giovedì 1 settembre 2011

L'AMARISSIMO





Al mare, in spiaggia, sotto l'ombrellone.

Il lusso di stare sdraiato su un lettino di alluminio e plastica, non viene intaccato dalla troppa vicinanza degli altri obrelloni: sono a distanza fisica di sicurezza e poco popolati.

Per non incorrere nella calca da corpi stesi al sole bisogna fare qualche metro in più e spingersi all'estremità della cittadina balneare adriatica, dove il bagno "L'Amarissimo" ha scelto di offrire ai bagnanti una bella distanza tra un ombrellone e l'altro. C'è pure una zona VIP più costosa dove le distanze sono addirittura raddoppiate, ma non ce n'è necessità: la fine del mese di agosto aiuta la desertificazione con il suo naturale controesodo.

L'acqua non è calma: è piatta; la sera gruppi di signore allineate e piegate come mondine andranno alla ricerca di telline e cannolicchi in una bassa marea che si fa un baffo della profondità marine. Un rito a cui, confesso, partecipavo ad ogni bassa marea dell'infanzia, a procacciar molluschi per gli spaghetti dei miei mentre io stavo rigorosamente sul burro.

Resto steso e immobile a leggere. A volte mi fermo, chiudo il libro e mi faccio raccontare le vite delle vicine di ombrellone riunite a gruppetti di cinque, sei. Le storie, urlate a volumi e cadenze emiliane, son sempre quelle e trattano di famiglia, nipoti e divismi televisivo. La politica viene sfiorata solo per l'argomento "tasse", nota dolente per i proprietari di una seconda casa...
Così s'impara in breve tempo chi sia nonna e di quanti nipotini;
quantità e qualità umane ed economiche dei generi ufficiali, presunti o futuri - e qui le preferenze e le antipatie saltano all'occhio;
quanto siano buoni i rapporti familiari, economici e lavorativi di TUTTA la famiglia;
se le bagnanti sono proprietarie o meno degli alloggi che le accolgono al mare, come sono i vicini marinari o quelli cittadini e le piccole pesti che hanno deciso di allevare per figlioli: "Che quella volta che gliel'ho salvato che stava su in piedi sulla balaustra del terrazzino, manco grazie mi han detto!";
quante suocere siano ancora in vita e quanto siano amate, dove fanno le ferie, NATURALMENTE NON LI', e cosa lasceranno o hanno lasciato ai figli;
ricette di cucina varie ed eventuali, sparate in faccia alle vicine a colpi di bassa considerazione per l'abilità ai fornelli di chiunque altro non siano loro stesse.

Così se mi assopisco, posso davvero pensare che questi trent'anni non siano mai passati e tra le tante voci che sento c'è pure quella di mia madre, risucchiata NON suo malgrado, da questa comunità che si forma nei bagni a colpi di permanenze di quindici, trenta giorni. Se fossi ancora un bimbo sarei a dormire sulla sabbia all'ombra di una sdraio - allora i lettini erano un lusso futuribile - infatti alla fine mi ci lascio scivolare tra una pennichella indotta e l'altra, tra un chiacchiericcio e l'altro.

Pips, che non è cresciuto d'estate tra piadine e fritture di pesce, trova lo stesso chiacchiericcio irritante. Io ne vengo cullato e alla fine leggo pochissimo perché sonnecchio rassicurato.

Puoi pensare di aver scordato, ma dal profondo certe voci, conversazioni, luoghi dell'infanzia riaffiorano e si fanno beffe del nuovo che pretendi di far diventare l'unica realtà.
Ti dimentichi, in pratica, di quali erano le tue abitudini, ma è certo che prima o poi queste tireranno fuori le loro zampette pelose e verranno a farti sorridere di te stesso e della tua supponenza.

O più semplicemente ti dimentichi, e basta.

7 commenti:

ignominia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ignominia ha detto...

bellissimo post, Meli, mi ha fatto insonnolire con il tuo racconto, non per noia certo, ma perchè cullata dal chiacchiericcio che descrivi. Le ciane popolari, che racconti con nostalgia quasi, le capisco, le conosco, chi non le conosce? C'è chi si sente tornare a casa e si addormenta, forse perchè riesce ad accettare meglio la possibilità di regressione dall'immagine che vogliamo avere a quella che abbiamo sotto sotto (con le zampine pelose appunto) e chi resiste, forse inutilmente forse no, fortissimamente resiste all'accettazione che siamo i nostri genitori. O se non proprio loro - perchè la mia Principessa Teutonica altro la si poteva accusare che di chiacchiericcio banale, anche lei soffriva più di solitudine che altro, di quella in mezzo alla gente dico. E forse come lei anch'io non sono mai riuscita a vivere questo aspetto del sociale, e l'ho allora disprezzato, forse più perchè ne ero al di fuori che per antipatia vera e propria? In questi contesti mi trovo a ringraziare di avere avuto una vita più interessante (a mio avviso) anche se sono sicura che a voler grattare le storie che racconto possono essere a volte anche piuttosto banali. Specie se ascoltate da adolescenti, che mi intimidiscono sempre, perchè ancora spietatamente onesti. Un bel viaggio questo racconto, grazie!
amyro
outhr

titina ha detto...

Mi associo, bel post molto "sentito" su cose solo all'apparenza piccole. Mi colpisce la differenza con Pips che certo non è cresciuto tra piadine e accenti romagnoli, quindi differenza di sensibilità rispetto a quello che c'è intorno. Ma tant'è, l'Italia è lunga e assai diversa alle diverse latitudini e un'estate nell'Isola è sicuramente un'altra cosa.
Siccome sono una paranoica noto le "zampette pelose" e non mi piacciono per niente.

Melinda ha detto...

Dunque, io credo che Pips reagisca a tutto 'sto conversare/condividere/confrontare con la paranoia perché viene da un posto dove le ciarle, i pettegolezzi in genere, potevano distruggere in maniera seria e definitiva la vita sociale di una persona. Per me era ed è diverso: io vengo dai silenzi, ci sono cresciuto. Quelli imposti da mia nonna che credeva che i pettegolezzi e le chiacchiere inutili fossero peccato, oltre che non producessero denaro... Quindi inutili. E quelli che mi imponevo da solo nella speranza vana di essere accettato come figlio e maschio in quel gineceo che era casa mia.
Quanto a non saper vivere quest'aspetto della socialità, che reputo molto più vicino ad un età contadina che non abbiamo vissuto, mi accomuno a te Igno: da bambino lo disprezzavo perché non mi sognavo neppure lontanamente di viverlo. Ma lo disprezzavo perché non lo sentivo raggiungibile per me e le mie capacità. Ma tant'è, da adulto non mi urta e torna a stuzzicarmi facendomi vedere che certe cose sono nei ricordi e legate agli affetti più profondi.

Le zampette pelose invece vengono dall'idea delle piante e delle radici e sono le radici. Le radici che sono alla base delle nostre abitudini e viceversa. Queste che potrebbero essere le radici di una pianta, se si dovessero muovere per venirci a scovare dovrebbero uscire dalla terra e allora assomiglierebbero a zampette pelose. Non era niente di "ragnoso" o "insettoso".

titina ha detto...

Grazie per la precisazione a proposito delle radici, hai visto giusto la mia paranoia era indirizzata al "ragnoso e/o insettoso".
Per il resto trovo molto bello e affascinante l'argomento con le differenze di latitudine e abitudini diverse. Tutto ciò che è umano (e che per me appartiene quindi alla cultura) mi incuriosisce e coinvolge, nelle sue molteplici e diverse manifestazioni. Il discorso sarebbe lungo e compleso, la tua bravura sta proprio nell'accennare e far capire sfumature.

UnoQualunque ha detto...

Bello, bello, bello questo post. Io - mondo personale e insondabile a parte - ci vedo anche e soprattutto i toni, i colori, i mezzitoni di un'estate che sfuma e che lascia spazio a quelli (ancora più melanconici) dell'autunno. E a quelli (melanconici? nostalgici? ma sempre nel senso più alto e più bello) della riflessione e dei ricordi. E forse non è un caso che il solletico delle zampette pelose ritorni o annunci di tornare proprio di questi tempi...o sì?
hunso

Melinda ha detto...

Prima di tutto grazie.
E poi: sono certo che le zampette pelose siano in azione adesso più che in altri periodi dell'anno. Lo sfumare di stagioni, anche se pesanti ed insopportabili come quelle di quest'anno, porta sempre con sé pensieri. Se poi io ci aggiungo il mare... E' fatta.
Grazie ancora. A tutti voi.