giovedì 10 dicembre 2015

A ZONZO PER PREMIO



ilrespiro.eu


La cosa che fa più male passando davanti al Parlamento è vedere tutte le persone che stanno protestando, transennate a debita distanza, avvolte in questa bolla d'indifferenza che dal Palazzo esce, rotola e le ingloba. Come se non fossero lì. Come se i cartelli che espongono fossero bianchi invece che scritti. 
Neppure le telecamere dei giornalisti televisivi che trasmettono dal selciato, ostentando baldanza d'incarico, osano girarsi verso di loro. Eppure sono sempre interessati a tutto quello che è scontro, è polemica, è difficoltà: la lacrima, il cruccio provocato dalle miserie altrui vende sempre bene. Ma pare molto più interessante scapicollarsi verso l'inutile politico di passaggio, piuttosto che capire le rimostranze dei suoi elettori. 

Ed il fatto che ci sia "sempre" qualcuno che protesta davanti al Palazzo non giustifica l'indifferenza di nessuno, anzi dovrebbe essere uno stimolo a capirne il perché.

Roma mi ha accolto con una mattinata di sole spettacolare: l'aria tersa parrebbe quasi nordica se la luce non fosse ambrata e calda. La metropoli vive e si muove con vigore, l'oretta che mi separa dell'appuntamento per il quale sono sceso in città, voglio passarla a passeggiare per il centro centro: quello di via Condotti e limitrofe. 

Vedo cose bellissime, gioielli mozzafiato, vestiti per le feste, oggetti dal prezzo così alto da domandare dove possa essere il valore effettivo dell'oggetto decontestualizzato dal marchio e dalla boutique. Ragionamenti perdenti fin dal principio perché tutto è contesto, tutto è marchio. 

Decido che la giornata è così intensamente bella, sorridente, accogliente nonostante l'avvocato che dovrò vedere, che mi merito una passeggiata più in là delle vetrine addobbate. Metto su google maps e mi immergo nei viali di Villa Borghese. 

Che dire? Spettacolare. Frizzante. Un mondo verde che ti fa dimenticare che sotto il ponte che attraverso scorre un'arteria trafficatissima. Neppure il guardone che scende a spiare la coppietta  che pomicia, già con la mano a rastrellare il batacchio dalla patta, mi infastidisce. Mi provoca invece una risata alta che si perde tra le note della tromba del musicista di strada. 
Passeggio godendomi la brillantezza dell'aria tiepida senza lo stress dell'orario  dell'appuntamento imminente a cui arriverò spaccando il minuto per essermi perso lungo la stessa strada. Aspiro in cerca di profumi che l'aria quasi primaverile promette ma non può mantenere e, perdonatemi, non riesco a preoccuparmi per i disagi provocati dai parcheggi rimossi intorno alle splendide palazzine delle Ambasciate per il piano sicurezza richiesto dal Giubileo. 

Il panorama che mi fa planare sui tetti della Capitale è mozzafiato. Non posso non fermarmi, appoggiare la cartella a terra e le mani sul marmo tiepido della balconata. Riconosco i tetti e le maestose facciate degli edifici più famosi ed ammiro quello di una chiesa coperto di muschio verde a cui non so dare un nome: una macchia di colore in questa luce traversa che tutto sembra dorare. Immagino tutta la gente che, nascosta, passeggerà loro intorno o transiterà in religioso silenzio al loro interno. Una massa invisibile da qui e quindi irrilevante. 
Godo del privilegio di questa vista che alcuni godono dopo migliaia di chilometri passati a volare e mi riempie la tenerezza di quando, in questa città, mi sono per la prima volta innamorato. Innamorato sul serio intendo - senza offesa per gli amori di "prima". Sarò passato pure di qui, allora? Chissà. 
Quelli erano tempi di ore passate a zonzo per la città, angoli che non saprei ritrovare, sapori ed emozioni che non potevano che diventare consuetudini nel tempo, ricerca affannosa di alberghi accoglienti per esprimere i bisogni dei corpi nudi. E la tolleranza dei passanti al procedere di due giovani uomini, impavidi, mano nella mano. 

È il suo aver accolto questo sentimento prepotentissimo a darmi la grazia di non giudicare questa città come intollerabile anche quando lo è. È una tenerezza ed una mancanza di obiettività dovuta, che non fatico a ricordare. 

Lascio la balconata e proseguo verso il mio appuntamento che nulla di romantico ha. Ma se in queste pochissime ore sarò sereno a prescindere... Beh, lo devo a questa vista. 
Perché Roma è molto bella oggi. 


Inviato da iPhone di Melinda

2 commenti:

ignominia ha detto...

Bella bella e ben scritta, eri in stato di grazie è ovvio... mi hai un po' commosso senza cercare di farlo- il meglio! un abbraccio

Melinda ha detto...

Grazie Igno, lo apprezzo