domenica 12 giugno 2011

RICORRENZE

Ci sono giorni ed ore.
Stelle e cieli diversi.
Amori e basta.
E... E a volte no. E se non ci sono fossero sarebbe meglio: la giornata passerebbe più leggera.

Ieri ho osato rimettermi davanti alla TV per guardare un film scaricato poco tempo fa.
E così mi è precipitata addosso la solita sensazione che ritorna puntuale identica ogniqualvolta vedo un film d'amore in cui i protagonisti della storia siano due uomini.

Perché è in quel caso che arriva il sentimento che non è dolore ma è altrettanto intenso. Che non è desiderio ma non si distacca tanto. Che ha in sé una forte componente d'invidia della quale forse, ma non ne sono sicuro, un po' mi vergogno.
Che è necessità di tenerezza, di un abbraccio d'amore, di fusione, di porto d'attracco, di shelter. Che è questo ed altro ancora ma che anche questa volta non riesco ad imprigionare in una sequenza di lettere, sillabe che rimandino alla moria qualcosa di esatto, compiuto.

Allora parto di esempi.
Due punti.
È quell'immagine di lui felice perché si vede riconosciuto come uguale che mi spezza. È la felicità compiuta in quegli occhi mentre fuma una sigaretta contro il tramonto.

È quella mano bollente che tocca per la prima volta la pancia coperta dell'amato. Che trema e in moto osa ancora aumentando il contatto con le gambe e appoggiando la testa sulla di lui schiena.

È la gioia di capire che se gli sguardi non si distaccano e di trattengono, se le mani si sfiorano per un secondo di troppo è perché oltre che riconosciuti si è pure ricambiati. Ed il bicchiere di birra si beve dallo stesso lato.

È la nascita dell'amore che mi commuove e sviluppa l'attesa in me. È vedere la comunanza, la complicità di un linguaggio studiato solo per due. È la voglia di sentire quelle carni estranee che s'incontrano e conoscono.

Ed ancora la gioia dell'amore fisico e dello scoprire quanto funziona. Quanto il respiro sia rumoroso. Quanto l'odore inebriante. Quanto dopo il sonno pesante.

Allora per sfuggire a questa tenerezza devo aprire la porta ed uscire, vedere le mancanze di tenerezze degli altri. Ma non restare qui in questa casa da cui la tenerezza è fuggita.
Perché è vero che basta cambiare la prospettiva per scendere a livelli diversi per rimboccarsi le maniche.

Inviato da iPhone di Melinda

Ahh. Il film che ha provocato il crash del sistema è quello spocchioso, ridicolo, supponente, scontato "il compleanno".

15 commenti:

UnoQualunque ha detto...

'Che è necessità di tenerezza, di un abbraccio d'amore, di fusione, di porto d'attracco, di shelter. Che è questo ed altro ancora ma che anche questa volta non riesco ad imprigionare in una sequenza di lettere...'
grazie di dirlo così bene.

Ma perché sfuggire ad una tenerezza che fugge?

(E perché in questi film i due uomini devono per forza essere sculture di Fidia?)
riumic

Melinda ha detto...

Nello specifico uno sarà anche di una bellezza classica, ma l'altro lo ERA all'epoca di Ozpetek, mentre ora gode di un virile e naturale e gradevolissimo allentamento di tessuti...

Quanto allo sfuggire è solo una ricerca di salvezza, un vile modo per non sentire questa sensazione pesante che non oso definire dolore.

ignominia ha detto...

ah Meli mi si strizza il cuore a saperti così... Il termine inglese per questo sentimento è Longing che io trovo perfetto perchè mi pare sia meno smelenzo o patetico del nostro termine che è anelare... Ci sarebbe da parlare per ore su questa sensazione che proviamo o abbiamo provato tutti, credo, la voglia di fondersi con un'altro convinti di essere arrivati a casa, di essere capiti, di avere trovato la parte mancante. Il che mi fa sempre pensare al Platonico uomo rotondo http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/platone7867434.htm (magari 1qq ha una versione migliore) che è una bellissima storia per spiegare questo bisogno di fondersi in un altro.
E' un'impulso che condividiamo in molti, a volte di più a volte di meno, a volte più per una mancanza di compagno/a o d'amore, e a volte più per un bisogno esistenziale o religioso di sublimazione... e riconosco l'impulso che ti fa uscire a camminare, con un'intensità feroce che vorrebbe urlare, vorrebbe distruggere tutto e tutti perchè non ci sentiamo parte di niente. Però che potere in quei momenti, che energia corre nelle nostre vene, che forza: è quello di cui ho un po' fame nella mia relativa pace quotidiana. Perchè credo che ci illudiamo sempre quando pensiamo di essere arrivati, anche se è bello illudersi nell'innamoramento, ma inevitabilmente arriviamo a dover accettare che siamo esseri finiti e incompleti, persino nella coppia e la rotondità, la completezza è un'ideale che abbiamo inventato noi...insieme alla giustizia, alla libertà, altri concetti che non esistono nella realtà di questa vita...
forse sono troppo filosofica per quello che provi ora, ed hai bisogno di ben altro... tu vuoi toccare con mano non capire perchè provi quello che provi e io quello non posso dartelo purtroppo...:-(
undophym

UnoQualunque ha detto...

Io non so se l'ideale ce lo siamo inventato noi oppure vale davvero quella bellissima immagine platonica. Sta di fatto che non tutti siamo disposti a riconoscere e a svelare questo sentimento così come fate voi due: in realtà, se io mi guardo intorno, mi sembrano tutti così meravigliosamente appagati...appaiati e non. Questo, fra l'altro, è il motivo per cui il 98% delle volte io mi sento di un'altra galassia. Ma così, evidentemente, non è. E non c'entra il 'mal comune, mezzo gaudio': è che, forse, ci si scopre meno soli.
E allora, che sia il longing che ci tiene vivi?

Adesso tutti incollati a tv/giornali ad attendere questo benedetto quorum!
dekagg

ignominia ha detto...

boh io non vedo tanto appagamento intorno, anzi. Vedo un consumismo degli affetti dove ci si usa e getta con troppa facilità. Vendo una scontentezza di base perchè si pensa che basta un compagno (una macchina, una borsa etc) per farci felici ma se non lo siamo noi dentro perchè ci conosciamo, il compagno, la macchina, la borsa non servono che ad illuderci inizialmente. Niente può farci felici se non sappiamo e accettiamo -quanto possibile- chi siamo. Poi magari ci sono anche persone più semplici, ma quelle sono poche...e non sono io nè, credo, Meli... e se ti aggiungi anche tu, benvenuto! Sarà perchè ci facciamo tante domande, ma siamo così e ti assicuro che non sei solo, se solo permetti agli altri di riconoscerti, altrimenti come fa la persona che cerchi a riconoscerti? Si battono anche parecchie musate ma ti assicuro ne vale la pena se anche trovi 1quaqua che confermi che non sei solo....:-)
Coraggio! WE MUST BE INTREPID! (Elizabethtown, il film)

...e ora al quorum, qualcuno mi diceva ore fa che era già al 41%, speriamo, sarebbe il primo referendum per cui il mio votare è servito a qualcosa...

quingra

Melinda ha detto...

Il quorum sembra cosa fatta, non è vero? E questo mi darebbe un po' di fiducia in ritorno verso i concittadini. Ma le incognite restano perché ci sono italiani che si OSTINANO a restare all'estero e a votare lì, usando la posta... Ma pensa te!

Per quanto riguarda voi: grazie.
Come dice Igno adesso mi appresto ad una delle mie passeggiate feroci, anche perché ho appena visto il Dott. Roccia che sblocca assai e quindi ne ho bisogno. Anche perché se mi guardo intorno neppure io vedo tutto questa soddisfazione e completezza. Certo nei film è più facile. Ma se ci addentriamo nelle storie proposte: le due bellezze greche avranno retto alla tragedia? Non credo. So di ripetermi dicendo: Maurice e il sottoguardiacaccia avranno retto all'arrivo della seconda guerra mondiale? Chi lo sa.
So invece che l'anelito è quello che ci spinge, che ci guida e a volte ci fa sentire di un altro pianeta. Ma certo non un pianeta disabitato. Di gente figa? Di coglioni? Non lo so, aspetto e vostre opinioni al riguardo.
Certo è, e qui parlo per me, che quando mi si stacca un pezzo di banchisa polare - crash - per un solo grado di riscaldamento - un film - e di finisce a navigare nell'oceano a sciogliersi come coglioni - longing -, forse il livello di fragilità ha raggiungo il top mega top. E allora è bene andarsene a camminare con ferocia nel sentiero della Chiana o al parco Pionta.
E' vero che ci si sente vivi, ma non la considererei una posizione anelabile... ops!

ignominia ha detto...

Mentre tu cammini ferocemente lungo la Chiana, rimugugnando e scaricando, grumbe grumbe, io mi accingo a risponderti. I film i libri, l'arte, sono veicoli per rappresentare quello che non c'è, o che selezionano certi aspetti delle cose per asserire un concetto. E visto che sono dei lati delle cose, non ci si può aspettare che siano completi. Per questo non vediamo Maurice e il guardiacaccia che litigano come due gatti perchè uno dei due non si toglie gli stivaloni infangati prima di entrare in casa, o perchè non ha capito che l'altro ha le paturnie e perchè - se lo ama deve capirlo da solo! Ed è perchè Madame Bovary fa la fine che fa perchè se fosse finita a lavare i piatti, e guidare la carrozza per portare la prole a lezione di piano, scherma, cucito e danza chi l'avrebbe letto il libro fino in fondo? La vita reale è sempre molto più trita di quella idealizzata e l'ultima è e fatta apposta per distrarci dalla prima. Però fatto il piantino, asciugate le lacrime, ci si fa una bella risata e si tira innanzi. Sennò si rischia di vivere con aspettative poco realistiche, come degli eterni adolescenti. che sei arrivato alla frutta è ovvio per tante ragioni quindi mi fai un piacere? TI organizzi una vancanza anche di pochi giorni dove veramente tagli con tutto e tutti? Vai dove ti portano i piedi e le indicazioni che ti da la vita.. hai bisogno di distrarti... Fatti un'avventura che ti ricordi chi sei quando non fai il casalingo per forza...
Io credo che la nostra realtà ce la facciamo noi, ce la inventiamo di sana pianta. Quando ero giovane e volevo sembrare interessante mi atteggiavo come Moretti (mi si nota di più se non vado o se vado e rimango in disparte?) e rimanevo sola, quando ho imparato a fare finta di essere allegra ho scoperto molto presto che lo ero davvero. Poi si trovano sempre persone simili a noi ma dobbiamo dare per avere... I momenti brutti servono per distinguere quelli belli, come le onde servono per cancellare le tracce dei piedi sulla spiaggia, tutto lì. Noi sulla giostra dobbiamo girare fino a che non si ferma o non se ne scende per scelta.
foripe (fori pè?)

ignominia ha detto...

(ditelo pure.. che palle Igno come sei filosofica, ci vorrei vedere te in un momento come il mio!
Avete ragione che faccio la razionale perchè sono - al momento - in una posizione di forza. Ma se non lo faccio ora, quando? grazie per la pazienza comunque! :-D )
realqu

UnoQualunque ha detto...

Gno, altro che life-coaching (con tutte le cazzate che propina, facendo entusiasmare gente che, invece, avrebbe bisogno di un supporto più saldo, oltre che di una seria presa di coscienza di sé - scusate, ma ho un'acredine del tutto personale con queste ultime tendenze)! Per me è piacevole leggerti, altro che pazienza.
Ed è vero, credo: non si può essere guardati se non ci si guarda. E arriviamo al tasto dolente.
No, in realtà forse l'anelito non fa vivere: fa morire, ogni volta. E il lutto (i lutti, anche piccoli, ciclici, costanti) chiede di essere elaborato. Che sia un anno, due anni, due giorni, una passeggiata feroce?
(Mi sa che io sono alla fase annuale...)
Gente figa? Coglioni? Non saprei...so solo che spesso (sempre?) mi capita di proiettare negli "altri" - come si diceva un po' meno seriamente qualche commento fa - condizioni migliori, da età dell'oro o peggiori, di merda.
Forse la cosa più sana sarebbe aprire gli occhi, magari piangere, richiuderli, asciugarli, guardarsi e respirare. Ripartire, volersi (+ buoni amici + un bicchiere di vinello, bianco e fresco in calice, vista la stagione).
heelli

ignominia ha detto...

Unqua, ovviamente posso solo supporre che il life coach a cui ti riferisci sia una cosa TV... che non ho. mi evito le brutture ma a volte sono 'gnurante sulla "cultura" popolare... Comunque grazie, solo se fossi Meli avrei anche detto: che palle Niki, facile fare della filosofia spiccia al posto tuo.. O no Meli?
L'anelito è importante perchè dobbiamo avere dei sogni, ma è anche importante capire che la realtà è un'altra... sempre mantenendo il senso dell'umorismo...quindi ne fighi e coglioni, solo altra gente, come noi, in "club" diversi...però non capisco il tuo riferimento alle proiezioni... dici forse che ti sembra sempre che per gli altri sia meglio? explain please! Alla fine ogniuno ha la sua storia e se solo fossimo capaci di vedere quanto è bella e unica e quanta gente tocchiamo senza accorgersi, e come siamo tutti uniti da un link invisibile, ci sentiremo tutti meglio...credo...vedremmo più il senso delle nostre azioni anche quelle sofferte...
tortueds (o tortureds?)

Melinda ha detto...

Fai riferimento a ciò che vuoi ma è DI CERTO meglio in gruppo che soli.
Quindi va bene così. Anche perché mentre io cammino per razionalizzare è bene che ci sia chi razionalizza stando fermo. Scherzo ;-)))
L'anelito ci va, è certo ma se non porta al successo si trasforma in delusione. E cocente. Ma la vita è così. E forse è vero che ci vuole una vacanza. Ogni tanto.

E aprire gli occhi? Certo. Più difficile che asciugarli. E un pensiero: l'arte, il film in questo caso, non è servito ad aprire gli occhi?

Infine, per me intendo, non tira su il morale vedere il risultato del referendum? YES!!!

ignominia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ignominia ha detto...

e ho trovato questa sul NYorker che leggevo, guarda caso....:-)

The Imagined

If the imagined woman makes the real woman
seem bare-boned, hardly existent, lacking in
gracefullness and intellect and pulchritude,
and if you come to realize the imagined woman
can only satisfy your imagination, whereas
the real woman with all her limitations
can often make you feel good, how, in spite
of knowing this, does the imagined woman
keep getting into your bedroom, and joining you
at dinner, why is it that you always bring her along
on vacations when the real woman is shopping,
or figuring the best way to the museum?
And if the real woman

has an imagined man, as she must, someone
probably with her at this very moment, in fact
doing and saying everything she’s ever wanted,
would you want to know that she slips in
to her life every day from a secret doorway
she’s made for him, that he’s present even when
you’re eating your omelette at breakfast,
or do you prefer how she goes about the house
as she does, as if there were just the two of you?
Isn’t her silence, finally, loving? And yours
not entirely self-serving? Hasn’t the time come,
once again, not to talk about it?

--Stephen Dunn
coniz
ovele

Melinda ha detto...

Igno, lo ammetto, non riesco a trovare il senso profondo del tuo copia incolla. Capisco le parole, le frasi, ma non capisco... non scatta la scintilla.
Perdona la miseria culturale. Ma ho bisogno di spiegazioni.

ignominia ha detto...

un po' troppo etero forse.. ;-)

il senso profondo in una poesia... lo trovo sempre difficile da trovare io, mi sfugge sempre in una miriade di sfumature, ma la ragione per cui l'ho messa qui è perchè parla delle proiezioni/sogni che hanno sia gli uomini che le donne, e cosa voglia dire ipoteticamente vivere con questi fantasmi idealizzati, che vagolano attorno alla nostra vita reale... insomma seppure sia un rapporto uomo donna, si capisce che non sia troppo bello per entrambi i componenti di una coppia aver a che fare con questi ideali che vagolano per casa...
rance