giovedì 2 luglio 2009

OUI, JE SUIS ARRIVé

Tornato in Italia vengo accolto da:
1- un aeroporto sporco, ma sporco da vergogna, soffocante e che porge il peggiore dei benvenuti a chi viene in Italia;
2- un "porco dd@@", di due addetti ai bagagli che parlano animatamente tra loro;
3- un annuncio che comunica che il trattato di Shengen è stato sospeso per i lavori del G8, e che quindi sono stati ristabiliti i controlli alle frontiere, detto in un inglese che "manco Alberto Sordi";
3- dall'estate che è scoppiata monotona, sempre uguale, accasciandosi sulle temperature e sulle copertine delle riviste in vendita in edicola.
Anzi, sempre uguale no. A parte le varie copertine dedicate a Michael Jackson che stampano foto di così tanti anni fa da renderlo irriconoscibile a chi ne conosceva solo l'immagine di oggi, questa tragedia è successa adesso e non si potrà ripetere, le altre sono improntate sui corpi più o meno belli delle stars nostrane che sono al mare. Per me ci vanno per farsi fare il book fotografico. E chi li conosce? Per uno che sta fuori dai circuiti televisivi di questa bruttissima televisione, riuscire a capire che siano questi sorridenti giovani dai nomi banali e sconosciuti, è quasi come vincere un terno al lotto. 
Esco dall'aeroporto e mi fumo la meritata sigaretta dopo una notte insonne. Non dormo in aereo, non ce la faccio e non ce l'ho fatta mai, quanto meno da passeggero. Mi sono finito di vedere "Shall we dansu", e l'ho trovato delizioso e decisamente più divertente della copia americana, ma non mi conciliato il sonno.
Sono così stanco che non ho neppure fame, mi avvio verso la stazione e mi imbarco su un lungo treno verso casa.


Adesso ci sono dentro e questo è buono. 
Oddio.... Che sia tanto buono non so, ma per ora ci sono e vediamo che cosa riserva il futuro. Tutt'al più chiederò anche io di poter fare la Velona - velina passata d'età - e questo avrà di buono che mi costringerà a mettermi a dieta.
Di trasferimenti ancora non si può parlare: la crisi economica mondiale creata da sti geniali banchieri provoca licenziamenti dappertutto, quindi non è neppure il momento di cambiare aria. Poi vedremo.


Fino al mio rientro al lavoro mi godrò l'estate - chissà se anche altre stagioni? - mostrando le chiappe al mare, sperando che qualcuno mi ci porti.


In chiusura una lode ed un ringraziamento alla mia valigia trolley, quella nera grande, che già in precario stato di salute alla partenza, ha saputo resistere e mantenere altro il suo orgoglio, fino al mio arrivo a casa. Dopo mesi di avanti e dietro per lavoro, durante i quali nessuna perdita di cerniera - zip - le era stata evitata; e dopo questo viaggio per il quale era partita in non già perfette condizioni psico-fisiche, ieri, a cento metri da casa, ha perso definitivamente e irrimediabilmente una delle due ruote. Oggi verrà salutata per l'ultima volta mentre il camion dell'immondizia se la porta via. In verità durante il viaggio, a Lethbidge per la precisione, ne avevo cercato e trovato la sostituta: praticamente identica, con un marchio più prestigioso, ammiccava dallo scaffale dei sessanta dollari, prezzo strepitoso per quella dimensione e apparente qualità. Ma non ho avuto il coraggio di farlo. La trolley, che stranamente per me che do nomi a tutti gli oggetti non ne aveva uno suo, era partita con me e sarebbe tornata con me.
Trascinata quindi a viva forza per gli ultimi metri, l'ho tirata su per le scale e svuotata.
A me quando butto una valigia prende la sindrome da segugio: sono assalito dalla paura di lasciarci qualcosa dentro di estremamente importante. Mi viene la certezza di averci nascosto qualcosa di così importante, che lo devo trovare a tutti i costi. Così la giro e la rigiro frugando in ogni tasca, sollevandone addirittura la fodera. Di solito non salta fuori nulla, ma questa ricerca, questo cavity check, serve a me da rassicurazione. Costretti a scegliere, della vita e meglio dar via il contenitore, non il contenuto.

1 commento:

ignominia ha detto...

grande post Giamps, bentornato.