mercoledì 12 agosto 2009

FOTO


Cercavo tra le mie foro una che mi ricordasse qualcosa in particolare. Tutte le immagini rimandano a qualche vissuto e lo richiamano alla memoria, altrimenti perché le faremmo? Cercavo un momento veramente speciale e l'ho trovato. Il bello che la foto che ho non l'ho neppure fatta io.
Era tanto, tanto tempo fa. Il mio primo volo con l'aereo nuovo appena arrivato in Compagnia e che fu anche l'ultimo. Il mio ultimo volo come capo-cabina, poi la fusione con l'astronave madre e l'inizio dei problemi. Organizzammo questo tour nel deserto da Damasco a Palmira e fu una giornata eccezionale. Acquistai una tela finto-damascata, probabilmente made in China, e una scatola in legno intagliato dove ancora conservo le buste del tè per la mattina. I colleghi me ne regalarono un'altra in ricordo del mio lavoro con loro durato 4 anni. Che carini! Quel giorno per una foto trasformai comandante, copilota e l'unico collega uomo in odalischi intorno a me... Era la fine di un'epoca, anche se solo lavorativa, e i costumi si allentavano.

Nel viaggio di andata per raggiungere l'antica città romana ci fermammo in questo caffè che appunto sta sulla strada che da Damasco porta a Bagdad... Per chi la volesse percorrere. Bevemmo tè dolcissimo. Non so se per il nome avessero preso spunto dal capolinea della strada o dal film del 1987 di Persy Adlon. Qualcuno fece questa foto e dopo anni la recuperai in maniera fortunosa.

Ma non è di questo che volevo parlare. Volevo parlare di sensazioni forti e di viaggi. Infatti ora, se dovessi decidere su due piedi, deciderei di partire per un sentiero del deserto. Dopo le praterie altri spazi estesi. Solo colori più estremi. Non ne ho visti molti, ma quelli mi sono piaciuti. Mi piacerebbe estendere l'esperienza, ecco. Jeep, tende e chilometri di... nulla. Che poi nulla non è: ho visto ruderi di città, città nella roccia, oasi, mercati e quintali di buste di plastica svolazzare tra le pietre. Nell'immensità e nel timore del nulla intorno. La vita affidata alla guida e il sottile terrore di perdersi. 
Il prossimo viaggio sarà verso terre sconosciute tutt'altro che desertiche: il Nord Europa.
Quando sarò grande mi concederò il deserto.

2 commenti:

ignominia ha detto...

mi dice Roger che c'è un posto nella parte desertica della California che si chiama Bagdad (così come ci sono Paris- Texas e varie Roma e Firenze sparse sul territorio USA) probabilmente battezzata da qualche emigrato nostalgico della vecchia patria. Il deserto fa bene perché nella peggiore delle ipotesi ti fa mancare il caos e la vitalità della vita di città. Visto che si parlava di un viaggio da fare insieme potremmo andare a vedere la Mongolia o la Siberia, in visita alla mia amica che vive vicino al lago Baikal... ci sono una serie di articoli nel New YOrker che esplora la Siberia che se tanto mi da tanto, sarà la prossima meta turistica "hot". Che ne pensi?
avresti dovuto postare la foto che menzioni sopra degli odalischi areonautici...ci hai stuzzicato la curiosità ;-)
colci

Melinda ha detto...

Per evidenti ragioni di privacy non posso postare la foto... Quando vieni a casa te la mostro.
W la Siberia