lunedì 13 ottobre 2014

IL CUCCIOLO ED IL CARCIOFO



alberghiera.it

Detesto essere acido di prima mattina: a quest'ora vorrei che il mondo fosse un posto migliore per poter iniziare la giornata in stile Julie Andrews, gonna lunga, a cantare a squarciagola sulle vette svizzere.

Che la lavatrice avesse finito i suoi giri, che i panni lavati si fossero magicamente stesi da soli, che il letto fosse già rifatto e la giornata avesse finalmente preso il suo verso in direzione di alpeggi serafici, lontani da questo grigio e questa pioggia.

Invece lo squilibrio del mondo si riversa su di me e l'acido sale fino a ricoprire le buone intenzioni. Ci mancava solo l'incendio nella scala a fianco...

Allora prendo l'ombrello ed esco: fuori sarà un giorno migliore.

Poi ad un incrocio trovo la signora accoccolata che spiega al cucciolo al guinzaglio, un delizioso meticcino caffellatte - bastardino suonerebbe meglio ma non si può usare - che l'incrocio si attraversa solo quando il semaforo diventa verde...
Il piccolo scodinzola, la guarda con aria assente, gira la testa dall'altra parte e porge l'orecchio al tono cantilenante della tale madama che esattamente con lo stesso tono deve aver educato i figli.
Fa bene ad insegnargli ad attraversare la strada, con tutte le volte che il cane uscirà da solo e senza guinzaglio, la sicurezza è importante...

E mi passa anche per la testa che il cane sia restato un cane nonostante l'evoluzione forzata verso la condizione di figlio che molti impongono ai quadrupedi con la scusa del troppo amore, e che certi atteggiamenti possano essere solo che ridicoli, ma me la faccio passare sennò mi dicono che so di acido.
Ed io invece non vogliono farmelo dire.

Ma continuando la camminata, piove ancora ma io imperterrito avanzo, incrocio l'ennesima vetrina della serie. Questa incornicia delikatessen: non alcune ma LE delikatessen cittadine per antonomasia.
Ho gli occhiali rotti per colpa del mio culo col quale mi ci son seduto sopra, quindi guardo due volte perché mi pare di aver letto male.
Per sicurezza faccio una foto e la ingrandisco, ma avevo visto bene la prima volta, come se il cartello fosse stato fatto in Braille: i micro-carciofini sott'olio costano più di 800 euro al chilo.
Sì, 800 euro al chilo. Più o meno un milione e mezzo delle vecchie lire.

Trasecolo. Mi immagino quale oltraggiosa delizia producano nel palato, quale suprema delicatezza sia offrirli agli ospiti - massimo due a testa, s'intende, altrimenti si va fuori budget - quale strenua fatica sia prepararli, quale immondo compito sia quello di coltivarli e raccoglierli e cucinarli, quale altra necessità possa portare il prezzo a tali altezze... Non son neppure ripieni!
Il barattolo è di Baccarat forse?

Vabbè, mi consola che ne fanno barattoli da etti singoli, altrimenti...?

Si è fatto tardi, sono solo le 10 del mattino ma DECIDO CHE SI È FATTO TARDI: torno a casa.
È meglio: ridere scompostamente davanti alla vetrina potrebbe portarmi ad essere fermato dalle autorità.

Auguro il buongiorno a tutti e mi ritiro nelle mie stanze. Domani sarà un giorno meno folle.




2 commenti:

titina ha detto...

Non ci posso credere...A parte che non sapevo neanche che i carciofini fossero LA delicattessen cittadina per antonomasia. Ma se poi uno si compra i carciofini Saclà (ammesso che esistano) fa lo stesso? e se uno paga una cartella dell'Equitalia con una mezza chilata di carciofini? Ma a quanto sta al chilo l'oro?

Melinda ha detto...

Credo che stia a qualche barattolo al chilo, di quelli grandi.
Ancora rido...