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Notizia di servizio: stasera mi manca Boston. Vorrei essere lì, sperando nella sua neve e nel suo freddo d'inverno. Ieri sera invece era Miami, le finestre fumé dell'hotel, e le notti insonni a veder sorgere un'alba scura. Domani non so, magari scoprono che i ricordi sono molecole chimiche intrappolate nel corpo, come tossine nel grasso corporeo. E' quindi meglio fare un'attività fisica garbata, altrimenti 'ste molecole si rimettono in circolo e non stai al massimo.
Fine.
Ora che ho raggiunto una lieve maturità, con la caduta dei sogni di bimbo, capisco meglio le parole di mia nonna che quarant'anni fa diceva: "Il Natale? E' solo un modo per far fare più soldi ai commercianti".
E lei era una commerciante. Aveva il polso della situazione.
Ma con l'aria che tira è meglio specificare che il lato B che intendevo io è il mio lato oscuro....
No, forse detto così va addirittura peggio.
Voglio far uscire da me, cioè, tutti il peggio che mi sta dentro. E ci sta, ci sta!
Così, oltre a dire: "Di nuovo qui, 'sta palla di festa?", voglio una patente di caccia per andare ad impallinare i babbi natale fuori dai balconi che non son pochi come si potrebbe invece immaginare in questa fine anno di new austerity.
E' pur vero che ognuno alla ringhiera sua ci attacca ciò che vuole!
Ma oggi, andando a far la spesa, un pelo caccio un urlo: alzando gli occhi ho visto uno vestito come il nonno di casa, camicia a quadri, pantaloni rossi sformati, a penzoloni fuori dal balcone... Oddio il nonno non ce la fa più con la minima!
Invece era il babbo natale versione country.
Povero Santa Claus: neppure più il diritto al giaccone rosso fuoco vogliono lasciargli 'sti cinesi produttori di tutte e chincaglierie del pianeta.
Già i piccoli presepi Inti Illimani non mi piacciono per niente: si tratta del presepe, mica di una rappresentazione teatrale del Piccolo dove le regole vengono stravolte a piacere del regista! Fare il Bambinello con il cappuccio d'alpaca mi pare davvero troppo!
Per quanto mi riguarda sarà Festa rigorosa in linea con la manovra Monti e non con la sfacciataggine di certi sfigati figuri eletti dal popolo che non voglio mollare un penny bucato. Alcuni strepitano offesi per il reato di lesa maestà, altri dicono che toccare i diritti acquisiti è pericoloso. Parlano con cognizione di causa? Perché a noi li hanno tolti quasi tutti, i diritti acquisiti, e non è successo nulla. Vergogna.
Breve incontro con Donato Carrisi, autore di thriller di successo, venuto a presentare anche in provincia, la sua ultima fatica letteraria sulla Penitenzieria Apostolica ed altro. Penitenzieria sconosciuta a me prima della lettura del romanzo ma che non ha nulla di misterioso, avendo anche un proprio sito internet.
Lo scopro alla conferenzina e mi fiondo in internet per scoprire che l'internet Vaticano non fa punto com, né ponti it, ma punto va. Sì, proprio: VA.
Oltre che un autore Carrisi risulta un simpatico show man. Intrattiene il pubblico con la proprietà di un uomo di spettacolo dosando parole comiche e d'effetto. Tiene la scena e lo ringrazio perché toglie la parola ad una conduttrice televisiva locale che urla e strepita fuori misura, convinta forse che con l'urlo il digitale terrestre lo si sintonizzi meglio.
E che come il grande capo 'StiCazzi, ordina applausi e invita gli astanti a comperare i libri del Carrisi durante le pause pubblicitarie. Fortunatamente Carrisi pare non averne bisogno e si ferma con garbo ad autografare le copie dei fans.
Prima di lui la scena è delle donne dell'associazione "Donne Di Carta" che: "non leggono non recitano, ma 'dicono' capolavori della letteratura, pagine, ... , mandate giù a memoria, come i personaggi raccontati da Bradbury in 'Fahrenheit 451' ".
Si presentano come il libro che hanno dentro e ce ne recitano a memoria qualche pagina. "Io sono 'Oceanomare' ", "Io sono 'La Recherche' ", "Io sono 'Il Sergente nella Neve' ".
Ho un brivido d'emozione. Come m'emozionano tutti quelli che amano la letteratura e lo dimostrano nei modi più personali.
Queste donne di più, perché si fanno libro esse stesse. Perché questi corpi/parola trasmettono col loro impegno un'urgenza, quasi una sensazione di pericolo, disperazione, protezione per uno dei capitali sommi della civiltà mondiale.
E' bellissimo sentirle dire quelle pagine. Anche quando la memoria o l'emozione fa perdere il filo.
Sono loro che danno il la perfetto per l'inizio dell'incontro che segue.
4 commenti:
Lascio perdere i commenti che sarebero ripetitivi riguardo al natale, tu sai che la pensiamo ugualmente, salvo però che una volta il Natale aveva senso, quando lo si viveva più umilmente. Ora sono daccordo con quello che diceva tua nonna ed è per questo che ignoro questo periodo quanto posso. Mi piace il lavoro della donne di carta, un ottima iniziativa, originale e necessaria. Una volta la cultura era verbale, passata da cantastorie che giravano i paesi raccontando le gesta di questo o quel eroe. La Bahagavad Gita, Beowolf e altri capolavori di mitologia e letteratura hanno iniziato così la loro propagazione. Ma una volta che i recitatori di storie hanno imparato a scrivere e a leggere hanno perso le capacità mnemoniche e la capacità di raccontare storie molto lunghe e complesse a voce. Ora con i Podcast c'è un ritorno alla parola e questo gruppo delle Donne di Carta,(Parole di Carne sarebbe una definizione migliore a mio avviso) va parallelo ad un ritorno all'ascolto. Io ascolto spesso The Moth, un podcast di storie raccontate su palcoscenico da chiunque voglia farlo, uno show che gira le città Americane diventando sempre più popolare e attraendo persone sempre più famose. Un bel riesumare il potere della parola...
apper
Provo a lasciare un commento e che papà natale me la mandi buona.
Quello che mi consola, anzi che forse mi rende felice, è che c'è tanta gente che nonostante la penuria di soldi, la mancanza di mezzi, la depressione strisciante, continua a occuparsi di cultura, per diffonderla e mantenerla viva. Come le Donne di Carta con la loro semplice ma preziosa invenzione; come la giovanissima compagnia di attori che ieri sera hanno portato in scena Moliere in uno storico e sgarrupato palazzo napoletano;come tutti quelli che lavorano con e per la cultura, nonostante una specie di ministro tempo fa abbia detto che con la cultura non si mangia. Forse in parte è vero, non ci si arricchisce, ma non se ne potrebbe fare neanche a meno, sarebbe un mondo molto triste e squallido.
Prima di tutto un ben tornata a Titina che a quanto pare è riuscita a sconfiggere il demone di internet.
Quell'affermazione data da un Ministro della Repubblica, Repubblica col più grande patrimonio artistico del mondo, mi aveva tranciato in due. La domanda era semplice: ero scemo io o lui si era fatto un Martini di troppo?
Ecco che poi vedo nell'impegno della gente, quella che un tempo si chiamava la base ma ora non si può più, vedo una volontà di dimostrare il contrario, una necessità di vivere la cultura e la conoscenza giorno per giorno ed in ogni fase della sua vita/giornata.
Questo mi commuove, come mi hanno commosso le "Donne di Carta".
Che è bene continuare a chiamare di carta, senza accostare al loro lavoro la parola carne, che non si sa mai che qualcuno fraintenda. Un ministro per esempio.
beh è vero che la cultura non si mangia, nel senso che fra vestire e sfamare la gente e fornirgli i pennarelli quest'ultima è di minore priorità; certo che non è da ministro fare un commento simile, qualsiasi ministero presidenziasse, in quanto è diseducativo, ma i nostri politici si deimenticano il concetto di buon esempio... In ogni caso l'espressione artistica -la parola cultura mi sta sul ... scusate- perchè stiamo parlando di arte qui, è innata nell'uomo per cui sovvenzionata o meno è sempre riuscita a venir fuori da che vivevamo nelle grotte. Tra l'altro ho appena finito di leggere un articoletto su una donna che soffre di una forma di autismo che ha fatto un fumetto sul problema con notevoli difficoltà sia fisiche che logistiche (qui http://www.nytimes.com/2011/12/11/nyregion/aspergers-syndrome-inspires-homeless-womans-comic-book.html?_r=1&nl=nyregion&adxnnl=1&emc=ura3&adxnnlx=1323617466-7TPWSVazls8CVAcZytwYnA) provando che l'arte non la ferma nessuno, neanche i ministri ignoranti, il che è una gran consolazione
soricalu
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