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Pausa.
Pausa.
Pausa.
Premi il tasto e aspetta che il disco si fermi. Estrailo con cura e riponilo nell'immobilità del suo contenitore.
Interrompere la rappresentazione di quello che ci credono essere, nei momenti di crisi è essenziale.
Allora premo il tasto pausa, do ragione all'istinto e mi preparo al riposo.
La colla c'è. I pezzi credo di averli ripresi tutti dal pavimento.
Non so che collage ne verrà fuori ma è essenziale che lo si faccia.
Che sia IO a farlo.
Quindi: pausa.
Stop.
Fermo.
Al palo a lasciare che la vita scorra per un po' senza porvi mano.
Viky Vonzillo direbbe: "ad ascoltare i silenzi tra le note che anch'essi fanno musica".
Si spengano i televisori, le musiche e si guardi un film, si leggano dei libri, si vada a letto presto.
Recupero indispensabile perché non si può spingere in eterno lo stesso carretto sperando che non si spezzino le reni.
Che s'impegnino gli altri a mandare avanti il mondo per qualche giorno. Si chiamino Batman e Superman e l'Uomo Ragno a sostituirmi. Io faccio una pausa.
Pausa.
Pausa.
Pausa.
Pausa.
3 commenti:
ad ascoltare i silenzi tra le note...
una rivelazione, è così che deve essere
beh fu John Cage che sottolineò il silenzio come musica con il famoso pezzo 4:33 - quattro minuti e 33 secondi di silenzio seduto al piano di fronte la pubblico. Fece storia e ispirò la definizione qui sopra...
ma quello che vorrei sapere VERAMENTE è cosa richiede tanta pausa...
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