martedì 11 agosto 2009

B & B CIGS

Cercherò di raccontare con leggerezza. Anche se dal mio interno, da un punto posizionato tra pancia e diaframma un paio di urla lottano per uscire fuori. Ma sono un signore (AHAHAHAH!!!!!) e credo di riuscire a controllarmi.

Dunque: due cari amici, una coppia da anni, decidono di venirmi a trovare senza un invito diretto per quelle date, ma avvalendosi di uno di quegli inviti fatti tempo addietro e poi non arrivati a conclusione. Bene, mi dico, ce la posso fare. Ed infatti ce l'ho fatta. No, non si tratta di poca volontà da parte mia nei loro riguardi o nei riguardi dell'ospitalità. Magari però in questo momento della mia vita privata sottosopra, avrei più necessità di silenzio che d'invasione. E poi a volte sono un po' irritato dal fatto che certi personaggi considerino la mia cassa integrazione come una possibilità per loro, mica per me! 
Quindi dopo aver messo un rigido paletto alla durata della visita, rivelatosi poi pessimista, accetto e non rifiuto lo tsunami in arrivo dalla Capitale. Loro stessi si sono definiti così. Io non ho fatto che constatare l'esattezza della scelta del sostantivo.

GIORNO 1: puntuale mi presento in stazione per scoprire che il treno sul quale viaggiavano non portava il ritardo annunciato: miracoli del recupero. Accolgo i due con tutta la gioia di cui sono capace e ci avviamo verso casa. Nel breve tragitto vengo messo al corrente che i due, una coppia da due anni, si sono lasciati esattamente il giorno prima... CHE TEMPISMO!!! Non hanno comunque voluto rinunciare al viaggio verso Arezzo, che nella mia mente assume subito il significato più palese di "Luna Di Fiele".
Ho un brivido di terrore: saranno in grado di vivere e convivere questi pochi giorni in santa pace? Mi auguro che con l'aiuto di tutte le divinità del Paradiso la risposta sia sì, ma è inevitabilmente no. I fatti che seguono mi daranno ragione,

Forse contenti del loro arrivo i due ostentano un'indifferenza che scricchiola solo a guardarli. Ad ogni occasione di intimità con me, ognuno di loro non può fare a meno di spiegarmi sottovoce, perché l'altro che fa la doccia non senta, quali sono i motivi che hanno portato alla rottura. Ma dai! Evito di sottolineare quanto le due versioni concordino su un solo punto: la colpa è dell'altro. Cominciamo bene. Non bastavano le normali lamentele sulla situazione delle nostre Ferrovie?

E così, tra cena, passeggiata e chiacchiere sulla scalinata della Cattedrale, il giorno scivola via, con una sola vittima: il mio ottimismo mal riposto.

GIORNO 2: tra spesa alimentare e spese in centro scivola la mattina. Nella notte sono stato svegliato solo dal puzzo delle troppe sigarette fumate in giro per la mia casa - dove io generalmente non fumo - , ma all'alba il parquet non presente segni di collutazione, lancio di oggetti, tracce di sangue. Neppure i vicini si sono lamentati per strepiti notturni. Quindi non mi lamento. 
Nel pomeriggio cominciamo con un bel giro in provincia, Cortona e cena sempre in Val di Ciana. A Cortona il più anziano dei due accusa l'altro di volerlo fare secco costringendolo ad un'irruente salita verso la Basilica di santa Margherita. Ma sopravvive. A cena il più giovane impone il silenzio su una conversazione tranquilla sulla gelosia all'interno delle coppie, e gela l'atmosfera. Nel dopocena non si rivolgono la parola. In auto sulla strada del ritorno il più giovane piange lacrime e singhiozzi silenziosi In casa, mentre l'altro fa la doccia, continua con una crisi di pianto che mi vedo costretto mio malgrado a consolare. Poi mi metto a letto. Infilo i tappi e spengo la luce: se si vogliono uccidere in quelle ore di buio facciano pure. Io ho sonno. 
Per la cronaca non si uccideranno, ma discuteranno per tutta la notte. Cosa che mi faranno notare con l'aria di chi sta "davvero tanto male", non appena mi alzo per godere di qualche minuto di solitudine e silenzio, nella casa che a porte chiuse sembra deserta. SEMBRA! I tappi non sono serviti: avrò subito una cronaca differita di discorsi e reazioni.
Vittima del giorno due: il mio ottimismo sull'essere umano.

GIORNO 3: in cerca di aiuto e di supporto, chiedo al due se sono d'accordo a vedere mia sorella per pranzo. Appena mia sorella arriva il primo dei due, quello più anziano, quello che in verità è il mio amico, si fa prendere da una crisi di panico: disteso sul letto suda freddo, accusa di non riuscire a respirare, dichiara dolori al torace, non muove le gambe. Non cado nel panico - del resto ho dovuto gestire anche decessi a bordo di un aereo - queste mi sembrano bazzecole... a patto che non smetta di respirare. Avviso mia sorella che forse il pranzo avrebbe subito qualche minuto di ritardo e mi chiudo in camera con lui. Una ventina di minuti di rassicurazioni, massaggi e mani sulle spalle lo fanno uscire dalla crisi. Non gli do il tempo di cadere dentro ad una seconda crisi e lo trascino a tavola dove tutto si stava freddando. Mi dico: "Almeno così si distrae". Si distrae moltissimo infatti: conversa con garbo con tutti come fosse niente, mangia come un bufalo poi si alza e si chiude in bagno. Uno sguardo d'intesa con l'ex compagno rimasto a tavola per il caffè mi fa capire che tutto il mio pranza va a finire nella tazza: sua altezza il bulimic-anoressico è andato a vomitarlo per paura d'ingrassare. Almeno fosse magro!
Evito inutili commenti, potete farli voi.
Dichiaro invece che la vittima di quel giorno, il #3 è: il mio ottimismo sulle qualità terapeutiche della cucina.
Il pomeriggio si mette a piovere, così che io non possa neppure avere la via di fuga dell'esterno. Bene, raccolgo le forze per quest'ultimo sprint e mi dico che le 20 arriveranno velocemente. Cerco come meschina arma di difesa di defilarmi ogni qualvolta uno dei due si allontana: non so quante volte son andato in bagno in quel pomeriggio. Così almeno mi evito le lamentele sussurrate sull'altro.
Piove ininterrottamente tutto il pomeriggio, poi arrivano le 20 e loro s'imbarcano sul treno. 
Il mio amico mi dice che quando torno dal mio viaggio tornerebbe volentieri a trovarmi -anche per non avere l'altro tra i piedi, sussurra- e mi trovo a declinare la prospettiva con un semplice: "Anche no!". Il mio tono sarà stato abbastanza secco?

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

1 commento:

ignominia ha detto...

Beh mi dispiace, tanto, che certa gente non sappia crescere quanto basta per essere civile con il resto del mondo. A tutti possono succedere disavventure, ma, come dice il mio banner, ciò che ne fai è la cosa importante. Le scenate drammatiche imposte all'ospite, l'appesantimento dell'atmosfera quotidiana, le loro problematiche lavate in pubblico, dimostrano solo egoismo e megalomania. Di fronte a questi comportamenti incivili io sono di rendere in misura- cioè buttarli fuori freddamente e chiaramente spiegando che non ci sono ragioni per cui te le debbano imporre a te le loro ambascie. E qui si torna alla figura di vittima o non vittimizzabile, al riconoscimento da parte di questi tipi che Giampi è buono ed educato e non li butterà fuori di casa come si meritano da opportunisti ignoranti ma si adatterà alle loro "malefatte" sopportando pazientemente. Hai fatto benissimo a rispondere a tono chiarendo la situazione e chiudendo la porta alla possibilità di un ulteriore abuso di pazienza - ma i tre giorni che hai perso chi te li rende? Vieni domani se ti va, ti faccio da muro del pianto e ci facciamo due risate amare su magari con Titina...
anestibe