martedì 15 aprile 2014

DA QUASSÙ


comunediarosio.altavista.com


Guardo dall'alto, dalla postazione privilegiata data dall'altitudine, la DOUCE FRANCE che scorre giù sotto.

I colori sono intensi a quest'ora del tardo mattino. Variano dai toni del marrone dei campi arati, a quelli del verde dei coltivati, dei boschi dalle tonalità più intense.

Tutto è delimitato alla perfezione, incastrato armoniosamente senza essere mai squadrato.
Qua e là delle strade sterrate portano da un villaggio ad un altro.
È limpido: sembra di poter contare le tegole delle poche case.

Ma lo spazio sotto ha i colori e le forme della terra e non quelli squillanti e rigidi dell'uomo.
È proprio questa mancanza di case, di paesi uno via l'altro che mi colpisce. Abituato alla sterminata città unica che scorre ai lati delle strade italiane, da qui la presenza umana diventa assenza: appare e scompare a larghe pause.
Lo spazio sotto sembra enorme e già da qui si ha l'idea del silenzio. Di possibilità di girare lo sguardo e non veder case all'orizzonte.
Vivendo da sempre in città un lusso da ricercare per le vacanze. Ammesso di riuscire a trovarlo: una delle ultime vacanze in un agriturismo veneto, mi mostrava il capolavoro di una porta d'ingresso di rimpetto a quella di una fabbrica qualunque di una squallida zona industriale.

Ne parlava Corrado Augias e non aveva torto: ci sono altre nazioni dove ancora lo spazio e l'isolamento in panorami umanizzati sono ancora a portata di mano, senza dover arrivare a vagare per il deserto.

La migliore invidia.


Arrivando dalla Grande Londra un Ps al veleno: ma la faccia paralizzata di Amanda di Britain's got talent? Ne vogliamo parlare? Anche no.

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