giovedì 7 marzo 2013

GRIGIO



foto di SERGIO BRACHI

Mi approprio, con permesso dell'autore, di due foto che risalgono solo ad un paio di settimane fa. Scattate in Toscana, ma non sanno di ville e casali. Sanno invece di quelle nevicate di poco tempo fa che tanto hanno fatto discutere, solo per il fatto di aver osato presentarsi.

Certo qui a Bettolino, Milano, che sa tanto di Riga, Lettonia, oggi è stata una giornata senza neve, completamente immersa nella pioggerellina sottile che ti devasta nervi ed umore, ma fortunatamente mai abbastanza fitta da non consentirmi di fare una sgambata rigenerante. Così ho reagito allo squallore sovietico del panorama ingrigito dalla stagione fredda, che nulla di bello riesce a far trasparire all'abitante del quarto piano: non un fiore, non un germoglio, ma una melma umida e appiccicosa che sporca scarpe ed ingressi di casa. Ed in qualche modo prepara le narici all'attacco della concimazione che alcuni hanno già fatto, ma altri preparano come un raid sul nemico distratto. E il nemico distratto siamo noi abitanti della zona...
Allora sarà un tripudio di aromi a rinverdire l'aria!
Un gioioso smaniare di trattori detrattori della profumazione chanellica.
Ma sarà arrivata la primavera. In Giappone lo sapranno dalla mappatura nazionale della fioritura dei ciliegi. Qui il concime risveglierà i sensi degli abitanti.

Ma torniamo alle foto.
Oggi mi serve uno schermo contro questa grigiume. Magari ci fosse il candore del primo giorno di neve. Magari. Ma non c'è.

Quindi. Ho inforcato le scarpette da corsa e l'incerata arancione e, prima che calasse definitivamente la sera, mi sono azzardato a correre tra pozzanghere e marciapiedi allagati.

Quaranta minuti di una bella sensazione. Le lenti a contatto idratate da tanta abbondanza, la temperatura fresca, ma non fredda da far gelare il sudore, le strade deserte anche di macchine.

Bello, da rifare e da far seguire da una doccia bollente per ristabilire il giusto calore corporeo.

foto di SERGIO BRACHI

In attesa della primavera o della prossima corsa per ristabilire un benefico equilibrio psicofisico, mi guardo le foto del mio vecchio amico e mi immergo nella bellezza: non ne ho per panorama e la casa ancora lascia a desiderare. Meglio allora concentrarci nelle immagini.

Grazie Brachi, ma quando il sole tornerà a fare il suo dovere, carissimo, le foto non le guarderò più. A meno che tu non me ne mandi di altre.


mercoledì 6 marzo 2013

GIRO, VAGO


solosfondi.com

Giro, vago.
Per Brera, a Milano.

Osservo le vetrine di arredamento, accessori, antiquariato, design, comparo, mi lasciò trasportare dalla follia del mobile attualissimo che va dal barocco minimal, al minimale secco.

Opposti stridenti che qui convivono mediati da spazi che, uno accanto all'altro, ti mostrano quanto di più attuale offra questo settore. I negozi son però tutti vuoti, fa impressione vederli così. La merce esposta spettacolare.

Ora non so mica se esista o mai esisterà un "barocco sobrio", ma quei divani squadrati, monocromi incastrati in legni dorati e cuscini a forma di rosa non so come altro descriverli.

O l'esercito dei Puffi in plastica bianca che sorvegliano la boutique dall'alto del caminetto, anche lui finto, non sono un omaggio a tutto quello che di semplice, lineare non è?

M'innamoro non dei pupazzi e delle chaises longues, ma dei sassi in cartapesta. Coloratissimi, fanno da sfondo a tutti gli oggetti in carta nella vetrina. Proprio qui dove le cartolerie si chiamano carterie, mi vien voglia di farne da me in carta di giornale e di posizionane alcuni sul pavimento scuro di casa ad Arezzo. Un tocco d'artista, per me che artista non sono. Ma un tempo la cartapesta la facevo benino.
Non c'è che dire: torno sempre lì, alle pietre.

Prima di questo tour ho sperimentato il mio primo ingresso in una boutique Nespresso. Ricevuta da poco in regalo una bella macchinetta di quella marca, "Grazie, stragrazie", diceva Marilyn ne: Gli uomini preferiscono le bionde", una volta finite le cialde prova ho dovuto far rifornimento. Esperienza coinvolgente dove acquistare alluminio con dentro caffè macinato diventa un tour attraverso la personalizzazione del servizio. Ed il tentativo forse vano, di de-anonimizzare il miliardesimo cliente della giornata. Insomma per acquistare una cinquantina di caffè ci ho messo almeno venti minuti...

Sono stato iscritto, fornito di card personale, invitato alla prova, consigliato alla super offerta, servito, insacchettato, fatturato e fornito di pin.
Wow! Tutto in una volta!

In soli venti minuti.
Ora capisco la pubblicità col bel Clooney che vien chiamato per nome non perché Mr Clooney ma perché cliente.
Ora son registrato anche io. Magari una sera passo da li in orario di chiusura e mi fan trovare il mio sacchetto già imbandito.
"Only because is you, Mr. Melinda".
"Yes, I want ristreto, too"

Chissà se pure lui, agguantata il suo sacchetto marrone, se ne va poi a fare un giro per vetrine. A Brera.



sabato 2 marzo 2013

GIORNI DI OSSERVAZIONE




comunetreville.it


Giorni di osservazione.
L'oggetto di tanta attenzione è il sottoscritto. L'osservatore sempre io.

Io. Il bizzarro essere volante che vorrebbe volare ma ancora deve aspettare quattro lunghi giorni: poi si farà, ma per ora "calma e gesso".
"Ossevandolo" scopro cose antiche in me. Come la capacità di passare un'intera notte in bianco inseguendo un loop-pensiero che non miglioro con la frequentazione, ma solo perfeziono, adattandolo alle mie convinzioni. Come se trovato un pezzo del puzzle mancante che sembra adattarsi ma non è proprio quello, a forza di immaginarlo nella allocazione voluta, non esatta, SBAGLIATA, lo lavorassi di cesello e ce lo facessi entrare comunque.

O meglio. Come se con i soliti pezzi di Lego trovati nella scatolina non costruissi l'ambulanza prevista, ma l'elicottero. I mattoncini son quelli mica altri, ma il risultato è diverso.

Questa capacità di vergare la realtà... O meglio: di dare ragione, alle prove raccolte per adattarle alla propria forma pensiero, è una capacità antica, sviluppata per salvarsi le penne quando la vecchia signora con la crocchia mi aspettava al varco per punire le mie mancanze, e la giovane signora con la permanente mi aspettava al varco... Per allontanarmi: troppa fatica, troppo peso inaspettato, troppe responsabilità non volute.

Mai facile parare i colpi. Sempre all'erta bisognava stare e tenere la testa allenata, pronta, fulminea.
In entrambi i casi si doveva trovare una ragionevole convinzione in sé per sopravvivere, rispondere alle domande dell'interrogatorio di una e all'allontanamento dell'altra.
Il lavoro di cesello per non soccombere era necessario e certosino. E giustificato, oltre che giustificabile. Si amavano entrambe le signore, con amori diversi ma sempre con intensità. Si prendevano i pezzi e si montava lo scudo che permetteva di scampare nuovamente dal disastro emotivo.
Si impiegavano ore: la scusa per allontanarsi dal castigo o avvicinarsi all'amore doveva essere plausibile, credibile. Accettata, altrimenti erano guai.

Ero bravo. Alla fine ce la facevo a sopravvivere agli incontri e descrivevo a me una realtà di favola, mia, solo mia, perfettamente felice e soddisfacente. Era una realtà falsa, bugiarda, ma serviva a me. Era funzionale alla sopravvivenza e alla formazione di quest'uomo.

Mi è rimasta, quindi, questa capacità che risulta perfetta a farmi passare lunghe ore di veglia. Perché proprio quando una bella dormita avrebbe lavorato da distanziatore ad una giornata bella ma che già nasceva per parare i colpi della precedente quasi finita in vacca, la mente inizia a fare i suoi bei giri di giostra, ed il "calcinculo" gira velocissimo per far sorvolare coi suoi sedili a catene, tutto il territorio sottostante. Un territorio smisurato, dove gli alberi son le parole, le siepi i ricordi ed i dolci, bei campi... Le strade senza uscita che mi costruisco da solo.

È diverso da un mero convincersi di aver ragione. Non di tratta ti questo, in questo caso. Si tratta di fare l'investigatore che mette insieme le prove per leggere nella maniera sbagliata. Pericolosissimo!!!!
Solo che tutto questo può diventare un percorso inarrestabile. E non c'è latte caldo che riesca a fermare il cervello per farmi dormire.

Un po' come Al Capone finito in carcere per evasione fiscale. Mica era innocente! Però è andato dentro per tutt'altro capo d'accusa rispetto a quanto potevano addebitargli.

Si sbaglia... Anzi: sbaglio. Serve a capire. E siccome non è detto che l'errore non venga ripetuto, capire serve a rimediare all'errore con maggior velocità.

E a ferire di meno, spero, l'uomo che cerca di dar ragione alle proprie ragioni. Perché poi una semplice telefonata basta a chiarire tutto e riportare la quiete.

domenica 24 febbraio 2013

CASA DI BAMBOLA



subito.it



Lo "spazio vitale" è una necessità che si manifesta ogniqualvolta ti viene negata. Come la necessità di bere o di fumare si fa presente solo quando sei obbligato a proseguire nel deserto dell'autostrada, ospite nella macchina di un accanito non fumatore.
Per me una una sensazione nuova. Ma intensa. Un metro di paragone che fino a poco tempo fa non avevo. Che mischiato all'euforia che il trasferimento a Milano mi sta dando, riempie queste giornate che fondamentalmente non sarebbero pienissime.

Infatti ho passato la serata organizzando la notte. Spostando, brigando, preparandomi ad aprire il divano letto per mettermi a cuccia.

È cambiata la casa, sono cambiar gli spazi.
La sensazione di vivere in un monolocale è conturbante per chi arriva da 100 metri quadri navigati in solitaria. Come dormire assalsicciato in un sacco a pelo dopo una vita sul King size a quattro di bastoni!
Conturbante e con un vago sapore di sfida. Sfida che naturalmente ho accettato.

E quando mai?!

Non mi dispiace stare qui.
Perché per vivere in pochi metri quadrati ci va organizzazione ed io ne sono capace.

Non fosse altro che bisogna ricordi, ogni volta che ho cucinato, di spalancare le finestre per evitare che la notte gli odori di cibo si depositino sulla pelle della faccia e sulle lenzuola che invece insisto a volere profumate e linde... Entrambe: pelle e lenzuola.
Non fosse altro che bisogna gestire in maniera scientifica lo spostamento delle stendino con la biancheria da asciugare: non si può dormire con tutto quell'umido nella stanza e l'odore di ammorbidente che ammorba, e l'idea che se mi alzo la notte per fare pipì, mezzo addormentato, potrei inciamparci contro e stendermi un femore... Ma di notte non lo si può neppure lasciare fuori, in terrazza intendo: la mattina qui il paesaggio è bianco di gelate che ricorda Riga - Lettonia -  che non è proprio il posto più secco del mondo.
Non fosse neppure per la gestione delle varie tipologia di spazzature che separare e conferire ad arte sarebbe impossibile se non ci fosse uno spazioso terrazzino: vivrei come un essere eticamente superiore ma sommerso nella proprie immondizie.
Non mancasse poi la questione letto: da un comodo lettone in ferro intagliato sono passato ad un divano letto di qualità eccellente... Ci dormo come un papa senza accorgermi del cambiamento... Ops! Scusate il paragone dimissionario. Ci dormo da Re ma...

Ecco, questa del divano letto è la parte che mi piace di meno: fa un pochino troppo studente alla mia età.
Il coso è da aprire e chiudere tutte le sere che l'universo creato manda in terra, toglierne i cuscini, prelevare dalla cabina armadio il piumino e sistemarlo, rincalzare, spianare eccetera eccetera. E la mattina seguente operazione inversa dopo averlo arieggiato, naturalmente.
Oltre a ciò mi inquieta un po' perché mi fa venire in mente le scene da Stanlio e Olio quando i letti pieghevoli erano verticali e a parete, ed i protagonisti degli sketch ci rimanevano puntualmente chiusi dentro... E se una notte, non so per quale magia, mi ci chiudessi dentro e non fossi in grado di riuscire, chi si accorgerebbe della mia mancanza? Chi verrebbe a cercarmi? Forse solo i pompieri dopo che i vicini si fossero lamentati dei mefitici gas dell'avanzato stato di decomposizione. Che di per sé è già un bello sfondare di porta, ma da morto che me ne faccio dell'invasione dei firemen?
Terrore puro in salsa Hollywood trash. Psicopatologie da mettere a punto e reinserire nei cassetti della logica: il letto non si chiuderà su se stesso ed io potrò alzarmi ogni mattina con tranquillità. E farmi la doccia per non puzzare di piaga da decubito.

Al più mi romperò così tanto che alla fine sceglierò di cambiare casa. Mercoledì infatti ne vedo un'altra.
Per ora proverò a fare qualcosa per renderla più accogliente, che forse ne ho bisogno per avere meno scompensi quando ci torno. Un paio di mobiletti da Ikea e passa la paura.
Ma rimando a quando finirò dal corso di rientro in attività e rientrerò da una visita lampo alla città d'origine. Ora devo scappare.

PS: ma previsioni per la notte degli Oscar, no?!


lunedì 18 febbraio 2013

È FINITO IL FESTIVAL




uglypostcard.wordpress.com


Una considerazione veloce su Sanremo che è finito da poco. Tutti i quotidiani titolavano : boom d'ascolti. Per la serata finale si parla di punte di tredici milioni e mezzo di ascoltatori.
Complimenti. Battimani. Premi. Fiori. Ora tutti a casa, please.

Ora: se è vero com'è vero che Silvietto lo definì già prima del suo inizio "Festival dell'Unità"; come, se è vero com'è vero che dopo aver detto una delle sue monumentali cazzate lui non torna mai sul luogo del delitto per confrontarsi tra dichiarazioni rese e risultati dell'evento criticato; ma se lo facesse un paio di domande non gli potrebbero venire in mente?
Anche tre...
Per esempio una potrebbe essere...

-Mi sono sbagliato? Non è che per caso non si trattava di un Festival dell'Unità ma di un buon prodotto televisivo?

 Un'altra...

-Ma se insisto a percepirlo come un "Festival dell'Unità", non è che magari gli italiani che guardano la TV sono un po' tutti comunisti? Allora le perdo le prossime elezioni...!!!

Infine:

-E visto che quei due "comunisti" che presentavano il festival - gli stessi che ho fatto attaccare a sangue dal giornale di famiglia con la scusa dei compensi richiesti ed ottenuti - se questi, con cachet inferiore a quello che ho fatto dare a Giuliano Ferrara per l'indigesta Radio Londra dopo il TG1 delle 20:00, fanno più ascolti e successo di lui, con una valanga di soldi di sponsors che piovono nelle casse della RAI, non è che il paese mi si sta rivoltando contro?

Basta.

Son considerazioni vane, al vento. Inutili come un'autocritica del PD, che se ne è fatto così tante da non riuscire neppure a ritrovare l'orgoglio di essere quello che è. Del resto se i PD si fanno tante autocritiche, lui mai che se ne sia fatta una. E certo non inizierà adesso.
Quindi discorsi al vento.

Però mi andava di farli, visto che tanti, anche nella rete, su Facebook specialmente, avevano abboccato alla solita storia montata ad arte dai giornali di "famiglia" per attaccare chi il proprio lavoro lo sa far bene e acchiappa la simpatia e gli ascolti popolari, leggi Fazio e Littizzetto, mentre tendono a scordare, ad arte dico io, la merdaccia nascosta di chi soldi ne prende ancora di più ma è protetto dall'omertosa informazione di parte.

Buon prossimo Festival di Sanremo.



sabato 16 febbraio 2013

MILANO



rizegallery.com


È inutile. Milano è diversa.
Diversa non solo nell'aria, nella luce, nell'affollamento.
È diversa nel ritmo: non frenetico, no, ma costante, inarrestabile. Come se la macchina del vapore dovesse rimanere accesa costantemente. Come se la soluzione di continuità non facesse parte di questi territori del nord. L'andare e il fare rientrano nella tradizione che non si discute: la si partecipa.

Al fine di non rallentare il ritmo condiviso anche l'azienda per i trasporti cittadini, l'ATM, s'impegna ad informare gli utenti bigliettati, spedendo almeno un paio di avvisi al giorno negli smart phones abilitati, per segnalare spostamenti di fermate, variazione di linee, corse speciali per eventi speciali.

Ma che sia tutto diverso lo noti soprattutto se arrivi da un piccolo, meraviglioso centro della Toscana dove i ritmi, per assurdo, sono più forsennati che qui. Perché se è vero che per correre bisogna essere allenati, qui lo fanno da sempre e quando li guardi, sembra che vadano solo un po' più veloci della media.
Siccome da noi ci siamo un po' meno abituati, quando ci proviamo arranchiamo, sudiamo, facciamo un casino tale che sembra che lo zoo del circo di Moira Orfei si sia messo a ballare il twist. Facciamo più fatica di loro, dei lombardi intendo: non fa parte del nostro DNA, noi dobbiamo pensarlo, studiarlo e quindi programmarlo come un elemento estraneo.


Passeggiare per le strade di questa città, soprattutto in quelle del centro, congestionate più di pedoni che di macchine, significa percepire con precisione quello che i milanesi vivono, cioè la certezza di vivere al centro del mondo. Una certezza che ti prende anche se come me, ci arrivi da parvenu, da ultima ruota del carro.

Ho il mondo del teatro ai miei piedi, le mostre, le possibilità a portata di mano. Un piccolo regalo dell'universo che ti sposta dalla quiete al mondo delle possibilità.

E allora me lo godo. Mascherando la mia estraneità al posto aprendo e chiudendo a cavolo tutte le vocali, trasformando il bus da genere maschile al femminile, chiedendo alla cassiera il sacchètto invece che la busta... Ed appoggiandomi, piccola zecca, a chi qui vive già a sa come muoversi, sa come si fa, cosa c'è da vedere o ascoltare o assaporare.
Godendo di questo privilegio da turista improvvisato e destinato, col tempo, a trasformarsi in uno dei tanti che qui vivono. E godono di tutto questo con la parsimonia di coloro che lo hanno come realtà quotidiana.

Penso tutto questo in una sera in cui guardo San Remo... Un po' per rinverdire i fasti dei Festival dell'Unità come dice il Silvio nazionale. Un po' per la Littizzetto che mi prende per le gonadi e mi strapazza ben bene ogni volta, facendomi ridere come un pupo. Un po' perché sto cedendo alle insistenze altrui sulla bontà della trasmissione, ed io sono in tipo che si lascia convincere con buone argomentazioni.
In fondo un po' di sano nazionale-popolarismo in attesa della meritata dormita non può far male.
Per di più che quest'anno, a concorso, anche se poi sapremo che non vincerà, è stata ammessa una canzone che rimarca la possibilità di essere amati da un uomo, pur essendo uomini noi stessi. Perché non tifare la consorellità?

Ma non è questo che volevo dire.
Sto guardando San Remo e ad un certo punto... Appare la vedova di Mike Bongiorno, Daniela Zuccoli che deve inaugurare la statua dedicata al marito e basisco... Ma che faccia si è fatta?!


domenica 3 febbraio 2013

METEO NEURO



fotomiafattadame

Mentre dalla Protezione Civile mi invitavano a stare calmo, parecchio calmo, allertato dalle allerte meteo TV, mi sono immediatamente procurato anche un set di catene adatto alle gomme della macchina. 
Io le ho prese: non si sa mai che oltre a beccarmi la multa per non averle a bordo, mi becco anche la nevicata che m'inchioda in autostrada per ore, quella che costringe a fare la pipì nelle bottiglie per non scendere dalla macchina... Becco e maziato, così. 
Perché di solito, in auto, di bottiglie non ne ho... Non so voi...

Invece l'allerta annunciata si risolve con qualche spruzzo di neve nelle montagne intorno alle città e niente di più. La mia "fonte" alla Protezione Civile ha detto il giusto, i Meteo televisivi no.

In verità in questa notte di prevista e mai avverata tregenda, forse sul parabrezza uno o due fiocchi sciolti - il termometro segnava +3,5 gradi centigradi - si sono depositati. Ma nulla di più.

E stamani se aprendo gli occhi mi fossi aspettavo di trovare la stanza invasa dal chiarore che solo la neve sotto i raggi del sole può dare, avrei avuto le aspettative prontamente deluse: niente. Qualche nuvola in cielo a promettere pioggia. Ma nulla di più.

Due settimane fa alla prima vera allerta invernale, con gli addetti del Comune che distribuivano in piazza sacchi di sale mista a ghiaia sottile, i notiziari che poco ci mancava invitassero a fare scorte alimentari, a tenere i nonni sotto chiave, mi son così tanto spaventato che per evitate l'arrivo del disastro bianco e non rimanere bloccato in Toscana, son partito di notte per raggiungere la Lombardia. Quando hai un impegno irrinunciabile, di quelli che senti in qualche modo ti cambieranno la vita, non vuoi permettere ad una bastarda precipitazione proveniente dalla Francia di contrastare questa tua intenzione. Allora, con la bufera prevista in arrivo alle 6 del mattino, ho evacuato la Regione natia partendo da casa alle 2:30.

Certo lassù son arrivato presto, prima dell'apertura delle scuole, ma l'unica neve incontrata l'ho vista a Genova. Basta. A casa non è successo nulla, le strade sono state praticabili sempre, potevo partire alle 8 come previsto.

Oggi ho fatto due passi in centro. Doveva essere invaso da bancarelle e turisti: come ogni prima domenica del mese c'è la Fiera dell'Antiquariato in corso.
Invece pochi stands, pochi turisti a passeggiare, ma un pomeriggio di una bellezza strabiliante sovrastava e incoraggiava a star fuori. Che chi mancava si fosse spaventato per le previsioni di ieri? Arezzo, secondo i meteorologi nazionali, avrebbe dovuto essere sommersa da una coltre bianca.
Non so. Certo che chi voleva mettersi in viaggio per arrivare fino qui si sarà domandato se ne valesse la pena o no. E la risposta temo di averla in tasca. Era un no.

Quindi, siccome che come dice il proverbio "a pensar male ci si azzecca sempre", è pensabile che la troppa cautela abbia giocato un ruolo non marginale in questo strafalcione? Che la ricerca della notizia bomba da sparare in diretta, abbia spinto a considerazioni non così approfondite? O ancora: che la meteorologia si stia dimostrando una scienza ASSOLUTAMENTE non esatta?


Tutto è possibile. Però devo dire che c'è una feroce, pacchiana discordanza tra quanto riferitoni dalla mia personale "gola profonda" della Protezione Civile, e quanto trasmesso dalle TV. La prima ha dato informazioni che si son rivelate esatte. Le seconde han perorato delle sonore caxate.


PS: spero che anche in questo caso i sostenitori del congiuntivo siano stati accontentati