fotomiafattadame Salisburgo
Parto da Salisburgo verso Praga.
Carico la macchina dei bagagli, saluto l'hotel e le sue addette di una gentilezza inusuale e lascio la città quieta per quella che ancora non conosco bene. Lascio gli arditi cetrioli delle sue piazze centrali per avviarmi verso i cristalli intagliati e le torri illuminate.
Lascio gli stucchi barocchi non dorati, il silenzio delle vie del borgo, la calma dei cantieri che non emettono suoni, le strade in ripida salita percorse a piedi, le cialde Nespresso a prezzo inferiore, i pozzi cisterna nelle piazze abbacinanti di sole degno di Suk arabo per immettermi in una campagna che non da sorprese paesaggistiche. Solo le nuvole alte e con la parte inferiore piatta fanno notare se stesse.
Salisburgo mi pare graziosa, viva e un po' contraddittoria. Mentre Ignominia la definisce "leccata" - come darle torto vista la cura del particolare, la raffinatezza delle finiture - non posso non notare che al piano terra della casa natale del divo locale imperituro, W. A. Mozart, è stato aperto un bel supermercato della catena Spar. Così mentre si scende dalla visita della casa museo, MAGARI CON L'ANIMA UN PO' IN SUBBUGLIO, raggiunto il piano terra, da una grande finestra sulle scale si vedono penzolare prosciutti, ripiani occupati da affettatrici ed un'addetta che prepara panini senza soluzione continuità. Con tanto di cuffietta igienica sui capelli.
Disturba? Un po' sì, inutile negarlo. Però perché protestare se c'è lo Spar invece che una bella boutique di abiti di marca? Che cambia? Un prosciutto od un manichino alla fine della visita, cambiano il concetto che quella casa non dovrebbe essere altro che un sacrario della memoria dell'artista? Costava molto fare un piccolo sforzo per preservarla solo alla memoria?
Probabilmente sì.
Ma riparto soddisfatto: Salisburgo mi è piaciuta parecchio.
Praga, dopo ore di viaggio mi accoglie con un turbinio di turisti che neppure a Rimini ce ne sono così tanti. Tutti brutti, tutti sciatti, seduti a tavole sciatte di sciatti ristoranti, oppure a caracollare per le vie del centro storico rimodellate ad uso e consumo del souvenir da turista. Che tristezza!
Ceno abbondantemente in un ristorante fuori dal baccano, uno di quelli scovati in internet da cui esci che puzzi di fumo di sigaretta e odore di cucina non novella.
Digerisco la bistecca di maiale girando per il centro.
Nugoli di persone in attesa dello spettacolo serale dell'orologio della torre: lo si distinguerà appena, al contrario di altre costruzione, quel lato non è illuminato.
Lì vengo fermato per strada dal solito "buttadentro" da night club.
"Amico, vuoi un bel night club? Belle ragazze? Berlusconi, bunga bunga?".
Gli dico in faccia: "Vaffanculo".
Chissà perché...
Che bello! Ci siamo finalmente emancipati dal trito concetto: "Italiani, uguale mafia". Ora sì che mi sento meglio.
Dopo questa italica figura di merda, non vedo l'ora di andarmene da qui.
fotomiafattadame Praga
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