domenica 30 agosto 2009

MORALITA' SPICCIOLA


Chi è più saggio di me m'invita alla calma e al gesso: perdere le staffe adesso non sarebbe costruttivo. Vero. Verissimo. Ma perdere la testa in questo momento mi appare sempre più facile, peggio, probabile. Quindi mia cara Melinda fai un bel respiro e affila i polpastrelli.


Gli ultimi 10 giorni hanno visto il fiorire e la seguente pubblicazione di notizie di violenza gratuita rivolta agli omosessuali. E non essendoci una guerra in giro, almeno così si dice -ahahahahahah! - la violenza è SOLO gratuita.
Con il peso di queste notizie che non riesco a farmi scivolare addossi, girando sulla home page di Faccialibro vedo che è stato creato un gruppo che si chiama "Svastichella fan club"... Non commento.
Tra le motivazioni alla sua creazione il fatto che "uno che a 40 anni si fa ancora chiamare Svastichella è un idolo"... Non aggiungo commenti.
Come non commento che sulle info di base ci sia scritto che all'interno del gruppo "finocchiacci e lesbiche non sono graditi". Come se ci fosse la fila per iscriversi... Non commento.
Comunque l'ho segnalato al moderatore, e vediamo come si comporta Faccialibro, altrimenti me ne vado anche da lì. Ammesso che serva a qualcosa: la mente bacata di certi individui non si cambia perché gli si chiude la home page.
E qui ritorna la polemica aperta tempo fa su un altro post che richiamava il pensiero delle responsabilità dei genitori sull'educazione dei figli. Perché chi si iscrive a certi gruppi e fa parte di gruppi che istigano alla violenza e all'odio, ce li deve pur aver avuti due stracci di genitori. O son tutti orfani? Certo è possibile che anche i genitori la pensino come loro e questo spiegherebbe l'imprinting. E se non la pensano così, è possibile che non gli sia passato neppure per l'anticamera del loro poco cervello di notare che si stessero crescendo in seno un povero mentecatto violento. Io comunque li voglio ringraziare personalmente per aver cresciuto e messo in giro questo tipo di testa di cazzo che poi va a scassate la minchia al resto del mondo, con idee e propositi che non mi pare si siano rivelati vincenti in passato. Teste di cazzo che verranno, in fase di arresto, definiti "bravi ragazzi". Grazie, di cuore: mai presa in considerazione la SANA masturbazione?
Certo è che la cultura generalmente, definita tale nel Paese, non aiuta: a forza di fare sconti alla storia si arriva a questi punti. A forza di pubblicazioni settimanali delle storie del fascismo e del nazismo si arriva ad una specie di celebrazione di eventi tragici, dolorosi, impensabili come simboli a cui credere. Pensare che ho appena finito una vacanza in un Paese dove le violenze naziste hanno fatto milioni di vite di danni, ma l'ho trovato un Paese contrito, attento a non ripetere gli stessi errori e gli stessi gesti. A differenze del nostro dove tutto sembra poter essere rivisto e reso accettabile. In un enorme grigio che non rende giustizia a nessuno. Tanto meno alle vittime.
Che tristezza.


In quest'estate che pare non abbia fine, dove la mia città risulta allergica a qualsiasi tipo di fenomeno atmosferico piovoso, ormai godo del fresco di riflesso.
Melinda esce la notte a passeggio per il parco, a riprendere fiato e assiste a distanza ad un temporale feroce, elettrico, probabilmente sull'Appennino che guarda l'Adriatico. Il sospetto di uno spettacolo pirotecnico che illuminasse nubi e cielo non mi ha mai sfiorato: erano fulmini belli e buoni, anche se non se ne sentivano i botti. Ma di buono c'è che la temperatura pare scesa di almeno un paio di gradi.
Contemporaneamente il rito di spalancare a sera tutte le finestre affinché la casa si rinfreschi, ha preso il posto delle altre abitudini serali invernali: controllare che il pallet dentro la stufa sia sufficiente, coprirsi quando si va fuori a fumare...
Stagione che vivi, abitudini che prendi.
Ci vorrebbe il mare, anche solo per passeggiargli accanto, vero Titina?

lunedì 24 agosto 2009

PLACCHE E VEDUTE

placche di ottone poste sui marciapiedi davanti alle case di deportati dai nazisti. riportano nomi, date di nascita, luogo - se conosciuto - della morte. la città ne è sfortunatamente piena.


vetrate di Altenbrger Dom


triciclo a pedali per spostarsi per la città senza smettere di bere

OGGETTI VOLANTI IDENTIFICATI




"Vespa, novità lesta", diceva sempre mia madre.
Ora, se il detto popolare ha un qualche fondamento qui di novità ne devono arrivare a migliaia. Non scherzo: a migliaia.
Se nel suolo Patrio il problema "insettifero" più comune sono le zanzare, di qualsiasi forma o nomenclatura animale, qui se la lottano ogni giorno con le vespe. Stai fuori in terrazza a berti un bicchiere di vino? Oltre a rischiare di tornare a casa un po' più alcolizzato di prima, dovrai vedertela con gli insistenti animaletti che si infilano dappertutto e se non stai attento si infileranno anche nella tua bocca. Sei seduto su una sedia di legno? Perché i laboriosi volatili non dovrebbero cercare di intrufolarsi tra le tue cosce per cercare di rubare un po' del legno della tua sedia per farci il nido? Sei nel bosco a farti un pranzo tipico con gli amici che qui ti hanno portato con la macchina - e che macchina! - ? Dovrai dichiarare una guerra senza frontiere per cercare di allontanarle da bevande, vivande, pane e caffè.

Oggi, dopo aver assistito alle prime due scene del reality dell'insistenza - perché sono noiose, cocciute, insistenti queste qui! - abbiamo pensato che era arrivato il momento di girare il terzo atto e ci siamo avviati con la troupe verso un bosco a circa mezz'ora di macchina. Non descrivo l'ambiente perché non c'è bisogno che dica che non c'era una carta, un fazzoletto abbandonato, una cicca per tutto il sentiero percorso tra le piante, tutt'al più qualche enorme escremento equino che in alcuni punti faceva procedere come su un campo minato. Parlo invece della tavola apparecchiata nei pressi di un delizioso vecchio mulino che serve piatti tipici nella pace della campagna prospiciente il bosco.
Le portate sono state invase dalle vespe alla velocità della luce: prima le bevande perché sono state portate per prime, poi i piatti di portata. Non aggiungo che mi sono scelto un piatto a base di carne coperta da salsa di mirtillo perché altrimenti mi prendete per scemo.
La lotta è iniziata immediatamente. Riempiti i bicchieri con i tovaglioli accartocciati per evitare di bere le vespe con il succo di mela, abbiamo preso ad allontanarle con i menù. Inutile tornavano. Ho acceso una sigaretta per vedere se il fumo le allontanava... Come no! Poi abbiamo chiesto di farci portare un po' di limone con chiodi di garofano che pare abbia un effetto repellente... Pare solo! Infine siamo passati alle maniere forti: io e R. le bruciavamo con l'accendino - quando e se riuscivamo a intersecare la loro traiettoria a zigzagante -, F. le attirava con un po' di succo sotto un bicchiere capovolto e aumentava ad ogni minuto il numero delle prigioniere.
Per me non è cambiato nulla. Per ogni animaletto arrostito ne arrivavano altri crudi. Per ognuna che veniva imbottigliata, altre venivano a sostituirla. Meno male che non ci hanno punto!

Risultato: ci fossimo goduti il pranzo sarebbe stato un dono del cielo. Infatti non ce lo siamo goduto. Tale era la caccia, la paura di inghiottirne qualcuna, la rabbia di dover mangiare coperti d'insetti come predatori di miele, che quando abbiamo reso i piatti alla cameriera eravamo stravolti e contenti di saldare il conto.

Comunque: la visita alla campagna è andata bene. Ho visto un borgo fortificato al cui interno la gente mangiava salsicciotti e beveva birra, una cattedrale gotica - Alterberger Dom - e due meravigliosi alberghi, per un totale di una quindicina stelle.
PS: domani metto le foto se ritrovo il cavetto. Trovato!

sabato 22 agosto 2009

AL RISVEGLIO




Lazy morning.
C'è qualche ambulanza che passa sotto casa, ma per il resto, sono quasi le dieci e mezzo del mattino, la cosa che salta all'orecchio è il silenzio. L'appartamento di R. e F. è in centro, ma a parte le macchine che passano, non si percepiscono altri rumori. Se qualcuno transita a piedi per la strada lo fa in silenzio. Un silenzio ristoratore, da importare anche nelle nostre città. Non che siano morti, solo passano senza lasciare traccia di se stessi. Eppure la sera nei locali a bere una birra di gente se ne vede tanta, ma il rumore della massa è infinitamente più basso che altrove.
Si sono spente le luci sul duomo e mentre sto fuori a fumare la Cattedrale sembra un po' più chiara rispetto all'immagine notturna. I pensieri fissi del mattino, sempre gli stessi - sempre lo stesso - si allontanano dopo un meraviglioso caffè al cioccolato, di cui DEVO portare in Italia la miscela, per farmi ristorare il cuore nelle mattine d'autunno che mi aspettano.

Ieri sera cinema: "Bruno" - ci va la umlaut ma non so tirarla fuori da questa tastiera... provo, niente - con Sacha B. Cohen. Un pazzo scatenato, passato a provocare tutto quello che non aveva provocato con l'altro film, utilizzando un personaggio assolutamente sopra le righe. Sono morto dal ridere e dall'imbarazzo ad ogni scena, ad ogni azione sfrontata che compie con il solo fine di provocare: il figlio avuto in cambio di un i.Pod - ma era un'edizione limitata -, le sedute dai convertitori di sessualità, le danze con il pene che parla... Bravo, molto bravo. Secondo me in Italia non farà un soldo.

venerdì 21 agosto 2009

4711




Non mi considero uno sprovveduto, anzi se penso a me vedo un ometto abbastanza sveglio e brillante . evitate i commenti cattivi, grazie, altrimenti anni di analisi per accrescere l'autostima vanno a farsi friggere - ma scoprire che l'acqua di Colonia deve il suo nome alla città che per prima l'ha prodotta è stato uno shock. Bastava seguire e dare un senso alla sequenza delle parole per arrivarci. Ma fin da bambino sentirla, la sequenza, non dava origine ad un significato di luogo ed appartenenza, solo ad un prodotto con determinate caratteristiche.
L'illuminazione avviene a fianco del Duomo di Colonia, tra l'altro un gotico bellissimo con molte delle vetrate, soprattutto quelle poste in basso, salvate dai bombardamenti degli alleati che hanno raso al suolo la città: in un negozio di souvenirs, che accanto a terrificanti cartoline che riproducono le sembianza del Santo Padre, impilate bottigliette di vari formati della famigerata "4711"; appunto "L'acqua di Colonia". Magia che si apre allo sprovveduto essere parlante e non pensante.
Rosario, il mio ospite, promette di portarmi a vedere l'edificio dove viene prodotta, che si trova appunto al 4711 di una qualche strada cittadina. E mi spiega che la numerazione degli edifici è un qualcosa che risale all'occupazione francese, 1794, perché prima gli indirizzi erano dati dal solo nome dell'edificio - Palazzo Pinco, Villino Pallino etc. Ma quante cose sa quest'uomo venuto da lontano?

La città mi appare viva e bella: un caffè preso insieme ad un suo amico israeliano che si è sposato col compagno poche settimane prima - Paese civile! - è sorseggiato in una piazza animata da un via vai continuo. La passeggiata prosegue nel caldo torrido fino alla frescura di un grande magazzino disegnato da Renzo Piano. Quasi per solidarietà con l'impronta dell'artista mi compro una polo di marca a prezzo scontato. L'edificio ha la forma di un sasso di vetro splendente, con le strutture in ferro ed i piani chiaramente visibili dall'esterno. Tipico di Piano, di una bellezza strepitosa: che posso farci se mi pace l'architettura moderna? E poi qui sta sta bene: di antico c'è rimasto poco, nessuno potrebbe opporsi per la contaminazione.
Ma lo scendere su e giù per le scale mobili è una delizia per la pelle: a Roma quando fa caldo si entra nelle chiese, in mancanza di quelle, vanno bene i centri commerciali. L'afa è insopportabile, il cielo limpido non si decide a piovere la frescura.

Altri angoli, altre vie, fino a finire nel pomeriggio inoltrato a fare un pranzo giapponese: noodles e carne in un bel piatto sul quale mi avvento come un lupo famelico.
Rientriamo a casa trascinando le gambe, piegati dalla giornata di caldo tropicale.

La magnifica terrazza di alcuni vicini appassionati d'arte, ci offre un vino rosso italiano ed una conversazione sviluppata in italiano per non far sentire il sottoscritto isolato. Paese ospitale.
Tra l'altro il vino in terrazza pare sia un'abitudine per coloro che ne posseggono una: la notte del mio arrivo abbiamo fatto le tre, sorseggiando un vino bianco fruttato, ammirando dalla terrazza di questo appartamento le guglie del duomo illuminate a giorno, ed i piccioni che senza riposo gli giravano attorno. Godersi la vita con lentezza.

La prima impressione è di un paese MOLTO avanti, dove le cose si fanno e, soprattutto, le si fanno senza drammi. La vita è troppo breve per complicarsela.

giovedì 20 agosto 2009

PARTENZA

Controllo dietro casa l'ormai orrido spiazzo di terra arsa dal sole che un tempo era un boschetto. C'è. In attesa della piscina che - forse - ci verrà costruita, spero che gli sradicatori di alberi abbiano tanto, tanto riflesso di sole caldo sui muri.
Il gas è chiuso, il gatto e le piante affidate, le finestre sigillate. Si può partire.
Certo un orario un po' più umano avrebbe fatto comodo, ma le 17,30 sono già un momento della giornata accettabile per questi giorni di calura.
Ho messo in valigia cose un po' più pesanti, come se andassi a villeggiare, come se andassi a respirare fuori dall'afa di questi giorni. Chiudo la porta dietro le spalle e vado.
Lascio solo immaginare cosa non è il cambio di treno a Firenze, da domandarsi come si possa vivere nell'aria immobile di quella splendida città. Ma fortunatamente tutti i treni che prendo per raggiungere l'aeroporto hanno l'aria condizionata. Alla faccia del degrado che sconvolge la nostra rete ferroviaria, la mia personale ruota della fortuna ha girato per il verso giusto, stavolta.

Pisa, imbarco tra il sudore degli addetti al volo, pochi minuti e sono arrivato. Durante il volo mi assale una sottile ansia dovuta alla lingua, non la mia che già risulta abbastanza felpata. Vado in Germania non sapendo una sola, singola parola dell'idioma. La cosa mi sconcerta, mi da la sensazione di essere indifeso. Dovrò farmi passeggiare come un cane al guinzaglio al mio amico rovinando anche a lui la mia vacanza? Ho girato il mondo armato solo di inglese e francese senza farmi troppi problemi, ma stavolta non essendo protetto da una divisa, il popolo che parla la lingua sconosciuta acquista una predominanza e potrebbe in qualche modo farmi sentire inadeguato. Lo capisco già a bordo, dove mi sento un preoccupato: dei suoni sparati dagli altoparlanti che dicono annunci e divieti, percepisco solo la seconda parte fatta in inglese. E' una sensazione strana e sconosciuta d'isolamento, d'inadeguatezza. La controllo e mi decido a sbarcare in questo nuovo mondo, che sento più lontano e irraggiungibile del Canada al di là dell'oceano. Il mio modo spavaldo di affrontare i paesi anglofoni è andato a farsi fottere. Il bambino che non vuole farsi notare e sentire da nessuno, pena la decadenza dei sentimenti positivi a lui rivolti, adesso sarà notato e indicato come "quello che non parla la lingua". Potrei giustificarmi proclamando la mia estraneità, ma questo mi metterebbe ancora più in vetrina... Scoprirò poi che qui sono davvero isolato dal tedesco che ho studiato e mai appreso.
Per fortuna questo si rivela nel giro di poche ore un Paese ospitale, di almeno venti anni più evoluto del nostro... Sconcerto? No, nel mio caso rassicurazione.

Fuori dall'aeroporto mi attendono: Rosario mi prende sotto la sua ala protettiva - lui se la sa cavare, lui! - e l'afa che ho lasciato in Italia, la ritrovo tutta qui. Comunque sono per la prima volta senza parole da dire.

giovedì 13 agosto 2009

SEGHE



Mi affaccio al balcone posteriore che guarda altri balconi, il retro di una scuola, giardini di città ed un meraviglioso parco in collina. Tanto verde. Un piacere ristorante per gli occhi. Attraversare l'appartamento da una parte all'altra consente di cambiare nettamente le forme e i colori: dal grigio della città alla vista che potrebbe, limitandola un po' come con l'azione di uno zoom da macchina fotografica, inquadrare solo il verde. E la sera il fresco scorre da lì nel corridoio non facendo rimpiangere la mancanza della pessima aria condizionata.
Ma da oggi non è più così intenso questo colore. I proprietari di un giardino interno che grazie ai suoi alberi nascondeva una seconda fila di case alla vista, hanno fatto piazza pulita. Da stamani un elevatore con un signore a torso nudo - manco bello -, senza occhiali di protezione o imbracatura, si alza e si abbassa consentendo alla sega elettrica che tiene in mano, di tagliare rami e tronchi. Uno degli alberi più belli, più alti, più rigogliosi che mi era consentito ammirare è finito a pezzi. Non sembrava affatto malato: bello era il fogliame e le piogge primaverili lo avevano reso sorprendentemente frondoso. Pure un altro più basso ha fatto la stessa fine. Una barriera di cespugli completamente sradicata...
Adesso si vedono le spoglie di un giardino boscoso, mostrare tutta lo squallore del sottobosco. Pezzi di tronco segati in cilindri finiranno a riscaldare qualche camino. Cambia la vista e cambierà l'aria. In un'epoca in cui si consiglia ad ogni cittadino di piantare un albero per rinfrescare il mondo, questi hanno fatto il contrario.
Chissà, forse pianteranno altre cose, me lo auguro davvero. Ma nell'attesa abbiamo un albero in meno, anzi due, a difenderci dalla nostra stessa follia. Magari in quello spazio si faranno un patio in cemento e teli bianchi per le calde sere agostane. Magari costruiranno laghetti di acqua del comune, piante di loto e pesci rossi. Oppure potrebbero optare per una piscina-culla-zanzare e non godersi mai più il giardino che avevano. Magari ci fanno un parcheggio a pagamento....
Nell'ignoranza di ciò che verrà, vorrei ringraziare l'albero abbattuto per aver pulito anche la mia aria. E donato la gioia di vederlo crescere abitando da sempre in questa casa.... Effettivamente poteva essere più giovane di me!
AAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!

PS: esiste un S.O.S. alberi da interpellare? No vero? Lo sapevo. E un S.O.S. stupidi? No, neppure quello.
Merde de poulet

mercoledì 12 agosto 2009

FOTO


Cercavo tra le mie foro una che mi ricordasse qualcosa in particolare. Tutte le immagini rimandano a qualche vissuto e lo richiamano alla memoria, altrimenti perché le faremmo? Cercavo un momento veramente speciale e l'ho trovato. Il bello che la foto che ho non l'ho neppure fatta io.
Era tanto, tanto tempo fa. Il mio primo volo con l'aereo nuovo appena arrivato in Compagnia e che fu anche l'ultimo. Il mio ultimo volo come capo-cabina, poi la fusione con l'astronave madre e l'inizio dei problemi. Organizzammo questo tour nel deserto da Damasco a Palmira e fu una giornata eccezionale. Acquistai una tela finto-damascata, probabilmente made in China, e una scatola in legno intagliato dove ancora conservo le buste del tè per la mattina. I colleghi me ne regalarono un'altra in ricordo del mio lavoro con loro durato 4 anni. Che carini! Quel giorno per una foto trasformai comandante, copilota e l'unico collega uomo in odalischi intorno a me... Era la fine di un'epoca, anche se solo lavorativa, e i costumi si allentavano.

Nel viaggio di andata per raggiungere l'antica città romana ci fermammo in questo caffè che appunto sta sulla strada che da Damasco porta a Bagdad... Per chi la volesse percorrere. Bevemmo tè dolcissimo. Non so se per il nome avessero preso spunto dal capolinea della strada o dal film del 1987 di Persy Adlon. Qualcuno fece questa foto e dopo anni la recuperai in maniera fortunosa.

Ma non è di questo che volevo parlare. Volevo parlare di sensazioni forti e di viaggi. Infatti ora, se dovessi decidere su due piedi, deciderei di partire per un sentiero del deserto. Dopo le praterie altri spazi estesi. Solo colori più estremi. Non ne ho visti molti, ma quelli mi sono piaciuti. Mi piacerebbe estendere l'esperienza, ecco. Jeep, tende e chilometri di... nulla. Che poi nulla non è: ho visto ruderi di città, città nella roccia, oasi, mercati e quintali di buste di plastica svolazzare tra le pietre. Nell'immensità e nel timore del nulla intorno. La vita affidata alla guida e il sottile terrore di perdersi. 
Il prossimo viaggio sarà verso terre sconosciute tutt'altro che desertiche: il Nord Europa.
Quando sarò grande mi concederò il deserto.

martedì 11 agosto 2009

B & B CIGS

Cercherò di raccontare con leggerezza. Anche se dal mio interno, da un punto posizionato tra pancia e diaframma un paio di urla lottano per uscire fuori. Ma sono un signore (AHAHAHAH!!!!!) e credo di riuscire a controllarmi.

Dunque: due cari amici, una coppia da anni, decidono di venirmi a trovare senza un invito diretto per quelle date, ma avvalendosi di uno di quegli inviti fatti tempo addietro e poi non arrivati a conclusione. Bene, mi dico, ce la posso fare. Ed infatti ce l'ho fatta. No, non si tratta di poca volontà da parte mia nei loro riguardi o nei riguardi dell'ospitalità. Magari però in questo momento della mia vita privata sottosopra, avrei più necessità di silenzio che d'invasione. E poi a volte sono un po' irritato dal fatto che certi personaggi considerino la mia cassa integrazione come una possibilità per loro, mica per me! 
Quindi dopo aver messo un rigido paletto alla durata della visita, rivelatosi poi pessimista, accetto e non rifiuto lo tsunami in arrivo dalla Capitale. Loro stessi si sono definiti così. Io non ho fatto che constatare l'esattezza della scelta del sostantivo.

GIORNO 1: puntuale mi presento in stazione per scoprire che il treno sul quale viaggiavano non portava il ritardo annunciato: miracoli del recupero. Accolgo i due con tutta la gioia di cui sono capace e ci avviamo verso casa. Nel breve tragitto vengo messo al corrente che i due, una coppia da due anni, si sono lasciati esattamente il giorno prima... CHE TEMPISMO!!! Non hanno comunque voluto rinunciare al viaggio verso Arezzo, che nella mia mente assume subito il significato più palese di "Luna Di Fiele".
Ho un brivido di terrore: saranno in grado di vivere e convivere questi pochi giorni in santa pace? Mi auguro che con l'aiuto di tutte le divinità del Paradiso la risposta sia sì, ma è inevitabilmente no. I fatti che seguono mi daranno ragione,

Forse contenti del loro arrivo i due ostentano un'indifferenza che scricchiola solo a guardarli. Ad ogni occasione di intimità con me, ognuno di loro non può fare a meno di spiegarmi sottovoce, perché l'altro che fa la doccia non senta, quali sono i motivi che hanno portato alla rottura. Ma dai! Evito di sottolineare quanto le due versioni concordino su un solo punto: la colpa è dell'altro. Cominciamo bene. Non bastavano le normali lamentele sulla situazione delle nostre Ferrovie?

E così, tra cena, passeggiata e chiacchiere sulla scalinata della Cattedrale, il giorno scivola via, con una sola vittima: il mio ottimismo mal riposto.

GIORNO 2: tra spesa alimentare e spese in centro scivola la mattina. Nella notte sono stato svegliato solo dal puzzo delle troppe sigarette fumate in giro per la mia casa - dove io generalmente non fumo - , ma all'alba il parquet non presente segni di collutazione, lancio di oggetti, tracce di sangue. Neppure i vicini si sono lamentati per strepiti notturni. Quindi non mi lamento. 
Nel pomeriggio cominciamo con un bel giro in provincia, Cortona e cena sempre in Val di Ciana. A Cortona il più anziano dei due accusa l'altro di volerlo fare secco costringendolo ad un'irruente salita verso la Basilica di santa Margherita. Ma sopravvive. A cena il più giovane impone il silenzio su una conversazione tranquilla sulla gelosia all'interno delle coppie, e gela l'atmosfera. Nel dopocena non si rivolgono la parola. In auto sulla strada del ritorno il più giovane piange lacrime e singhiozzi silenziosi In casa, mentre l'altro fa la doccia, continua con una crisi di pianto che mi vedo costretto mio malgrado a consolare. Poi mi metto a letto. Infilo i tappi e spengo la luce: se si vogliono uccidere in quelle ore di buio facciano pure. Io ho sonno. 
Per la cronaca non si uccideranno, ma discuteranno per tutta la notte. Cosa che mi faranno notare con l'aria di chi sta "davvero tanto male", non appena mi alzo per godere di qualche minuto di solitudine e silenzio, nella casa che a porte chiuse sembra deserta. SEMBRA! I tappi non sono serviti: avrò subito una cronaca differita di discorsi e reazioni.
Vittima del giorno due: il mio ottimismo sull'essere umano.

GIORNO 3: in cerca di aiuto e di supporto, chiedo al due se sono d'accordo a vedere mia sorella per pranzo. Appena mia sorella arriva il primo dei due, quello più anziano, quello che in verità è il mio amico, si fa prendere da una crisi di panico: disteso sul letto suda freddo, accusa di non riuscire a respirare, dichiara dolori al torace, non muove le gambe. Non cado nel panico - del resto ho dovuto gestire anche decessi a bordo di un aereo - queste mi sembrano bazzecole... a patto che non smetta di respirare. Avviso mia sorella che forse il pranzo avrebbe subito qualche minuto di ritardo e mi chiudo in camera con lui. Una ventina di minuti di rassicurazioni, massaggi e mani sulle spalle lo fanno uscire dalla crisi. Non gli do il tempo di cadere dentro ad una seconda crisi e lo trascino a tavola dove tutto si stava freddando. Mi dico: "Almeno così si distrae". Si distrae moltissimo infatti: conversa con garbo con tutti come fosse niente, mangia come un bufalo poi si alza e si chiude in bagno. Uno sguardo d'intesa con l'ex compagno rimasto a tavola per il caffè mi fa capire che tutto il mio pranza va a finire nella tazza: sua altezza il bulimic-anoressico è andato a vomitarlo per paura d'ingrassare. Almeno fosse magro!
Evito inutili commenti, potete farli voi.
Dichiaro invece che la vittima di quel giorno, il #3 è: il mio ottimismo sulle qualità terapeutiche della cucina.
Il pomeriggio si mette a piovere, così che io non possa neppure avere la via di fuga dell'esterno. Bene, raccolgo le forze per quest'ultimo sprint e mi dico che le 20 arriveranno velocemente. Cerco come meschina arma di difesa di defilarmi ogni qualvolta uno dei due si allontana: non so quante volte son andato in bagno in quel pomeriggio. Così almeno mi evito le lamentele sussurrate sull'altro.
Piove ininterrottamente tutto il pomeriggio, poi arrivano le 20 e loro s'imbarcano sul treno. 
Il mio amico mi dice che quando torno dal mio viaggio tornerebbe volentieri a trovarmi -anche per non avere l'altro tra i piedi, sussurra- e mi trovo a declinare la prospettiva con un semplice: "Anche no!". Il mio tono sarà stato abbastanza secco?

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

domenica 9 agosto 2009

ONORATO

Ieri sera sono stato insignito del titolo di cittadino, non abitante, di un borgo tra i più belli della Toscana.
Non c'è stata nessuna cerimonia, non c'erano le autorità, neppure la banda, ma con il dono sconsiderato di una polo che riportava stampato il nome della città, il simbolo della città e le semplici parole di una mia amica: "Ormai sei sempre qui, sei diventato di qui, ti meriti la maglietta che abbiamo fatto fare per noi...", la magia dell'adozione è avvenuta con un semplice cambio d'abito. Ignudo, la trippa di fuori, ho battuto la vergogna di quel cambio di maglia estemporaneo fatto in piena vista all'interno di un negozio, con la gioia di ricevere quel dono. Imprimatur concesso da chi certo non aveva autorità politica o amministrativa per insignirmi della cittadinanza. Ma da chi vedendomi tutte le volte che passavo da lì, non ha potuto non riconoscere che la mia frequentazione di quelle mura non poteva che essere un sinonimo d'affetto per lei stessa e il paese.

Venivo da un pomeriggio di gita con due amici romani iniziato da Cortona. Le piazze, le stradine medievali, la salita spezza-fiato su fino alla Basilica che contiene le spoglie di Santa Margherita - pensavo di rimanerci secco ma il cuore ha retto... - e un diluvio universale che mi ha infradiciato da capo a piedi e mi ha fatto correre al piano senza darmi il tempo di vedere la Santa Salma. Infine un aperitivo in piazza.
Poi con la macchina ho attraversato la pianura per una cena nelle strade del borgo di cui sopra. Non parlo della cucina che non ha bisogno di difese: dico solo che i due romani si sono leccati le dita e non hanno potuto non ammirare l'armonia delle costruzioni, il silenzio tranquillo impensabile nelle metropoli. Sì cari, in Toscana si può ancora vivere così.

Orgoglioso per la riuscita della cena ho raggiunto il negozio della mia amica che oltre a vendere le sue mercanzie, è in qualche modo il punto di ritrovo per alcuni selezionati - da lei - abitanti, centro per l'informazione turistica non autorizzato, ufficio di promozione e relazioni internazionali ancora meno autorizzato; ma efficace e laborioso. Nonché luogo di goliardici aperitivi aperto ai passanti-amici. Tutte le sere.
Uno requisito? Un amore sviscerato verso quelle pietre millenarie che costituiscono il nucleo cittadino, il rispetto per i suoi abitanti e le sue abitudini. Tutti benvenuti, ma che si sappiano comportare. 
Mentre stavo uscendo dall'attività per recarmi ad un concerto che si teneva nella parte alta del Paese mi son sentito richiamare e voilà, ecco il premio ambito e inaspettato.

Ho già detto che non ci sono stati squilli di chiarine, chiacchiere e discorsi in tricolore. Nessuna banda con le majorettes, nessuna ufficialità; ma vestire l'ignudo con quella polo ha assunto un tono vicino al regale riconoscimento. Vicino ad un cavalierato... Un titolo nobiliare... Tanto che stavo quasi per mettermi in ginocchio e non mi sarei sorpreso di sentire la spada della "regina imprenditrice" calare sulle mie spalle. Lo so, ho visto troppi films, ma che ci posso fare? Naturalmente non è accaduto, del resto mancava anche il trono dove farle appoggiare le regali terga, ma appena sono riuscito vestito del candido mantello, l'ho mostrato con orgoglio ai miei amici. Le loro facce erano un po' perplesse. Li capisco, loro vestono solo capi di grandi firme. Questa limitazione del gusto gli impediva di capire tutta la mia gioia e il mio orgoglio. O forse, molto più semplicemente, la polo con tutte quelle scritte non risultava di loro gusto. Ma chi se ne frega?

Per darmi manforte anche la mia amica "regina della città" ha indossato la sua propria polo e con quelle siamo andati al concerto. Una sovrana, un tronfio baronetto e due romani sconcertati.


martedì 4 agosto 2009

PENSIERI

Certo andare in vacanza e spalmarsi con l'aereo sulla torre di controllo.... Che mega sculo! Pensa un po': uno va in vacanza per godersi pace, calma, il sole del mare Tahilandese, il relax e... splat! Contro la torre di controllo. Meno male che per le due italiane le ferite sono lievi. Ma la vacanza è assolutamente rovinata. In più dovranno riprendere l'aereo per rientrare in Italia, a meno che non vogliano fare come Tiziano Terzani. Immagino che non vivranno momenti allegri al prossimo imbarco.
Per combattere la noia mi sono prenotato un volo verso la Germania, per passare un po' di tempo con un amico che è stato da poco ospite da me. Paese quasi sconosciuto per me, vedrò cose nuove e nuove facce. Fa bene cambiare aria. Ho preso un biglietto super scontato, con arrivo all'una del mattino. Speriamo che il pilota non sia troppo stanco e la torre di controllo ben illuminata...
Memento audere semper.

REGALI



DIO BENEDICA I POMPIERI DI NEW YORK, alcuni dei quali hanno posato in evidenti condizioni climatiche proibitive per il fotografo Battman, per finire nel cd di salvaschermi che mi è stato portato in regalo al ritorno da un viaggio negli Stati Uniti.

Che freddo! Che neve! Che visioni! Che tatuaggi! Che depilazioni!

Che spettacolo!


Avevo cominciato a buttare giù due righe per questo blog che stava subendo una pausa troppo lunga, quando mi sono alzato per fumare una sigaretta. Al mio ritorno il salvaschermo era partito e sono rimasto ad ammirare questi manzi senza vergogna, incapace di toccare qualunque tasto del portatile, per paura di interromperne il flusso. Ma soprattutto di tornare ai pensieri profondi che volevano sgorgare solo cinque minuti prima...

Lo so, i pompieri sono eroi moderni che vanno a salvare vite nella vita di tutti i giorni, e solo per questo dovrebbero essere ammirati. Ma quando si prestano a posare per fotografi birichini, per beneficenza od orgoglio giustificato, essi salvano un numero superiore di vite dalla noia e dall'abbattimento. Compito meno importante? No davvero!

Titillato dai desideri di Samantha Johns di "Sex and the City", avevo preso a collezionare i calendari che venivano realizzati per la raccolta dei fondi per il corpo dei Pompieri della città di New York e per le opere benefiche da loro sostenute. Ogni fine anno mi presentavo nel loro negozio sulla 51st St, tra 5th e 6th Avenue, per contribuire con circa 15 dollari, più tasse, e provare la gioia di portare a casa la nuova copia del calendario, che faceva bella mostra di se nello studio. Questo nel 2006, 2007 e 2008. Poi l'anno scorso il dramma! Non si sarebbe più fatto il calendario ufficiale! Perché? Spiegazioni non ne venivano date. E mo? Mi sono accaparrato a prezzi di saldo una copia del 2005 che giaceva invenduta per la mia collezione personale, ma che oltre a quello non sarebbe servita. Il dilemma restava: chi ci attacco al muro? Alternative venivano dai calendari non ufficiali in vendita nei negozi di souvenirs, ma lo scorno di essere stato abbandonato dal glorioso corpo cittadino, mi impediva di passare al nemico.

Tornato in Italia riflettevo se questo fosse un segno, se fosse quindi arrivato il momento di mettere la testa apposto e arrendersi al calendario di Frate indovino che continuava ad arrivare per posta, dopo che mia madre, tanti anni fa, ne aveva richiesto una sola copia, e solo per quell'anno. Ma niente: quando uno si fissa proprio non ce la fa a mollare l'osso: volevo carne attaccata al muro, e carne avrei avuto. Provvidenziale la pubblicazione del calendario di Max con uno sconosciuto e poco voluminoso partecipante all' "Isola dei famosi"... "Famosi" de' che!?

Mi son detto: "Meglio di niente, almeno quella branca della raccolta di calendari può proseguire...". Acquistato a caro prezzo il patinato involucro mi son trovato ad appendere immagini di una mosceria unica. Il corpo c'è, il pupo è bellino ma, ahimé, manca la trasmissione di un qualunque messaggio di sensualità. Bene per la collezione che poteva proseguire, ma il calendario di Gasmann del 2001, quello di Bova del 2000 e quello di Argentero del 2004 -nell'ordine-, restano imbattuti. Guardare per credere.

Per la cronaca: non so perché, ma tra le tante cose che colleziono ci sono i calendari: "Frate indovino", "Sesto Caio Baccelli", "Max" e "New York City Firefighters". Tradizione e trasgressione nello stesso muro. Olé!



Solo due parole sull'acqua che è venuta giù stamani: CHE MERAVIGLIA! Ho assistito alla sua caduta dalla veranda di una bellissima casa in campagna di una mia amica. Non siamo neppure rientrati, ma siamo rimasti lì incantati e goduriosi, a risentire quella sensazione di freddo sulle braccia che da troppo tempo ci era estranea durante il giorno.

Per di più il mio deposito dell'acqua piovana era vuoto, quindi un po' di collaborazione da parte di Madre Natura per consentirmi di risparmiare acqua per bagnare le piante, è stata MOLTO gradita. Ora sta a metà. Quindi domani richiederò il bis. Chi sta al mare non si irriti, grazie.