giovedì 22 dicembre 2011

AVULSIONE


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Guardo la fattura del dentista che dice: "AVULSIONE DENTALE". Guardo nel Devoto-Oli 1990 e per AVULSIONE sostantivo femminile, trovo 1. Asportazione, estrazione per lo più chirurgica: l'a. di un molare....
Al di là dell'italiano bizzarro ma calzante usato come gergo fiscale, sorrido al significato terra terra del sostantivo: vuol dire che mi hanno cavato un dente.

E che dente! Uno misero che una volta fuori mi ha fatto pensare se ne era valsa la pena di farla tanto lunga. Niente radici chilometriche conficcate nella mascella immaginate nei miei incubi peggiori, niente tracce ematiche vampiresche. Solo un'enorme carie nascosta tra dente e dente che mostra l'orrenda faccia solo dopo l'estrazione. Anzi: dopo l'avulsione.

A dirla a voi non stavo niente bene mentre mi sdraiavo sulla poltrona: me la stavo facendo sotto dalla paura. Così, tanto per non saper come reagire, avevo programmato un pianterello e qualche mugolio senza riguardo alcuno per la mia dignità che stava per essere ferita più della mia mascella.
Ho dichiarata immediatamente la scomoda presenza della fifa nera e mi è stato chiesto di specificare di che cosa in effetti avessi paura. "Del dolore", la risposta non ha colto di sorpresa nessuno. Mi è stato solo detto: "Non ne sentirà". La paura non è passata ma la sudorazione è tornata a livelli compatibili con quelli della razza umana.

E così in effetti è stato, non ho sentito niente. Tanto che ho realizzato che tutto era finito solo quando ho visto che i lavori tra le mie fauci spalancate si interrompevano.
In giornata non ho amato nessuno come il mio dentista in mattinata.
Poi basta, perché l'amore mio è volubile ed è tornato lì dove deve stazionare.


1 commento:

ignominia ha detto...

della serie: tutto è bene ciò che finisce bene!
phetadj
imaffuc