Giro strano questo.
Iniziato in una Bologna grigia ed umida e fredda ma irresistibilmente avvolto da un sorriso e da una simpatia che non vedevo e non provavo da quasi 10 anni...
Strano parallelo quello tra Bologna e Saõ Paulo, Romano Prodi e Cesária Évora. Eppure reale. Cambiano solo gli abiti, gli anni e tutto il vissuto vissuto.
Attraversare angoli della città mai immaginati prima: non portici banali che conducono in centro ma portici della vita quotidiana. Passare per la Social Street che ha deciso di vivere facendo conoscere tra loro i propri abitanti e immaginarla nella strada dove vivo adesso e vederne tutta l'intrasferibilità in un nord dove il sociale suona troppo di "collettivo" e troppo poco di "relazionale", per essere anche solo affrontato.
La cucina a vista che normalmente serve gustoso cibo ragionato e compatibile con l'ambiente e che per questo non prende l'aura di chic e modaiolo e caro ma piuttosto quella di quotidiano, umano, reale.
Poi, costretto ad abbandonare tutto questo, in un balzo durato pochi minuti trasferirsi nella grande Madre Russia 🇷🇺 con tutto lo scomodo che ancora adesso significa, territorio da sempre avaro di diritti ben distribuiti.
Freddo e neve. Guardare da dietro i doppi vetri della mia stanza nella piana imbiancata che nevica sottile in tutte le direzioni geografiche. Orizzontale e verticale compresi. Restarne affascinato perché il bianco della neve combatte e vince sul grigio del cielo e riesce a rendere attraenti anche i parcheggi con le sue montagnose bianche che nascondono automobili.
Donne e uomini in t-shirt mentre io mi rivesto di strati di lana per fare due passi al chiuso.
Colori dei capelli e della pelle in netto contrasto con i miei. Volti e corpi dalle forme sovietiche, ettolitri di tossine spianatrici di rughe iniettati sotto la pelle di donne di tutte le età. Immobilità e gonfiori degni della California angelena.
Il cameriere che sceglie le tazze per il tè tra quelle a disposizione al buffet e, dopo averne controllato l'interno, sceglie quelle pulite e rimette a disposizione del popolo le scartate, presumibilmente sporche... Un impeto di fratellanza trovato di eguale solo a Bratislava.
Scoprire in una telefonata che chi ieri sera hai lasciato vivo non lo è più e restarne basito anche se quel volto non ha per me né un nome, né una relazione. Non fare filosofia di tutto questo ma assistere impotente e arreso all'inevitabilità, alla bizzarra fantasia della vita.
E prepararsi a rientrare a casa con la voglia di non muoversene mai più. Sperando che il restare immobili possa congelare il momento ad "ora". E che si possa diluire in qualche modo l'assalto della realtà.
Un desiderio destinato a rivelarsi inconsistente.
Ma lo so già.
Quindi: "Avanti Savoia!".
Inviato da iPhone
Nessun commento:
Posta un commento