venerdì 21 agosto 2009

4711




Non mi considero uno sprovveduto, anzi se penso a me vedo un ometto abbastanza sveglio e brillante . evitate i commenti cattivi, grazie, altrimenti anni di analisi per accrescere l'autostima vanno a farsi friggere - ma scoprire che l'acqua di Colonia deve il suo nome alla città che per prima l'ha prodotta è stato uno shock. Bastava seguire e dare un senso alla sequenza delle parole per arrivarci. Ma fin da bambino sentirla, la sequenza, non dava origine ad un significato di luogo ed appartenenza, solo ad un prodotto con determinate caratteristiche.
L'illuminazione avviene a fianco del Duomo di Colonia, tra l'altro un gotico bellissimo con molte delle vetrate, soprattutto quelle poste in basso, salvate dai bombardamenti degli alleati che hanno raso al suolo la città: in un negozio di souvenirs, che accanto a terrificanti cartoline che riproducono le sembianza del Santo Padre, impilate bottigliette di vari formati della famigerata "4711"; appunto "L'acqua di Colonia". Magia che si apre allo sprovveduto essere parlante e non pensante.
Rosario, il mio ospite, promette di portarmi a vedere l'edificio dove viene prodotta, che si trova appunto al 4711 di una qualche strada cittadina. E mi spiega che la numerazione degli edifici è un qualcosa che risale all'occupazione francese, 1794, perché prima gli indirizzi erano dati dal solo nome dell'edificio - Palazzo Pinco, Villino Pallino etc. Ma quante cose sa quest'uomo venuto da lontano?

La città mi appare viva e bella: un caffè preso insieme ad un suo amico israeliano che si è sposato col compagno poche settimane prima - Paese civile! - è sorseggiato in una piazza animata da un via vai continuo. La passeggiata prosegue nel caldo torrido fino alla frescura di un grande magazzino disegnato da Renzo Piano. Quasi per solidarietà con l'impronta dell'artista mi compro una polo di marca a prezzo scontato. L'edificio ha la forma di un sasso di vetro splendente, con le strutture in ferro ed i piani chiaramente visibili dall'esterno. Tipico di Piano, di una bellezza strepitosa: che posso farci se mi pace l'architettura moderna? E poi qui sta sta bene: di antico c'è rimasto poco, nessuno potrebbe opporsi per la contaminazione.
Ma lo scendere su e giù per le scale mobili è una delizia per la pelle: a Roma quando fa caldo si entra nelle chiese, in mancanza di quelle, vanno bene i centri commerciali. L'afa è insopportabile, il cielo limpido non si decide a piovere la frescura.

Altri angoli, altre vie, fino a finire nel pomeriggio inoltrato a fare un pranzo giapponese: noodles e carne in un bel piatto sul quale mi avvento come un lupo famelico.
Rientriamo a casa trascinando le gambe, piegati dalla giornata di caldo tropicale.

La magnifica terrazza di alcuni vicini appassionati d'arte, ci offre un vino rosso italiano ed una conversazione sviluppata in italiano per non far sentire il sottoscritto isolato. Paese ospitale.
Tra l'altro il vino in terrazza pare sia un'abitudine per coloro che ne posseggono una: la notte del mio arrivo abbiamo fatto le tre, sorseggiando un vino bianco fruttato, ammirando dalla terrazza di questo appartamento le guglie del duomo illuminate a giorno, ed i piccioni che senza riposo gli giravano attorno. Godersi la vita con lentezza.

La prima impressione è di un paese MOLTO avanti, dove le cose si fanno e, soprattutto, le si fanno senza drammi. La vita è troppo breve per complicarsela.

3 commenti:

ignominia ha detto...

.... ricordo l'etichetta retrò e la scritta 4711 sulle vecchie bottiglie di colonia, ma confesso anch'io non ho mai capito che fosse l'acqua di... Colonia in Germania! Questa la definirei una serendipity! Quindi grazie per essere andato fin lì per chiarircelo! Laddove il nome di un prodotto diventa il nome per un genere di prodotto come lo Scotch, come un'infinità di altri prodotti che ora non mi vengono in mente!
trinsita
ancela
depephol

titina ha detto...

e pensare che l'ultima volta a cena volevo dirti di portarci molta acqua di colonia!
va bé, niente di grave.
dalla descrizione direi che è una città molto piacevole e accogliente e anche poco teutonica, che è il difetto che mi potrebbe venire in mente parlando di germania, anzi, quel vino bianco fruttato in terrazza sembra tanto mediterraneo.
quando sento parlare degli altri paesi europei penso che il nostro è un paese depresso, con lo stesso significato della parola di quando si usa per una persona: sprofondato nei pensieri più neri, incapace di ragionare in tempi più lunghi, incapace di guardare oltre la punta del naso.
il nostro orizzonte attuale sembra debba essere la padania.
buon proseguimento!

Melinda ha detto...

Sì sì, depresso e ripiegato. Un po' di nordico "vivi e lascia vivere" risolleverebbe le sorti del nostro umore.