domenica 29 dicembre 2013

CADEAUX



fotomiafattadame

Per regalo, a Natale, ho ricevuto un gel da barba che, come un film di cattivo gusto, s'intitola: " SUL FILO DEL RASOIO".

Temo, andando in farmacia, di trovare la crema anti-emorroidale "SULL'ORLO DEL BARATRO".


venerdì 27 dicembre 2013

RUGGITI



greenme.com


Natale.
Tutti hanno diritto ad un regalo.

E siccome che pure io faccio parte dei "tutti", mi guardo in giro e trovo temibili numeri di regali possibili. Tutti più o meno costosi, ma se proprio devo scegliere...
Ne faccio una lista e la metto da parte.

Poi, proprio la mattina di Natale, al lavoro, scopro l'impellenza di ricevere non una cosa, ma un atto di cura da parte del prossimo.
Volo tutta la mattina faccia a faccia con i passeggeri della prima fila che sbadigliano stanchi, provati dalle grandi manovre della vigilia. Passi il primo, si sorvoli sul secondo, non si faccia caso al terzo, ma dopo di quello l'epidemia di sbadigli è incontrollabile.

E allora mi viene naturale dimenticare la lista e chiedere un regalo speciale a tutti i genitori impegnati nell'arduo compito dell'educatore. Anche a quelli senza polso che ti dicono a bordo: "Glielo dica lei cosa fare, che a me non ascolta", che a questa affermazione mi verrebbe da chiamare i Servizi Sociali...
Lo chiedo perché l'imprinting è un'alchimia che si gioca tutta in tenera età, con l'esempio e con le beccate di correzione: come facesse di preciso Darwing non lo so, ma è certo che attraverso internet lo si possa scoprire facilmente.

Quindi ecco la misera richiesta; il pacchetto senza fiocco da scartare per Natale; la scarsa scodella di zuppa calda per l'anima:
per favore, v'imploro, insegnate fin da piccoli ai vostri pargoli che quando si sbadiglia una mano davanti alle fauci spalancate è d'uopo.
Lo chiedo perché son stufo di contare capsule, di constatare la buona salute della trachea o la pulizia delle mutande degli uomini e delle donne adulte che mi siedono davanti....
Stufo, stufo, stufo.

Quando la stanchezza produce i suoi effetti e non si è proprio soli soletti in una stanza chiusa e senza finestre, evitare di prodursi in ringhi e estroflessioni mascellari mi pare il minimo richiesto.

Anzi sviluppo un breve elenco di motivi per i quali è richiesto il minimo sforzo sindacale di sollevare braccio e avambraccio e coprire le labbra:
- Colpi di tosse
- Starnuti
- Sbadigli
- Postumi di visite dal dentista
- Conversazioni con la bocca piena
- Pettegolezzi in presenza dell'interessato/a
-Telefonate in zone ventose.

Grazie. Mi renderete felice con poco e soprattutto GRATIS.


E non parlerò qui delle dita nel naso a cercar tesori perché quelle sono un capitolo natalizio a sé...
Buone feste.



Inviato da iPhone

mercoledì 25 dicembre 2013

BUON NATALE E...

venerdì 20 dicembre 2013

A NATALE LE ROSE APPASSISCONO CON GARBO






A Milano piove da ieri. Anche qui è Natale e la bontà affiora da ogni cuore. L'anima umana pullola di buoni propositi, atti di fratellanza, le vecchie trovano posto a sedere sui tram, le rose appassiscono con garbo.

Sui vecchi tram della linea 5 gli scalini estensibili per salire a bordo sono di legno. Basta qualche goccia d'acqua in più, una suola di scarpa un po' liscia per renderli scivolosi.
Un signore scivola cercando di salire. Per fortuna non cade a terra, si rialza, impreca e sta bene. Per fortuna.

Commento della mia vicina di panca, anche questa in legno, la panca intendo...
" Per fortuna non si è fatto niente... Altrimenti restavamo bloccati qui per 10 minuti, come è accaduto l'altro giorno!".

Buone feste


Inviato da iPhone

lunedì 9 dicembre 2013

BILO...



fotomiafattadame


Il cartello appeso a sventolare sul corso trafficato dice che si vendono:

MONO
BILO 
e PLURILOCALI.

Se ne desume che esistano i:
MONOLOCALI
i BILOLOCALI
ed i PLURILOCALI.



Non ne sapevo nulla, dei bilolocali.

martedì 3 dicembre 2013

IO AL MARE E L'ADUA



agriporky.it


Anche al mare, d'estate, ero un bambino noioso.
Solitario, taciturno, per lo più impegnato a leggere i miei libretti per bambini che ancora conservo, incavato sotto lo schienale della sdraio di mia madre o seguendo l'ombra dell'ombrellone, piuttosto che intento a far combriccola con gli altri teppisti della spiaggia.

Del resto appena mi avvicinavo al gruppetto più prossimo, immancabilmente mi prendevano per il culo con tutti i nomignoli, di cui "brutto frocetto" era il più garbato. Allora perché andate a cercarsela?
Me ne restavo rintanato a far guadagnare l' Arnoldo Mondadori Editore con i suoi pocket Stella d'Oro, lontano da quegli stronzetti che non capivano che seppur frocio lo fossi davvero, ma ancora non lo sapevo, certo brutto non lo ero proprio.

Le volte che mi mettevo in spiaggia a giocare, facevo sghembi castelli di sabbia che non assomigliavano neppure lontanamente alle splendenti e colossali costruzioni stampate sulle confezioni delle palette e dei secchielli, che si acquistavano nei bazar lungo i viali. Il gioco dell'edificazione e pure le rifiniture alla Gaudi fatte colla sabbia liquida lasciata scolare tra le dita riunite a becco, erano rigorosamente riservate a me: nessuno aveva accesso al cantiere senza autorizzazione; naturalmente ne concedevo poche o punte.

Oppure costruivo piste per farci gare con le sfere di plastica che avevano all'interno le facce abbrustolite dal sole dei ciclisti del momento, Merx, Gimondi le più preziose, e qui non potevo non far partecipare altri al gioco. Eliminata la possibilità teatrale di scavare il circuito trascinandoci a vicenda fino a comporre il percorso perfetto, dopo averci rimesso qualche fetta di culo causa conchiglie taglienti, si ricorse all'uso di un attrezzo scavatore appositamente creato: un manico alla cui fine era un cerchio che scavava la pista, a cui era attaccato un sacchetto che raccoglieva la sabbia di troppo. Tutti i possessori di biglie avevano un de ces trucs là.

Così, mentre come ingegnere/costruttore mi rivelai subito una pippa, producendo ammassi stitici di sabbia disallineata, più simili ad accumuli fecali che a costruzioni vere e proprie, come giocatore nei circuiti di "bollini" ero decisamente bravino: vincevo spesso, le altre volte arrivavo secondo.
Gaudio magno, vittoria celebrata con la coppa gelato cioccolato/vaniglia, sguardi di sfida ai bulletti battuti.

Ma in fondo, a guardar davvero bene, mentre lo scopo del gareggiare in pista era conclamato, quello nascosto dell'edificare con la sabbia era tutt'altro che aspirare al titolo di "Dott. Piano in erba". Ergevo muri alla bell'e meglio solo per attendere che le ondate della marea che cresceva ne provocassero la distruzione.
Nulla sapevo all'epoca di tzunami e poco di maremoti, mente mia madre considerava quest'ultima categoria di disastri abbastanza interessante da intavolare lapidarie e spaventevoli conversazioni sull'argomento: "Dalle fiamme di un incendio forse ti salvi, dalla furia delle acque non hai scampo; perché l'acqua è cattiva!". Poi ci si stupisce che strepitassi come un pollo al macello ogni volta che provavano a mettermi in acqua...

Fatto sta che solo quando almeno la metà della costruzione sul bagnasciuga, difesa strenuamente, fisicamente dai piedi dei camminatori della spiaggia, era andata in pappa, mi ritenevo soddisfatto.
Il cento per cento non me lo aspettavo mai, o perché la marea non aveva portate atlantiche ed io non lo avevo calcolato, o perché arrivava al culmine dopo che io ero stato costretto ad abbandonare l'arenile per raggiunti limiti di tempo.



Scrivo queste cose come un saluto ed in ricordo della mia vicina/amica/parente Adua che da ieri non mi consolerà più con la sua presenza durata l'intera mia vita. Non mi ha mai giudicato per quello che ero e se l'ha fatto ha avuto il buongusto di tenertelo per sé.
Mi ha invece aiutato con consigli, abbracci e ricette, che per sempre saranno "la pasta frolla dell'Adua", "i fiocchi dell'Adua", "la crema dell'Adua".

Con lei ho condiviso l'amore per l'Adriatico e pochi giorni, pomeriggi in quei luoghi. Ma la sua voglia di vivere, la sua chiassosità, la sua generosità si adattava a meraviglia a quei luoghi romagnoli.
Grazie.


💐

domenica 24 novembre 2013

UN QUESITO



FOTOMIAFATTADAMREALLAMIAPIANTA


Anche a me sta simpatico Papa Francesco.
Ha un faccione sorridente, una cadenza cantilenante che mi ricorda anni di incursioni a Buenos Aires, nessuna scarpa rossa ed una croce di ferro dorata, i modi di chi la rivoluzione la fa da dentro: prima di imporla agli altri da l'esempio.

Quanto questo sarà utile a sfaldare i "diritti acquisiti" di un clero "alto" che riesce solo ad allontanare i fedeli dalla sua Chiesa, lo vedremo solo col tempo.
Quanto tutta questa operazione di riciclo d'immagine e contenuti sarà sincera e condivisa da tutti, lo vedremo, anche questo, col tempo.

Di certo non mi farà tornare in chiesa, son troppo imperticato al centro del mio essere ateo per ripararmi al sorriso del "primo venuto", mi si perdoni la mancanza di rispetto;
troppe le certezze acquisite del vuoto che ci circonda per ricominciare a credere;
troppe le ferite inferte con tanta cattiveria e nessuna lungimiranza da chi si proclamava portatore di verità, per poter essere dimenticate in pochi giorni di regno;

Così sto di qua e osservo con tutto il rispetto che do di rimando a chi me ne da. E solo a coloro che me lo danno. E Lui ha detto: "Chi sono io per giudicare, dire se è giusto o sbagliato..".


Di sicuro la presenza nei social network del Santo Padre impazza: tweetta su Tweetwer, su Facebbok è facile trovare le Sue parole, i suoi auguri, le sue immagini che vengono riprese e ri-postate a valanga. Pare senza soluzione di continuità.
Folle e folle di persone sostano in Piazza San pietro per vederlo, toccarlo, ascoltarlo. Mandrie di giovani si spostano in transumanza spirituale dovunque Lui dia appuntamento.

E tutti che cantano, applaudono, esultano per questo personaggio quasi irreale per la sua popolarità.


Però c'è un però.
Quello che mi chiedo adesso è questo: ma se per Papa Francesco ci si spertica in cori da stadio, in acclamazioni di gioia per quello che predica e vive, perché ci si sperticava e si applaudiva per un personaggio innovativo e moderno come Papa benedetto XVI, ma certamente in assoluta antitesi per immagine, gesti e parole  e accoglienza con l'attuale Pontefice?
So per certo che a molti non piaceva il Papa Tedesco, e non glielo negavano, però non ho mai visto cali di affluenza o di entusiasmo nei momenti d'incontro pubblico e privato: i giovani andavano agli incontri ed esultavano ugualmente e facevano striscioni e lo chinavano Benny...
Quindi, semplificando: va bene Papa Benedetto come va bene Papa Francesco, oppure Papa Benedetto andava un po' meno bene, ma bene a prescindere solo perché Papa?

L'ho chiesto.
Punto.

PS:  non sono stato ironico nello scrivere gli aggettivi "innovativo e moderno"; ricordo che Papa Benedetto XVI si è dimesso, gesto di straordinaria novità, quando ha ritenuto di non poter più dare il contributo alla sia Chiesa, privandoci del declino fisico pubblico e pubblicizzato che non ci è stato negato del suo predecessore.


venerdì 22 novembre 2013

SALTO CON L'ASTA IN VISTA DELLA CARTA IGIENICA



it.dreamstime.com


Faccio la spesa nel supermercato milanese per eccellenza.
Dentro un mondo multirazziale tra gli scaffali stretti: non è un nuovo superstore con gli spazi dedicati all'enorme flusso di visitatori attuali. I locali sono ricavati tra vari palazzi di abitazione, e tutto risulta un po' stretto, ammassato, impilato. Pure i clienti, signori, signore, domestici, badanti, giovani e puerpere, si sentono così. Io almeno lo avverto.

In questo impila e accumula di prodotti e di clienti carrellati, cerco la carta igienica. Mi sfugge, non la vedo, la cerco ancora.
Infine la trovo ben sistemata sopra i frigoriferi dei surgelati, affiancata alla "carta casa". In alto. Parecchio.

In realtà non c'è uno sgabello che serva a raggiungerla. Quindi penso di attrezzarmi con un bastone da scopa per farla precipitare a terra ma mi pare assurdo. Chiedo allora se ce n'è altrove. Mi rispondono di no: per pulirmi il culo mi devo arrampicare fin sopra al frigorifero dei pisellini. E basta.
E scusate il francese...

Lezione giornaliera numero 1: da vecchio, quando non sarò più agile come adesso, se vorrò uscire dal bagno con le mutande ancora candide, sarà bene che cambi supermercato. O mi attrezzi con una badante olimpionica.



lunedì 28 ottobre 2013

TRAM



fotomiafattadame: Praga

Piove a dirotto. Anzi dirotta. Da ieri.
Nel vedere questi muri d'acqua che precipitano giù mi chiedo come un paese sviluppato in verticale possa mostrare climi così diversi: a Catania facevano 21 gradi. Pieni. Netti. Definitivi a stendere un muro trasversale di divisione barometrica.
Quassù si rasentano i 13.

Mi muovo comunque in questo clima molto più simile al mio di quanto si possa immaginare, sorridendo alle lamentele sul freddo, sospirate dai colleghi che fino a ieri giocavano a tennis nel sole di Roma, abbronzandosi e beandosi della condizione climatica favorevole. L'abbronzatura mi fa solo una lieve invidia...
Lieve? Intensa! Si tratta d'invidia, no?!....

Stamani sul tram, pioveva mentre rientravo a casa, le differenze tra le zone del Paese verticale sono crollate grazie agli studenti che transitano a bordo del vecchio mezzo con le panche lungo le paratie.
Questi ragazzi son tutti uguali. Ovunque.
Forse cambiano un po' le capigliature, più estreme al sud di quanto non lo siano al nord, ma lo sguardo spento e la malavoglia di chi va, deambulando lento, a subire un'evidente ingiustizia che li ha strappati dal comodo delle loro cuccie, è uguale dovunque, compatta, e rassicura il Paese.

Forse da qualche parte la musica che si sparano nelle orecchie arriva dal costoso telefonino. Mentre da altre parti ci si affida ad un MP3 non firmato.

Ed è pur vero che gli accenti delle parole sono a volte invertiti. Ma la gioventù ha un linguaggio comune che filtra e si diffonde attraverso i confini, immaginari eppur presentissimi, che ci inventiamo poi.

Al contrario di quello che blaterano alcuni coglioni siamo un popolo molto più simile e vicino di quanto vorremmo. E se ci sono coste dove gli estranei sbarcano ed altre dove cittadini giacciono beati sotto i raggi del sole, non è detto che questo avvenga per indolenza e malavoglia e diversità.
Se per diversità non si tien conto della sola latitudine.

Siamo uguali, lo dimostrano i ragazzi se gli è consentito di fare e vivere da ragazzi.

Le differenze ce le cuciamo addosso dopo.


Inviato da iPhone di Melinda

martedì 15 ottobre 2013

BOING



www.associttadini.com

Restare troppo a lungo al palo affievolisce la capacità di rimonta.
Senza un costante allenamento anche la scrittura si fa più fiacca.
Ma capita. Oh se capita!

Nella valanga di pensieri che possono sovrastare un cervello nell'arco di una trentina di giorni, a volte non si trova il capo della matassa che va fatta a gomitolo.
E allora avanti col valtzer fino ad una nuova meta. Fino a che la meta te la lasceranno raggiungere.

Non ho mai creduto che le menti tormentate producessero scritti migliori: forse lo possono fare le menti meticolose, le menti ossessivamente attente, quelle che sembrano tormentate ma seguono soltanto il fine delle perfezione. Ma se hai una tromba d'aria di pensieri in testa, con tanto di rane spaventate trascinate nel gorgo, come puoi esprimere un pensiero lineare e comprensibile agli altri?

Ecco, avendo le rane in circolo uno sta fermo e buono, non va a smatassare i gomitoli altrui senza pretendere che vi siano conseguenze.
Ora che pare che debba entrare alle poste e gridare "Buongiorno colleghi!", con il dovuto, falso entusiasmo;
ora che la mia permanenza in provincia è ormai agli sgoccioli, stan tutti molto bene, per fortuna, e non sentono la mia mancanza... Anzi!!!;
ora che il casino è lo stesso ma alla fine ho imparato a nuotarci;
ora che ho deciso che quest'anno la scorta di pallet non la farò, tanto passerò l'inverno a Milano e lì la stufa di Arezzo non mi serve;
ora che la macchina non la lavo tanto in autostrada mi si concia allo stesso modo in cui è adesso;
ora che è arrivato il momento di mettersi davvero sotto e riprendere il corso di tedesco, altrimenti in quella lingua non riesco a dire neppure buongiorno e la mia amica, che lo porta avanti con me, sarà arrivata al capitolo 150 mentre io poltrisco;
ora che ancora non si sa se B. decade, non decade, la democrazia è stata ferita a morte o gode dopo anni di ottima salute;
ora che è arrivata l'odiosa nebbia che rompe da sempre le balle a tutto il mondo, ma è autunno, non lo dimentichiamo e l'autunno non è noto per le spiagge affollate e la gente che gira in pantaloni corti;
Ora che è ora di non saltare neppure un appuntamento con la corsa, altrimenti l'inverno sarà implacabile;
ora che tutto questo, ecco che ho ripreso in computer in mano.

Vediamo quando lo mollo di nuovo ;-) .

martedì 10 settembre 2013

TRASLOCO






Andava fatto.

La necessità vera era quella di cambiare casa al più presto per spendere molto meno di quello che spendevo nel mio monolocale.

La necessità velleitaria era quella di uscire da Bettolino di Mediglia, per scaraventarmi nel vortice frenetico della vita di Milano città.

La necessità salutistica era quella di avere un po' di mondo intorno quando mi affaccio alla finestra. Laggiù  in campagna il panorama invernale ricordava quello di Riga, il lungo inverno russo, e una prateria della Bible-Belt durante l'estate.
L'attrazione verso la corda insaponata stava diventando morbosa...
Lo so, la butto sempre "in caciara", ma ci sono momenti in cui ti domandi perché mai hai desiderato vivere nel completo isolamento fino a poco tempo fa, ed in più pagandolo molto di più di quello che potevi permetterti... Me lo domando e, non desiderandolo più, il periodo in cui volevo tutto questo mi sembra così lontano!

Così ho fatto le valigie e dopo un mese e mezzo di ricerche, me ne sono andato in posizione strategica per il lavoro, a tre fermate d'autobus dall'aeroporto. Ma in città.
Ho mollato il monolocale portandomi dietro tutti i ricordi che vi son legati, compresi quelli delle lunghe giornate passate a letto a mangiare macedonia col gelato e a far l'amore.

Adesso ho case intorno, negozi e persone che deambulano. Casino di città.
Ed ho ancora la voglia di fare all'amore. Quella mica è sparita!

Risultato?
Forse è davvero troppo presto per tirare le somme: in realtà questa notte sarà la prima che passo qui in questo appartamento. Certo è che solo guardando fuori, percependo i rumori della città, mi sento meno solo.
Di certo ho già fatto richiesta per avere l'abbonamento annuale all'azienda dei trasporti milanesi, così da lasciare l'auto dove deve stare per gli spostamenti di tutti i giorni: parcheggiata!
Altra certezza è che la mia amica Elena aveva ragione e aveva percepito fin da subito lo stato di non facilità alla felicità che quel dorato isolamento campagnolo mi avrebbe generato. Quindi scusa Elena se non ti ascoltata fin da subito.

Adesso va bene così.



giovedì 29 agosto 2013

IL NORD, LA LUCE



fotomiafatadame

giovedì 22 agosto 2013

DI BELLEZZA


fotomiafattadame

Di bellezza ne è stata fabbricata così tanta, tra mano dell'uomo e natura che a volte, trovandosela davanti, la si sorvola con snobistica superficialità.
O forse non si trova il coraggio necessario di riconoscerla al volo.

Me ne accorgo davanti ad una teca d'oro, pietre preziose e smalti esposta nella, forse, più bella chiesa di Bruxelles: gli occhi la individuano, la studiano, il cervello la cataloga, ma poi scorre via, quasi dimenticandola. Infilandola nell'archivio riservato alle cose belle, bellissime, ma non ai capolavori.
Il non raggiungere l'eccellenza la rende di per sé una memoria caduca. Una bellezza volatile.

Siamo fortunati: è tutto questo bello a renderci fortunati, ed è così tanto che a volte non lo sappiamo ben comprendere. Lo vedo nelle facce di chi come me, passa, guarda, va via.

Se abbiamo la possibilità di poter NON archiviare in memoria oggetti di tale bellezza perché lo spazio a disposizione è occupato da tante, troppe altre cose/immagini/luoghi/sensazioni sublimi, dove finiranno mai tutte le altre carine/belle/bellissime, ma che non raggiungono l'eccellenza?

Saranno dimenticate formalmente per lasciare spazio ad un volto di Van Dyck, un'inaspettata statua di Michelangelo nelle Fiandre, una beffarda interpretazione umanoide di Bosch.

Consola che lasceranno comunque un'invisibile traccia. Quella che, per esempio, mi fa sentire adesso molto fortunato.


Inviato da iPhone di Melinda

lunedì 12 agosto 2013

OSSIGNUR !!!


fotomiafattadame


Di ricordo in ricordo, anche il caldo mette lo zampino nella mia ferocia.
E l'acuisce.

Lo so che dopo questo post potrei essere attaccato da chi ha figli, sentendomi dire: "Tu figli non ne ha, che parli a fare?! Che ne sai tu?".
Ma non posso non pensare che dietro a quanto visto da me ed ascoltato da queste orecchie, non ci sia qualcosa di profondamente sbagliato.

Dunque: vengo invitato a cena dalla famigliola modello: lui imprenditore, lei contabile, la figlia alla seconda superiore. Cattolici praticanti, incontrati la prima volta in presenza del prete. La casa e l'accoglienza sono garbate, forse un po' normali. Ma certo non di cattivo gusto. L'ospitalità bella e semplice. È la prima volta che entro in quella casa: è quindi un mondo tutto da scoprire.

La cena va avanti tra banalità del genere "finanzieri tutti corrotti, il Paese è in mano ai giudici, gli autovelox sono un'ingiustizia". Mi estraneo un po', non la penso come loro, ma certo sono un ospite e un po' mi tocca ingoiare.

Senonché quando si tocca l'argomento figlia viene fuori, lei presente, che la deficiente che è rimasta fisicamente a tavola, ma impegnata più che con noi con l'iPhone, è stata rimandata in tre materie, quindi a settembre dovrà presentare: storia, fisica ed inglese.
Facendo il liceo linguistico la terza mi pare particolarmente grave.
Ma non finisce qui. La frescona, che si vanta di non fare un cavolo tutto il giorno, tranne essere scarrozzata dai genitori alle lezioni di recupero che fa privatamente, non ne oso immaginare il peso economico, sta per partire con mamma e papà, prima per un tour nella Francia del nord, poi per un paio di settimane in Sardegna, al mare.

Ma ancora non è abbastanza. Siccome sempre la frescona sarà provata degli esami di riparazione, proprio i primi giorni del nuovo anno scolastico verrà portata a riposare altri due o tre giorni al mare dal papà premuroso. Non importa se perderà l'inizio delle lezioni a cui l'anno precedente ha dimostrato di non prestare particolare attenzione; anzi, la frescona ne sarà felice così non dovrà consegnare i compiti delle vacanze, che naturalmente non ha intenzione di fare.

Visto che la premiano così per non aver fatto il proprio dovere, spero che l'anno prossimo quando sarà nuovamente rimandata a settembre, le regalino il motorino.

Certo porella non merita la galera, ma un po' di campo di lavoro in Israele io glielo prescriverei. Ad anni alterni, altrimenti si abitua e si diverte.



martedì 6 agosto 2013

6 AGOSTO


HIROSHIMA
almeno un solo momento per pensarla.
Oggi si dovrebbe farlo tutti.


 FOMIEFATTEDAME





domenica 4 agosto 2013

4 AGOSTO




fotomiafattadameaPraga

C'è un signore, un omino piccolo, ricchissimo ed egocentrico, che insiste a proclamarsi innocente nella calura estiva. Ben oltre l'ultimo grado di giudizio e la mia personale pazienza.
Neppure i suoi groupies più accaniti ormai gli credono. O almeno lo spero.
Non lo credono ma vogliono credere di crederlo perché, il non credergli, metterebbe fine al sogno di portare l'imbroglio a regola civile convivenza. Sogno che sembrava lì lì per essere realizzato e che invece, un'Alta Corte qualsiasi, una Scassazione Cassazione impertinente si permette d'infrangere.

E fa caldo, così caldo che s'incollano pure i pensieri.
Si cerca refrigerio nelle case con l'aria condizionata e persino le pizzerie, la sera, con i loro bocchettoni che sparano aria fresca, con le loro cascate di acqua vaporizzata, diventano luoghi desiderabili.
L'idea, domani, di rivestirmi di tutto punto per andare a fare l'Assistente di Volo mi terrorizza. Se è pur vero che a bordo degli aerei ci sta l'aria condizionata, è anche vero che sugli aerei bisogna arrivarci camminando per piazzali infuocati, come è vero che in assenza dei passeggeri, le macchine volanti non sono così condizionate come dovrebbero.

E devo pure andare a correre. Dico devo perché devo davvero. Con la scusa del caldo son giorni che non approfitto di queste gambe e la panza posta al di sopra di queste deborda: le bibite gassate sembrano la sola fonte di refrigerio in questa calura africana. Ed io ne bevo per la prima volta. Ho interrotto il sogno "liscio" dei miei educatori e approfittato dell'indecente libertà adulta per spingermi ben oltre la spuma bionda, per arrivare al mitico chinotto, alla "lurisiana" gassosa, alla cola più famosa. Per non parlare della birra...

Perché le bollicine danno la sensazione di refrigerio che l'acqua liscia, certo più sana e consigliabile, non da. Un tempo per mantenermi lontano dall'alcol mi davo all'acqua gassata, ora schifo anche quella per scappare dall'arsura.

Meglio andare adesso.
Il sole è alto, la mia casa è pulita come vuole la coscienza - lo spazzolone è stato passato - dal terrazzo arriva il mefitico odore di piscio dei cani dei stronzi che abitano nell'appartamento di sopra, un gruppo di bimbi gioca e, soprattutto URLA, qualche piano più in basso...
Che bel quadretto: il mondo è al suo meglio anche oggi.

Meno male che non piove!




giovedì 1 agosto 2013

AGOSTO, THE END



fotomiafattadame


Arriva agosto e stravolge la certezza dell'estate, la certezza che questa durerà in eterno, che ci arrostirà ancora per lungo tempo, a fuoco lento, come quando ti tocca lavorare alla griglia al bar-b-que. Passato il primo giorno di questo mese la sicurezza si frantuma.

Per me, da piccolo, arrivare ad agosto e non avere un progetto imminente di vacanze, era come dovermi rassegnare al fatto che l'estate non avrebbe atteso un attimo di più per concedermi il mare. Infatti, quell'unico anno che andammo al mare a settembre, in una piccola pensione di Cervia, non mi sembrò neppure di andare in vacanza. E piovve ininterrottamente, giusto per rompere le scatole.

Le vacanze, allora, erano solo MARE. Ora invece ci sta di tutto: dai monti alle città d'arte, i laghi piuttosto che le infuocate campagne con i loro impagabili agriturismi. Ma esiste il plurale della parola AGRITURISMO?

Nell'attesa di riprendere il largo per la breve pausa agostana ho corso anche stamani, in un'adorata quanto strana solitudine. Il sole già alto, faceva pensare ad un pomeriggio al girarrosto, quindi meglio anticipare!
Il mondo intero dei corridori non professionali si da appuntamento sulla strada dietro il Castello Borromeo, ma stamani, primo di agosto, solo i contadini impegnati nei loro lavori hanno fatto capolino sulla strada bianca. Uno con un carico di letame che ha cambiato l'aria circostante per un lungo minuto... L'altro no.

Nell'adorata e ricercata solitudine, nell'assenza di rumori che ne è la diretta conseguenza, hanno fatto capolino gli animali.
Per primo un leprotto è spuntato da un campo di mais.
Poi le tre tartarughe del laghetto oscuro alla fine della strada, tartarughe così grandi e diseguali che danno l'idea di abbandoni diversi in anni diversi. Erano lì, su un vecchio ramo che affiorava a pelo d'acqua; una, la più piccola, si è immersa appena la mia ombra ha invaso il suo campo visivo.
Infine la coppia di lepri adulte, su un campo raso, che prima mi hanno lasciato avvicinare al mio trotto sbilenco, poi mi hanno impartito una lezione di velocità, accelerando da ferme alla velocità del suono, per scomparire in un diverso campo di mais.

Quindi non solo, ma diversamente accompagnato.
Nella calura dell'agosto che già preannuncia la fine dell'estate.


venerdì 26 luglio 2013

PARTO 3, IL RITORNO




fotomiafattadame

C'è di nuovo che posso dire che Budapest non mi piace.
Che si è rivelata un bluff.
C'ho le prove!

È vero che ci son le Terme che non ho fatto. Vero anche che la birra costa poco e che pare che questa sia una delle città a più alta disponibilità erotica del continente...
E pure questo non l'ho provato. Però che delusione!

Ho visto e percepito una città con ancora pesante l'accento sovietico, sconclusionata, stranamente sciatta. Dove nella maggior parte degli esercizi commerciali sono stato trattato a pesci in faccia, come se esistesse un baratro non superabile: chi tratta col turismo in attività strettamente a questo correlate, più o meno se la cava. Ma appena giri l'angolo per osare acquistare al supermercato... Zak, pesciate garantite! Son tornato che puzzavo di aringa!

Poi tutto quel cemento fine '800/primi '900 da fotografare! Che barba mostruosa! Manco un opus reticulatum in vista! Ecchecavoli! Manco fosse la parte bassa di Mahattan!

Tutti lì con l'apparecchio in mano a prender foto di leoni, ponti con catene o non, danudi, parlamenti, bastioni, basiliche... Per portar a casa non la certezza di essere stato in un posto figo, ma la mera testimonianza di essere stato lì.

Poi in pasticceria, quella che i siti di settore definiscono la migliore della città, mi impediscono di assaggiare la torta più famosa del luogo, anche questa cioccolata e marmellata, a meno che non mi abbuffi in un tris malefico con altri dolci banali. E stavolta non la do vinta alla gola.

I ristoranti segnalati sono un monte ma parecchi si rivelano chiusi per ferie, così passo un fottio di tempo al telefono a contattare e cercare di prenotare prima di affrontare la scarpinata fino alla saracinesca abbassata.

Insomma: a me la città non è piaciuta.

Allora perché ci sono stato?
Primo perché sono italiano e con la visita mi son guadagnato il diritto a lamentarmene! E non è poco;
secondo perché il tour lo prevedeva, l'hotel era "TRIVAGOPAGATO", la benzina in auto c'era già, quindi perché non andare?;
terzo perché non avevo idea di che cosa si trattasse fino a che non vi sono arrivato.

Quarto e ultimo: ho avuto modo di ammirare il mercato coperto. Enorme. Al piano terra, interamente dedicato al cibo, una varietà di umanità, colori e odori da inebriare la mente ottenebrata dalla stanchezza. Uno spettacolo molto più vero di quel cemento orrendo che mi son dovuto sorbire.

Almeno quella mezz'ora me la son goduta.


Inviato da iPhone di Melinda

lunedì 22 luglio 2013

PARTO / 3


fotomiafattadame


Ci sono momenti in cui ti accorgi che il viaggio ha inizio solo perché ti sei spostato dai percorsi noti, quando benedici di essere partito per tre capitali europee senza uno straccio di guida turistica, fidandoti solo di quello che ti passa giorno per giorno internet, e dell'intuito da "fuori pista".

Una rivoluzione assoluta per me ed il mio modo di viaggiare. Totale.

Ho affrontato con lucidità ma anche senza volontà o costruzione, il mostro del controllo, fidando su cose che prima di adesso avevo seguito raramente.

Eppure mi rendo conto che stavolta il viaggio inizia lì.
Inizia nel paesello vinicolo dove sei capitato per cena e dove vedi che due bambini stanno andando, vestiti a festa, DA SOLI, a teatro. La più grandicella stringe i biglietti anche per il fratello. Shakespeare li aspetta con "Le Allegre Comari Di Windsor".

Inizia quando ti allontani dai gruppi che imperversano in città alla ricerca delle labili tracce di "Sissi", gruppi compatti e rumorosi, che non ce la fanno però a mettere in forse, neppure per un attimo, la quiete e l'eleganza di questa città: entrano veloci nella chiesa dove la loro eroina si è sposata, fanno una foto e spariscono dalla vista.
Allora scopri passaggi nei cortili, galleria inizio secolo dove decidi di fermarti a pranzo, chiese antiche e, ahimè chiuse.

Oppure quando percorrendo chilometri di strada da un punto all'altro, ti fermi d'istinto a mangiare il "solito" gulasch nella cittadina in cima al colle dove scopri case ordinate e ben tenute.

Cambiando percorsi, accettando viaggi che prima non si sarebbero accettati, si scoprono prospettive diverse. Allora benedico l'ira che mi ha assalito il giorno prima della partenza e che per dispetto non mi ha portato in libreria. E benedico il mio coraggio nel guardare dritto avanti e non cadere nella solita mania dell'aggiustare tutto.
Non avrei goduto queste sbavature dovute alle svirgolate dal tour preconfezionato.

E domani Parto/3




venerdì 19 luglio 2013

GENTE = PARTO 2





In metrò a Praha c'è un Tin Tin tatuato che al posto del ciuffo ha un rostro appuntito. Non guarda il resto del mondo in maniera truce, ma il fatto che abbia una frusta in cuoio arrotolata a tracolla mi interdice anche il farmi sorprendere a fissarlo: che non gli venisse in mente di improvvisare uno spettacolo da circo...

Il casino incombe sul centro e nei luoghi più turistici della Capitale. Una fiumana multietnica che intasa e blocca i monumenti e le strade e che te ne fa scappare non appena possibile.

Se penso che questo Paese ha pochissime autostrade completate e non ha accesso al mare, mi domando come abbiano fatto tutti questi umani ad arrivare fin qui. Possibile tutti in treno o aereo?
Comunque in qualche modo devo essere arrivati.

Sono un imbarazzante numero di persone. Insomma un macello di gente che non ti consente di fare una singola foto che non sia stata già fatta o fatta in contemporanea da centinaia di altri obiettivi: una foresta di mani alzate a riprendere lo stesso scorcio. Un po' come se si fosse tutti intorno ad innumerevoli Torri di Pisa, tutti a puntare lì, nessuno che s'interessa di Duomo e Cimitero...

Mi da fastidio la calca, tanto. Non posso non ricordate che arrivo dalla quiete e dal garbo del Borgo del Sale. Chiedo asilo in una pasticceria storica appena riaperta. L'eleganza e i locali semi deserti ristorano il sistema nervoso amareggiato. La fetta di torta un po' meno perché è davvero basica nel sapore.

Meglio la folla allora? No, infatti procedo per vie traverse per dare un'occhiata a pz. Venceslao in versione diurna. Vista, fotografata, via di corsa.

Neppure un cestino di ciliegie mangiate al mercato mi mette in pace con il luogo.
Spero allora nell'abbondante cena, che mi riconcili con la città.

Intanto scappo in camera a preparare la valigia: domani si PARTE/2


Inviato da iPhone di Melinda

giovedì 18 luglio 2013

PARTO




fotomiafattadame Salisburgo


Parto da Salisburgo verso Praga.

Carico la macchina dei bagagli, saluto l'hotel e le sue addette di una gentilezza inusuale e lascio la città quieta per quella che ancora non conosco bene. Lascio gli arditi cetrioli delle sue piazze centrali per avviarmi verso i cristalli intagliati e le torri illuminate.

Lascio gli stucchi barocchi non dorati, il silenzio delle vie del borgo, la calma dei cantieri che non emettono suoni, le strade in ripida salita percorse a piedi, le cialde Nespresso a prezzo inferiore, i pozzi cisterna nelle piazze abbacinanti di sole degno di Suk arabo per immettermi in una campagna che non da sorprese paesaggistiche. Solo le nuvole alte e con la parte inferiore piatta fanno notare se stesse.

Salisburgo mi pare graziosa, viva e un po' contraddittoria. Mentre Ignominia la definisce "leccata" - come darle torto vista la cura del particolare, la raffinatezza delle finiture - non posso non notare che al piano terra della casa natale del divo locale imperituro, W. A. Mozart, è stato aperto un bel supermercato della catena Spar. Così mentre si scende dalla visita della casa museo, MAGARI CON L'ANIMA UN PO' IN SUBBUGLIO, raggiunto il piano terra, da una grande finestra sulle scale si vedono penzolare prosciutti, ripiani occupati da affettatrici ed un'addetta che prepara panini senza soluzione continuità. Con tanto di cuffietta igienica sui capelli.

Disturba? Un po' sì, inutile negarlo. Però perché protestare se c'è lo Spar invece che una bella boutique di abiti di marca? Che cambia? Un prosciutto od un manichino alla fine della visita, cambiano il concetto che quella casa non dovrebbe essere altro che un sacrario della memoria dell'artista? Costava molto fare un piccolo sforzo per preservarla solo alla memoria?

Probabilmente sì.

Ma riparto soddisfatto: Salisburgo mi è piaciuta parecchio.

Praga, dopo ore di viaggio mi accoglie con un turbinio di turisti che neppure a Rimini ce ne sono così tanti. Tutti brutti, tutti sciatti, seduti a tavole sciatte di sciatti ristoranti, oppure a caracollare per le vie del centro storico rimodellate ad uso e consumo del souvenir da turista. Che tristezza!

Ceno abbondantemente in un ristorante fuori dal baccano, uno di quelli scovati in internet da cui esci che puzzi di fumo di sigaretta e odore di cucina non novella.
Digerisco la bistecca di maiale girando per il centro.
Nugoli di persone in attesa dello spettacolo serale dell'orologio della torre: lo si distinguerà appena, al contrario di altre costruzione, quel lato non è illuminato.
Lì vengo fermato per strada dal solito "buttadentro" da night club.
"Amico, vuoi un bel night club? Belle ragazze? Berlusconi, bunga bunga?".
Gli dico in faccia: "Vaffanculo".
Chissà perché...

Che bello! Ci siamo finalmente emancipati dal trito concetto: "Italiani, uguale mafia". Ora sì che mi sento meglio.
Dopo questa italica figura di merda, non vedo l'ora di andarmene da qui.


fotomiafattadame Praga

lunedì 15 luglio 2013

LA NUOVA MIRABILANDIA


culturehunter.org

Per me, più o meno, è di questo che si tratta: un enorme parco di divertimenti da ammirare, bocca aperta e sguardo sorpreso, quasi incredulo, pure mentre faccio la fila al supermercato dove non oso più chiedere una busta per contenere la spesa, ma un provvidenziale sacchètto.

Perdo le parole in tutte queste novità. Le perdo così tanto, così a fondo da non trovarne più per scrivere qui.

Più che altro non trovo termini per definire questo periodo d'assestamento: in pochi mesi ho cambiato, ed hanno cambiato parecchio della mia vita. Altro ancora lo sarà ma adesso non lo intravedo, e se lo percepisco mi viene da distogliere lo sguardo.

Di tutti i cambiamenti incontrati, la somma e la sintesi potrebbe essere questo nuovo modo di invadere le mie orecchie: questi rumori diversi, queste voci diverse incastrate nell'incapacità di gestione delle vocali nella loro stessa chiusura o apertura, che porta la mia mente malata ad immaginare di offrire un succo d'aringa, quando mi chiedono un succo di pésca.

Son perfido lo so, ma come tutti quelli che si spostano per lavoro, ho necessità di mantenere saldi alcuni principii che conclamano la mia identità. Non foss'altro che attraverso un'attaccamento alle pagine magiche e rassicuranti del DEVOTO-OLI.
Quando le macerie - della trasformazione - non hanno ancora fiori ed erbacce sopra di loro a rivendicare il passare del tempo, servono le radici per restare in piedi.
Un tempo lontano mi fu consigliato di non rinnegare queste radici che mi fanno diverso da chi mi circonda, raccomandazione che arrivò da chi poi, banalmente, si comportò come in un trito feuilleton, come tutti gli altri che lo accomunavano.

Non le posso lasciare le mie radici, come nessun altro può farlo, sono le basi attraverso le quali resto in piedi sul mondo.
Adesso capisco meglio tanti degli atteggiamenti pervicacemente separatisti di tante comunità di migranti: non le giustifico nei loro risvolti più truci e razzisti, ma mi riesce più facile vedere in esse una sorta di difesa dell'identità.

Ripeto: non sono qui a giustificare la stupidità e la crudeltà degli estremismi, quello mai.

Ed io mi son spostato di poche centinaia di chilometri, all'interno del mio stesso Paese, a fare un lavoro tutto sommato da privilegiato.

Con la capacità, gli strumenti per percepire e godere della meraviglia di questa Mirabilandia, del cambiamenti e quindi di godermela pure un pochino.


Inviato da iPhone di Melinda

sabato 13 luglio 2013

IDIOTA



fotomiafattadame

Da sempre ho avuto vergogna della mia personale ginecomastia. Avere le tette ha segnato d'imbarazzo la mia adolescenza e, a seguire, l'età adulta: chi mi conosce sa bene quanto io possa essere estraneo all'uso delle t-shirt.

Però d'estate mi piace comunque correre a torso nudo. Scelgo posti isolati, semi deserti.

Un paio di giorni fa mentre vado tette al vento in una strada bianca di campagna, vedo in lontananza avvicinarsi un auto.
L'istinto mi porta a coprirmi con la maglietta.
Ma non so per quale inaspettata illuminazione, stavolta oppongo resistenza attiva: questa vergogna ha da passà!

Avanzo, testa alta, fiero e intontito dal volume della musica che ho alzato per non sentire la vicina interiore che m'intima di coprirmi, incontro alla vettura che rallenta solo un po' per non coprirmi di polvere bianca ma certo non si ferma.

Al volante paparino che guida un gomito fuori dal finestrino, l'altro teso a sollevare il telefono all'orecchio. Parla al telefono. Sulle ginocchia un bimbo di poco più di un anno che gioca libero col volante...
QUI i puntini di sospensione ci stanno tutti...

Allora finalmente realizzo che sono un idiota a vergognarmi di mostrare le tette, se quell'idiota che guida col bimbo in posizione omicidio non si vergogna di mostrare di essere tale.


Torno a casa senza indossare la maglietta neppure lungo il tratto che fiancheggia la strada trafficata.
Che mi guardassero pure le tette, io con quelle non metto in pericolo nessuno.


Inviato da iPhone di Melinda

martedì 11 giugno 2013

ROBA DI DENTI



skuola.net

Dopo averlo assaggiato di nascosto a casa mia, rubandone un buon centimetro ad un'ignara amica, ho deciso che il dentifricio per le gengive mi piaceva troppo: quel sapore salino lo trovavo stimolante, non disgustoso come alcuni immaginano.

Quindi me lo son comperato perché come molti, qualche problemino alle gengive, anche lieve, nulla di grave, lo ho.
Lo uso con soddisfazione e mi sono abituato appieno al sapore.

Ma c'è un però. Se il suddetto aiuta a prevenire il sanguinamento delle gengive, perché lo realizzano in una pasta color sangue?
Come faccio a capire a fine lavaggio se quel rosino che vedo sul lavabo è sangue o il colore della pasta dentifricia?
Come faccio quindi a capire se sto meglio oppure peggioro a vista d'occhio?

Mi pare un trucco barbino per lasciarti nel dubbio di aver ancora bisogno di usare quel dentifricio...

Sbaglio?


lunedì 10 giugno 2013

VIAGGIO DI UN MINUTO









giovedì 30 maggio 2013

NO NEWS




forum.meteonetwork.it

Sfoglio un quotidiano on line di prima mattina.
La stupidità mi lascia sempre senza fiato.
O basito.
Di certo un minimo incavolato.
Ma come sono educato stamani....

Fino a poco tempo fa parlare di riscaldamento globale e dei pericoli ad esso correlato, per certe correnti di pensiero anche politiche, era come propinare al mondo notizie generate degli ospiti di un asilo nido. Si veniva sbeffeggiati, minimizzati, insomma trattati da cretini creduloni.
Sempre secondo questi, che pur dovevano avere dei figli a cui lasciare questo pianeta, chi proclamava l'urgenza di un intervento a frenare le emissioni era vittima di una credulonità che rasentava la stupidità: "i cicli della natura erano questi, anzi erano positivi di per sé e, soprattutto, l'uomo non c'entrava nulla in questo meccanismo".

Così, tra un grido di allarme ed una smentita, tra una denuncia ed un premio Nobel si è passati dal battibecco querulo a quella che pare l'accettazione dell'inevitabilità del fenomeno che ci potrebbe portare vicini all'estinzione, precipitati in un nanosecondo nell'assurdo limbo in cui "LA" notizia dello scioglimento dei ghiacciai non fa neppure più notizia.
Neppure quella dello scioglimento dei ghiacciai del massiccio dell'Everest.

Hanno vinto loro, i non allarmisti: nulla o poco è cambiato nella mentalità delle persone. Il poco che è stato fatto per ridurre le emissioni non basta di certo, ed è stato realizzato solo per rispondere alla sempreverde esigenza di far soldi. E DI GRAZIA che almeno questo nobile afflato ha smosso qualcosa!
Peccato, perché per me questa è mera stupidità.
Coloro che hanno figli gli lasciano un pianeta ed uno stile di vita a dir poco schizofrenico.
Io penso che non vedrò la fine di questo macello, pur avendo impegnato molto del mio nel fare di tutto a ridurre 'sta merda che mandiamo in giro.

Peccato.
Ma se neppure la notizia del poco innevamento dell'Everest, con i suoi sottintesi drammatici, finisce in prima pagina, vuol dire che siamo proprio arrivati alla frutta.





giovedì 23 maggio 2013

URCA!




www.ebay.it

Visitando un outlet di una grande/grandissima firma dell'alta/altissima moda italiana, scopro che per portare con classe, eleganza, charme ed un briciolo di ostentazione il mio cagnolino dal punto A al punto B, posso scegliere investire in un trasportino firmato.

WOW!!!

Ma neppure troppa quest'ostentazione, perché la firma si nota appena e probabilmente solo un occhio esperto ne riconoscerebbe la marca, la lussuosa peculiarità. L'insieme di plastica, rete, metallo e cerniere costa più di cinquecento euro...

A parte il fatto che per quella cifra ci voglio un logo, come minimo, catarifrangente che tutti possano leggere; un po' come quei passeggeri che salgono a bordo senza aver rimosso l'etichetta di prestigio dalla manica della giacca o del cappotto, con quella cifra compro anche un po' di diritto all'ostentazione, o no?

A parte, questo spero che una volta alleggerito il proprio c/c e rimpinzato quello della stilista di fama, l'oggetto venga usato per trasportare solo trovatelli. Quei veri "diversamente puri" di cui è pieno il mondo.

La rivalsa dei bastardi.



mercoledì 22 maggio 2013

RISTORANTE



giallozafferano.it

È grassa, non robusta, grassa e rumorosa. Siede con il culo mezzo fuori dai pantaloni al tavolo accanto al mio. Come gli altri tre che cenano con lei è rumorosa e volgare. Forse giusto un po' fuori luogo per il ristorante in cui cenano. Ma chiamano per nome la nostra stessa cameriera, sinonimo di confidenza o frequentazione.
Tra un lazzo ed un frizzo si alzano a turno a fumare senza soluzione di continuità, destreggiandosi con difficoltà tra un tavolo ed una sedia altrui.

Quando il tempo all'esterno si fa troppo inclemente, lei fuma in bagno trascinandosi dietro la scia di odore del misfatto al rientro in sala. Quello che proibisce il meteo lo si aggira al coperto.

I due maschi alfa che accompagnano le "ladies" - camicia aperta e panza - sembrano spaventati e si ritraggono leggermente quando queste gli si catapultano addosso per effusioni e carezze. Anche queste rumorose e spettacolari.

Li ho trovati già all'antipasto quando sono entrato, li lascio seduti ancora a mangiare quando esco.
Beati loro: io con la salassata di quel conto di un solo antipasto con secondo mi sento già un po' perso. Diciamo così: non me lo potrei permettere tutte le sere, ecco.
Loro non so proprio come ne usciranno. Ma fastidiosa com'era, com'erano, ne provo quasi una sadica soddisfazione.


PS: dimenticavo.... Prima di andarcene, la "Lady" ha mollato una scoreggia ciclopica, che forse dalle viscere le inviava al cervello la qualifica erronea di "SILENT". Non lo era. Accortasi dell'errore di valutazione ha girato la testa per valutare eventuali danni. Che abbia incontrato il mio sguardo sorpreso e inorridito poco le è importato.



domenica 5 maggio 2013

VISTO




www.turistadimestiere.com

Visto che il padre e la madre non chiedono neppure un bicchier d'acqua sprecando le magiche parole "PER" e "FAVORE", come posso sperare che il piccolo principe non si alzi dal suo posto, non mi insegua nel corridoio dell'aereo e non mi percuota la schiena per chiedere una nuova bustina di salatini? La sua era terminata e non poteva sopravvivere in minuto di più senza una nuova.

Visto che il cane è uno "strumento" creato col dono dell'abbaiare, perché risentirsi se quello della vecchia del piano di sotto abbaia per le scale del condominio la domenica mattina alle 10? Quando mai si è visto che a quell'ora, in quel giorno della settimana, uno possa pretendere di dormire ancora...

Visto che anche oggi piove mi metto a stirare. Non sia mai che pensi di godermi la vita altrimenti...



giovedì 2 maggio 2013

PALLINO




Pallino: 1997- 29 aprile 2013


È stato un collaboratore distratto del Blog. Molto ironico ma distratto.
È stato il guardiano più attento della stufa: attaccato al suo cuscino "Made in Istanbul" ha fatto in modo che fosse sempre attiva.
È stato l'ideatore di un libro per l'addestramento degli umani che ha venduto parecchie centinaia di copie tra i "pelosi".
È stato curato, accudito, amato, vezzeggiato, adulato - ingiustamente - da un esercito di persone: Me, Babbo, Mamma, Pippo, Germana, Michela, Massimo, Luca, Doina, Elena, Rosario, Frank, Sciù, Niki, Skip, Giò, Paola, i Veterinari dello Studio San Francesco -  che tutti certo non li ricordo, e mi perdoneranno per la poca memoria.
Ha attentato alle crisi asmatiche di Niki, Gianni, e Frank. In alcuni casi con successo...
Ha accettato con distacco tutti i tappeti introdotti in casa scambiandoli per toilettes approntate al suo personale uso.
Ha lavorato di fino il divano per renderlo un pezzo unico dal tessuto sfrangiato.

Ha vissuto con me e Pippo, ma soprattutto con me per gran arte della sua vita. Non è stato sempre facile ma ce la siamo cavata. Sempre.

Che altro dire? Grazie. Non consolerà avere una casa senza peli in ogni dove...


martedì 23 aprile 2013

IL VERDE, IL METALLO, IL LAVORO



foto di Willy

... anche detta: l'erba per le oche.



giovedì 18 aprile 2013

SIEDO


it.wikipedia.org


In attesa di amiche che dovevano essere qui già da qualche minuto, siedo sul bordo del lavatoio. Godo del sole fuoriuscito dal mondo del grigio, del caldo che prende il posto del rigido, delle sciarpe finalmente portare in lavanderia, che per far pulizia negli armadi propone il 3 X 2.
Una liberazione, in verità, l'appendiabiti nell'ingresso che va perdendo di presenze fisse e non più desiderabili.

Il paesino è immoto. Poche macchine che passano e quelle poche dirette alla stessa osteria dove dovremmo sedere a mangiare noi. Il ritardo mi irrita il giusto, ma me la farò passare. Con un aperitivo.

L'uscita del sole ha riportato in voga abitudini buone, sane, virili. Come quella di fermarsi a lavare la macchina in attesa di esibirla in tutto il suo splendore in scampagnate prossime, imminenti.

Pur non avendo pic-nic imminente, mi esibisco in questo esercizio nel fine settimana appena trascorso, conscio della mia incapacità a fare da solo quest'etera esibizione di testosteronico amore per la carlinga dei propri sogni. Ma ci devo provare: l'auto nuova è coperta da strati e strati di polvere e zozzerie dell'inverno appena passato, non posso pensare di umiliarla così.

M'infilo allora in uno di quei centri estetici per fanatici da tubo di scappamento cromato, mi piazzo sotto il capanno che mi spetta, mi riempio le tasche di gettoni non rimborsabili del valore di un euro e mi metto a leggere le scarne istruzioni sull'uso di quelle tre misteriose lance che non aspettano altro che sparare solventi, acqua a pressione e sapone da spazzolate sul cofano.

Ne esco dopo una mezz'oretta fradicio di sudore, fradicio di acqua e schiuma, intontito dalla sequenza frenetica gettone/selezione lancia, ripetuta all'infinito, alleggerito di otto euro e con la macchina pulita a chiazze... Rimpiangendo ogni secondo di non aver scelto le spazzole per fare il lavoro che doveva essere fatto da me.

Mai più. Pensavo fosse più facile: che la potenza dei getti facesse il grosso del lavoro mentre invece il lavoro grosso lo fanno le braccia che insaponano e puliscono con la spazzola a pelo lungo. Un esercizio alla "Karatè Kid".

Ma mentre sudo e m'impicco con i tubi di gomma che paiono tentacoli di octopus, che dimostrano, ce ne fosse bisogno, la mia incapacità ad affrontare il cimento, m'incanto a vedere la schiera di maschi in canotta e pantaloni al ginocchio, che si prende cura del proprio quattro ruote. Lo apre in ogni sportello, lo vizia con panni e pelli, lo accarezza con lo sguardo mentre ne ricerca bellezze e difetti, lo tocca con mano attenta; se lo ripassa in un amplesso pubblico e impudico.

Sono questi gli stessi uomini che non laverebbero un piatto in cucina, piuttosto morire? Sono questi quelli che sbuffano al supermercato mentre spingono il carrello carico anche delle loro birre?
Eccoli qui invece a fare il bidè alle loro "bambine". A lanciarsi l'un l'altro sguardi compiaciuti di orgoglio maritale. Paiono dirsi: "Visto che gnocca la mia donna?".
Perdono tempo nel far le cose non solo per prolungare il piacere dell'amplesso, ma per non astenersi neppure per un istante dalla competizione per l'elezione del maschio alfa.
Se il predominio lo di conquista per meriti propri o della casa automobilistica non ci è dato sapere.
Ma mentre lottano in segreto, godono dell'ambiente maschile come altri devono farlo negli hammam: qui le femmine sono solo opzionali.
Ricostruiscono forse, un luogo dove si raggruppano solo loro, tra di loro, senza contaminazioni esterne.
Non a caso il luogo richiama parecchi machos dell'est europeo che lustrano e lavano con più foga del sornione impegno dei miei concittadini.

Più di una volta mi domando che ci faccio io lì. E visto i risultati... la domanda ci sta tutta.
Esco con la macchina certamente più pulita che al mio ingresso, ma certo non completamente soddisfatto del risultato. E carico della sensazione di disagio, inadeguatezza provata fino a quel momento. Come se mi fossi seduto a bere un quartino in un osteria di tanti anni fa.

martedì 9 aprile 2013

PASQUETTE


it.123rf.com

Pasquetta: in giro per la Toscana finiamo sul cocuzzolo di una collina non lontano da casa. Cerchiamo l'evasione in questo giorno di precetto alla scampagnata. Se lo si deve fare lo si fa.
In più è il primo giorno di bel tempo dopo settimane di pioggia; quindi lo di fa.
Sul cocuzzolo troneggia la piazza del paese che serve da luogo di ritrovo a tutte le età. Un gruppo di pensionati arzilli, di quelli senza bastone ma col giacchetto bomber indossato sopra i pantaloni del giorno di festa, parla degli appuntamenti futuri: "Noi s'è prenotato la colonscopia. E s'aveva voglia di prenderlo al culo, così...".

Pasquetta 2 e qui son già tornato al lavoro: sale in aereo la reginetta del talk show accompagnata dall'amico energumeno, succube e rigorosamente gay, e non può che constatare che, ad aereo pieno, i passeggeri saliti per primi hanno osato riempire tutte le cappelliere delle loro "povere, inutili" cose. Dove riporre, allora, i loro sei, dico sei colli, più il guanciale e le borsette da passeggio che entrambi portano al seguito? Io ormai specialista nel gioco del Tetris® li aiuto ed ho successo mentre lei, scocciata, dice ad alta voce, come rivolta alla bauliera della macchina presa in affitto: "Qui non c'entra un cazzo!".

Pasquetta 3: sale a bordo forse convinto di essere l'unico passeggero. Inchioda con una frenata di stupore non appena imbocca il corridoio della cabina. Guarda tutti gli altri, i tanti altri già saliti a bordo, guarda e me e dice: " Figa! Ma tutti 'sti coglioni devono proprio viaggiare?".

Culo,
Cazzo,
Figa,
Coglioni...
Per oggi basta così.



Inviato da iPhone di Melinda

sabato 6 aprile 2013

LA BOUCHE DE L'ENFER



fotomiafattadame



giovedì 4 aprile 2013

THEN GO LIKE HELL




rokkaffe.com

Pausa.

Pausa.
Pausa.
Premi il tasto e aspetta che il disco si fermi. Estrailo con cura e riponilo nell'immobilità del suo contenitore.
Interrompere la rappresentazione di quello che ci credono essere, nei momenti di crisi è essenziale.

Allora premo il tasto pausa, do ragione all'istinto e mi preparo al riposo.
La colla c'è. I pezzi credo di averli ripresi tutti dal pavimento.
Non so che collage ne verrà fuori ma è essenziale che lo si faccia.
Che sia IO a farlo.

Quindi: pausa.
Stop.
Fermo.
Al palo a lasciare che la vita scorra per un po' senza porvi mano.

Viky Vonzillo direbbe: "ad ascoltare i silenzi tra le note che anch'essi fanno musica".

Si spengano i televisori, le musiche e si guardi un film, si leggano dei libri, si vada a letto presto.
Recupero indispensabile perché non si può spingere in eterno lo stesso carretto sperando che non si spezzino le reni.
Che s'impegnino gli altri a mandare avanti il mondo per qualche giorno. Si chiamino Batman e Superman e l'Uomo Ragno a sostituirmi. Io faccio una pausa.

Pausa.
Pausa.
Pausa.


Pausa.





sabato 30 marzo 2013

ENIGMISTA


centrorsi.it


Ci provano con "La Settimana Enigmistica" e già questo è da ammirare.
I giovani sull'autobus per l'aeroporto sfogliano e decidono di iniziare dal primo cruciverba: scelta logica nell'ordine dell'impaginazione ma soprattutto in quello della facilità delle definizioni.

Le affrontano in gruppo: i due fidanzatini, lei sulle ginocchia di lui e l'amica, dietro, che riesce a concentrasi poco, tra un messaggio di Whatsapp e l'altro: il suo telefono squilla alla velocità acustica di un luna park. Non credo che ne conosca il profilo "silenzioso".
Si scambiano definizioni e risposte a voce alta. Certi della loro conoscenza e dell'ignoranza dei circostanti e non del contrario.

Sentiamo:
- La regina delle carte.
Risposta : "Rossa", dice lei. Non "Donna". Lui dubita, ma lei insiste. Lui scrive.
- Litigio verbale.
Risposta : "Litigio" suggerito da lui non ci sta e "Alterco" non sovviene.
- Il nome della Bignardi.
Risposta : "Maria" dice lei. Non ci sta la prima... Strano! Chiede conferma alla whatsappata che non conosce la Bignardi. Cancella la definizione precedente per far spazio alla "M".
E via col tango.


Mi alzo e mi allontano, la sofferenza è troppa. Vorrei intervenire suggerendo qualcosa o tutto, ma con l'interruzione di quello scempio non otterrei altro che l'interruzione dello stridore che sento nelle mie orecchie.
Peggio: intervenendo potrei disinnamorarli a questo gioco che appare nuovo, ma che hanno voluto provare comunque. e

Loro vanno avanti e a salvarmi finalmente arriva l'aeroporto. Scendo. Ma non mi procuro nessuna copia della rivista. Un cruciverba l'ho già fatto.

venerdì 29 marzo 2013

ALLA BISOGNA


fotomiafattadame


È davvero sorprendente scoprire quanto le persone credano di potermi esasperare prima che perda la pazienza e mi lasci andare ad un sonoro, liberatorio, elegiaco "vaffanculo".
Ancora più sorprendente è la faccia del ricevente l'invito che si tinge di stupore, quasi di offesa ritrosia: come ho mai osato invitarlo ad intraprendere un tal viaggio?

Una mia collega intelligente dice: "Sono così fessa che mi puoi passare sopra ingranando la prima, poi ripassi con la retromarcia, e poi ingrani nuovamente la prima. Ma se riesco a rialzarmi non mi vedi più". È più o meno così anche nel mio caso.

Difficile allora spiegare che se mi frantumi le gonadi con reiterate azioni di miniper, il sonoro viatico lo ricevi perché te lo sei cercato.
Difficile spiegare...
Più che difficile direi totalmente inutile.

Del resto il solo suono del "vaffa" ricorda una lacerazione, lo strappato di un tessuto relazionale che crea una divisione definitiva, risarcibile solo da abili mani di rammendatrici. Altrimenti il lavoro della macchina da cucire lascerà sempre traccia di sé.
Quindi l'invito è definitivo, senza appello: non sia mai che sulla strada della penetrazione si incontrino addetti lenti all'esecuzione dell'atto.


Il dopo come lo gestisco? Come mi pongo, cioè, di fronte allo "sfanculato.com"? Devo ancora insistere nella speranza che si possa ravvedere e ponga rimedio agli errori?

L'inutilità del perder tempo a pensare ancora a chi si è mandato a stendere è palese. Prima di arrivare allo strappo ho spiegato, parlato, ho pure fatto disegni e schemi - ricordate: ingrani la prima, poi la retro, poi ancora la prima... - è quindi improbabile che si trovino gli spazi o i motivi per rimarginare la ferita. Di per sé l'invito, l'ho già detto, assume qualcosa di definitivo. Ogni pensiero riguardo al ravvedimento diventa quindi sciocco buonismo. E come tale risulta inutile.

Allora conviene pensarci bene prima di usare il "gran" termine. O prima di provare la gioia di sentirselo sibilare in faccia. Non se me torna indietro.

Questa è la sua specificità. Da usare alla bisogna. E riconoscerla come utile in quanto tale.

Da tenerne sempre uno in tasca pronto. Non sia mai possa tornare utile.




Inviato da iPhone di Melinda

lunedì 18 marzo 2013

MAGNUM



ecoblog.it


Eccolo, ce l'abbiamo!
Lo ABEMUS!
Sì, gioiamo e rallegriamoci, facciamo la ola - the Mexican Wave - e battiamo le mani, preghiamo e benediciamoci a vicenda. Stanotte portiamo le suorine a ballare, i fraticelli a sfogliare le riviste di moda. Insomma... GAUDIUM MAGNUM!!!!!!
Il web esulta con la folla per quest'elezione che pare metta d'accordo tutti, perché anch'esso È "folla", ed un momento dopo spara dossier su un suo presunto, connivente passato.
Un attimo prima è un Santo che viaggia in aereo in classe economica e un attimo dopo lo vuole colluso col regime dei generali.
Paga di persona l'hotel dove ha alloggiato, sì, però ce l'ha con l'aborto....

In questa fase schizofrenica mi viene da dire che:
1 - che tipo di Papa sarà veramente lo vedremo solo col tempo, perché da Papa non può usare gli stessi toni e gesti del Cardinale che si occupava di una città, seppur immensa, un micro continente come Buenos Aires;
2 - non dimentichiamoci che comunque si tratta di un Papa Cattolico, quindi se si pensava che potesse essere più sensibile verso giustissime ed attualissime istanze sociali, io ci penserei un po' e me ne farei da subito una ragione della certa delusione in itinere.

Di sicuro non pare una mammoletta. E in un Paese che nulla ha di laico, l'Italia intendo, una figura forte, carismatica, culturalmente simpatica come quella, rischia di essere un punto di riferimento non indifferente nelle scelte di laicità che uno Stato dovrebbe avere. E che fin'ora non ha avuto.

Vabbè. Il nome poi è uno schianto! Un colpo al cuore anche per chi non crede e non è vicino alla Chiesa. Un colpo di mano che deve preoccupare non poco chi, a corte, sta arroccato su certi princìpi di regalità. Scrissi sul web parole ironiche sulle dimissioni del Papa precedente e sulla crisi del settore calzaturiero e delle concerie con la sua rinuncia al potere. Ecco, non credo che ci mancherà la sobrietà da ora in poi. Mi è sembrato sobrio prima di ogni altra cosa. Nei gesti, nelle parole, nell'educazione che ha mostrato. E mentre lui stava al balcone a mostrarci chi era questo Cardinale dai modi piemontesi, in Curia devono esser corsi a nascondere le chiavi di casseforti e forzieri e armadi d'argenteria: che a Sua Santità non venissero in mente strane idee di donazione e soccorso dei poveri...

Staremo a vedere, mentre la politica - quella con la P minuscola che non si occupa più della gente - non riesce a darci un governo, la star incontrastata delle nostre notizie resta Papa Francesco. Pensate, cammina tra la gente! Ola. Viaggia in macchina! Ola. Dice messa e riempie piazza San Pietro per l'Angelus! Ola. Parla a favore di un uso più consapevole delle risorse del pianeta! Ultima ola.
Per il resto, quello che non ci aspetteremmo da un Santo Padre, restiamo in attesa.