lunedì 10 maggio 2010
TIM
domenica 2 maggio 2010
CENTESIMA BARBARIE

Innanzi tutto buongiorno e benvenuti al post numero cento. Per i festeggiamenti vedremo... Magari basta che m'infilo un abito lungo per sentire la festa... O forse che mi tolgo il pigiama e mi vesto.
Sono seduta davanti alla finestra, con 'sto coso sulle zampe, per cercare di riordinare le idee. Fuori c'è il sole e il caldo. Urge caffè, ma dopo il caffè si richiederebbe la sigaretta e invece mi sento un po' provato dal fumo... Magari salto. Ma non son qui per parlare delle mie ansie bronchiali. Dovrei quindi capire perché sono qui. Se mi concentro ce la faccio... Forse.
Mi stiracchio un po' le braccia, prendo confidenza con il mondo e vediamo quello che esce fuori.
Comunicazione di servizio: gli studenti non hanno rotto perché sono andati a letto presto. Non sono stati colpiti dalla mia maledizione, ma probabilmente più decisamente offesi dalle dure nottate in discoteca affrontate durante la gita scolastica. Come si dice: basta raggiungere all'obiettivo. Il Titanic non è affondato e siamo tutto più felici. Alla luce del mattino la nave appare molto più squallida di come mi era apparsa la sera prima, e soprattutto sporca. Niente glamour da "Love Boat", il cappello a tesa larga non è più richiesto. Sbarco volentieri e mi immetto senza navigatore satellitare nel traffico di una città che conosco, ma solo a piedi, per dirigermi al centro dell'Isola. Panico, ma se metto le spalle al mare ogni strada mi porterà allautostrada. Spero. Evito le code previste perché non ci sono, guido peggio di loro per divincolarmi dal traffico intenso in uscita che se lo facessi in Toscana mi prenderebbero a ceffoni il trucco gli altri utenti della strada.
Arrivo giusto in tempo per avere mia bella scampagnata del primo di maggio. Meno male che a colazione sono stata leggera. Sul cucuzzolo della collina, circondata da montagne verdi e persone simpatiche, ho mangiato mangiato mangiato mangiato mangiato mangiato mangiato mangiato mangiato e ancora mangiato. Ho le prove di tutto questo, ma non potendo scaricare le foto nel computer vi dovete fidare della mia parola. Ma so che mi credete, perché la scampagnata del primo maggio, come quella di Pasquetta, e qui pure quella del 25 aprile, non può essere che BARBARICA. A partire dalle cose che si mangiano: per lo più alla griglia, con uomini costretti a creare, curare, ravvivare ed infine estinguere fuochi, che pare di essere tornati al tempo delle caverne. Il fumo ed i grassi che sfrigolano fanno sì che alla fine della giornata puzzino anche un po' da uomini delle caverne. Teglie di pasta al forno di dimensioni ciclopiche: ad un certo punto viene dichiarato che per poter utilizzare una teglia così grande, hanno dovuto sostituire il forno, che quello normale non era abbastanza grande...
Poi i luoghi: la casa ed il fondo in campagna-collina-mantagna-meglio mare, di qualche parente/amico serve all'uopo. Se si è tanto fortunati da essere defilati, si può addirittura godere dell'isolamento, e di pochi eco di Karaoke che arrivano dalle vicinanze. Spesso non c'è elettricità e le case stesse a volte sono solo baracche in lamiera. I tavoli sono arrangiati, le sedie raffazzonate e tutte le stoviglie sono rigorosamente di plastica: non si lava e non si ricicla. Di grazia che i sacchetti si depositano poi nel bidone e non lungo la strada. Menù tipico? Pasta al forno e grigliate di tutto quello che è possibile grigliare.
Si va avanti per ore con le dovute pause tra una pietanza e l'altra.
Poi, prima di rimettersi a tavola per la cena, presto perché in casa non c'è la luce elettrica e bisogna approfittare fin che dura quella solare, abbiamo fatto una bellissima passeggiata nel verde, tra il profumo di fiori selvatici. Una meraviglia e una faticaccia che ha... stimolato nuovamente l'appetito. Abbiamo salutato un gregge di pecore sopravvissute alla Pasqua, raccolto fiori e fatto foto.
E se prima di partire giuravamo di non voler mai più aprire le ganasce per inserirvi altro cibo, durante quell'oretta solo ci cibo abbiamo parlato. Così che tornati indietro si era giusto giusto fatta l'ora di cena. E noi abbiamo obbedito all'istinto primario.
Ho avuto anche io il mio primo maggio barbarico. Ora a dieta che entro sabato devo entrare dentro l'abito da cerimonia.
venerdì 30 aprile 2010
SALUTI DAL TITANIC
Carissimi, un saluto dal transatlantico - transmediterraneo - che mi porta dal continente alla Sicilia.
La fauna è varia.
Prima di tutto non mancano gli studenti in gita scolastica per i quali spero di cuore una crisi gastrica di proporzioni epiche, così da tenerli bloccati tutta la notte sulla tazza a cercare di depositarvi l'anima creata. I giovani, si sa, sono un po' meno sotto controllo che gli adulti, che già loro son belli sballati: urlano, strillano, ritengano che il mondo si debba regolare con i loro orari e le loro voglie. Sono in pratica dei poveri mentecatti che si reputano Dei. Quelli in gita scolastica sono generalmente fuori controllo, e neppure un professore iscritto volontariamente al Club Gestapo, riesce a tenerli sotto controllo. Sempre ammesso che ci provino. E questi NON ci provano neppure. Quindi per consentire a me di dormire stanotte, meglio il cacozzo a loro, che gli occhi spalancati a me.
Poi ci sono le famiglie con figli. Durante le ore d'attesa all'imbarco che non è MAI in orario, ho visto i genitori sopperire al bisogno dei pargoli con indefessa dedizione. Li ho visti svuotare vasini pieni di pipì, cambiare pannolini non proprio lindi, scoperchiare vasetti di Nutella e servirli ai figli sovrappeso, li ho visti rincorrerli mentre scappavano infilandosi tra le auto in fila, oppure servirli di salutari banane. Lotta inutile: tanta dedizione, servizio, invito al viaggio per ritrovarsi poi, da vecchi, abbandonati in un cronicario, senza più la memoria di tutta l'attenzione prestata. A che serve?
Poi ci sono le signore e i signori di mezza età che raggiungono le isole con quel glamour che solo la nave sa dare: acconciatura impeccabili, foulard al collo degli uomini al nome di grandi marche, macchine così lucide che sembrano sterilizzate e quel sorriso sereno di chi, ancora per un giorno, l'ha infilato nel.... Lì a chi si aspettava di sotterrali con la fanfare.
Infine quelli della mia età: i quasi cinquantenni. Quelli della mia età non sono molti in effetti, se si toglie la categoria dei camionisti che, posizionati sottobordo quei cosi enormi che guidano, si stravaccano su qualunque poltrona, sedia sgabello disponibile, non hanno un età precisa o dimostrata. Potrebbero avere trent'anni portati da sessantenni, o sessant'anni portati da cinquantenni.
Noi che ancora vogliamo correre perché alla nostra età ci hanno detto che bisogna farlo, nel pieno dell'età produttiva, preferiamo l'aereo perché non abbiamo tempo da perdere, dimenticando che il viaggio non è solo arrivare a destinazione, ma il mentre dell'andare lì.
Che poi ho visto su di me l'effetto isterico che l'aereo crea: l'aspettativa di partire e arrivare in tempi breve viene quasi sempre tradita dai ritardi, dai tempi morti, dal fatto che la velocità che ci aspettiamo raramente a si raggiunge. La delusione rende cattivi. Infatti negli aeroporti vedi solo facce incarognite.
La nave parte. Saluti. Se dovesse far la fine del Titanic, venite a cercare i poveri resti nella cabina 7332. Ma meglio: lasciatemi lì. Farò amicizia con i polipi e le cozze, che un po' mi sento già. Cozza, intendo.
giovedì 29 aprile 2010
YOGi /
