martedì 25 novembre 2014

FINE NOVEMBRE



nonciclopedia.wikia.com

In questo mondo bislacco in cui i leoni marini si "fanno" i pinguini maschi e poi se li mangiano, ci avviamo verso il baratro magno del Natale.

Su Youporn© si chiama interracial. Però lì nessuno si mangia l'altro alla fine dell'amplesso... L'idea che un animale possa violentarne un altro più piccolo ed indifeso mi lascia sconcertato. Per la ferocia e l'astuzia dimostrata nello scegliersi un animale di razza diversa e di dimensioni così ridotte da renderlo totalmente indifeso. Non ho paragoni da portare al riguardo, ma la perfidia, l'arroganza insita in quella violenza, richiama troppo la perversa mente umana.
Una schifezza che travalica generi e razze me l'aspetto dall'uomo, non dall'animale.

Ma qualunque cosa dica io tanto l'avrà già detta la Littizzetto su Rai3 o Radio DJ, ed avrà maglio di me messo in luce il lato comico è quello tragico della faccenda. Quindi la pianto qui.


Dicevo del Natale. Sobriamente, in una Milano già proiettata nei preparativi dell'Expo 2015, non si vedono ancora illuminazioni natalizie ed addobbi sberluccicanti. Ringrazio tutti, ma non so chi, per questa mancata anticipazione che mi avrebbe guastato il nervoso. Non capisco la necessità di far l'albero a novembre, se non quella di venderne le palle. E fracassar le mie.

Avuto il turno di dicembre scopro che a Natale sarò nel limbo dello stand by, che vuol dire: stai lì, aspetta e non ti muovere, magari non ti chiamo ma tu stai lì; situazione che mi sta assai sui nervi. Quindi vorrei abolire la festa per decreto.
Ma per fortuna il mondo non ascolta me ed anche quest'anno avremo l'occasione di fingere di essere davvero più buoni.

Unica eccezione di marcata profferta natalizia le librerie.
Tutte le vetrine sono stracariche di libri, a suggerire tutta una serie di titoli da "strennare" per le feste, sante o laiche, buone o perfide, vicine o lontane che siano.
Tra questi i soliti noti dei libri natalizi che con pedissequa attenzione, si ritrovano, ma guarda te!, con un libro pronto da pubblicare a Natale.
I soliti noti: Littizzetto - appunto -, Brunello Vespa, il Corona d'alpeggio, Valerio Massimo Manfredi con i suoi eroi, il Capranica con la solita manfrine sul Regno Unito, il Signorini che ci racconterà -quasi- tutta la verità.
Il "solito" giallista quest'anno è Jo Nesbø, ed il nostrano Carofiglio ora targato Einaudi.
Il "solito" titolone da best-seller annunciato quest'anno è Ken Follet.

Poi ce ne sono certamente altri ma nelle vetrine traboccanti di carta non rifulgono. Se la prendessero col curatore della copertina.


Risultato? Tutto come sempre: la signora si china a raccogliere la cacca del cane, tutti i viaggiatori del tram sono abbonati, gli storni, finita la giornata alle terme, torneranno a pernottare sugli alberi di città.
Niente di nuovo sotto il sole. Tranne quello dell'Antartico. Dove non credo che metteranno mai luminarie di Natale.


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

lunedì 13 ottobre 2014

IL CUCCIOLO ED IL CARCIOFO



alberghiera.it

Detesto essere acido di prima mattina: a quest'ora vorrei che il mondo fosse un posto migliore per poter iniziare la giornata in stile Julie Andrews, gonna lunga, a cantare a squarciagola sulle vette svizzere.

Che la lavatrice avesse finito i suoi giri, che i panni lavati si fossero magicamente stesi da soli, che il letto fosse già rifatto e la giornata avesse finalmente preso il suo verso in direzione di alpeggi serafici, lontani da questo grigio e questa pioggia.

Invece lo squilibrio del mondo si riversa su di me e l'acido sale fino a ricoprire le buone intenzioni. Ci mancava solo l'incendio nella scala a fianco...

Allora prendo l'ombrello ed esco: fuori sarà un giorno migliore.

Poi ad un incrocio trovo la signora accoccolata che spiega al cucciolo al guinzaglio, un delizioso meticcino caffellatte - bastardino suonerebbe meglio ma non si può usare - che l'incrocio si attraversa solo quando il semaforo diventa verde...
Il piccolo scodinzola, la guarda con aria assente, gira la testa dall'altra parte e porge l'orecchio al tono cantilenante della tale madama che esattamente con lo stesso tono deve aver educato i figli.
Fa bene ad insegnargli ad attraversare la strada, con tutte le volte che il cane uscirà da solo e senza guinzaglio, la sicurezza è importante...

E mi passa anche per la testa che il cane sia restato un cane nonostante l'evoluzione forzata verso la condizione di figlio che molti impongono ai quadrupedi con la scusa del troppo amore, e che certi atteggiamenti possano essere solo che ridicoli, ma me la faccio passare sennò mi dicono che so di acido.
Ed io invece non vogliono farmelo dire.

Ma continuando la camminata, piove ancora ma io imperterrito avanzo, incrocio l'ennesima vetrina della serie. Questa incornicia delikatessen: non alcune ma LE delikatessen cittadine per antonomasia.
Ho gli occhiali rotti per colpa del mio culo col quale mi ci son seduto sopra, quindi guardo due volte perché mi pare di aver letto male.
Per sicurezza faccio una foto e la ingrandisco, ma avevo visto bene la prima volta, come se il cartello fosse stato fatto in Braille: i micro-carciofini sott'olio costano più di 800 euro al chilo.
Sì, 800 euro al chilo. Più o meno un milione e mezzo delle vecchie lire.

Trasecolo. Mi immagino quale oltraggiosa delizia producano nel palato, quale suprema delicatezza sia offrirli agli ospiti - massimo due a testa, s'intende, altrimenti si va fuori budget - quale strenua fatica sia prepararli, quale immondo compito sia quello di coltivarli e raccoglierli e cucinarli, quale altra necessità possa portare il prezzo a tali altezze... Non son neppure ripieni!
Il barattolo è di Baccarat forse?

Vabbè, mi consola che ne fanno barattoli da etti singoli, altrimenti...?

Si è fatto tardi, sono solo le 10 del mattino ma DECIDO CHE SI È FATTO TARDI: torno a casa.
È meglio: ridere scompostamente davanti alla vetrina potrebbe portarmi ad essere fermato dalle autorità.

Auguro il buongiorno a tutti e mi ritiro nelle mie stanze. Domani sarà un giorno meno folle.




martedì 7 ottobre 2014

L'ORNITORINCO



zzz.winz486.com

"Lui fa delle fotografie e poi le trasforma in quadri. Secondo me lavorandoci sopra".

A questa geniale considerazione, la somma e la sintesi del lavoro dell'artista della fotografia, arriva la signora di fronte ad uno degli spettacolari panorami antartici proposti da Salgado nella mostra "Genesi", che vedo a Milano.
In realtà c'ero arrivato pure io che notoriamente non sono così brillante ed arrivo alle "illuminazioni" solo dopo un bel po' di rimuginamenti.
E poi la signora non parla con me ma con la Madama che l'accompagna, quindi...

Un altro vede in ogni corpo umano esposto, vestito o ignudo, a riposo o nell'estenuante fatica del vivere del proprio durissimo lavoro, la capacità dell'artista di estrarre da quelle povere carni la divinità, il suo essere Dio: "Vedi, dice alla querula signora che invece predilige i pinguini e gli albatri, questo è Dio, ne ha fatto Dio".
Dio...

Ora, dico io, la mostra è bella, ti tocca il cuore, rompe gli schemi attraverso l'illusione di una prospettiva multipla e falsata, ti arriva allo stomaco mostrando un monto sconfinato in cui l'uomo è solo un brutale, egoista granello di polvere. Ti esalta attraverso il bianco e nero dai confini nettissimi, ti sconcerta con gli occhi delle foche che si rivelano troppo umani.

Tutto vero, in verità.
Ma io è da tempo che alle mostre vado da solo. Per evitare, oltre ad azioni di disturbo che mi deconcentrano e non mi fanno godere del bello, di correre il periodo di scambiare opinioni fantascientifiche a voce alta, del tipo: "l'ornitorinco spiegò alla suffragetta"...
Le mie banalità voglio godermele tutte da solo.

mercoledì 17 settembre 2014

CONTROLLO QUALITÀ


fotomiafattadame


La signora è sulla panchina di fronte al bar gelateria. Sembra uscita allora allora di casa, con l'abito delle faccende, siede gustando la granita al gelso. Un cucchiaio dietro l'altro. Una colazione o piuttosto un'abitudine, da sempre. Meglio definirlo un rito.

Osserva l'andirivieni della cameriera ai tavoli con curiosità, con un'attenzione da controllo qualità. Non è che s'impiccia: è affar suo quello che le passa davanti alla porta di casa. Guarda, forse approva, o forse no. Una spalettata alla granita via l'altra.

Quando la ragazze esagera portando due piatti con ognuno una doppia fetta di torta, accompagnati da una coppia di caffè, non si esime dal constare:
" Chisti un aiu u' diabete".


Inviato da iPhone

giovedì 7 agosto 2014

SHAKIRA INCINTA

Festeggia con gli amici l'approssimarsi del lieto evento

domenica 20 luglio 2014

TERRAZZE RETICHE



fotomiafattadame

Sotto il glicine, a guardare le vigne nelle terrazze retiche che s'inseguono in un serpentone verde brillante, a far pausa a base di pizzoccheri, i migliori mai mangiati, prima di piombare nella calura che mi aspetta in piana. Ferie finite. Addio montagne!

Al ristorante facce giovani.
Fa piacere incontrarcele: qui la clientela è di solito più adulta. Colpa della location distaccata dalla strada che conduce alle località famose, e che costringe prima ad una deviazione, poi a salire gli ultimi metri a piedi su di un'erta circondata dalle lavande. Il paradiso per me, ma ci va di poterlo apprezzare.
In più una certa aria elegante che fa presagire ma non corrisponde a prezzi cari.

Insomma i giovani li ho di spalle. Son quattro, due maschi e due femmine dall'età imprecisata, non superiore ai 25.

Mi metto in ascolto in attesa dei piatti, prima del piatto forte arriverà del salame tagliato alto che è anche questo una costante di qualità.
Son brianzoli: l'elenco che fanno dei nome dei paesi che chiudono in ATE toglie ogni dubbio.
Le femmine stanno zitte mentre uno dei due maschi dalla voce soave, diventerà certamente un viscido avvocato o un consulente finanziario, racconta di Barbarella, così chiama confidenzialmente Barbara Berlusconi, con quella confidenza ostentata e priva di particolare che fa capire che se va bene, l'avrà incontrata casualmente due volte in vita sua.

Le femmine tacciono e non fanno domande mentre questo continua ad elencare informazioni sulla dirigente del Milan. Ma si sa, le donne son più intelligenti, se sono le intelligenti del gruppo. E non me ne voglia la Mattell, queste non han l'aria di due Barbie.

È il turno dell'altro cappone che tira fuori "l'azienda", si vanta di non aver voglia di studiare, che se stai in azienda hai il week end libero mentre se studi devi darci dentro h24 in vista degli esami... Insomma, al fesso hanno imposto di laurearsi se vuol prendere il posto di papà. Ad occhio e croce ci vorrà più di qualche anno di CEPU, annuali fioretti ai Santi, e numerose ceste di alimentari perché il miracolo avvenga.

E poi passa a parlare di serate alcoliche in discoteca, discese in rafting...

Dei vecchi. Che certamente non riusciranno nello scopo di sedurre le due femmine. Si sente che queste sono un buon palmo sopra di loro.

Bene. Meno male che arrivano i primi. Riesco a concentrarmi sulla consistenza burrosa della pasta, l'aroma dei formaggi e la croccantezza della verdura.
Ci butto sopra un altro bicchiere di rosso, e prego il Padreterno - a crederci... - di non farmi diventare così quando sarò vecchio.
Meglio mettere le mani avanti.


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

mercoledì 16 luglio 2014

SVELTEZZA Vs FISH FRESH






Rientrato in Italia mi dico che non devo più andare all'estero. Ogni volta che espatrio la rabbia di vedere come sarebbe possibile vivere e non vivrò mai - colpa mia, del resto del mondo, ma soprattutto colpa mia - mi fa perdere il controllo come un criceto davanti alla ruota.
Potrei tirar fuori contumelie fino a stramazzare a terra sfinito dopo ore di corsa sul posto con la bava alla bocca.

Perché poi vai all'estero e la cassiera al supermercato incespica in un italiano stentato, pur di parlare la tua lingua. Addirittura mi sorride e mi guarda in faccia, a me che ho sfanculato uno dopo l'altro tutti i negozi del circondario per le loro cassiere assunte dalla libertà vigilata. O imposte dai servizi sociali.
E tutto intorno alle case è silenzio, e il parcheggio dove ho lasciato l'auto è perfetto come solo i centri commerciali, neanche i musei, sanno essere da noi, e per di più costa meno di un euro per due ore di sosta.

Sì, lo so che hanno scritto in un italiano improbabile SVELTEZZA invece di velocità, ma anche di qua ho trovato FISH FRESH davanti ad un ristorante, quindi siam pari.


La montagna mi fa male: è un dato conclamato. Tutti questi confini da valicare a portata di mano, tutto questo verde pettinato, quest'aria da Heidi e Peter sul praticello, le caprette in fila per tre col resto di due, mi danno sui nervi per mozione di paragone.

Le prossime vacanze, quindi, in una camera d'albergo affacciata sul mercato centrale di Accra, un bel volo intercontinentale per la Cina schiacciato nei sedili centrali di classe economica. Così da ristabilire un contatto con la realtà. Quella nuda e cruda.

Per scordarmi che pure quella patinata è realtà.




Inviato da iPhone di Melinda

sabato 5 luglio 2014

PIETÀ, PLEASE



medicinalive.com


No. Ecco, perdonatemi, ma il METEO-ZANZARE non ce la posso fare.
Tele Barbie ha davvero esagerato stavolta. Manco fossimo un Paese a rischio febbre gialla o malaria...

Invece dopo le previsioni meteo fatte dall'anoressica, esce fuori lui, calvo ed attendibile, rassicurante in completo blu, che rompe con la più inutile delle previsioni: la mappa dell'invasione stagionale delle zanzare.

Va bene a primavera il meteo-pollini, d'inverno il meteo-neve sponsorizzato da qualche località turistica di grido, ma il "meteo proliferazione detestabili animali inutili" chi lo paga? Le Valli di Comacchio?

No, la Raid.

Inutile. Inutile come il maledetto insetto per il quale tenta di metterci in ansia.
Tanto, cari signori di Tele-Te-La-Do-Gratis-La-Trasmissione-Ricordatelo-Quando-Paghi-Il-Canone, non è che l'essere avvertiti ci salverà dalle punture. No, no. Preparati o no, armati dei prodotti più tossici, più profumati o più bio in commercio, quell'aereo cisterna di M. che rompe i maroni nelle notti estive ci pungerà ugualmente.
Come la legge di Murphy, come la sfiga cieca e bara, d'estate bisogna solo contenere i danni: qualche bubbone pruriginoso ci tocca. Non c'è niente da fare.

E allora risparmiatecela l'ennesima cartina dalle sfumature del blu - mai colore per indicare cose fastidiose fu più azzeccato - che, provincia per provincia, ci fa la mappa dei luoghi dove le pareti sono destinate ad assomigliare ad opere di Pollock, del periodo rosso. A meno che uno non si trasferisca in Val d'Aosta dove pare che alle zanzare non sia concesso il permesso di soggiorno.

E poi: come per il maltempo, istituiremo degli allarmi territoriali al riguardo?
La protezione civile ci farà evacuare le zone a rischio tigre? I pompieri ci spareranno cannonate d'Autan? L'esercito prosciugherà le paludi e trasferirà coattamente gli aironi?

Abbiamo altro a cui pensare.

Davvero.
Ed io ci vado subito.




Inviato da iPhone di Melinda

giovedì 3 luglio 2014

DIFFERENZIARE LA DIFFERENZIATA


www.lareginadelsapone.com


Da sempre fan sfegatato del riciclaggio, non posso che trovarmi bene qui a Milano dove la raccolta differenziata si fa casa per casa.
Anche i condomini differenziano e riciclano a ritmo ormai oleato.

Coi soliti inconveniente dati dal numero di persone, e altrettanti cervelli che separano e che a volte, non riescono a spiegare perché accada che le lattine del tonno vadano a finire nel bidone del "solo vetro".

Ma questo ci sta: nella gran massa di attenti c'è sempre qualche distratto e, ancor di più, lo stronzo singolo.

Poche mattine fa, alzato all'alba per andare al lavoro, ho trovato i marciapiedi occupati dai sacconi trasparenti della raccolta della plastica: di lì a poco, con gran strepito, sarebbe passato il camion per la raccolta.
Negli occhi addormentati è apparsa l'immagine di quest'unica gabbietta di disinfettante/deodorante WC, che premeva sul lato di un sacco strapieno di bottiglie e altre utilità usa e getta.

....

Che schifo.

....

È sicuramente vero che pure la gabbietta reticolata e bianca è fatta di plastica.
Verissimo pure che tutti i processi di distruzione e rimodernamento dei materiali passano attraverso la procedura del calore e che il calore di per sé disinfetta e pulisce.
Ma è anche vero che quella gabbietta è stata attaccata al bordo del water di qualcuno e da quella posizione "privilegiata" ha visto il culo e gli altri apparati intimi, suoi e degli eventuali ospiti transitati per quel bagno, tutti intenti alle normali funzioni corporali...

Non mi è piaciuto affatto pensare che la bottiglietta di acqua gassata che sta sul piano della cucina possa avermi visto mentre facevo la cacca.
E soddisfatto dei risultati ottenuti, col viso incorniciato da una cascata d'acqua che mi piegavo a rimettere in ordine.

Peggio ancora se quel viso non era il mio....................... AHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!

Quindi: per favore, le gabbiette che hanno transitato per i WC, perché non le mettiamo tutti quanti nel contenitore dell'indifferenziato?
Le mie forchette di plastica usa e getta ringraziano.


giovedì 19 giugno 2014

CHISSENEFREGA




Non c'è niente da fare.
O forse un poco ci sarebbe, ma è certo che la tendenza all'appiattimento verso il peggio imperversa in tutti i settori della stampa. Come una forza d'attrazione non risparmia neppure coloro che fino a poco tempo fa guardavano con aria distaccata "certe" riviste, "certi" programmi.

Stasera, per la serie "SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA", ma sempre e solo dopo la navigazione obbligata nei marosi della politica, il TG3 ha pensato bene di mandare in onda un lungo ed articolato servizio per informarci che il sospettato dell'omicidio della povera Yara, passava dal centro estetico con frequenza bi-settimanale, a farsi la lampada.

Ok... Un cordiale "CHISSENEFREGA" anche al TG3.



mercoledì 4 giugno 2014

PRESSATELLA


lapresse.it


La Santanchè mostra il culo da un'inutile minigonna alla premiazione del cinema italiano.
Nessuna delle altre attrici ha osato quanto ha osato l'onorevole.




domenica 25 maggio 2014

RITROVAMENTI



mysocialweb.it


Ritrovo questa bozza scritta sotto Natale 2013.
In un Paese così lento, le cose non cambiano granché a distanza di mesi.
Lo pubblico apposta, perché attuale. Perché intriso delle grandi lentezze di questo mondo velocizzato.


Dovrei far altro ma non mi riesce di star quieto, vedere l'evoluzione delle cose con calma e serenità, magari indotta dai farmaci. Senza leggere tutti i giornali che mi passano per le mani, senza cercare affannosamente nel web le notizie che riguardano il mio lavoro.
Dovrei per esempio farmi una doccia veloce e volare verso un teatro per vedere il secondo balletto della mia intera vita: stasera "Lo Schiaccianoci".  È Natale. 
Una rivelazione a metà tra fiaba e fanciullezza questa danza classica che non mi annoia affatto.

Comunque dicevo. Pare che il destino di Alitalia porti verso gli Emirati Arabi, verso quell'emirato che per sete di cultura ha aperto o aprirà, unico caso al mondo, una sede distaccata del Museo del Louvre sopra una sua isola destinata alla raccolta del bello, del meraviglioso. Un'isola sublime.

E questo viaggio fino al 49 % del capitale dell'ex compagnia di stato, viaggia nelle ultime pagine dei giornali on line. Sfogli e lo trovi quasi a malapena. Lo devi proprio cercare. Come se lo si volesse tenere in disparte. Come se un sussurro fosse più pericoloso delle tante grida dei forconi nelle piazze.

Allora mi dico: nel 2008 servivano tutte quello strepito mediatico che qualcuno, ad arte, mise in piedi?
E se sì, a che cosa servivano?
A far in modo che tutto accadesse così com'è accaduto?
Com'è che adesso dell'italianità non gliene frega niente a nessuno?
Come mai ora gli arabi vanno bene, mentre i francesi ci facevano schifo e ribrezzo?

Certo in un paese stremato come questo, il destino di Alitalia è forse l'ultimo dei problemi reali. 
Peccato che ci siano famiglie reali, corpi reali che vivono del lavoro fatto in quell'azienda.

O meglio: adesso non ci sono alternative a quest'acquirente: la manovra deve portare l'affare in porto. Altrimenti i libri in tribunale ci vanno di sicuro, senza il salvagente artificiale che fu gonfiato a suo tempo.


Finiva così la bozza.
Come dicevo nulla è cambiato: il mistero incombe sulla trattativa, ammesso che sia ancora in corso, e nessuno grida allo scandalo o teme che il traffico dei turisti verso il bel Paese venga dirottato altrove.
Questo mi fa pensare.
C'è pure una campagna elettorale in corso e nessuno alza barricate al riguardo.
Adesso abbiamo la prova che questa soluzione, se soluzione sarà, andava già bene a tutti.


mercoledì 21 maggio 2014

CONTROVENTO



rigenerazionecarrellispesa.it

Sono cliente nel nuovo supermercato stellare aperto sotto la torre galattica del nuovo centro direzionale di Milano.
È un tripudio di luci, luminosità, pulizia. Non c'è calca ma c'è affluenza, perché la comodità di questo punto vendita è innegabile. Certo non è un iper, e dei prodotti mancano, ma è l'ideale per la spesa settimanale "senza trucco e senza inganno". E poi vuoi mettere che è a due passi da casa? E nel parcheggio coperto trovi sempre posto? Insomma, vado quasi tutti i fine settimana.

E come me tantissime coppie omosessuali: soprattutto di maschi. Li vedi, belli come il sole, che fanno la spesa trascinando carrelli debordanti di cose sane o di sovrane schifezze... Suggerendosi o escludendo fermamente prodotti dai carrelli. Esattamente come tutte le altre coppie.
Qui sono in tanti a venire per la spesa, tanto che a casa, mentre raccolto i sacchètti per andare in missione, chiedo: "Andiamo a fare la spesa alla Coop o all'Arcigay?".
Chiaramente mi mandano subito a quel paese. Voi sapete quale. Ma poi vengono qui all'Arcigay.

Non sono il solo ad averlo notato, ma più o meno bisogna avere il prosciutto sugli occhi per non accorgersi che il pubblico "di tendenza" è vasto è variegato.

Sabato scorso, mentre ancora deambulavo per il reparto frutta cercando di capire "cosa e perché", vedo entrare la famiglia felice, papà, mamma e figlio decenne. Belli, poderosi di stazza, ma non grassi, lei con un completo sovrastato da una collana dalle palle dalle dimensioni imbarazzanti, un paio di orrende "scarpe comode" dal colore grigio ratto, che nulla hanno a che fare con gli altri colori. Forse le necessitano per un nascosto alluce valgo... Gli altri due ben vestiti, stile benestante un po' fanée.

Entrano uniti fisicamente, senza un carrello per l'accumulo, senza un cestino per la cernita, e fanno massa avanzando lentamente, guardandosi intorno. Ricordano da lontano quella pubblicità degli incontentabili, ricordate?
Lei si piega subito verso l'orecchio del marito e sussurra coprendosi la bocca con la mano, in modo che il figlio non senta...

"È una cosa incredibile! È pieno di GAY!", spalancando la boccuccia pittata per far risuonare la "è" di gay nello sfiatare del sussurro.

Peccato la senta pure io...
Ecco, anche lei è una cliente abituale.


giovedì 17 aprile 2014

NOBILITATI


buonisapori.eu

Il guru più in voga dell'alta cucina italiana fa la pubblicità alle patatine fritte in busta.
Le esalta per la spregiudicatezza. Invita noi poveri banali ad osare per arrivare a risultati eccellenti, ci sfida con uova di quaglia o alici adagiate sulla patatina zigrinata, e se non riusciamo ad immaginare così tanto ci stampa la ricetta dietro.

Ora dico io... Va bene tutto, anche le patatine in busta consigliate da questo novello Rocco Siffredi - io non le compro solo perché mi piacciono così tanto che se ne apro una busta, non sono soddisfatto fino a che non l'ho svuotata, poi mi pento e vado a correre.
Ma le patatine fritte, non rientravano un quello che fino a poco tempo fa era definito cibo spazzatura? Ultimamente non giravano con timidezza solo nei tavoli degli aperitivi meno rinforzati? Mi sbaglio? Anche qui c'è stata una revisione?
Forse sì.

Bei tempi quando questo cibo era formalmente vietato e lo si comprava, come refurtiva che scotta, con i pochi soldi che si mettevano insieme tra gli amici ai giardini. E di nascosto. Le madri si incazzavano come mandinghi se ci trovavano con il corpo del reato ancora in mano: minimo, dopo il misfatto, ci toccava una dieta disintossicante di merende a pane, burro e marmellata per una settimana.
Per non parlare del predicozzo semi-urlato che si estendeva per un tempo infinito. O almeno così pareva.

Ora invece se inviti a cena gli amici, apri la busta, ci schiaffi sopra la qualunque, meglio se le acciughe son del mar cantabrico e la quaglia è un'ovipara della brughiera, e ci fai un figurone. Da pirla.

Io, se proprio dovessi "osare", su quelle appena acquistate con la scusa di "capire" oserei con cubetti di mortadella e fette di salame di Felino di discreta altezza. Minimo mi si incastra tra i molari, ma vuoi mettere la soddisfazione?


Cambiano i tempi, ma la gente si sputtana sempre con le solite cagate. Però, intanto, abbiamo nobilitato la patatina fritta.
Bella mossa.


martedì 15 aprile 2014

DA QUASSÙ


comunediarosio.altavista.com


Guardo dall'alto, dalla postazione privilegiata data dall'altitudine, la DOUCE FRANCE che scorre giù sotto.

I colori sono intensi a quest'ora del tardo mattino. Variano dai toni del marrone dei campi arati, a quelli del verde dei coltivati, dei boschi dalle tonalità più intense.

Tutto è delimitato alla perfezione, incastrato armoniosamente senza essere mai squadrato.
Qua e là delle strade sterrate portano da un villaggio ad un altro.
È limpido: sembra di poter contare le tegole delle poche case.

Ma lo spazio sotto ha i colori e le forme della terra e non quelli squillanti e rigidi dell'uomo.
È proprio questa mancanza di case, di paesi uno via l'altro che mi colpisce. Abituato alla sterminata città unica che scorre ai lati delle strade italiane, da qui la presenza umana diventa assenza: appare e scompare a larghe pause.
Lo spazio sotto sembra enorme e già da qui si ha l'idea del silenzio. Di possibilità di girare lo sguardo e non veder case all'orizzonte.
Vivendo da sempre in città un lusso da ricercare per le vacanze. Ammesso di riuscire a trovarlo: una delle ultime vacanze in un agriturismo veneto, mi mostrava il capolavoro di una porta d'ingresso di rimpetto a quella di una fabbrica qualunque di una squallida zona industriale.

Ne parlava Corrado Augias e non aveva torto: ci sono altre nazioni dove ancora lo spazio e l'isolamento in panorami umanizzati sono ancora a portata di mano, senza dover arrivare a vagare per il deserto.

La migliore invidia.


Arrivando dalla Grande Londra un Ps al veleno: ma la faccia paralizzata di Amanda di Britain's got talent? Ne vogliamo parlare? Anche no.

sabato 5 aprile 2014

CASTE


rediff.com


Eppoi si sa: l'uomo è perfetto e nel contempo fallace.
Fallace e soprattutto di parte.

Così tanto schierato che siamo disposti a perdonare più o meno tutte le debolezze di coloro che fanno parte del nostro credo. Anche le peggiori aberrazioni. I vizi scoperti: in fondo non sono così lontani dalla verità della nostra anima.


Aberrazioni e vizi degli eretici che non sono "dei nostri", invece le stigmatiziamo e ci fanno orrore. Le sbandieriamo ai quattro venti e gridiamo allo scandalo.
Gridiamo così forte per farci udire da tutti e vogliamo che ci venga riconosciuta un'integrità di gruppo. Una protezione di casta.

E ridiamo degli altri con toni acuti, puntiamo il dito e chiudiamo le porte dei nostri cortili.

Ciechi e fallaci.
Soprattutto ignari.


mercoledì 12 marzo 2014

GIRA LA RUOTA!



fotomiafattadame

Vai a vedere un film, neppure troppo bello, e ti innamori di un polittico. Ho scritto bene: un polittico, non un politico.
IL POLITTICO DELL'AGNELLO MISTICO di Jan van Eyck.

Allora decidi che vuoi andarlo a vedere: in giornata, da Milano, il Belgio si può raggiungere con facilità. Ti alzi presto, corri in aeroporto e voli verso Bruxelles. Dall'aeroporto alla città di Gand son 50 minuti di treno, come dalla mia città a Firenze. Fai i biglietti, vedi i voli, ti regalano una guida turistica buona per l'impresa, la stessa ordinata e mai ritirata l'estate scorsa... Ti sei pure tolto la maglietta della salute: lassù son previsti 18 gradi.

Almeno credi. Credi di far tutto ciò fino a che il tuo aereo non dirotta su Amsterdam per nebbia su Bruxelles.

Non m'inquieto neppure. Percepisco la cosa in due modi opposti:
A- è la maledizione di chi non è venuto con me a colpire; sarà il caso di programmare questo itinerario insieme la prossima volta;
B- nella mezza dozzina di volte che son sbarcato nella città degli zoccoli e delle zoccole, non son mai riuscito ad entrare al RijksMuseum. Per inerzia mi spingevo verso altri luoghi, per pigrizia non deviavo la traiettoria. Questa è la volta buona.

Ore dopo mi trascino per i canali con lo sguardo assatanato di una connessione internet wi-fi free.
A casa hanno saputo già del dirottamento e un po' se la ridono, un po' si preoccupano come tutte le volte che i piani vengono cambiati senza preavviso: la sicurezza di immaginarmi camminare un ambienti conosciuti è svanita in un PUFFFF.
Li ho avvisati dall'aeroporto, dove internet è gratis per tutti - provaci in Italia se ci riesci!!! - e rassicurati dal museo, anch'esso tutto coperto dalla rete dati e naturalmente gratis....

Ma non essendomi messo fino ad ora a cercare un volo di rientro è arrivato il momento di darsi da fare. Vogliono sapere quando mi rivedranno... Sciagurati!

Giro e guardo la città che conosco. Ho le gambe a pezzi ma la luce è fenomenale, la città un tripudio di attività, il via vai di persone ininterrotto. I canali con gli alberi in germoglio.
Un delirio di bellezza tutta storta come queste case dal frontone multiuso.
Mi dirigo verso un bar che conosco dove mi siedo a bere un cappuccino. Oltre che avvicinarsi alla connessione urge allontanata dalle svampate di "canna", che pare t'inseguano mentre cammini. Posso dire che la canna ha un odore disgustoso oppure sembra che me la tiri troppo da igienista?
Il che non è male, visto che l'ultima - falsa - igienista nota, ha rischiato di finire in Parlamento.

Scelgo di rientrare su Milano anche se il volo è pieno e rischio di rimanere a terra fino al giorno dopo, rifiuto di fare la cosa logica e passare da Roma per i voli con maggiore disponibilità di posti.
Se questa giornata è iniziata facendo cose mai fatte, accettando il rischio della novità, mi devo imporre di fare qualcosa di diverso davvero.

Ora, in aeroporto aspetto la sentenza: a casa stasera o domani? Nel frattempo guardo due giovani spagnole che siedono con i loro stivali orrendi piantati sul divanetto. L'istinto di prenderle a ceffoni mi riporta all'usuale reazione che mi sale dalla pancia in questi casi.
Per far qualcosa di diverso non dovrei giudicarle.

Ma non chiedetemi troppo. Una cosa nuova per volta.

martedì 11 marzo 2014

PAUSA PRIMAVERA



fotomiafattadame


Premetto che la foto che ho inserito serve solo da pretesto per la fioritura esagerata. Il Giappone ha ben poco a che spartire con Milano... O no?!

Quello che è certo è che di sicuro è iniziata la primavera in anticipo.
È certo come è certo che il pannello solare scodellava acqua calda a go go già un paio di settimane fa, con un mese di anticipo rispetto agli altri anni.
Le margheritine e le violette infestano i prati e... se non la pianto con le immagini sdolcinate, mi faccio salire la glicemia da solo.

Questi segnali lanciati dalla natura hanno interpretazioni diverse a seconda dell'animo di chi le legge.
C'è chi vi trova il segnale che Al Gore poi tutti i torti non li aveva.
C'è chi ci vede semplicemente un cambio d'armadio imminente.
C'è chi non se ne accorge e si gode semplicemente il sole in panchina, magari leggendosi un libro.

Io un armadio da cambiare non ce l'ho.
Quindi, avendo troppo tempo a disposizione, mi preoccupo di Al Gore e mi godo il sole in panchina, punti uno e tre della mia misera lista.

A preoccuparmi del clima e leggere "I Promessi Sposi", niente di più adatto in questo luogo, vado al parco Montanelli a Milano, l'ex giardino zoologico, in pienissimo centro. Carino, quieto, pur con un bel numero di studenti in età rumorosa che lo frequenta, essendo la sede del Civico Planetario, nonché del museo di Storia Naturale. Quindici minuti a piedi dalla casa natale del Manzoni, nei dintorni accaddero fatti di cronaca che hanno segnato la vita mondana milanese, ma ora non se ne avverte che l'eco nella memoria dei meno distratti. Altre follie vollero giardini privati con i fenicotteri, veri, vivi, altrettanto privati in pieno centro.
La realtà e la follia è oltre l'inferriata, ma nella mente di chi viene a sedere qui la concentrazione è forte verso la tranquillità.

Però se ti incastri bene, se ti metti in certe posizioni defilate l'unico disturbo è quello dei runners. Vedi le piante, i fiori, i disperati in scarpette prossimi all'ultimo rantolo e quelli in forma che vanno avanti per ore. Io stesso vengo a correre qui: è un buon posto. Rantolo ma non mollo.

Seduto ti abbrustolisci così a fuoco lento, senza fretta. Strano che questo accada in uno dei posti più vitali del Paese, strano intendo che si riesca a far qualcosa senza fretta.
Oggi mi godo il sole e basta.
E che primavera in anticipo sia.


domenica 9 marzo 2014

TENTATIVO DI CONVERSAZIONE LEGGERA ANDATA IN VACCA



ebay.it



Le due signore parlano con entusiasmo tra di loro. Si capisce lontano un miglio che si conoscono da tempo. Magari non benissimo, ma devono aver visto crescere l'una i figli dell'altra.


"Siamo stati in montagna. Che bella neve!"
"Anche voi? Noi a Bormio abbiano sciato tanto"
"Pensavo foste stati al mare, tanto è abbronzata"
"No, no, siamo stati su a sciare. Sa, tanto per aprirla quella casa su, una volta ogni tanto... E suo figlio che non lo vedo da un po'?"
"Il Marco? Sì, lui è appena tornato dall'Etiopia. Bello, gli è piaciuto molto!".
"Bello, vero? Tutti che vanno fuori e ritornano dicendo bello questo posto, bello quest'altro, bella l'Albania, l'Egitto, la Romania...", qui lascia i puntini di sospensione.

La mia logica basica vorrebbe che il tutto si concludesse con una frase tipo: "Quando si va in giro tutto è bello", oppure: "I viaggi sono davvero le cose più belle da fare". Invece conclude così:

" Ma se questi posti son così belli, perché vengon tutti qui?".

L'altra capita l'antifona cambia repentinamente discorso.


giovedì 30 gennaio 2014

FUMO DAI MONTI



fotomiafattadame

La cosa che mi piace di più nelle montagne innevate è lo sbuffo di neve che vien via dalla vetta, tirato per aria dal vento.
Belle anche le piste, i colori degli sciatori che si trasformano in puntini mano a mano che scivolano in basso, le fiammate della luce riflessa, purissima. L'odore secco dell'aria.

Basta. Per il resto la poesia finisce qui.

Perché il bambino russo seduto a tavola per la colazione a 5 stelle - qui le stanze son tutte pietra, legno e vetro, le lenzuola ricamate - non riesce a trattenere il rutto. La mamma finge solo una rispettabile indignazione.

Perché il gruppo di sciatori seduti per lo spuntino di metà mattina al rifugio, tutti maschi alfa, non riesce a non parlare di visite prostatiche. Si sa che la virilità prevede una maschia e severa lontananza dal contatto con l'ano: il vero "uomo" si vanta di non aver mai visto il proctologo.
Bizzarro però, che prima di rimettere gli sci ai piedi, uno dei leaders del gruppo si stacchi per attaccare bottone con me che niente ho a che fare con loro.

Perché al tavolo dove pranzo, gli svolazzi di neve sulle cime si vedono dai finestroni, ma tutta la poesia rimane assente, anzi si allontana, mantenendo la conversazione su giudici, giustizia e avvisi di garanzia.

Ecco. Finito il pranzo mi alzo e mi rimetto fuori. Fingo di essere soddisfatto, faccio un veloce reset e mi concentro sulla neve.




Inviato da iPhone

domenica 5 gennaio 2014

AFFIANCO




Affianco… A Milano.



mercoledì 1 gennaio 2014

DA UN GIORNO ALL'ALTRO È CAMBIATO L'ANNO


it.wikipedia.org

Non starò certo qui ad inondarmi di buoni propositi d'inizio anno.
So che alla fine quello che costruirò nel corso dei prossimi trecentosessantacinque giorni sarà dettato solo in parte dalla volontà. Ci saranno poi il caso, le circostanze ambientali e l'insopportabile la sublime presenza altrui a dare la qualità e la quantità del "fieno messo in cascina" al 31 dicembre 2014.

Quindi non mi metto neppure a fare "liste della spesa" nelle quali stanno buoni propositi assoluti tipo: pace nel mondo, felicità per tutti, più denaro in circolo, mutui estinti, malattie dimenticate.
Risparmio tempo ed inchiostro.
Mi sforzo solo d'immaginarmi sorridente, di bell'aspetto, prospero. Se è vero com'è vero che l'immaginazione costruisce la realtà… Io il mio l'ho fatto.
E basta.

Se poi non basterà… Pazienza, mi presenterò alle porte del 2015 armato di rotolo scritto con penna si lusso.

Sarebbe però carino tenere un quadernetto in cui trascrivere i buoni propositi di fine anno, per rileggerli tempo dopo, non per scoprire se siamo o no stati in grado di realizzarli, ma per notare l'evoluzione dei desideri. Rivedere le fluttuazioni delle necessità della nostra vita.
Una specie di calendario astrologico personale che ci mostri  in maniera asettica, tra l'altro, se le nostre necessità siano o meno state dettate dalla moda del momento.

Per chi immagina però che il tempo, carico o meno di buoni propositi non scorra… ho una notizia importante: guardatevi "Pericolosamente Insieme" - titolo originale "Legal Eagles" - film del 1986 di Ivan Raitman. Lo hanno trasmesso oggi pomeriggio.
Nel film, la desaparecida dagli schermi Debra Winger scrive una relazione per il tribunale usando la macchina da scrivere…
Questo è il segno del tempo che passa.

Non ricordo come ho passato il 31 dicembre 1986… Che sia anche questo il segno che il tempo passa?