giovedì 23 giugno 2016

TAORMINA




fotomiafattadame


Un ultimo sforzo in questo viaggio e sono risalito su fino a Taormina. Un tempo avrei detto "la mia Taormina". 
Un tempo non sarebbe esistita vacanza in Sicilia diversa da quella trascorsa a Taormina, adesso è solo una tappa di un tour. 

È ancora bellissima lì maestosa, adagiata sul crinale a far bella mostra di sé mentre controlla l'ingresso al trafficato stretto di Messina, che neppure si vede ma c'è, perché nelle giornate limpide si vede la Calabria che sembra a due passi. Quindi siamo in vicinanza di "stretto".
È colorata e vivace, piena di fiori, di gente e di così tante gioiellerie che ti stupisci che ci possano essere gioielli di così tanti stili in vendita. 
Poi ci sono le ceramiche tutte belle e tutte colorate, le pasticcerie con la pasta di mandorle, gli immancabili monomarca dell'abbigliamento di alto livello; ma per soddisfare il mare di gente che la invade dall'alba al tramonto, ho trovato vetrine di prodotti cosmetici a bassissimo costo e pizzerie a taglio che, tra l'altro, lavorano a pieno ritmo. 

Non per quello che prima non c'era e adesso c'è che l'ho sentita meno mia. 
Però così è stato. Prima il cuore palpitava ogni qualvolta mettevo piede lassù, anzi ogni volta che progettavo di passarvi qualche giorno. Già la telefonata alla pensione Adele per prenotare una stanza, dava inizio al batticuore: le secche precisazioni della proprietaria nulla toglievano alla magia di cui ella stessa faceva parte. 
Non è che la signora Genoveffa fosse un'arpia, anzi era quanto di più accogliente ci potesse essere a livello di ospitalità, ma commercialmente parlando era un panzer, e con lei i conti dovevano tornare pur col più affezionato degli ospiti. Io. 

Ho passato lì da lei i momenti più sessualmente attivi della mia vita giovane e pure quelli più tristi perché ho sempre considerato quella pensione e quella città, un balsamo per l'anima, un buen retiro quando il mondo è la vita di sconti non me ne facevano. Arrivavo lì in corriera e lasciavo che la magia dei profumi di quel mare e di quella terra fossero rigeneranti, fortissimi, e simulassero una vita felice che magari in quel momento non avevo. 

Ero lì il famigerato 11 settembre, ed ero lì a far finta che mia madre non fosse morta un mese prima. E visto l'accaduto, meno male che ero lì e non altrove. 
Quindi ho un debito verso questo "punto cardinale". E non lo dimentico. 
Infatti appena scendo dall'auto cerco la pensione Adele e la trovo lì, al solito posto, o quanto meno la sua insegna spenta e invecchiata; ma l'hotel è serrato dalla voracità dei padroni dell'immobile, che fecero chiudere la pensione storica per avviare non si sa quale impresa, per poi non venire a capo di nulla. 

Sono io che adesso sono meno pronto a dimenticare le folle umane che risalgono la collina a mattina per una breve visita e la occupano fino al tramonto. Folle di cui anche io faccio parte. 

Le vecchie francesi che mi allontanano con un colpo di gomito dalla balaustra da cui ammiro il mare e l'Etna. Le fiatelle da vodka e fegato spappolato di chi è seduto a
a farsi l'ennesimo cicchetto. Le innumerevoli file di croceristi a zonzo col loro numero adesivo attaccato alle t-shirt. Le famiglie zoccolanti e zigzaganti per il corso nel vano tentativo di contenere i marmocchi. La cinese che cerca di vendere sciarpette di seta. Il negozio che si ostina ad esporre busti del duce in pietra lavica. 
Sì, lo so, c'era tutto anche prima e tutto si sopportava in attesa della sera quando lo sfollamento era palpabile e chi restava su aveva modo di sentirsi nuovamente parte della colonia di ospiti stanziali. Quando ci si guardava attorno e ci si vedeva distaccati anche dalla Sicilia, un'isola nell'isola. E si camminava trascinando i piedi in una qualche conversazione Gino a che il corso principale non fosse diventato deserto ed immobile. 

Quindi non è così cambiata Taormina. Si è solo abbassato il mio livello di sopportazione. Mi mancano probabilmente i mecenati che mi invitavano qui a godermi l'attimo e la vita. Mi manca di vivere tutta la mia vacanza qui. Di scendere al mare al mattino e risalire l'infinito gradinata il pomeriggio. Mi mancano i miei aperitivi all'Arco Rosso e le mie vene a 'U Lanternaru. 

Non potendo riportare indietro le lancette del tempo è bene che viva le ferie in luoghi meno angusti. 


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