sabato 16 febbraio 2013

MILANO



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È inutile. Milano è diversa.
Diversa non solo nell'aria, nella luce, nell'affollamento.
È diversa nel ritmo: non frenetico, no, ma costante, inarrestabile. Come se la macchina del vapore dovesse rimanere accesa costantemente. Come se la soluzione di continuità non facesse parte di questi territori del nord. L'andare e il fare rientrano nella tradizione che non si discute: la si partecipa.

Al fine di non rallentare il ritmo condiviso anche l'azienda per i trasporti cittadini, l'ATM, s'impegna ad informare gli utenti bigliettati, spedendo almeno un paio di avvisi al giorno negli smart phones abilitati, per segnalare spostamenti di fermate, variazione di linee, corse speciali per eventi speciali.

Ma che sia tutto diverso lo noti soprattutto se arrivi da un piccolo, meraviglioso centro della Toscana dove i ritmi, per assurdo, sono più forsennati che qui. Perché se è vero che per correre bisogna essere allenati, qui lo fanno da sempre e quando li guardi, sembra che vadano solo un po' più veloci della media.
Siccome da noi ci siamo un po' meno abituati, quando ci proviamo arranchiamo, sudiamo, facciamo un casino tale che sembra che lo zoo del circo di Moira Orfei si sia messo a ballare il twist. Facciamo più fatica di loro, dei lombardi intendo: non fa parte del nostro DNA, noi dobbiamo pensarlo, studiarlo e quindi programmarlo come un elemento estraneo.


Passeggiare per le strade di questa città, soprattutto in quelle del centro, congestionate più di pedoni che di macchine, significa percepire con precisione quello che i milanesi vivono, cioè la certezza di vivere al centro del mondo. Una certezza che ti prende anche se come me, ci arrivi da parvenu, da ultima ruota del carro.

Ho il mondo del teatro ai miei piedi, le mostre, le possibilità a portata di mano. Un piccolo regalo dell'universo che ti sposta dalla quiete al mondo delle possibilità.

E allora me lo godo. Mascherando la mia estraneità al posto aprendo e chiudendo a cavolo tutte le vocali, trasformando il bus da genere maschile al femminile, chiedendo alla cassiera il sacchètto invece che la busta... Ed appoggiandomi, piccola zecca, a chi qui vive già a sa come muoversi, sa come si fa, cosa c'è da vedere o ascoltare o assaporare.
Godendo di questo privilegio da turista improvvisato e destinato, col tempo, a trasformarsi in uno dei tanti che qui vivono. E godono di tutto questo con la parsimonia di coloro che lo hanno come realtà quotidiana.

Penso tutto questo in una sera in cui guardo San Remo... Un po' per rinverdire i fasti dei Festival dell'Unità come dice il Silvio nazionale. Un po' per la Littizzetto che mi prende per le gonadi e mi strapazza ben bene ogni volta, facendomi ridere come un pupo. Un po' perché sto cedendo alle insistenze altrui sulla bontà della trasmissione, ed io sono in tipo che si lascia convincere con buone argomentazioni.
In fondo un po' di sano nazionale-popolarismo in attesa della meritata dormita non può far male.
Per di più che quest'anno, a concorso, anche se poi sapremo che non vincerà, è stata ammessa una canzone che rimarca la possibilità di essere amati da un uomo, pur essendo uomini noi stessi. Perché non tifare la consorellità?

Ma non è questo che volevo dire.
Sto guardando San Remo e ad un certo punto... Appare la vedova di Mike Bongiorno, Daniela Zuccoli che deve inaugurare la statua dedicata al marito e basisco... Ma che faccia si è fatta?!


3 commenti:

titina ha detto...

e invece, caro il mio 'bauscia' diffidente, la bella canzone di Renzo Rubino ha vinto per i giovani.un amico l'ha messa su fb e ho avuto modo di sentirla, la trovo bella.
in quanto a Milano, condivido, a me sembrava di stare mille miglia lontano da casa, mille miglia che facevano una bella, godibile, entusiamante differenza. quindi goditela, che Milan l'è un bel Milan

titina ha detto...

no, scusa dimenticavo. la faccia, la bocca, o quello che sia, della moglie vedova di Buongiorno era qualcosa di imbarazzante, sembrava stesse per scivolare lentamente portata dalla forza di gravità per poi liquefarsi e trasformarsi in blob. ma perchè certa gente è così autolesionista?

ignominia ha detto...

non solo ma il sito ATM è funzionalissimo! Altro che quello dell'ATAF di Firenze! Si sono più organizzati ma non sono il centro del mondo....
non è autolesionismo Titina, per me è l'incapacità di guardarsi con occhio obiettivo. Come le vecchine che si fanno le sopracciglia sulla fronte e mettono il rossetto a 2 cm dalle labbra, come il gelato alla fragola sulla bocca dei bambini, forse non ci vedono bene, e forse non "vedono" quello che guardano.