che la gente fa rumore tanto per fare, è anche vero che io sono particolarmente sensibile al riguardo.

Forse dovrei esercitare un po' di più la tolleranza...

Roma sotto la neve era il deserto dei tartari: incredibile e quasi spettrale alla fine.

PS: Giacobbo no! Ti prego!