venerdì 18 dicembre 2009
TITOLI E TITOLI
mercoledì 2 dicembre 2009
MENTRE
lunedì 30 novembre 2009
BONACCIA
Oggi non girano le pale.
Ferme. Calma piatta sui monti Sicani. Qui dove ho visto un accumulo esaltante - per me - di pale eoliche per la produzione di energia elettrica, pare scesa la binaccia.
Strano.
Si fa fatica a distinguere un impianto dall'altro, tanto è continuo il merlettare del crinale dei monti con mulini bianchi dalle dimensioni epiche. Ancora le dimensioni... L'argomento centimetri riscuote in me un interesse ossessivo. devo parlarne con la terapeuta.
Insomma mentre fuori un po' di brezza la si percepisce, le pale stanno ferme. Che strano. Devo capire di più di questi sistemi maestosi che mi incanto a seguire con gli occhi ogni qualvolta me li ritrovo davanti. Provo un infantile soddisfazione a vedere il movimento lento di quei rotori all'orizzonte. Qualcosa di ipnotico. Nella giornate di nuvole basse, vedere il movimento che emerge solo in parte dalle nubi mi incanta. Mi immagino la forza sovrumana della natura che incessante spinge e ci regala energia per le nostre esigenze di umani. M'immagino e ringrazio le manti geniali che convertono il dono del vento in lampadine accese, computer efficaci, calore per le case.
Non resto immune neppure alla forza della natura che prima faceva girare le macine dei mulini e vedere l'acqua di un piccolo fiume imbrigliata per creare movimento mi elettrizza. Trovo questa possibilità un premio all'intelletto umano. In un momento in cui l'intelligenza dell'uomo è così nascosta alla massa, come potrei non essere felice di scoprirla in queste piccole e grandi cose?
Mattinata poetica mentre percorro in autobus la strada che mi riporta a Palermo e al suo aeroporto. Tempo di tornare a casa. Non è facile allontanarsi da questo clima frizzante con una luce sfolgorante, cristallina. Come se fosse ancora primavera. Il mare è una tavola piatta, blu, blu blu. Il mare. Meno male che c'è.
Mi concedo l'arancina d'addio prima del controllo di sicurezza e poi m'imbarco.
domenica 29 novembre 2009
DELLA DIFFICOLTA' DEL CAMMINARE
Marciapiedi... Oppure: è nato prima l'uovo o la gallina?
In questo paese si cammina poco perché ci sono pochi marciapiedi, oppure ci sono pochi marciapiedi perché la gente ha sempre il culo sul sedile della macchina?
Dilemma. Quello che posso constatate è che: 1- le macchine in giro rapportate alle dimensioni della cittadina sono un numero esorbitante; 2 - se mi metto a camminare come faccio a casa mia in Toscana, qui devo prestare particolare attenzione a dove metto i piedi, mentre su posso andare quasi tranquillo. E non parlo dell'emergenza rifiuti che ha colpito la provincia di Palermo esattamente al mio arrivo - si sa: sono quello che ha un'emissione Co2 potenzialmente distruttiva per l'intero pianeta, un po' di "monnezza" me la merito - ma delle dimensioni, manutenzione e arredo dei marciapiedi locali.
Tutte le mattine mi faccio camminando un paio di chilometri e più per andare a fare il manovale nella villetta in campagna. In alcuni punti cammino direttamente sulla strada: spazio riservato ai pedoni non ce n'è! Dove c'è ho circa un 30 cm. di spazio per camminare, e dove invece ce ne sarebbe addirittura un metro e più, in mezzo allo spazio calpestabile, ma scientificamente al centro, hanno piantato alberi comunali da evitare, con tanto di buca terrosa quadrata; oppure trovo enormi vasi d'arredamento, delle dimensioni esatte del calpestabile, piazzati lì da chi crede di rendere più bella la propria casa che sta alle spalle... Nel corso, dove lo spazio ci sarebbe per tutti, se le macchine non sono buttate al parcheggio selvaggio, ad un certo punto della camminata si debbono per forza scalare le scale dell'ingresso di una delle molteplici chiese: non c'è verso, il primo gradino corrisponde al cordolo del marciapiedi. Ma non basta. Per non togliere spazio al parcheggio delle auto sovrane, i bidoni della spazzatura, traboccanti, sono appoggiati SOPRA il marciapiedi. Un delirio. Una follia. Un'assoluta disattenzione alle esigenze di chi cammina, o peggio si arrischia ad avere un passeggino col bebè o una malattia invalidante ed ha bisogno di un ausilio alla deambulazione.
Non capisco.
Ma capisco allora il bisogno di chi si pianta con la macchina in mezzo alla strada per fare rigogliose conversazioni al finestrino con guida in senso opposto. Scusate, ma se non ho dove fermarmi in piedi a far due chiacchiere, io lo faccio con il deretano appoggiato all'alcantara della MIA auto. Se per fare la spesa rischio di rompermi un piede nelle fosse delle marianne degli alberi, oppure rischio di fare la corrazzata potionkin con il mio passeggino e il bebè a bordo, io lo metto sul sedile davanti, senza cintura o seggiolino magari, e procedo a passo d'uomo a nel traffico ingorgato della via principale del paese. Anzi a velocità mulo.
Ripeto: non so quale sia la causa e quale l'effetto. Ma un po' di attenzione per godere di più di questo clima stupendo, forse, e ripeto FORSE, gli organi competenti potrebbero porcela. Senza guardare troppo al culo della gallina, si potrebbe vedere se rendendo più confortevole la passeggiata gli abitanti potrebbero essere interessati ad inquinare di meno ed a stringersi la mano uno di fronte all'altro, senza la distanza degli specchietti retrovisori a dividerli.
sabato 28 novembre 2009
SICILIA 2 - IN VOLO CON VOLO
Manovale manovale, demolisci i muri manovale!
Libera interpretazione di un vecchi successo di Jovanotti. Spero no s'inalberi. In effetti lui parlava di muratori che costruivano i muri, ma che poi si potevano dipingere, colorare, fare crollare, buttarci la palla di là, butta la palla di là etc. etc.
E mentre il muratore ricostruisce i muri che ho smantellato, mi rendo conto che la vita è tutto un fare e disfare, senza senso. Viene il giorno in cui anche le cose che avevamo scelto con tutto l'amore, la coscienza e la convinzione, divengono obsolete e e non se ne capisce neppure la ragione che ne sta alla radice. Le ringraziamo per averci accompagnato in un tratto della vita e... ADDIO.
Di queste incertezze non deve soffrire il signor Volo di cui ho letto un libro, "Il giorno in più", terminato proprio durante il viaggio. Al protagonista - posso osare dire anche all'autore? - piacciono le donne, e fin qui non c'è nulla da ridire. Milioni di pagine sono state scritte sulle donne da chi le ama e le vorrebbe possedere e magari riesce pure a farlo creandosi un personale campionario di conquiste. Quando è scritto col garbo necessario nessuno ha mai avuto da ridire: non ho mai saltato una pagina solo perché non condividevo l'argomento. Ho letto e se era il caso, ho apprezzato. Ma qui, OH MY GOD! Niente, nient'altro che PATATA, PATATA, PATATA per il paio di centinaia di pagine di cui è composto il romanzo. Tutto parte da lì. Tutto ritorna lì. Tutto sta dentro e intorno a quella. Ogni altro argomento introdotto, scompare nella profonda vagina delle donne nominate solo perché possedute. Anche il rapporto con la madre, che pure ci pare intuire abbia creato discreti danni al protagonista, diventa marginale. Il padre sparisce in tenera età e non ne comprendiamo il perché. A malapena si riesce ad intuire il lavoro del protagonista che pure, deve lasciargli molto tempo libero per consentirgli di girare il mondo. Poi s'innamora in maniera travolgente, ma non riesce a non fermare i ricordi delle altre mentre saltella da una riva all'altra dell'Atlantico.
Insomma: brutto.
Un libro che non regalerei, volgare nelle sue parti comiche che tanto vedo decantate dagli altri lettori nei siti di settore. Alcuni esempi? Come fare la cacca in aereo senza farsi crescere a dismisura i peli del deretano. Come congelare i profilattici. Come scoreggiare in casa d'altri senza essere uditi. Come classificare le scoregge.
Che meraviglia, che delizia, che tomo profondo!
Peccato.
venerdì 27 novembre 2009
SICILIA 1 - ODORI
Il signore cinese che sta dietro aromatizza la carrozza con la puzza dei suoi piedi. E' un odore particolare, tra il marcio e il tè verde, impossibile che non venga da lui. Siamo io e lui in questo scompartimento, e io non sono di certo. Giro leggermente la testa a controllare ma le scarpe non le ha tolte. Accidenti, averlo in casa dev'essere come allevare delle puzzole. Forse bisognerebbe solo cambiargli i calzini o le scarpe e consigliargli un modello in vero cuoio, e non quella fraudolenta imitazione di Nike che gli friggono i piedi.
Più tardi. Davanti a me sta seduta una coppia elegante: lei franco-italiana alterna frasi in italiano e in francese, lui capisce lei ma le risponde in italiano. Entrati nello scompartimento si sono accomodati: lei-"E' in orario"; lui-"Già"; lei- "Meglio". Poi quando la comunicazione sembrava terminata e lui aveva già aperto il quotidiano, lei è partita in una caziata in francese sul di lui vizio di fumare. Lei profuma di lilium e lui legge. Un profumo di un'eleganza con una marcia in più. Non credo neppure che potrebbe stare bene a tutti, ma a lei calza a pennello. Godo di ogni refolo l'aria che mi porta l'aroma, perché è buonissimo. Peccato che dopo il primo attimo di piacere non possa non ricordarmi l'odore della camera mortuaria della Misericordia. Povero lilium: indissolubilmente legato alla morte.
Termine corsa: abbandono i miei anonimi compagni di viaggio. Salgo sul treno che mi porta in aeroporto e lì sto per stramazzare al suolo. Meno male che ho i manici delle valigie a sorreggermi: dopo i piedi cinesi, il lilium mortifero ci mancava la puzza umana del vagone lercio chiuso sotto il sole. Come se fosse stato abitato negli ultimi vent'anni da un raggruppamento armato di barboni in inverno. Grazie alle Regie Ferrovie dello Stato in meno di tre ore ho fatto un tour olfattivo degno di una visita al museo dei profumi. Ma da vomito.
PS: per lo stesso tempo di percorrenza tra città e aeroporto, in Germania ho pagato la metà del biglietto pagato qui ed ho pure viaggiato in un vagone PULITO.
Sempre parlando di naso: di ritorno dal mio lavoro di manovale in cantiere di casa Sicilia - manovale perché mi fanno solo demolire, smurare, trasportare i calcinacci, passare gli attrezzi, spalare la rena per l'impasto o portare le calrarelle del cemento, ma non osano farmi incollare un mattone all'altro - e fanno bene - di ritorno, dicevo, avevo le narici incollate dalla polvere. Sì è vero, abbattere pareti crea un leggero alone di polvere. Mi sentivo il naso così intasato che se avessi aspirato tutti i detriti per spostarli da un posto all'altro, avrei ottenuto lo stesso effetto mortifero.
Allora mi sono sciacquato le frogie in profondità, aspirando acqua. Magia della pulizia: quando sono uscito per andare a fare la spesa gli odori erano intensi e bellissimi: sotto il vento di scirocco, potevo avvertire l'odore del mare.
lunedì 9 novembre 2009
RONFARE
venerdì 6 novembre 2009
301 PER ORA
martedì 3 novembre 2009
GETTING READY
venerdì 30 ottobre 2009
TERRA vs Co2
martedì 27 ottobre 2009
IL RENO NON ESONDA
domenica 18 ottobre 2009
RIENTRO
sabato 17 ottobre 2009
CHE LUSSO...
giovedì 1 ottobre 2009
CON CALMA, PLEASE
Stamani mi sono presentato al mio non lavoro di raccoglitore con tutte le energie, la volontà e l'adrenalina che la forzata inattività infilano nel corpo di un essere umano. Più che Melinda sembravo LUISA, quella che comincia presto, finisce presto e di solito... Avevo tutto: zaino con borraccia d'acqua, altrimenti Igno m'infama, forbici da potatura quasi nuove e certamente affilate ed abiti campestri: pantaloni vecchi che appena si chiudono in vita e quindi si sono fatti un po' cortini sulle scarpe, maglietta bucata in varie parti. Sembravo Scarpantibus.
martedì 29 settembre 2009
VARIE ED EVENTUALI
sabato 26 settembre 2009
NO FROST
giovedì 24 settembre 2009
VENDEMMIA
martedì 22 settembre 2009
SCOPERCHIARE
domenica 20 settembre 2009
VITA DA CITTADINO
sabato 19 settembre 2009
ORMONI E
giovedì 17 settembre 2009
DICI 9 E 30
CARTELLO DI MAGGIO
lunedì 14 settembre 2009
PIOVE
Piove, finalmente, anche in città.
Si lavano i marciapiedi lerci di un'estate e l'aria frizza sulla pelle come a ricordare che la sola stagione dell'anno non è quella del luglio e dell'agosto: lunga, faticosa, screanzata e umidiccia.
Piove e guardo piovere con il gusto di un bambino di fronte ai fenomeni incontrollabili. Mi piace la pioggia. Il suo rumore sulla terra e sull'asfalto, il suo odore che cambia da terreno a terreno, il rumore della mia cisterna di acqua piovana ridotta alla siccità, che pare quello di un lavandino che si svuota. E invece si riempie e garantisce acqua GRATIS alle piante d'appartamento per altri mesi, o forse solo giorni, non so. E mentre in Svizzera si commercializzano con successo cisterne sotterranee per la raccolta della pioggia per tutti gli usi in cui non serve l'acqua potabile - primo lavaggio della lavatrice, annaffiatura prati, scarichi delle toilettes - mio nipote sgrana gli occhi quando gli spiego a che serve quello strano cassone in terrazza. Ha una figlia meravigliosa a cui lascerà il suo futuro, ma profondamente non capisce. O forse è troppo disilluso: lottare così tanto contro il flagello umano che forse l'avrà comunque vinta deve sembrargli uno spreco di energia.
Punti di vista.
Intanto seguendo i consigli del popolare comico, appena finisco le pastiglie di detersivo per la lavastoviglie, il sapone me lo farò da me: vi farò poi sapere se funziona o no. Ma credo di sì, come posso affermare che la pallina piena di ceramica che si ricarica al sole, che sostituisce quasi per intero il detersivo nella lavatrice funziona eccome, contrariamente alle indicazioni degli esperti nostrani. Pagati da chi? Anzi, funziona così tanto che non si riesce più a trovarne in commercio: troppa richiesta di fronte alla produzione. provate nei negozi equo-solidali per credere.
Punti di vista.
Sono ancora qui a chiedermi che fare della mia vita. Le risposte non sono arrivate, e forse arriveranno a breve. "Di necessità, virtù" si diceva un tempo in casa mia. Ora c'è il silenzio e meno male che ho la memoria. Anche se non riesco a ricordare se la biscottiera che ho trovato nello sportello in alto del mobile alto, è una biscottiera che mi è stata regalata durante la ristrutturazione dell'appartamento e appoggiata lì in attesa della fine dei lavori, oppure un regalo che io avevo comprato per qualcuno e mi sono dimenticato di aver fatto... L'età. La distrazione. Le cose fatte senza sentimento.
Punti di vista.
Intanto pubblico una foto con un fiore che ho preso durante una passeggiata sull'Arno, come ricerca per un racconto che dovevo scrivere e che ha preso un'altra piega. Non ci riporterà la primavera ma almeno ce la ricorderà. Se a qualcuno non piace la primavera... pace. Un saluto anche alla formica che è stata immortalata tutta nuda, suo malgrado.
mercoledì 9 settembre 2009
DALLA TERRAZZA
Sulla terrazza del b&b c'è vento fresco e forte. Il cielo si è un po' incupito al tramonto, è la luce che va a riposare. Davanti a me il picco che copre il testro greco, a destra lo Ionio aperto con qualche nave di passaggio che sbuffa di nero, a sinistra le coste della Calabria visibilissime. Stanotte ne vedremo le luci. Dicono che questo tratto di mare sia uno dei più trafficati al mondo. A vederlo così non sembra, anzi, pare spesso quasi deserto. Sarà che nel conto ci mettono pure i traghetti da e per il continente che da qui non si vedono. Domanda: si vedrà da qui lo scempio del ponte prossimo futuro? La promessa di una mente alterata dalla necessità di affari, rovinerà ancor di più questa vista? Avremo, oltre al mare azzurro, campate di cavi e cemeto a distoglierci lo sguardo e il cuore da questa poesia di tetti? Non so dire quello che ci darà il futuro, ma Taormina ormai, è anche troppo raggiungibile. Così raggiungibile durante il giorno da mandrie brutte e vocianti, che la sera mi pare abbastanza deserta. Peccato.
Osservo i volti di chi la vive come un'altra Disney World, che arriva, scatta foto incontrollate, applaude all'uscita dalla chiesa dell'immancabile sposa pomeridiana, e poi risale in enormi autobus che bloccano la circolazione in queste strade strettissime, e se ne va a dormire chissà dove, forse in qualche nave attraccata nella rada di Giardini Naxos. Ma non sta qui. Perdendosi la parte più bella del giorno offerto da questo magnifico gioiello: la notte.
Il giorno con la sua luce forte, a picco, i colori sono quelli della Sicilia tradizionale e la ricerca dell'ombra nasconde alla vista piccoli capolavori archiettonici. La sera invece, messa da parte la fretta di raggiungere la funivia e le sue code per scendere al mare, la passeggiata rallenta e l'aria rilascia i profumi. Tutti quelli immaginabili: i fiori, le cucine dei ristoranti, i sigari fumati ai tavolini all'aperto, le scie di persone indegnamente profumate, e sopra tutti, nelle terrazze che guardano al maere quasi 200 metri più in basso, quello del mare. Azzurro e trasparente durante il giorno, una lastra nera e oleosa di notte di cui non mi è dato sentire i rumori.
Dalla terrazza di piazza IX aprile, nelle notti di eruzione, il vulcano attrae l'attenzione per lo show annuale. Quest'anno se ne sta tranquillo e spento, almeno da qui sembra così.
Non c'è il vulcano in vista ma riesco a scorgere il peduncolo esagerato di un fiore di agave. Non ho mai accettano che rappresentasse l'anteprima spettacolare della sua morte. M'intristisce. La pianta, arrivato il suo momento, spara più in alto che può il bozzolo dei suoi semi, come a spedire il suo splendore carnoso e rigido alla ricerca di terreni diversi. E mentre lei marcisce, lì vicino, ma non troppo, rinasceranno altri piccoli germogli a coprire la terra dal sole e dal caldo.
Nessuna terra come questa mi richiama la durezza della vita e la sua capacità di rigenerarsi altre l'uomo e le sue sciocchezze. E mi tocca il cuore in profondità, anche se come per Tiziano Terzani il Giappone, credo che non la capirò mai, pur avendone sposato un germoglio spinoso. Rimarrà sempre un po' non detta, autocelebrandosi nell'orgoglio del suo segreto. E per chi vuole ad ogni costo capire, resta la consolazione dell'omaggio della sua bellezza ruvida e scontrosa. E della sua gente assolutamente inadatta all'ospitalità del viandante, perfetta per accogliere chi appartiene al gruppo, anche se non nato qui. Te ne rendi conto anche prendendo un caffè nel bar vicino casa: sei accolto da chi il mondo lo vede passare forse sperando che si tolga dalle scatole il prima possibile. L'orgoglio di essere una città indipendentemente dal turista di passaggio pervade gli sguardi sfuggenti. Il palcoscenico che ci regalano ripaga però ogni gesto distaccato. E' un posto magico, mi auguro che riescano a conservarlo tale. Per questo rimpiango la mia vecchia pensione che me l'ha fatta scoprire che adesso non c'è più, rimpiangerò il "mio" ristorante "U lantirnaru" che a fine anno lascerà il posto ad un grande albergo, i caffè che chiudono per le vetrine delle grandi firme frequentate da russi brutti e danarosi - le lei secche e bionde, i lui panzuti e in infradito - i negozi di ceramiche sempre più vuoti e sforniti. Tutto cambia. Anche la presenza omosessuale mi pare meno numerosa: poche le coppie individuabili, nessuna che si tiene per meno come un tempo. L'isola felice sta cambiando la fauna centenaria.
Nel frattempo che pesto sui tasti sta scendendo la sera. Non è poesia spicciola, ma vedo un'ultima vela bianca che si dirige verso la osta e la prima luce che si è accesa in Calabria. Anzi due.Tre. Ceneremo in terrazza, poi passeggeremo per il corso.