venerdì 15 dicembre 2017

NATALE A BANGKOK.




Effettivamente la Thailandia non me la ricordavo così moderna.
Sarà che i miei ricordi risalgono a venti e più anni fa; sarà che messa a confronto con l'Australia, che allora era per me l'agognata meta successiva, qualunque paese del sud est asiatico poteva apparire poco civilizzato; oppure che proprio vent'anni fa muovevo i primi passi verso la scoperta del mondo e dilatavo le mie prospettive da quelle allargate nel continente europeo, verso un mondo ancora destinato a prendere la rincorsa e a superarci di misura. Ma allora non lo sapevo ed io vedevo questo Paese con l'occhio dell'occidentale che si vede superiore per principio e conferma in ogni valutazione l'arretratezza altrui.

A Bangkok ho trovato modernità ed avanguardia stilistica. E pure quell'aria solita, vagamente erotica e lasciva che pare confermarsi ad ogni passo: la ricordavo e non è scomparsa affatto neppure nell'era di internet.

Ma la città è esteticamente irriconoscibile: è una selva sterminata di grattacieli che circondano le zone di costruzioni più basse e le minacciano con demolizioni; lussuosissimi centri commerciali che alloggiano i marchi più prestigiosi (tutti, o quasi, europei...) e vicini al 25 dicembre azzardano decorazioni, pur bellissime e ricercate, diventano ridicole quando le colleghi agli oltre trenta gradi che ti fanno schiumare appena metti fuori il naso dai tornadi di aria condizionata che perseguitano la cervicale dei senescenti come me. Ieri mattina ho scattato una foto surreale: ragazze in t-shirt, mini pantaloncini e infradito perniciose che si scattavano foto abbracciate ad un orsacchiotto gigantesco su un tappeto di neve di plastica: ho così però capito appieno la necessità di creare i una canzone come "White Christmas".

Invariato è il solito traffico ingorgato di allora che ti fa benedire ogni singolo chilometro che percorri in metrò o sui battelli fluviali.
Invariato è anche il mercato del falso e del sesso di Patpong: attivo, presente mai evanescente, con la sua schiera di avventori e affezionati che imperterriti aspettano il calare della sera per mettere a rischio relazioni sentimentali, salute e portafogli. Non è difficile riconoscere già in aereo coloro che non vanno lì per la visita di gallerie d'arte. E spesso mi è capitato di veder salire ai piani dell'hotel di lusso dove alloggiavo, signorine e signorini che dall'abbigliamento e dall'accompagnatore non sembravano che ospiti a ore delle camere dei nobiluomini che li tenevano per mano.
È inutile indignarsi? Lo si deve fare per principio? Non lo so. Anche perché non conosco esattamente la natura del fenomeno e non conosco il singolo caso. La banalità di dire che "l'importante è che siano maggiorenni e consenzienti", si infrange davanti ad un fenomeno così vasto e capillare che ha inevitabilmente dentro di sé delle storture che tendono al criminale.

Coloro che invece sono cambiati qui nel mercato sono invece i venditori e gli imbonitori, meno aggressivi e come meno invogliati a tirarti dentro nell'affare: dopo anni di battaglie all'ultimo spicciolo contrattato hanno finalmente capito che dopo di te è sempre in arrivo qualcun altro che finirà per comprare quello che tu rifiuti. Tu sei arrivato lì pronto a dichiarare la guerra termo nucleare per portare a casa il falso d'autore e loro non ti inseguono più se fai per andartene e, quando te ne vai davvero, non ti stramaledicono neppure. Come dicono alle casse in America: "Next!!".

Altra novità sono gli addetti ai centri massaggi: davanti a tutti quelli un po' equivoci - ce ne sono in abbondanza - la selva di massaggiatori ha messo a disposizione "dell'utente massaggiando" un nugolo di operatori che raccolgono e soddisfano le necessità di ogni tipo di teoria di genere. Per toglierti dall'imbarazzo di chiedere sono loro stessi ad individuare le tue "preferenze" e non sbagliano una volta che sia una.

Ma a guardare bene Bangkok non è comunque più quella di una volta, il suo posto è stato preso da una città inquinata e polverosa, sfarzosa e opulenta, compiaciuta di essere il centro del Siam moderno che non sta al passo col Siam tradizionale e rurale che si incontra dopo chilometri di autostrada passati a percorrere periferie infinite. Ricchi ce ne devono essere tanti. Bangkok ha linee della metropolitana abbastanza estese e un servizio Uber presente ed insistente: i Tuc-tuc pensano di poter chiedere prezzi da taxi, i taxi attaccano il tassametro solo in partenza dagli hotel, li mando tutti a stendere evitando la fatica delle contrattazioni e prendo UBER. Fanculo, ve la siete voluta.

E mentre cammino negli inevitati centri commerciali incontro un intero piano occupato da venditori di auto di lusso: Rolls, Bentley, Lamborghini e visti i prezzi mi viene da domandarmi se gli airbag non siano di Vuitton...


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

venerdì 1 dicembre 2017

VOLARE 1





Ok,👍🏻, siamo partiti.
Contrariamente alle mie previsioni catastrofiche, coerentemente a quelle di chi il lavoro di traveller lo prende seriamente e mi tranquillizzava al riguardo, siamo partiti da Milano. Destinazione un Emirato Arabo poi l'Oriente.
Nessuna incertezza al check in, nessuna sorpresa a bordo, tutte le sensazioni disturbanti avvertite nei viaggi precedenti lasciate a casa. Unico punto da segnalare: la goduria nel provare l'imbarazzante gentilezza da parte delle colleghe del volo.

È pur vero che la gentilezza l'ho scatenata io arrivando a bordo con un panettone perché l'equipaggio che mi ospitava potesse avere un momento di relax con qualcosa di dolce e di buono e magari italiano, ma davvero le coccole a cui siamo stati sottoposti sono tante e tutte speciali. Forse bisogna essere dell'ambiente per capire la preziosità di uno spazzolino da denti usa e getta inaspettato, o di un a mascherina da riposo durante un volo di lungo raggio, lì dove normalmente non vengono distribuiti; ed altro ancora. Ma è certo che noi le apprezziamo appieno e sappiamo quanto possano fare la differenza durante un volo così lungo.

Tante sono state le attenzioni che alla fine, meglio già all'inizio del volo, abbiamo pensato che valesse la pena programmare un qualche altro volo di lungo raggio per l'anno prossimo.

Perché volare è una predisporsi alla scoperta ed alle sensazioni diverse, positive o negative, qualunque esse siano. Può capitare di tutto: dal posto scomodo a bordo alla più meravigliosa delle cene nel più esotico tramonto della tua vita quando decidi di andare in viaggio.
Ecco perché volare presuppone la capacità acquisita all'adattamento - certo moooolto più facile se al bello. Quindi se vi girano i maroni statevene a casa e non rompete le palle al resto del mondo: la vostra presenza a zonzo non è né richiesta, né tantomeno indispensabile. Godere con amore delle pareti blindate di casa vostra e sfogate, please, il vostro odio per la vita è per il resto del genere umano in una santa solitudine.

Non essendo partito predisposto a questo viaggio a causa dei numerosissimi segni che mi indicavano cortesemente e ripetutamente di restare dove fossi, mi sorprendo per la morbidezza di questo spostamento.
E se questo è possibile, lo è diventato solo grazie alle colleghe che si sono prodigate a far sì che tutto fosse il più comodo possibile.
Non me ne voglia chi, leggendomi, colga del lavoro delle assistenti di volo solo il lato che riguarda la sicurezza del viaggio e resti infastidito dall'aspetto che concerne l'ospitalità: c'è spazio per tutto in questo caleidoscopio di sfumature che è il nostro lavoro e nessuno dei due punti deve inficiare la rilevanza dell'altro.
Ma adesso sto come un Papa a vedere l'aeroplanino che scorre sullo schermo verso sud-est. Poi si vedrà. E mi domando come abbia potuto avere dei dubbi al riguardo.

Tra un po' atterriamo in medio oriente ed io che odio violentemente volare da passeggero, mi sento piacevolmente ben disposto verso questo viaggio.
Il resto più avanti. Si vedrà.


Inviato da iPhone di Melinda

sabato 4 novembre 2017

O-DIO





Siamo diventati tutti un po' Haters.
Invasato da quello che ritiene un abuso, la sottrazione del bagaglio a mano, l'uomo trova dentro di sé l'abuso verbale che corrisponde all'abisso della sua anima nera e ferita, ed invece di bestemmiare mi augura di veder fallire la mia azienda.
Ora, a questo, potrei rispondere soave che arriva in ritardo di almeno tre commissariamenti; che forse al primo fallimento da me vissuto, e che guarda caso generò la necessità di questo stesso blog, lui stava ancora in bagno a tirasi pugnette sulle pagine del catalogo di Intimissimi. Il Postal Market non penso neppure che sappia cosa sia...

Invece mi rifiuto di rispondere ad una affermazione così bassa, glielo dico, lo avviso che tornerò solo se il livello si alzerà abbastanza da apparire civile ed educata (tanto da non sfiorare la parte olezzante della porcilaia- ma questo lo tengo per me) e me ne vado.

È solo un esempio di quanto il livello si sia abbassato. Di quanto il mondo intero abbia sdoganato la bocca che emette qualunque sentenza senza il bisogno di mediarla, prima, col cervello, la civiltà e il buonsenso. Internet ha creato una generazione di leoni da tastiera 🦁 ⌨️ convinti che l'anonimato della propria stanza concedesse tutti i diritti.

E le frasi "questo non si fa", o "questo non si dice", hanno perso il loro utilizzo. Non si conoscono e non si pronunciano più.
Io invece ci sono stato educato.

Erano utili? Probabilmente sì perché stabilivano un limite che non poteva essere valicato. Era una striscia bianca che all'improvviso qualcuno disegnava per terra e non si poteva valicare. Punto. Stop 🛑.
Tutto finiva là. Crescendo si costruiva autonomamente, ma su quelle indicazioni, un territorio consentito ed uno da non esplorare. Non c'era alcuna castrazione, umiliazione, repressione e disagio stando di qua o di là dalla linea, c'era solo la buona educazione che era essa stessa in valore assoluto.

Bene. Sono vecchio. E guardo sorridendo quanta parte del mondo mi scorre accanto immune da questa che i liberisti potrebbero considerare una "castrazione morale" e quanto macello il non porre limiti possa portare nelle menti deboli. Così debole che per un'azione inevitabile come un bagaglio che non trova posto in cabina passeggeri e conseguentemente posto in stiva ci si trasforma in haters rancorosi. Voi dovete fallire...
Già fatto carino!

Ho ritrovato la stessa mancanza di barriere sia verbali che di modi ed espressioni in un programma TV, in cui la sfida alla cerimonia più bella, porterà 4 spose a valutare il matrimonio l'una dell'altra e la vincitrice in viaggio di nozze in una località esotica. È "4 matrimoni" che fanno in varie edizioni nazionali. E se le spose 👰🏻 sono di una parte del mondo al di fuori dell'Europa lo show pare registrato a Shangri la, tutte dolcezze e considerazioni educate sul matrimonio altrui: che bell'abito, che bel rinfresco, e gli addobbi? Senza che tutto questo inibisca la possibilità di dare giudizi negativi sulle altre ed opinioni anche opinabili.

Ma in "4 matrimoni Italia" il giudizio è sempre tagliente, la valutazione bassa a prescindere, costantemente sotto la sufficienza, l'espressione che la accompagna è di sufficienza e disgusto, manco che la sposa rivale abbia servito alle altre un paté di cacca su pan brioche.
Non si coglie ironia ma solo malevolenza, incapacità di vedere la rivale, non dico positivamente, ma almeno in maniera solo un po' più obiettiva rispetto allo squallido metro del "ME, MYSELF AND I" che pare essere l'unica realtà, ristretta, della visione di queste spose. Più simili a serpi da cui estrarre veleno che a candidi gigli da impalmare nel nome dell'amore.
E soprattutto, false come una banconota da 4 euro, qualsiasi giudizio deve essere espresso palesando l'espressione un po' scocciata 😒 dello: "Scusatemi ma lo devo proprio dire".
Come se non si capisse chiaramente che non c'è stato bisogno di nessuna forzatura per arrivare ad essere così antipatiche e maleducate. Piccole Haters crescono.

Va bene la competizione, va bene la necessità di credere il proprio "giorno più bello" come il più bello in assoluto, ma trasformarsi da "principesse in bianco", in "stronze senza freni", mi pare troppo.
Anzi inutile.
Gratuito.

Grazie a loro divento un po' Hater anche io.
Spengo la TV, che è più semplice lavorarsi quelli che incontri faccia a faccia, che quelli impressi in una memoria elettronica e sparati nell'etere nella vana speranza di fare audience. Gli odiatori seriali dalla lingua in libertà basta lasciarli senza pubblico: finiranno sempre per scusarsi.
Lo giuro.


Inviato da iPhone

mercoledì 25 ottobre 2017

PIAZZE VIRTUALI




Forse fanno meglio i miei amici che hanno scelto il silenzio. Oddio, non è che io poi sia così prolifico; non ricordavo neppure la password per accedere a questa pagina. Meno male che la lunga e potente mano della memoria della macchina mi è venuta in aiuto. Quindi anche io mi sono nutrito a lungo e con voracità alla tavola del silenzio. Non c'era nulla da dire o le cose da dire non erano interessanti che per me? O una forma di tirchieria mi portava a voler tenere stretti pensieri e parole che poi gli altri avrebbero soppesato, giudicato e certamente frainteso?

Frainteso. Più che altro.
Della personale e più che legittima interpretazione delle parole altrui è pieno il web. Ma se non si è in grado, non dico di vedere le frase e le azioni altrui a 360 gradi, per avere un punto di vista solo un po' più obiettivo, ma almeno di sforzarsi di guardare un intero quarto della mela altrui e non soltanto il boccone che ne abbiamo preso, bene allora diventa difficile aver voglia di scrivere e condividere pensieri che poi devi giustificare e rendere digeribili a tutti.

Perché fondamentalmente io non ho voglia di star lì a giustificare. E se non a giustificare a spiegare. Ecco: spiegare non mi va più.
Allora sto in silenzio.
E penso che continuerò a farlo anche in quella piazza un po' isterica che è Facebook dove passo la vita a togliere post che finiscono per far sempre saltare i nervi a qualcuno.
Scrivo di percentuali di voto, oppure di ricette di mozzarella in carrozza, oppure di autori letterari e dai primi commenti vedo i prodromi del Merdone Intergalattico che sta partendo da Cape Canaveral per atterrare sulla mia vita. O meglio sulla mia bacheca.
Vedo i volti delusi, gli animi offesi e grondanti di sangue, le lunghe serate di digiuno e smarrimenti. E soprattutto l'imbarazzo dell'incontro prossimo venturo, l'incontro vero che ti metterà di fronte alla persona che ha certamente interpretato alla CaxxO il tuo post e vorrà spiegazioni al riguardo o la tua immediata esecuzione sulla sedia elettrica, non prima dell'iniezione letale di fenobarbiturici, non senza passare per la decapitazione del cadavere per lo straordinario attrezzo del Monsieur Guillotine. Per i giustizieri meno abbienti basta la garrota.

Ecco perché il silenzio.
Per non perdere tempo a giustificare rinuncio al piacere di conoscere l'altrui opinione.

Poi mi passa.
Spero.



lunedì 6 marzo 2017

TRENO AV



fotomiafattadame


Invidio la pochezza di queste menti semplici: salgono sul treno, portano con sé bimbi di prima elementare - o da asilo ma iper-nutriti, iper-tonici e iper-parlanti - e poi pretendono di non pagare il loro biglietto al capotreno che fa solo il suo dovere controllando i biglietti dei presenti a bordo. 

Assisto alla scena che si presenta molto più spesso di quanto si immagini, anche qui, sull'alta velocità low cost, con l'incredulità di chi si chiede come si possa immaginare di passarla liscia. 
La signora in questione, la mamma con figlia che secondo lei doveva viaggiare gratis in quanto seduta sulle sue ginocchia, ha spiegato da Reggio Emilia-Mediopadana a Bologna che la figlia non avrebbe occupato alcun posto, poi si è arresa alle anche troppo garbate insistenze della controllore, ma ha preteso di posticipare il pagamento con un secco: "Dopo!".

Le invidio perché pur di provarci, e che ci stesse provando è stato chiaro quando, non appena la Capotreno ha fatto il suo ingresso nella carrozza pullman, ha imposto alla figlia di far finta di dormire... pur di provarci dicevo, certuni sono disposti a mettere in campo un'energia pari, se non addirittura superiore a quella che avrebbero impiegato a staccare un biglietto fin da subito. 

Perché tanto il bigliettaio sul treno ad alta velocità, come nella vita, passa sempre. 

Quello che invece non passa spesso è un servizio di pulizia adeguato: le carrozze sono sporche ed i cestini non svuotati. 


È inutile che mi metta a spiegare che io il biglietto lo faccio sempre: sono la banalità fatta persona e non ho né la faccia, né l'energia per mettermi ad addurre ragioni che non. In più: se non ci sei portato a fare il portoghese non farlo, tanto non hai scampo, ti beccano subito, ed io non ci fui.
E poi, lasciatemele dire, il biglietto va fatto. Punto. 
Tutte le altre considerazioni, compresa quella del perché debba viaggiare con quello davanti che si tronca le unghie manco fosse dalla manicure cinese, le facciamo in altra sede e non certo con l'ultimo dipendente che è costretto a metterci la faccia in vece del dirigente che ha scelto che le cose andassero in un determinato modo, ma sta barricato nel suo ufficio. 
Perché io, pavido, una volta eventualmente beccato senza biglietto non mi sarei mai sognato di dire al controllore: "Dopo!".
Avrei pagato, muto ed arrossito, poi avrei cercato un buco nella moquette lercia per infilarmici fino a fine vita. 
In fondo, viste le statistiche, non dovrebbero essere più di una trentina d'anni. 





lunedì 20 febbraio 2017

OLIO E.V.O. & C.

fotomiafattadame



Dite pure che soffro dell'invida sociale del poveraccio, che non mi sono mai evoluto dallo scomparso sogno socialista del profitto per pochi e dei debiti spalmati su tutti... Sogno che mi ricorda qualcosa di ESTREMAMENTE attuale... O no?
Dite di me che sono uno scassaminchia, che pubblico solo 'ste cose perché mi rode non poterle avere.
Dite e scrivete ciò che volete ma a me - il"mi" non aspettatevelo perché tanto non lo scriverò - stupisce, basisce, rintrona e leggermente indigna vedere che si possono avere passeggini rivestiti e firmati a soli 740 euri, o borsoni dove tenere i pannolini del bebè e tutte le sue cosine a 750 euri: si dice che i pannolini richiedano, anzi pretendano di viaggiare verso il loro nobile utilizzo finale di assorbi pipì/cacca (sia liquida che solida) solo in borsoni di lusso!

Ma il passeggino, per quella cifra, comprende anche qualche ora di babysittering?
E, se attendo i saldi, le ore di cura da parte della tata aumentano in maniera significativa oppure la convenienza non c'è ed è meglio che lo porti via subito senza rischiare che me lo scippino?

Mi vien da ridere a vedere queste cose. Ma questo è, quindi mi vien da ridere e anche da pensare.
Ma a cosa poi? Del resto se una delle più note gastronomie milanesi tre inverni fa vendeva micro carciofini sott'olio a 816,67 euro al kilo, che vuoi che sia un passeggino ad una cifra minore? Ti vendi due barattoli ricevuto in regalo e vai di stroller firmato! E l'olio era E.V.O. .


Ho aspettato a pubblicare questa cosa molto tempo: la foto che sta sopra l'ho scattata qualche anno fa e questo post è restato fermo per parecchio tempo nell'archivio del blog perché non sapevo se fosse giusto o no pubblicarlo. O meglio: se a qualcuno potesse essere ancora stupito che certe cose possano avere certi prezzi.

Visto che a distanza di anni quelle cifre m'indignano ugualmente lo pubblico.


domenica 29 gennaio 2017

ORBETELLO



immpuntoverde.com

Volare sugli aerei offre tali panorami che sembra di sorvolare tenendo, col dito,  il filo delle pagine di un atlante geografico. 

Non sempre. Non quando sotto è nuvoloso e neppure quando durante il volo lavoro e non sto seduto come un passeggero: allora guardare fuori è l'ultimo dei miei pensieri - troppe cose da fare per avere tempo da perdere. E quando mi chiedono: "Scusi dove siamo?", oppure: "Ma stiamo sorvolando la Corsica o la Sardegna?", mi verrebbe da rispondere secco: "E che diavolo ne so io, sei tu che guardi giù dal finestrino. Dimmelo tu piuttosto dove siamo!", se non fosse che sarei troppo maleducato, la quintessenza di colui che invece di lavorare col pubblico dovrebbe litigare solo coi bulloni di un magazzino di ferramenta. A ferragosto. 

Stamani invece dopo essermi ripreso dal pisolino in partenza durato per tutto il rullaggio, il decollo e la salita, seduto al posto finestrino, guardando giù ho visto chiaramente che la strana conformazione della zona di Orbetello e dell'Argentario non è composta dalla sequenza MARE-TERRA-LAGUNA-TERRA-LAGUNA-TERRA-MARE, come ho sempre creduto fin da bambino, ma da una sequenza più semplice fatta di MARE-TERRA-LAGUNA-TERRA-MARE: la sacrificata penisola che s'incunea bella bella proprio al centro della laguna non arriva a toccare il monte proteso nel mare, ma s'interrompe senza giungere alla meta. Pavida lei. In compenso c'è un ponticello che arriva fin là, ma non so se e da chi è percorribile. 

Son soddisfazioni semplici, quasi da fase anale, però son soddisfazioni. 

Poi ho potuto constatare che Lucca è sempre circondata dalle sue spesse mura cinquecentesche e che alle sue spalle il laghetto montano è per metà ghiacciato ma di neve sull'Abetone non ce n'è così tanta. Giusto un po' sulle cime, che sembra verniciata dall'imbianchino che per non sbavare, ha messo torno torno un giro di nastro adesivo di carta. 

Oltre. 
L'autostrada della Cisa era aperta ed utilizzata, ma quando pubblicherò il post questa notizia sarà già obsoleta ed assolutamente velleitaria: un cumulo di parole utili a nessuno. 

Poi percorrendo con gli occhi i letti di fiumi e torrenti che testardamente hanno scavato i solchi tra le montagne, si arriva sulla piatta pianura. Nulla da segnalare: è sempre lì a produrre industrie ed agroalimentare per tutti noi, forse un filino noiosa, ma certo indispensabile. L'arco delle Alpi che la chiude s nord, finalmente con un po' di neve, ma poca per carità, si vede lontano. 

Il taglio netto e vasto del Po, le sue splendide rive sabbiose, le cave divenute laghetti e le distese di pannelli fotovoltaici che diventano essi stessi laghetti mirabilmente riflettenti. 

Siamo già bassi tanto che si contano le auto nelle fattorie, parcheggiate vicino ai palloni per la produzione del bio-gas: mi son sempre chiesto se quel gas si usa pure per cucinare e se il suo odore interferisca con quello della pastasciutta. 

Ecco la tangenziale. Giù il carrello, si atterra. Controllo che Amicaaa non stia razzolando nel boschetto a destra e sono arrivato. 

Sì, decisamente meglio il posto finestrino se si è guardato spesso l'atlante quando si era più giovani. 


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

martedì 24 gennaio 2017

BOLOGNA MOCBA



fotomiafattadame


Giro strano questo. 
Iniziato in una Bologna grigia ed umida e fredda ma irresistibilmente avvolto da un sorriso e da una simpatia che non vedevo e non provavo da quasi 10 anni... 
Strano parallelo quello tra Bologna e Saõ Paulo, Romano Prodi e Cesária Évora. Eppure reale. Cambiano solo gli abiti, gli anni e tutto il vissuto vissuto. 

Attraversare angoli della città mai immaginati prima: non portici banali che conducono in centro ma portici della vita quotidiana. Passare per la Social Street che ha deciso di vivere facendo conoscere tra loro i propri abitanti e immaginarla nella strada dove vivo adesso e vederne tutta l'intrasferibilità in un nord dove il sociale suona troppo di "collettivo" e troppo poco di "relazionale", per essere anche solo affrontato. 
La cucina a vista che normalmente serve gustoso cibo ragionato e compatibile con l'ambiente e che per questo non prende l'aura di chic e modaiolo e caro ma piuttosto quella di quotidiano, umano, reale. 

Poi, costretto ad abbandonare tutto questo, in un balzo durato pochi minuti trasferirsi nella grande Madre Russia 🇷🇺 con tutto lo scomodo che ancora adesso significa, territorio da sempre avaro di diritti ben distribuiti. 
Freddo e neve. Guardare da dietro i doppi vetri della mia stanza nella piana imbiancata che nevica sottile in tutte le direzioni geografiche. Orizzontale e verticale compresi. Restarne affascinato perché il bianco della neve combatte e vince sul grigio del cielo e riesce a rendere attraenti anche i parcheggi con le sue montagnose bianche che nascondono automobili. 
Donne e uomini in t-shirt mentre io mi rivesto di strati di lana per fare due passi al chiuso. 
Colori dei capelli e della pelle in netto contrasto con i miei. Volti e corpi dalle forme sovietiche, ettolitri di tossine spianatrici di rughe iniettati sotto la pelle di donne di tutte le età. Immobilità e gonfiori degni della California angelena.
Il cameriere che sceglie le tazze per il tè tra quelle a disposizione al buffet e, dopo averne controllato l'interno, sceglie quelle pulite e rimette a disposizione del popolo le scartate, presumibilmente sporche... Un impeto di fratellanza trovato di eguale solo a Bratislava. 

Scoprire in una telefonata che chi ieri sera hai lasciato vivo non lo è più e restarne basito anche se quel volto non ha per me né un nome, né una relazione. Non fare filosofia di tutto questo ma assistere impotente e arreso all'inevitabilità, alla bizzarra fantasia della vita. 

E prepararsi a rientrare a casa con la voglia di non muoversene mai più. Sperando che il restare immobili possa congelare il momento ad "ora". E che si possa diluire in qualche modo l'assalto della realtà. 
Un desiderio destinato a rivelarsi inconsistente. 
Ma lo so già. 

Quindi: "Avanti Savoia!".


Inviato da iPhone

sabato 7 gennaio 2017

2017



Fotomiafattadame



Anno nuovo vita nuova?
Proviamo a vedere cos'è cambiato, se davvero qualcosa è cambiato, facendo un giro per Milano. 
Di certo, con l'arrivo del 2017, non è diminuita la mia necessità di camminare: come ogni vecchia abitudine è dura da far sparire, specialmente quando si viene da un periodo di costante alimentazione da oca da foie gras, che se almeno il giorno dell'Epifania non fai una camminata degna di un Re Magio, cammello escluso, è certo che oltre alle feste, si porteranno via pure me con un infarto in corso. 
Quindi, rientrando a Milano dalla solita abbuffata, ho scelto di scendere dal treno alla stazione di Cadorna ed ho attraversato a piedi la città per arrivare a casa. 

Nell'imberbe 2017 non è cambiata la voglia di fare acquisti: il primo giorno festivo in regime di saldi vede le saracinesche alzate ed i negozi frequentati. Certo non pieni, ma le persone che pascolano sui marciapiedi qualche shopper la portano con sé. Pensavo di camminare per un centro poco affollato, invece no. In fondo è bello vedere tutta questa gente in giro, è una bella sorpresa per me che credevo di camminare nel deserto dei marciapiedi. Come ogni anno ho sottovalutato l'effetto saldi. 
Certo a Palazzo Marino espongono un Piero della Francesca (bellissimo), ma non passando di lì, do per scontato che pure in piazza della Scala ci sia una coda per vedere la tavola. 

Non manca pure oggi là SCIURA PANTERONA con auricolare bluetooth che disserta di lavoro con l'ominide impaurito che pensava di fare una semplice passeggiata con lei, e non di subire un indottrinamento che sarà utile da lunedì prossimo, al rientro al lavoro. Lei è in modalità "voce alta", giusto per interessare il disinteressato corso Garibaldi alle sue teorie sull'accumulo dei soldi. Questo esemplare cittadino non si estingue e non migra. Fa parte del tessuto urbano come l'acciottolato lombardo. È un sempreverde. 

Più oltre, seduti fuori da Radetzsky, due giovani avventori: lei fuma compiaciuta mentre lui la stringe a sé ravanandole la tetta sotto il cappotto. Nulla di nuovo neppure tra i cafoni che neanche il sesso riescono a vivere nel privato di una camera, va bene anche ad ore. 

Arrivo a casa e mi barrico nella normalità di un anno nuovo che non ha ancora smaltito, e non smaltirà mai del tutto, l'anno vecchio. Di buono, vista ormai l'imminente chiusura del periodo festivo, c'è che dalla TV sono sparite le patinate pubblicità dei profumi che hanno imperversato durante il pre Natale, lasciandoci liberi di emanare effluvi personali dopo il dictat aromatico sotto l'albero. 
In compenso continuano a dare cartoni animati e fantasy, di quelli belli, così riesco a vedere Cars, Maleficent, Big Heros 6, Robin Hood, Monsters & Co. a stretto giro di telecomando e pure questa è una bella storia che si ripete. Dovrebbero interessare  solo i più piccoli ma non è così: io me la godo questa parentesi da Montalbano e CSI vari. 

Sono in pace. Tutto prosegue come sempre: il mio barbiere di Caserta odia gli immigrati a cui non passerebbe neppure un'aspirina gratis, ancora riesco a farmi lunghe chiacchierate con anziane signore sconosciute davanti al banco dei freschi al supermercato e, infine, continuo a trovare il camminare la migliore meditazione che si possa esercitare: diceva bene la mia insegnante di yoga quando affermava che la mente ha bisogno del corpo per calmarsi.