martedì 13 luglio 2010

GLOB


Domanda da Rischiatutto:

"A pranzo ho mangiato salmone in salsa d'aneto e pasta al pomodoro bio: dove sono stato a pranzo?"


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Colpo di scena amici ascoltatori: all'IKEA! Risposta esatta!


Credo fermamente che i menù del ristorante del grande magazzino mobili e chincaglierie varie, siano quanto di più statico, uguale a se stesso, globalizzato ci possa essere. Quasi da socialismo reale: uguale per tutti senza distinzione di classe sociale. Non che siano cattivi e immangiabili, intendiamoci, ammesso che si eviti il riso vegetariano regolarmente scotto; anzi, con soli 9 euri riesci a mangiare tutto questo e a buttare giù pure il caffè, con tanto di sigaretta a seguire nella civilissima zona fumatori che sta SEMPRE dietro il bar. Più uguali a se stessi di così neppure la disposizione merci dell'esselunga.


Se a qualcosa può servire quest'uguaglianza pedissequa, il riproporre le stesse vetrine dappertutto, oltre a ripetere uno schema che sicuramente vende, posso affermare che risulta di conforto per chi si muove da casa e lontano da essa deve stare per mesi. Non ci si sposta mai completamente, quindi. Almeno emozionalmente.


Certo che se ero in cerca di nuove avventure in questo modo non ne ho trovate. E se voglio trovarne pare debba spingermi verso universi lontani e sconosciuti. E per essere maggiormente sicuro di non ricadere nella routine della vita di tutti i giorni è bene che mi affidi al contatto profondo, avvolgente con la natura ed i suoi paesaggi. E anche alle costruzioni umane in mattoni, marmi, vetri e cemento che tanto riflettono - fortunatamente - il carattere di un popolo.


Per il resto... non saprei. Anche l'arte, con tutti gli spostamenti che commercialmente è costretta a subire, non è detto che possa essere esclusivamente localizzabile in un solo luogo. Pensate ai viaggi dei vari Leonardo Da Vinci per mostre, alle acquisizioni innaturale di opere d'arte da parte dei Musei che possono mostrare Leonardo a Washington o Van Gogh lontano dall'Olanda e in ogni singolo museo del pianeta - ma quanto ha dipinto quell'uomo???? Possibile che siano tutti suoi? - . Oppure interi templi greci nei musei di Berlino. O ancora sapere che Sua Maestà Elisabetta II ha nella sua collezione privata un paio delle formelle della Maestà di Duccio.

Che ci fanno quei legni nell'umida Inghilterra? Sono nati nel calore tiepido e spietato della Toscana... Che tristezza devono provare in quelle brume.

Certo: ci sono delle ragioni logiche e giustificate del perché certe cose non stiano al suo posto d'origine, mica voglio dire il contrario. E ci sono anche delle validissime ragioni che portano in giro per il mondo opere d'arte che altrimenti mai avrei visto. Come le opere di Duccio che dicevo sopra, ad esempio.

E' solo che... alla fine ho la sensazione che nulla stia al suo posto. Oppure la sensazione che arriva per caduta, che è quella di non essermi mai mosso da casa per quanto lontano arrivi.


Occorre quindi prendere il - poco - di buono che c'è in questo e viaggiare a zonzo, prendere la scusa di andare a vedere cose che non stanno tutte raggruppate ma ben sparpagliate. Ma è bene farlo ricordandosi che nel mezzo di questi tour de force c'è il diverso che dobbiamo riuscire cogliere; e non nei supermercati o alle IKEE che son tutte uguali e vendono le stesse scatole. Per non tornare addirittura dall'oriente con la sensazione di non essersi mossi da casa. E dobbiamo farlo da noi mettendo in moto cervello, pelle, vista e olfatto. Nessuno ci aiuterà.


Se vi capita invece di fare un viaggetto in Canada consiglio una sosta a Klainburg, vicinanze di Toronto, dove c'è una collezione spettacolare dei dipinti del "Gruppo dei 7". Ecco, quelli sono quasi tutti in Canada e sono così poco conosciuti che a quanto pare non si schiodano da lì. Quelli potrei definirli opere d'arte prettamente autoctone e lì restate.


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