Se escludo i magnifici scorci di Torino goduti in questi due giorni passati nella prima Capitale del Regno, la sempre bella frequentazione di amici che, generosamente, riescono sempre a trovare tempo da dedicarmi, il bottino del Salone del Libro è quasi omeopatico: un audiolibro.
Delle migliori edizioni di audiolibro che conosco, ma un audiolibro. Ah, vorrei aggiungere: delle edizioni in formato grande, convenzionale, non in quelle piccole, nuove, formato CD riservate dalla casa editrice ai titoli di maggior successo e vendute a prezzi più bassi.
Soddisfatto di non aver appesantito il bagaglio che dovrà tirarmi dietro per altri tre giorni, sono a Torino per lavoro, e deluso per non aver visto nulla che mi portasse alla frenesia dell'acquisto. A parte l'audio libro letto dalla magistrale Cortellesi. Credo sia colpa del corso intensivo e ripetitivo della nipponica Mari Kondo se ho resistito con facilità alle rare tentazioni.
Non ho acquistato ma il Salone mi è piaciuto. Un po' come andare in pasticceria ed essere a dieta. Tanta gente, tanti giovani alla faccia di quelli che dicono che loro non leggono. Sono loro più degli adulti che si intestardiscono a leggere la carta stampata e fanno, diligenti, la coda per farsi autografare il libro dei vampiri o dei draghi dall'autore/autrice. Il tutto finisce con un selfie rubato da chi ha ricevuto dedica ed autografo, a chi ha firmato perché, va bene la firma sulla terza di copertina, ma vuoi mettere una foto testimonianza da pubblicare sui social? Fosse solo lo stato di Whatsapp... Comunque meglio un selfie con l'autore che uno col politico di turno... Almeno le parole qui si pensano e si leggono, non si bevono urlate da un palchetto con microfoni ed altoparlanti che fischiano.
Bella la sfilata di piccoli editori, un numero infinito, ed un numero infinito di argomenti e intenzioni da pubblicare. E la domanda che sorge spontanea è se ci sia mercato per tutti. Tra di loro anche Poste Italiane, Esercito, Marina, Musei Vaticani e lui, l'INPS, un enorme stand angolare da cui si poteva accedere a numerosi servizi telematici. E neppure un libello pubblicato, tanto per restare in tema Salone. Anche solo di istruzioni per la richiesta della pensione di reversibilità .
Tra i piccoli editori anche chi fa proseliti tra aspiranti autori: la mia diffidenza monta come la panna nel latte a bollore anche se c'è chi non sembra volerti chiedere soldi.
Ho passeggiato qualche ora prima di accorgermi che mancava qualcosa: questo enorme spazio di libri non profuma affatto di libri. Chi si aspettasse un odore di biblioteca o di libreria metropolitana resta deluso. Spazzi troppo ampi disperdono il tipico sentore di carta ed inchiostro ed in alcuni punti, il pestilenziale odore di cibo, si mangia anche qua una notevole quantità di junk food, ha reso alcuni stand impraticabili: sembrava di stare in una friggitoria. Ma ne valeva comunque la pena tornare appestato in hotel.
Ho saltato a piè pari gli stand cinese e romeno, non me ne vogliano. Poi, uscito fuori, esaltato dalla quantità di libri che ho potuto vedere, toccare, immaginare, chi ti trovo? La tenerezza infinita del gazebo dei Testimoni di Geova. Che con le loro pubblicazioni non potevano stare dentro? Editori cattolici dai sorrisi smaglianti che regalano segnalibro stampati con pesci e ne avevo incontrati. Loro no. Loro fuori a distribuire varie traduzioni della Torre di Guardia. E sorrisi imbonitori.
Non so se più effetto "La volpe e l'uva", o più "Vi aspetto fuori".
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