mercoledì 7 ottobre 2015

SALITA AL MONTE



fotomiafattadame- Monte Pellegrino

Ho fatto una cosa che avrei dovuto fare anni addietro, ma fino ad ora la pigrizia non mi ha aiutato a portare a termine il compito.

Invece un po' di giorni fa, arrivato a Palermo, ho tirato fuori le scarpe da camminata che certamente non si trovavano lì per caso, e mi sono incamminato sul Monte Pellegrino fino a raggiungere il santuario dedicato alla Santuzza.

Un bel percorso in salita vertiginosa su un acciottolato scassacaviglie: ma tant'è, questo è il percorso devozionale. Una signora che incontro mentre già io sto scendendo lo percorre scalza e davvero non so quale enorme grazia abbia bisogno di chiedere a Santa Rosalia per sottoporsi a tale tortura: io con gli scarponcelli ce la faccio a malapena. Sarà colpa mia che cammino sempre troppo in fretta anche in salita.

Per i pigri o coloro che non possono camminare così a lungo c'è l'alternativa in quattro ruote su un bell'asfalto liscio e curato.
Asfalto ed acciottolato si incontrano più di una volta ed alla fine si riuniscono davanti alla scalinata della chiesa, tra pullman, baracchini di ricordi di ogni genere - in vendita non c'è solo Santa Rosalia in ogni forma e colore, ma pure mafia, politica e saggezza popolare che invita a farsi i fatti propri - ed infine bar ristoratori. Dove all'arrivo mi compero un bel cornetto classico panna e cioccolata. La ricompensa ci sta tutta.

Quando m'incammino ha appena finito di diluviare. L'aria è incredibilmente fresca e limpida. La terra riarsa dall'estate che ormai è alle spalle ha assorbito diligentemente tutta l'acqua che ha scaricato il cielo.
La prima cosa che mi colpisce è la differenza dei rumori che sento cambiare mano a mano che salgo. Dal traffico indifferentemente caotico che gira intorno alla Fiera del Mediterraneo, si passa al silenzio della passeggiata tra i pini, rotto solo dalle conversazioni di che la camminata la fa in compagnia o dallo sbuffare di chi si allena correndo in salita, dalle cicale che schiamazzano nascoste. Il salto nel silenzio naturale in una delle città più rumorose che conosca è davvero sorprendente. Più salgo e più godo della vista sulla città, scoprendola un'ammasso di costruzioni, una addossata all'altra, con pochissimi punti verdi ad interromperne la continuità.
Ma la posizione è spettacolare. Il mare, l'insenatura, il monte da cui guardo che guarda gli altri monti che chiudono alle spalle la baia. Il degradare dolce e lungo dalle alture nude verso il porto vivace, l'incedere verso terra di un traghetto: tutto diventa un bello spettacolo. C'è un senso d'imponenza, e di maestosità persa col passare degli anni e dei regimi.
Non posso non immaginare una città più piccola, magari più polverosa, dove il verde degli alberi degli agrumi si spingeva al mare e separava le rade case. Se ne coglie ancora qualche debole traccia, la matrice di un passato che certamente non stamperà il futuro. La bellezza di quest'immagine conquista me e deve aver conquistato migliaia di visitatori dei secoli scorsi. Poi sono arrivati i "tempi moderni" ed il capolavoro è stato ristrutturato da un'impresa incapace di coglierne il bello e l'unico.

L'aria profuma di pino, il verde è pieno e non te lo aspetti in questo monte che dal basso appare sassoso ed aspro. Ad un certo punto, molto in alto, una serie di costruzioni rivelano un ovile: cambia l'olfatto, l'udito e la bellezza del luogo. Le pecore, si sa, non ci vanno leggere col territorio...

Mi affaccio spesso verso la città e ne scorgo particolari che mi erano estranei: vedo in lontananza la pista di un'aeroporto che sapevo esserci ma non ero mai riuscito a collocare nella sua geografia. Dall'alto si vede un angolo dell'Isola delle Femmine, staccata dalla metropoli dal monte stesso.

L'ultima parte della camminata si fa tra grandi massi scoperti e pochissimi arbusti. Poi capisco di essere arrivato vicino alla meta dall'aumentare esponenziale dei rifiuti ai margini del sentiero: probabilmente chi ha iniziato il percorso carico di acqua può bere qui gli ultimi sorsi, certo di poter entrare in possesso della preziosa bevanda di lì a breve. La cosa che mi lascia di stucco è che qui si pretenda il miracolo ben prima di arrivare a pregare la Santa e che, forse, si pretenda un miracolo inutile se si spera che la buona Rosalia faccia da spazzina e faccia sparire la sporcizia umana. Basterebbe depositare il vuoto dell'apposito bidone, che prima o poi si troverà. Elementare.
Lo dico così, ma in realtà mi incazzo il giusto a vedere tutta questa incuria legata alla parola "devozione". E non me la prendo con chi non ripulisce, ma con chi sporca e se ne sbatte di quello che lascia dietro di sé. E comprendo come possa essere stato facile trasformare un capolavoro geografico in un cumulo di cemento senza bellezza.

Ma così è ed a quanto pare non c'è rimedio. Salgo la scalinata ed entro nel tempio inserito nella roccia e abbellito da un bel barocco. Sulla destra della scala una signora anziana vende ceri di ogni taglio.
Il soffitto della grotta sembra una pista di automobiline con i canali che convogliano in un fonte l'acqua che vi filtra e che miracolò. Nella grotta furono ritrovate, a centinaia di anni dalla morte, le ossa della Santuzza. Una statua sotto l'altare la raffigura in oro ed in estasi, distesa, con il libro, la rosa ed il teschio. Fu un'eremita. Ex voto ogni dove raffigurano le parti del corpo sanate o risparmiate dalla sventura. C'è un bel silenzio ed io godo anche di quello.

Inizio la discesa a passo brillante. Non sono qui per pregare ma per vedere, per camminare, per godere di questa bellezza.
Ed ho fatto quanto dovevo.

fotomiafattadame


3 commenti:

ignominia ha detto...

Bel post Meli, ispirato...

titina ha detto...

Ma, una volta su, non è che hai chiesto alla Santuzza C'amma a fare: amma a partire o amma' a ristare 'cca?Dunaci un segno, un segno. Noautri aspettammo 'cca.
Cosa che inevitabilmente mi porta a ricordare la visita fatta insieme a un'altra grotta dove la Santuzza si rifugiava. A parte i ricordi, bel post belle immagini e giuste considerazioni. Come sempre.

Melinda ha detto...

@ Igno: grazie. Post covato per un po', quindi grazie.
@ Titina: in realtà non ho chiesto nulla, il paesaggio si discosta troppo da quel a cui fai riferimento tu per far sì che mi tornasse in mente il film Nuovo mondo. Che bello però. me lo hai fatto tornare in mente e me lo rivedrò con piacere.